giovedì 31 ottobre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA FILOSOFIA IN UN CONO GELATO

 
Rico e Oscar e i Cuori Infranti, Andreas Steinhöfel
Beisler 2013

NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"Come capitava spesso, anzi, quasi sempre, il premio vinto dalla mamma era una borsetta di plastica da poco. Come capitava spesso, anzi, quasi sempre, anch'io avrei esultato e applaudito e fischiato. Solo che proprio nel momento in cui la mamma ritirava il premio, il mio sguardo è caduto su Oscar. L'ho guardato in faccia.
E per qualche motivo ho provato un brivido freddo lungo la schiena."


Tutto ruota intorno a un particolare apparentemente insignificante. Questa volta è una borsetta di plastica di poco valore vinta a una tombola, la volta scorsa era un maccherone caduto sul marciapiede.
Come nelle migliori storie gialle sono i piccoli dettagli che portano alla costruzione di un intreccio avvincente.
Siamo alla seconda vicenda dei due ragazzini di Berlino, Rico e Oscar, e ancora una volta siamo di fronte a un libro giallo. E se possibile anche migliore del primo.
Alcune cose sono cambiate rispetto alla storia precedente: la più importante di tutte è quella che vede i due protagonisti ancora più vicini tra loro. Oscar adesso vive a casa di Rico perché suo padre si è preso una 'pausa' e, per contro, la affettuosissima e generosa mamma di Rico ha detto la sua frase consueta: puoi venire quando vuoi! Altre novità di rilievo sono la maggiore socievolezza del signor Orsi, la raggiunta serenità dello spirito della signora Dolci, e certa attenzione tutta scoppiettante di ormoni per Rico e Oscar da parte delle gemelle Ballotti.
Il gran palazzone con quel perenne via vai di personaggi continua a fare da sfondo all'intera storia che, però questa volta ha in primo piano personaggi che fino a questo momento erano rimasti nell'ombra: spiccano fra tutti il signor De Brocchis, vedovo e grande giocatore di tombola, e la terribile Wanda, 'regina' del banco nella suddetta tombola.
Del buon intreccio che, stringendosi, porta a una conclusione ben congegnata, perfetta e solida non dirò nulla. Steinhöfel ci convince ancora di più che nel primo libro riguardo al plot e, a maggior ragione, se si considera che il libro corre veloce per quasi trecento pagine. Ci convince anche molto la costruzione dei singoli personaggi, laddove sono 'portatori sani' di pregi e difetti della più varia umanità, adulti e piccoli senza distinzione. Ci convince anche la capacità di Steinhöfel di rendere autentico il contesto in cui tutto si svolge, senza indulgere in certe edulcorazioni che di frequente vengono somministrate ai ragazzini, per indorare loro la pillola riguardo alle difficoltà reali che alle volte la vita vera ti riserva. Penso alle sofferte assenze di un genitore per Oscar, ma anche per Rico. Penso all'abbandono vissuto con dolore dalla signora Dolci. Penso alla vedovanza di De Brocchis, o ancora e soprattutto alla caparbia rivincita sulla vita, dimostrata da Irina o dalla stessa mamma di Rico, esempio fulgido di donna invincibile!
Ma Rico e Oscar non è soltanto un giallo, o la movimentata vicenda di un palazzone periferico berlinese, è anche un libro con momenti di autentico divertimento, costruito su situazioni esilaranti a dir poco irresistibili. La filosofia nascosta in un cono gelato è un autentico capolavoro, come pure lo è il pietrile che riempie le giornate di un burbero signor Orsi.
Ma Rico e Oscar è soprattutto e primariamente la storia di una grande amicizia, fatta di due solitudini, di due imperfezioni che si incontrano e che si compenetrano.
A ben guardarli, Rico e Oscar combaciano: dove è mancante uno arriva l'altro e viceversa.
Personalmente sono grata a Steinhöfel perché considero cosa buona e giusta poter raccontare a dei bambini che a essere imperfetti ci si guadagna in qualità umana, sempre.

