giovedì 20 dicembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CAPPUCCETTO ROSSO UNA FIABA MODERNA, Roberto Innocenti, Aaron Frish
La Margherita 2012


ILLUSTRATI PER GRANDI (dai 10 anni)

"Avvicinatevi, bambini, e vi racconterò una storia intessuta d'incanti.
I giocattoli possono essere passatempi divertenti, ma una buona storia è pura magia. E non c'è momento migliore di quando la pioggia bussa alla finestra.
Sappiate però, bambini, che le storie sono come il cielo. Possono mutare, portarvi meraviglie, sorprendervi proprio quando non avete addosso la giacchetta col cappuccio.
Alzate lo sguardo, scrutate pure il cielo, ma non saprete mai davvero quel che sta per arrivare."

È vero. Anche se è una nonna meccanica a raccontarcela. Siamo effettivamente senza 'cappuccio' e senza 'giacchetta' di fronte a questa storia: siamo scoperti, più vulnerabili. 


Ma nello stesso tempo siamo anche sorpresi, o più tristemente facciamo finta di esserlo, di fronte a una foresta fatta di palazzoni pieni di minuscoli appartamenti dove vivono centinaia di persone differenti oppure di fronte a un sentiero che è fatto di basoli sbrecciati, cartacce e lattine qua e là. Tanto più il tragitto della giovane Cappuccetto si inoltra nel folto, tanto più noi, con lei, siamo colpiti da mille insegne luminose, da mille colori di cartelloni pubblicitari, scritte sui muri, macchine e moto e persone che vedono ma non guardano. Il bosco, che anche nella fiaba, è il cuore tenebroso del racconto, si trasforma in un enorme e spaesante centro commerciale, pullulante di persone e di mille colori che cancellano le pareti e lasciano spazio alle centinaia di richiami pubblicitari.


Anche i sentieri deserti, ovvero vicoli periferici, tra fili spinati e alti muri di mattoni, deserti non lo sono mai del tutto: c'è se sempre qualuno che spia e controlla il passaggio.
L'incontro con il lupo, o meglio con gli sciacalli, è inevitabile anche se questa volta non hanno quattro zampe per inseguirti, ma due robuste gambe che cavalcano motorini e motorette. Il branco fa paura. Ma ad un passo dalla tragedia entra in scena il cacciatore: non ha fucile ma una moto di alta cilindrata, nera, nerissima. Conosce ogni scorciatoia, anche quella che lo porta alla vecchia roulotte della nonna di Cappuccetto. E così quello che sembrava un muscoloso cacciatore si trasforma in feroce lupo...

Ma come ogni fiaba che si rispetti, bambini e ragazzi non piangete prematuramente la scomparsa di nonna e nipote, perché forse lo sceriffo di turno, sull'alba nascente, ha in mano il lieto fine. E la tv, testimone onnipresente, una storia così proprio non se la può proprio perdere...

Un nuova Cappuccetto Rosso, niente cestino, ma zaino, niente natura ma megalopoli, niente fiori ma lattine vuote, niente casette nel verde ma baracche e alveari di molti piani e molte parabole, niente lupi ma bulletti di strada, niente cacciatori ma poliziotti dalla nuca grassoccia, rasata e sudata.
Eccoci a a casa. Il Bronx (in onore dell'editore americano?) o una delle degradate periferie italiane? Forse tutte e due insieme. Di certo un concentrato dell'orrore in cui spesso viviamo. Sporcizia, violenza, abbandono, solitudini, incuria sono alcuni dei caratteri distintivi delle nostre grandi città. Magari con un centro storico decoroso per accogliere il turista di passaggio, ma abbandonate e pericolose le periferie. Ogni ragazzino o ragazzina, ogni donna, ogni vecchio - non importa se indossano il costume d'ordinanza con il cappuccetto rosso - è in potenziale e costante pericolo come lo è la fanciulla che Perrault raccontò alle dame della corte di Francia, a cavallo tra Seicento e Settecento o come fecero i due fratelli Grimm che di lei e di sua nonna ebbero pietà, mandandogli in soccorso il baldo cacciatore.
Questa è la Cappuccetto di Innocenti (Hans Christian Andersen Award 2008 per l'illustrazione), Perrault e Grimm assieme , questa è la nostra.
Il lupo, travestito da cacciatore, è quasi una comparsa di fronte al vero protagonista pericoloso della storia: l'insidioso e subdolo quanto martellante richiamo pubblicitario o commerciale. Ad ogni angolo sembra dire: Guardami, sono il migliore. Compra me, non potrai mai più vivere senza...
Con un gusto quasi ossessivo per il colore rutilante, contrapposto al fosco e al grigio della periferia, con un gusto macabro nel rievocare faccioni a noi noti che si ostinano a riproporsi di fronte ai nostri poveri occhi, lo scenario urbano suggerisce un 'voyeurismo' perverso nel lettore che può letteralmente perdersi per lungo tempo nel cogliere ogni minimo dettaglio anche nell'angolo più remoto. Dettagli, ecco la cifra di Innocenti, dettagli che costituiscono una rete, una trama fitta che dà origine al contesto generale. Ma ciò che sembra reale perde invece questo suo carattere di autenticità proprio nell'equipollenza di tutti questi particolari. Ancora una volta Roberto Innocenti ci illude. Davanti a una sua tavola, non stiamo vedendo la realtà, ma una sua personalissima e distorta visione della stessa. 
Ed ecco la meraviglia che vince l'orrore e finalmente si fa protagonista.


Carla

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