lunedì 24 giugno 2013

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)


TUTTO È PERFETTAMENTE A POSTO NEL GRANDE DISORDINE

Le Grand Désordre, Kitty Crowther
Seuil Jeunesse 2005

 


Il talento di Kitty Crowther, anglo-belga insignita nel 2010 del prestigioso Astrid Lingren Memorial Award (l’Oscar per la letteratura infantile), è speciale. Originale, versatile e calda, questa autrice è capace con pochi tratti di matita e di pastello di “assortire” le coordinate di un microcosmo perfetto e concluso, a cominciare dalle fisionomie vagamente stralunate (ironiche e mai banali) dei suo personaggi. Mi sono domandata se la sordità che l’affligge può spiegare la grande particolarità delle storie che racconta e delle quinte che fanno da sfondo. Mi piace pensare che un disguido – sia pure parziale – di natura abbia contribuito ad alimentare un immaginario tanto singolare e divertente.
Le Grand Désordre (ad ora) è il libro che più amo di Kitty, lo sfoglio spesso e ogni volta colgo qualche nuovo dettaglio. E’ la storia delle storie in un certo senso, perché celebra la vita degli oggetti, muti compagni di viaggio dell’uomo che vivono un’esistenza assai complessa in verità (se solo ci soffermiamo a considerare quanti passaggi di mano, di luogo e di tempo le cose subiscono, emerge una vita segreta piena di risvolti). Emilienne, la protagonista, ne è persino sopraffatta, vivendo in una casa dove gli oggetti sono perennemente fuoriposto, al punto che sembrerebbero animati da spiritelli neri, nasuti, maliziosi e vorticanti. In realtà, se non fosse che la vicina Sylvaine la rimprovera per il grande disordine, Emilienne (sotto lo sguardo sornione e talvolta diabolico dell’inimitabile gatto Daguerréotype) non sentirebbe di dover governare l’anarchia della casa, dove ipotizza addirittura che di notte arrivi la marea a sparpagliare le cose che, pure, talvolta cerca di ordinare. Ma il confronto con la vicina, che pulisce e rassetta con grande lena da mane a sera, la spiazza al punto che decide di darsi da fare consacrando finalmente una giornata al rassetto globale.



Succede però che la prima giornata stabilita per il riordino è tanto luminosa e invitante che Emilienne e Daguerréotype finiscono col fare una lunga passeggiata in campagna, raccogliendo fiori e foglie per l’erbario e dando la caccia alle farfalle. La sera tuttavia, una volta a letto, in compagnia del gatto e di una buona tazza di tisana, un sospiro di troppo rende indispensabile consultare, appunto, il Libro dei Sospiri: se a fine giornata sono stati in numero da sei a otto (come puntualizza il saccente felino) rimandano ad un imperativo categorico, bisogna fare ordine! Il giorno dopo Emilienne ci riprova, manda a spasso il micio e comincia a spolverare con amorevole cura i libri ammonticchiati qua e là. Nel far questo ne rimira la copertina uno ad uno e cosi arriva al primo pomeriggio senza che le sue fatiche abbiano prodotto un risultato soddisfacente. Meglio andare a nuotare nello stagno, riparare dalla pioggia nel capanno di Mitch il pescatore e poi decidere di andarlo a trovare a casa sua, giacchè da sempre Emilienne ne è invaghita e ne prova nostalgia. Sarà proprio Mitch a farla riflettere sul fatto che se da lui tutto sembra abbastanza a posto, forse è perché semplicemente lui ama gli oggetti e la storia che si portano dietro – e qui Kitty fa una deliziosa digressione traendo a pretesto l’avventura di un sasso bianco…



I due giorni seguenti, rinfrancata dalla conversazione amichevole e incoraggiante con Mitch, Emilienne si dà da fare seriamente. Senza più indugi, dà di piglio a cencio, ramazza e battipanni e tira a lucido la casa, disponendo le cose con criterio. Animata da spirito costruttivo, comincia da una poetica e dirimente dichiarazione d’intenti: metterà in una cassa gli oggetti che non ha più voglia di vedere e poi li trasformerà. Le cose rotte, se non sono troppo pesanti, potranno essere appese alla parete, come altrettanti piccoli ricordi. Arrotolerà in punta di dita i pezzi di spago e li riporrà in una scatola divisi per colore, getterà via solo le cose davvero troppo malconce e laverà con lo shampoo i suoi vecchi giocattoli.
Due giornate di lavoro intenso e proficuo la faranno finalmente smettere di sospirare, tutto è pronto per dare una festicciola e coronare gli sforzi, invitati d’onore Mitch e Sylvaine. E qui, prima che la festa cominci, colpo di scena. Poichè la vicina non risponde al suo biglietto d’invito, Emilienne la va a stanare e scopre per caso che in fondo al giardino, dietro una piccola porta dimenticata aperta, Sylvaine ha stipato da sempre in un caos primordiale tutto quanto le impediva di dare l’immagine di grande ordine che regna sovrana dentro casa. Non ha governato la sua barca a dovere dunque, ha solo accumulato una montagna di tristi rifiuti in un luogo nascosto, lasciando che le cose soccombessero sotto una coltre di polvere e ragnatele, anziché occuparsene con criterio. E ora che Emilienne l’ha scoperta, dopo una reazione di rabbia e vergogna, Sylvaine si sente forse liberata… Ora tutti possono festeggiare qualcosa, leggeri e soddisfatti, in un’armonia ritrovata. Ora tutti sanno che quel che conta per non deprimersi è avere la giusta cura delle cose, perché le cose hanno un’anima… ma che non è necessario vivere in un ordine perfetto (perché dopotutto la perfezione non è di questo mondo). 



La ricchezza delle immagini, l’espressività intensa che anima le creature di Kitty (tutte a vario titolo animate) fanno di questo libro una sintesi perfetta d’ironia e di sapienza. Senza mai perdere di vista (e forse partendo proprio da lì) il cono d’ombra della nostra vita dove un po’ di polvere, fatalmente, si annida, dove un sentore di malinconia, inevitabilmente, si sprigiona.

Daniela (Tordi)




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