sabato 5 maggio 2012


UN QUADERNO PIENO DI PROFUMI


Ho tra le mani un piccolo quaderno: ha la copertina di tela nera e le pagine a quadretti fittamente coperte di una scrittura minuta, appuntita e abbattuta verso destra.



È la scrittura di mio padre, allievo sottufficiale a Firenze, dove acquistò il libricino il 19 dicembre 1935.
Classe 1910, aveva allora 25 anni e ancora non conosceva mia madre; l’incontro sarebbe avvenuto poco tempo dopo. Grande amore.
Poi la guerra: mio padre carabiniere viene mandato in Africa e mia madre nel 1940 lo raggiunge in Etiopia, ad Harar, sull’altipiano.
La prima data dopo quella dell’acquisto a Firenze è il 22 agosto 1940 ed è alla fine delle indicazioni su come confezionare con i ferri dei calzini. Seguono delle mutandine a triangolo e, in calce, l’annotazione “nella dolce attesa”. Mio padre scriveva sotto dettatura? Chissà?
Iniziano poi delle ricette, siamo al gennaio del 1941: Amaretti, Bocca di dama, Carne alla genovese, Bodino di ricotta, Focaccia, Buccellato. Le avrà ricopiate da un libro? Ma non sono scritte con il linguaggio dei libri di cucina.
Perché fino a un certo punto scrive sempre lui?
La scrittura di mia madre compare qualche pagina dopo, più rotonda e morbida: 21 marzo 1943, è tornata in Italia, dopo la circumnavigazione dell’Africa.
Non ho mai cucinato nessuna delle ricette del quaderno che ho sempre chiamato “di mia madre”, ma oggi avevo voglia di sentire sapori e odori che avevano provato anche loro, ormai così lontani.
Mi ha attratto il titolo di un dolce: Hararino. Chi le avrà dato questa ricetta? Era una ragazza di vent’anni vissuta sempre in un paese della Liguria e me la immagino, nell’altipiano etiopico, a mescolare gli ingredienti, a pestare le mandorle, a guardare il vetro del forno per controllare la cottura.

Comunque, direttamente da Harar, 21/1/41:


Hararino

Farina di riso, 125 gr
Zucchero, 120 gr
Burro, 100 gr
Mandorle dolci, 50 gr
Nocciole, gr 50
Uova, 4

Le nocciole sbucciatele con l’acqua calda come anche le mandorle. Asciugatele bene al sole o al fuoco. Poi, dopo averle pestate finissime con due cucchiaiate di zucchero, mescolatele alla farina di riso.
Lavorate bene le uova con il resto dello zucchero, indi versateci dentro la miscela di farine e sbattete bene con la frusta il composto. Per ultimo aggiungete il burro liquefatto e tornate a lavorarlo. Ponetelo in uno stampo liscio di forma rotonda e alquanto stretto in modo che venga alto quattro dita. Cuocetelo in forno moderato.

Io ho aggiunto anche mezzo cucchiaino di bicarbonato; ho usato uno stampo di 22cm di diametro. L’ho fatto cuocere per 35 min a 180°C.

Lulli

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