lunedì 23 gennaio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SULLA PELLE

La mia pelle. Ancora
non riesco a capire
se finisco sulla pelle
o se sulla pelle
comincio
Mi contiene
la mia pelle mi protegge ma
appena qualcosa la tocca io
sono lì sulla pelle
a sentire
Io sono dentro
chi bacia la mia pelle bacia me
Io sono fuori
se la mia pelle si ferisce io
sono ferito. Io sono dentro
sono quello che non si vede
Io sono fuori, sulla mia pelle
vado incontro al mondo
Nella mia pelle incontro te
Nella tua pelle.

Questa bella poesia di Giusi Quarenghi (E sulle case il cielo, Topipittori 2007) per introdurvi al tema di un altro libro

IL CANE CHE SAPEVA CANTARE, Yoram Kaniuk
Salani, 2011


NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

Lo dissi al dottor Steiner, glielo dissi quasi senza voce, con tristezza, con addosso una stanchezza che faceva addormentare perfino le parole: ‘È mio. Deve appartenere a me e a se stesso. È stato lui a scegliersi il nome Wass. È arrivato fino a me come una pallottola sparata da molto lontano. Voglio dire, lui cercava qualcuno che doveva assolutamente trovare, e quel qualcuno sono io. Non lo deluderò’.”

Devo dire che, come succede spesso, il sottotitolo o le due righe di gancio in copertina o la breve sinossi non rendono merito allo spessore della storia. Forse il critico della Suddeutsche Zeitung scrivendo "Kaniuk ha messo così tanto amore nei suoi personaggi che persino i lettori ne ricevono un po'" è colui il quale si è avvicinato di più al valore di questo libro.
a p. 166, quasi alla fine del romanzo si legge una frase che forse racchiude il senso più profondo del libro: " Ci ritrovammo di colpo così vicini l'uno all'altra, che quasi ci compenetrammo l'una nella pelle dell'altro. La nostra pelle rimase dov'era e com'era, noi invece stavamo lì con i nervi scoperti, una sensazione da far paura, ma entusiasmante anche."
Kaniuk, dopo una partenza non molto credibile (a tal punto che volevo mollarne la lettura), decolla verso una storia straordinaria in cui il plot abbastanza esile e spesso inverosimile (ma poi ci spieghiamo il perché) sorregge una continua, lunga, profonda e complessa riflessione sull'umanità: sui suoi limiti, sulle sue grandezze, sul suo essere più autentico nel bene e nel male. Ed è per questo che la parola pelle è fondamentale: perché Kaniuk per raccontare l'Uomo deve guardarci dentro, lo deve 'sbucciare', toglierli la pelle, ovvero tutte quelle sovrastrutture dietro cui l'umanità si cela.
Quindi Kaniuk parla di Amore, di Dolore, di Ferocia, di Stupidità, di Intelligenza, di Sensibilità, di Solitudine tutte con la maiuscola perché non sono quelle di ciascuno, ma sono quelle di tutti. E la sensazione di paura ce l'abbiamo eccome nel riconoscere nel racconto il nostro nucleo più intimo, ma altrettanto vera è la sensazione entusiasmante che proviamo al contempo (mi ricorda quanto disse una volta Bruno Tognolini a proposito di guardare ciò che ci tocca l'animo, il profondo: lo facciamo con occhi SPALANCHIUSI. Il merito va al caro Bruno che fa il poeta di mestiere e quindi riesce a dire dove noi ci fermiamo, ma il concetto è esattamente quello).
Chi di voi ricorda il film
Senza pelle di D'Alatri? La storia di un giovane psicolabile, un ipersensibile che si innamora di un'impiegata delle poste e questo suo amore puro, questa sua incapacità di sovrastrutture (da cui il titolo Senza pelle), sconvolge la vita di tutti, e mette ciascuno davanti a se stesso e alla necessità di guardarsi dentro, per cui nulla può essere più come prima.
E ancora chi di voi ha letto
Stargirl di Jerry Spinelli (Mondadori 2004), di nuovo una senza pelle? Anche lei dove passa lascia una traccia di come dovrebbe essere l'umanità.
Nel romanzo di Kaniuk tutti i personaggi sono così - nel bene e nel male -, dopo che son passati, nulla può essere più come prima. E lo stesso accade a te che leggi il libro.
E' un libro tosto che, per codardia, darei a lettori di cui son certa che non lo massacrino fermandosi alla superficie 'inverosimile e permeata di magia', così cara a tanti altri scrittori israeliani, da Oz a Grossman, che nasconde sempre qualcos'altro.

Carla
Noterella al margine: di Kaniuk va anche letto
La casa dove gli scarafaggi muoiono di vecchiaia. Bello assai, ma, purtroppo per noi lettori, solo una sessantina di pagine.

Nessun commento:

Posta un commento