giovedì 13 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL SAPORE DELLA VITA

I PANI D'ORO DELLA VECCHINA, Annamaria Gozzi, Violeta Lopiz
Topipittori, 2012

ILLUSTRATI PER PICCOLI E MEDI (dai 5 anni)


"Nella cucina bislacca la vecchina era molto indaffarata, l'aria si appesantiva del vapore dolce di zucchero e mandarini. Le mani sapienti della vecchina mescolavano, dentro un grande paiolo, frutti, cannella e una cascata di miele per dar vita a una pasta morbida e speziata."

La vecchina, dalle moltissime rughe, forse proprio per il suo gran daffare intorno ai fornelli, non era tormentata dal pensiero di dover morire. Era convinta che la Morte si fosse dimenticata di lei. Ma con il gelo anche la Morte arrivò e bussò alla sua porta. Sarà stato il profumo di miele o il sapore dell'impasto del Pane dolce di Natale, o un'uvetta fra i denti, ma la Morte le concesse ancora del tempo. Così di profumo in profumo, di sapore in sapore, di fragranza in fragranza la Morte rimandava sempre di mettere la vecchina nel suo grande sacco. 


Finché si ripresentò ancora una volta alla porta della vecchia. Questa volta nel sacco ci sarebbe finita di certo. Ma tutti quei bambini intorno al tavolo che sgranocchiavano torroni e croccanti, rallentò ancora il suo fatale progetto. Sarà stata la buccia di un mandarino o la Morte davvero si commosse per un solo istante? E poi la vecchina impastò finalmente il Pane d'Oro. 'Quando sarà pronto, solo allora sarà Natale. Torna per assaggiarlo' le disse.
E la Morte tornò. Il calore del fuoco, la dolcezza della cioccolata fumante e il sapore della cialda croccante offuscarono i suoi propositi. Avvolta nel suo scuro mantello di tristezza, la Morte non sapeva che fare. Ma fu la vecchina a incoraggiarla a portarla con sé. Era tempo di andare, per entrambe.


La ricetta era salva, perché nascosta nei Pani d'Oro preparati con tanta maestria e passione. Ai bambini aveva affidato il suo segreto.
Le videro scomparire nella nebbia, la vecchina leggera come una meringa si dissolse oltre il fiume.
Pare che ogni inverno dopo Natale la si possa veder tornare dai suoi amici bambini e per continuare a regalar loro dolci e torroni...

Gli albi con la Morte mi piacciono. Perché sono libri difficili, che richiedono sensibilità particolari. Sono libri che sfidano un nostro tabù enorme.
Trovo sempre interessanti due elementi: chi sia l'interlocutore di turno della Morte e come essa venga rappresentata. Considero entrambi particolarmente significativi per la tenuta della storia.
Di autori coraggiosi che abbiano voluto dare una sembianza alla Morte per offrire un appiglio immaginativo ai bambini, ne conosco ben pochi ed Erlbruch (con L'anatra, la morte e il tulipano, e/o, 2007) è insuperato con la sua commovente vecchina reumatica in paltò e pantofoline.
Ma adesso è arrivata Violeta Lopiz. La disegna come un gran corpaccione informe con due esili gambette, un grande sacco dai contorni sfumati, con l'apertura del sacco che allude a un volto senza espressione.
Quante cose riesce ad aggiungere al già poetico testo!
Annamaria Gozzi racconta a parole una Morte un po' irosa, curiosa, accondiscendente, golosa, profondamente umana. C'è da chiedersi se potrebbe essere altrimenti.
E questa volta l'interlocutrice non è un'anatra dagli occhi sempre un po' intimoriti, ma una vecchietta che ha trasformato la sua vita in passione.
Passione per cucinare dolci.
È questa la chiave per vivere fino all'ultimo minuto della propria vita felici ed essere sereni anche al momento di andarsene.
Avendo la consapevolezza di aver ben vissuto e di aver lasciato una traccia anche lieve del proprio passaggio, tutto sarà più facile.

Carla


Noterella al margine. Quasi irriconoscibile il tratto di Violeta Lopiz rispetto al suo altro libro italiano (La coda canterina, Topipittori 2010) che qui appare molto maturo e ben più suggestivo. Non so se dipenda dall'uso del pastello, ma tanto mi ricorda il linguaggio e l'immaginario di Kitty Crowther, seppure con una maturità e un uso del colore ben diversi. Chissà se ho detto una bestialità...

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