venerdì 1 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA MORALE NELLA STORIA

MAI SCOMMETTERE LA TESTA CON IL DIAVOLO
Edgar A. Poe, Giacomo Garelli
Orecchio acerbo 2013

ILLUSTRATI PER GRANDI (dai 12 anni)


"E così, un mese dopo l'altro, la sua malvagità aumentava finché, alle soglie del primo anno di vita, non solo insistette nel farsi crescere i baffi, ma aveva contratto una tendenza a imprecare e a bestemmiare, nonché il vizio di scommettere a sostegno delle proprie affermazioni."


E così il destino di questo cattivo bambino si segnò per sempre. Lui che a cinque mesi aveva furiosi accessi d'ira, a sette mesi tendeva pericolosi agguati alle sue coetanee per sbaciucchiarle...e tutto successe perché sua madre che era mancina aveva il vizio di suonargliele da destra a sinistra. Non avrebbe mai potuto funzionare perché uno schiaffo ben assestato nel giusto verso, quello in cui anche la terra gira, ovvero da sinistra a destra, toglie la cattiva abitudine, ma un ceffone assestato nel verso contrario non fa che rinforzare la cattiveria.
E così Toby Dammit (un nome con un'assonanza pericolosa...) crebbe perfido e pieno di vizi. Quello supremo fu quello di scommettere su ogni cosa. In verità, la scommessa era più un intercalare, nel suo caso, non una vera e propria volontà di rivincita. Era troppo povero per poter davvero pensare di investire del denaro in quella brutta abitudine. Ci scommetto un soldo bucato, oppure ci scommetto quello che vuoi o, addirittura, ci scommetto la testa con il diavolo!
E così un giorno in cui si trovava a passeggiare scommise, più per abitudine che non altro.
E' proprio il caso di dirlo, fece il passo più lungo della gamba: era convinto che sarebbe stato un gioco da ragazzi saltare a piè pari, con anche lo schiocco dei tacchi, quel cancello a tornello che chiudeva l'accesso al ponte coperto...


Unici testimoni del salto sono l'autore del racconto e amico del giovane Dammit, e un attempato signore, dai sottili baffetti, elegante e discreto nei modi.

Fatti due conti, attento lettore. Tieni a mente il titolo di questo racconto e avrai la soluzione su come andarono da quel momento in poi i fatti. Ma non dimenticare chi è l'autore di questo bellissimo racconto, e allora preparati ad colpo di coda finale, meglio lo definirei, una sferzata.
Poe, in risposta alla tendenza invalsa ai suoi tempi (sic!), di trovare sempre una morale in ogni opera scritta, si ribella e scrive Never bet the devil your head che è esso stesso una sferzata nei confronti di chi, critici e ben pensanti, andava sempre cercando nelle opere dell'ingegno un sotteso senso morale. Nessun autore poteva sottrarsi. Se non era l'autore stesso a fornirlo, ci avrebbero pensato i suoi recensori a trovarglielo e ad assegnarglielo.
Una fatica in meno, pensa con sarcasmo lo stesso Poe.
La vittoria del Male già scritta a tavolino, la vita vista come un'eterna scommessa, sempre perduta. Questi due dei temi cari a Poe su cui Goffredo Fofi ragiona nella sua postfazione. Ma altri a mio giudizio emergono, laddove meno te lo aspetti, ovvero dalla 'lettura' dipinta che Garelli ne fa.
Giacomo Garelli, un talento importante nel panorama dei giovani illustratori italiani, ci offre una visione dei fatti, basata essenzialmente sui silenzi di Poe.
Laddove Poe si dilunga nel raccontare la sequenza della vicenda, Giacomo Garelli va avanti, lo supera e va vedere che cosa nasconda il testo. O addirittura gioca d'anticipo, dando primo piano a scene apparentemente avulse dal racconto stesso. Le prime tre tavole, un capolavoro di suspense, ci lasciano interdetti: sono inspiegabili, ma nello stesso tirano dentro il lettore in quell'atmosfera torbida, che altrimenti le parole iniziali del racconto non sono assolutamente in grado di creare.


Che a me Garelli piaccia è cosa nota. Gli riconosco la capacità di descrivere con una puntualità maniacale la realtà pur stravolgendola in immagini di gusto surreale (non sarà un caso quella citazione di Magritte a metà libro...). Guardate che cosa è in grado di fare con la luce interna ad ogni tavola: tutto è vero e nulla lo è effettivamente. Forte in lui la lezione di un suo maestro prediletto, Maurizio Quarello, che caratterizza diverse tavole. Lui, Quarello, per me si trova nascosto in quei corvi che, testimoni silenziosi, vedono questo giovane artista prendere la rincorsa e saltare...
A me pare, quella di Garelli, una scommessa già vinta! 


Carla




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