martedì 25 settembre 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


FUTURO PROSSIMO, PASSATO REMOTO



Lo specchio dei desideri mi sembrava solito, il solito racconto lungo dedicato da un grande scrittore ad una bambina; l’incipit è squisitamente favolistico, una bambina di otto anni che trova per caso un frammento di specchio in una discarica e, ovviamente, si tratta di uno specchio speciale, che non riflette le cose le reali ma come la fantasia infantile le ha trasfigurate. Fin qui, prevedibile. Ma la storia, con il passare delle pagine, prende un’altra piega: seguiamo, infatti, la protagonista nella sua crescita, nei suoi cambiamenti: i genitori si separano, lei diventa un’adolescente piena di brufoli e di insicurezze. Di certo sa che non le piacciono le ingiustizie e questa sua chiarezza l’ha pagata cara, a scuola. Dello specchio si è quasi dimenticata, fino a quando non incontra nuovamente un suo amico di scuola, che le mostrerà un altro pezzo di specchio; anche questo è uno specchio speciale, anche se non mostra più il mondo infantile, ma la realtà come potrebbe essere. L’amico la conduce in uno scantinato dove molte persone, giovani e adulti, fra cui una sua insegnante, cercano di mettere insieme i loro pezzi di specchio, la loro idea di un mondo migliore. Una favola per ragazzi alle soglie della vita adulta, che li incita ad avere il coraggio di essere se stessi e di affermare una diversa idea di mondo, insieme a quegli adulti che non si sono dimenticati di essere stati giovani sognatori, un tempo. Puntuali le illustrazioni di Chiara Coccorese, con il mix originale di immagine fotografica e disegno, che accentuano la dimensione fantastica.
Si tratta, quindi, di un racconto per ragazzi, ma anche di un pamphlet ‘politico’, laddove con questo termine s’intenda una visione del mondo presente per come è e per come dovrebbe/potrebbe essere.
Sul piano personale, lo ammetto, questo libro mi ha colpito al cuore, perché, indirettamente, evidenzia la difficoltà dei ragazzi a pensare il proprio futuro e, in questo modo, mette a nudo il limite della mia generazione, che non ha saputo trasmettere quella che è stata, all’epoca, la sua forza: il coraggio di immaginare un mondo migliore, la fiducia nel futuro, la certezza (ovviamente infondata) di avere le redini del proprio destino. Non sto dando una valutazione politica sugli anni settanta, registro la grande differenza dello ‘spirito del tempo’, di allora e di oggi. Saranno state le sconfitte, le delusioni, il ritrovarsi in mezzo ad un ventennio avvilente e distruttivo, ai nostri figli non abbiamo dato la possibilità di pensare, con l’eroismo della giovinezza, di poter cambiare il mondo o almeno la propria vita. Mi basta mettere a confronto la mia giovinezza e quella di mio figlio, che ovviamente non è tutti ragazzi del mondo. Ma il che il problema esista e che sia generazionale è testimoniato, ad esempio, dal bel libro dello psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli, un libro illuminante su una delle fragilità degli adolescenti di oggi.


Ma c’è ancora una speranza, almeno così la pensa Jonathan Coe, che anche noi ritroviamo, in qualche cassetto dimenticato, il nostro frammento di specchio.


C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle

(Ivano Fossati, C'è tempo)

Ecco, avrei voluto che anche il mio giovane guerriero potesse vivere un momento così.

Eleonora

Lo specchio dei desideri”, J. Coe, con le illustrazioni di Chiara Coccorese, Feltrinelli Kids 2012
Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli”, G. Pietropolli Charmet, Laterza 2012


Noterella al margine: Per ora sono soprattutto i lettori adulti a comprare il libro di Coe, spero ardentemente che ne traggano la forza per trasmettere ai propri ragazzi la fiducia in un mondo migliore.



Nessun commento:

Posta un commento