giovedì 20 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

I TRE PORCELLINI, raccontati da Giusi Quarenghi illustrati da Chiara Carrer
Topipittori, 2012

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)



"C'era una volta un bel porcile, dove abitava una bella famiglia di porcelli. Papà porcello, mamma porcella, figli porcelli, tre.
I tre porcellini.
Così li avevano sempre chiamati tutti. Ma i tre porcellini erano in realtà due più uno, anzi una: due porcellini e una porcellina."


Ah, ah! E già da qui si rizzano le orecchie del lettore prché la storia sta prendendo una direzione insolita. Ma andando avanti, ad anomalia si aggiunge anomalia.
I porcellini vengono esortati dai genitori, con cortesia e fermezza, di cercarsi un altra sistemazione: ormai sono grandi ed è ora di dirsi ciao e andarsene. 
Con le loro rispettive valigie, i tre si allontanano mentre nelle orecchie echeggiano ancora gli ultimi consigli. "Attenti al lupo. Soprattutto tu, cocca. E dai un'occhiata a tuoi fratelli! E voi date un'occhiata a vostra sorella! E tu che sei il più grande occupati dei due più piccoli! E tu che sei il più piccolo, ascolta quelli più grandi di te! E tu che sei nel mezzo ricordati che nel mezzo sta il giudizio!..."

 
Va da sé che anche i rifugi che ciascuno di loro progetta in modo diverso, a seconda delle proprie competenze e attitudini, sono anomali.
Ma riguardo al lupo, invece, nessuna deroga al classico racconto. Arriva, soffia, distrugge, divora (forse?) e poi ancora una seconda volta, stessa sequenza con medesimo finale incerto.
Ma poi qualcosa si inceppa. Manca all'appello la terza casetta.
Chi conosce anche solo un po' Giusi Quarenghi può prevedere già dalla quinta riga del testo che sarà la porcellina, in qualità di eterno femminino, il motore di tutta la vicenda. Gli altri, tutti maschi, si accontentino allora del loro ruolo da gregari, lupo compreso. E così, grazie a un colpo di genio tutto femminile i tre porcellini possono diventare i tre porcelli, e, con il passare degli anni, addirittura progenitori di una intera stirpe di maiali selvatici, coraggiosi e liberi. Finalmente.
La fiaba de I tre porcellini, forse per semplicità di schema narrativo, forse perché mai codificata dagli scrittori di fiabe, è sempre stata soggetta a rivisitazioni, vere e proprie variazioni sul tema. Dalla versione in rima di Dahl (Versi perversi, Salani,1993) a La vera storia dei tre porcellini (Elle, 1990) , Le tre porcelline (Babalibri, 2000) o ancora i Tre piccoli lupi e il Maiale cattivo (Castalia, 1994), fino al capolavoro illustrato da Wiesner, purtroppo mai pubblicato in Italia, intorno a quei tre maiali molto si è riscritto.
Questa rilettura che ne fa la Quarenghi sembra avere però qualcosa in più. Come al solito, con grande intelligenza e ironia, non si limita a sparigliare le carte, ma va a cercare il senso più profondo dell'intera storia e lo porta a galla, in una lettura dei fatti al fulmicotone.
Puntuale ed esatta come un orologio svizzero nella sua costruzione della trama, spiazza il lettore in un continuo cambio di prospettiva. E lo fa ridere, molto e di gusto. Rideranno i bambini nell'incertezza continua del numero di maiali mangiati o salvati, rideranno i grandi nel sentire nella voce di mamma e papà maiali quella dei loro genitori, alle loro prime uscite.
Ma alla fine i lettori torneranno seri per ragionar sul fatto che tenere "il fuoco acceso, ben acceso, molto acceso..." forse vuol dire anche qualcos'altro.
La Quarenghi, che andrebbe letta sempre e comunque perché di rado perde un colpo, ci ha abituato a una tale profondità di pensiero, a una tale cifra poetica, che anche nel sentirla parlare dei tre famosi porcelli, rimaniamo incantati ad ascoltarla.


Incantati si resta anche di fronte ai disegni 'aerei' di una Chiara Carrer, rinnovata e mai uguale a se stessa. Le tavole, che illustrano i fatti come se fossero visti da un aereo che sorvola a bassa quota la zona, sono strepitose, già a partire dai risguardi di copertina. Altrettanto considero l'erbario tutto a matita, intorno a cui i tre porcellini saltellano giulivi. O ancora le geometrie equilibrate e ipnotiche allo stesso tempo di campi arati o boschi di conifere.
Accanto ai grigi e neri della matita, tre colori dominanti e pastosi che 'accendono' le pagine: l'arancio dei porcelli e del porcile, il blu del lago, delle valigie e del lupo (!) e il rosso, finale e inaspettato: il rosso che salva la vita!

Carla

Assaporo già il gran gusto che questa storia darà ad una lettura ad alta voce.

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