Carla



mercoledì 30 ottobre 2013

ECCEZION FATTA (ovvero tutto quello che ruota intorno al libro ma libro non è)


A CHE COSA SERVONO I LIBRAI?
A un passo dal finale che ogni anno ci vede travolti dall’avvento del natale commerciale, vorrei proporre qualche riflessione.
Un altro anno di crisi, un altro anno di chiusure, o di situazioni al limite del sostenibile. Il panorama delle librerie italiane uscirà, forse, da questo tunnel probabilmente mutato, con meno librerie indipendenti, soprattutto piccole e specializzate. E quindi meno occasioni di incontro fra lettori ed editori.
Quello che soprattutto balza agli occhi sentendo i discorsi fra colleghi/e o ex colleghi/e, è che sia venuto meno, progressivamente, il ruolo che una volta si sarebbe detto del ‘libraio’, ovvero quella figura professionale che si forma con molta fatica e altrettanta dedizione e che si pone come filtro fra libro e lettore.
A cosa serve, davvero, un libraio, una libraia, se non a filtrare il mare magnum della produzione editoriale e a fornire una sia pur parziale bussola che consenta al lettore di orientarsi? Serve, ovviamente anche a gestire la merce, a spostare mucchi, pile, muri di libri, a cambiare le vetrine, a fare pacchetti, ovvero tutte quelle oscure e invisibili operazioni che rendono fruibili i libri. La professionalità , ovvero la capacità di intermediazione fra libro e lettore sembra essere diventato un ostacolo, un limite, rispetto alla capacità di adeguarsi alle direttive e alle scelte di marketing delle ‘teste pensanti’. E’ spesso l’esperienza frustrante di chi fatica a muoversi da un posto di lavoro e l’altro perché la grande esperienza e le capacità professionali finiscono per essere un handicap, nelle librerie di catena come in quelle indipendenti.
Ci guardiamo sconsolati, noi vecchi/e, cresciuti con tutt’altra idea di lavoro e con tutt’altra idea del rispetto e della dignità; meglio fingersi cretini, mi hanno detto alcuni ragazzi reduci da colloqui.
Avete presente le scempiaggini che ci hanno raccontato per anni, la meritocrazia e via dicendo; qui vedo solo, per usare termini desueti, il comando del capitale, la ridefinizione di rapporti di forza all’interno dei posti di lavoro, vedo lavori dequalificati, intelligenze mortificate, capacità che invece di essere incoraggiate, sono sminuite e svalorizzate. Come potrà mai crescere un paese che vive il lavoro in questo modo?
Noi vecchie querce, pieghiamo i rami e cerchiamo di sostenere ancora la crescita di chi dovrebbe continuare il nostro lavoro; ma ci sarà ancora spazio per librai preparati, aggiornati, appassionati? E l'onestà intellettuale, con cui ogni giorno affrontiamo le richieste dei lettori e costruimo percorsi, bibliografie, consigli i più vicini possibili alle esigenze di chi si rivolge a noi? Appunto, onestà intellettuale, merce rara. Viene da sentirsi come orsi bianchi, su una banchisa che si fa sempre più stretta.
Ma anche in questo caso, dipende da tutti che questo patrimonio di professionalità non vada disperso.
Quindi, anche questo natale, se pensate ai regali, scegliete un libro consigliato da un libraio.
Eleonora
Ps.
Dedicato a chi ci ha provato o ci sta provando, a Roberta, Pierpaolo e alle altre/i.




martedì 29 ottobre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


RESPIRO IL TUO RESPIRO

L'alfabeto dei sentimenti, Janna Carioli, Sonia Maria Luce Possentini
Fatatrac 2013


POESIA

NOSTALGIA

È difficile staccarsi
da quell'orso spelacchiato
che ha dormito sui miei sogni
fin da quando sono nato.
Ogni cosa è necessaria,
ogni cosa mi somiglia,
da quel vecchio manifesto
alla foto di famiglia.

La A di Amore, la B di Batticuore passando per la L di libertà, la O di Odio e la R di Rabbia chiudendo con la V dei vigliacchi e la Z degli zitti.
Ventiquattro poesie su ventiquattro declinazioni del nostro sentire e ventisette bambini che ci pensano su.


Ventiquattro sono i sentimenti, tutti raccontati da un punto di vista bambino, da un punto di vista quotidiano, ma che è nel contempo portatore di valori universali. La poesia come lessico ideale per guardare il nostro dentro.
Poesie che partono dal vissuto di ognuno di noi: dolore per un cane morto, la fretta incalzante di ogni mattina per andare a scuola e ogni volta dal vivere quotidiano decollano verso una narrazione che può essere letta come emblema di un sentimento.


L'amore tra un piccolo e un albero nasce sulla loro comunanza di origine: entrambi nascono da un seme in crescita. L'albero è nel contempo dispensatore di ombra e corpo protettore, genitore, come conferma l'ultimo verso: io e te siamo parenti.
Il biglietto del batticuore ha il tono di un bambinetto ma anche quello di un adolescente: ho trovato il coraggio di mandarti un biglietto...faremo scintille, scambiandoci un bacino.
L'identità passa attraverso gli animali: se sei lombrico e non vuoi aver rivali , non ti spacciare per cobra con gli occhiali.
La memoria e la nostalgia sono contigue non solo sulle pagine, ma ancor di più nella vita vera: laddove la seconda non può prescindere dalla prima.


E così si va avanti, di parola in parola, di sentimento in sentimento, in questo bellissimo libro. Lo tengo sul tavolo al mio fianco per avere possibilità di sfogliarlo appena ne trovo occasione.
Guardare i ventisette bambini, che ormai conosco e riconosco a tal punto che mi pare di potergli dare un nome, con le loro ventisette espressioni diverse, create su fisionomie ben distinte, ma anche su gesti di spalle, di schiene o di braccia sollevate all'insù o di teste reclinate all'ingiù, di profili inguainati in corpi di iguane, di sguardi di occhi nascosti dietro occhiali smisurati da saldatore, mi mette in pace con l'universo. E sullo sfondo si alternano pale di cactus per la rabbia, alberi di cachi a dicembre (solo i frutti da offrire con Amore), farfalle leggere intorno a bambine pesanti e gelose (la mela tra le mele è mia, soltanto mia). E poi papaveri, foglie leggere di ginkgo, e ancora struzzi e astrolabi...  


È un libro da tenere sul cuore, ne regolarizza il battito.
E mentre sono qui che lo leggo e lo rileggo, lo cito e lo ricito, ci penso e ci ripenso senza trovare ancora il coraggio giusto di scriverci sopra, scopro che il libro è esaurito, ovvero va ristampato, e che ne è stata pubblicata una versione pensata secondo lo schema delle mitiche 'carte in tavola' E così le magnifiche tavole della Possentini da verticali che erano nel libro rilegato, lungo e stretto, si espandono a coprire il quadrato delle singole carte e il loro retro è per i versi di Janna Carioli.
Sono fuori tempo massimo, me ne vergogno, ma un libro così non capita tutti i giorni...

Carla

lunedì 28 ottobre 2013

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


PER GRANDI, PER PICCOLI, PER CHI?

Nel guardare alcune novità editoriali mi è sembrato di cogliere un filo conduttore, che mi crea, però, qualche perplessità. Nel giro di poche settimane sono arrivati in libreria almeno due titoli, più uno un po' più complicato, con la comune caratteristica di essere firmati da autori notoriamente dedicati alla narrativa per gli adulti, importati nel già vasto mondo della letteratura per ragazzi.


In un caso abbiamo Andrea Camilleri, il cui racconto è illustrato da Giulia Orecchia: in Magarìa, pubblicato nella collana Contemporanea della Mondadori, un nonno, passeggiando con la nipotina, le racconta una storia; ma la nipotina è distratta da un sogno che ha fatto, in cui il nano di un circo le ha svelato la magarìa per far scomparire e poi ricomparire le persone: ci vogliono sette parole mammalucchigne per scomparire e poi altrettante per ricomparire. Inutile dire che la picciridda dirà le sette parole e scomparirà, solo che non si ricorda quelle per ricomparire. A questo punto l'astuto autore proporrà non uno, ma ben tre finali, perché le storie per bambini devono finire in un certo modo. Come sempre per Camilleri, grande maestria nel giocare con il linguaggio, con la dosata mescolanza di italiano e di 'vigatese', e anche una buona dose d'ironia, che consente al bambino di prendere le distanze dal meccanismo del racconto. 

 
Se dunque la magarìa viene bene a Camilleri, incontriamo qualche difficoltà in più con Il mio amico Asdrubale, di Gianni Biondillo, per la collana di Guanda, le Gabbianelle, dedicata proprio alle storie scritte dagli scrittori 'da grandi' e dedicata ai lettori in erba. Storia per ragazzini dai 7/8 anni, racconta di un'amicizia fra un bambino e una bambina legata all'esistenza di un albero vicino alla loro scuola, albero che forse dovrà essere abbattuto se non ci sarà l'indignata reazione di tutti i bambini. La storia fila e le capacità narrative dell'autore sono fuori questione, ma già in questa storia viene da chiedersi perché un bravo scrittore , nel momento in cui si dedica ad una storia per ragazzi, deve costruire una trama in cui prevale troppo il finale edificante, la dimensione educativa, il messaggio che deve emergere forte e chiaro, anche a scapito dell'efficacia della narrazione stessa?


La perplessità diventa un grande boh?, guardando Culodritto e altre canzoni, di Francesco Guccini, ovvero i testi di alcune canzoni del cantautore emiliano, accompagnate dalle splendide illustrazioni di Alessandro Sanna, che appare davvero in uno stato di grazia.
La perplessità non è certo nel merito del testo, che è dichiaratamente quel che è; tanto meno sull'uso di immagini, laddove c'è, come si è detto, la qualità incontestabile del lavoro di Sanna; ma è nel mix che si è voluto creare con un libro che strizza l'occhio ai bambini, ma non è un libro per bambini. La prefazione dell'autore lascia pochi dubbi, ai bambini si pensa, ma non si possono spacciare i testi di canzoni, su cui non ho nulla da obbiettare, per favole moderne. Ne è emerso un ibrido dalla difficile collocazione, che rischia di dispiacere sia gli affezionati cultori gucciniani sia ai bambini cui fosse regalato.
Ma perché non fare un illustrato dichiaratamente per grandi? Forse perché si pensa di venderne meno copie? Ha avuto più coraggio e lungimiranza la Rizzoli, così come altri editori più specializzati, che pubblicano testi che vanno nella direzione del libro illustrato senza specifiche determinazioni sull'età del lettore.

Eleonora

“Magaria”, A. Camilleri, Mondadori 2013
“Il mio amico Asdrubale”, G. Biondillo, Guanda 2013
“Culodritto e altre canzoni”, F. Guccini, Mondadori 2013

sabato 26 ottobre 2013

ASSAGGIATELA TUTTI!

COMPITI A CASA
Emozione! La prima ricetta integralmente mia (2)

Vi ricordate il compito della scorsa settimana? La frolla con le nocciole?

Dopo aver fatto la foto ho portato la torta a cena dalla mia amica Angela (alla quale quella torta è dedicata). Che dire? Era buona, ma la richiesta del Maestro pasticcere era: frolla con nocciole ecc., CROCCANTE! E quella torta era friabile, ma non croccante. 

Quindi il lunedì mi sono messa a calcolare nuovamente gli ingredienti per avere un bilanciamento differente che vi scrivo sotto. Ovviamente la confettura è rimasta la stessa, ho sostituito lo zucchero a velo con quello semolato che assorbe maggiormente i liquidi e ho leggermente aumentato la dose di burro e quindi ho un po' diminuito quella di tuorli. 


Prima di tutto preparare la confettura di pere.
800 gr di pere William pulite
150 gr di mela Golden
200 gr di zucchero di canna
il succo di un limone
Tagliare a pezzi le pere e la mela, aggiungere lo zucchero e il succo di limone. Fare cuocere per 20 min dall’ebollizione. Ridurre in purea con il frullatore a immersione.
Nota:
Ho messo poco zucchero rispetto alla frutta perché non si deve conservare a lungo, serve esclusivamente per la crostata. In questa maniera il sapore non sarà troppo dolce.

Tostare in forno a 180°C per 10 min le nocciole. Una volta raffreddate, tritatele in polvere con un cucchiaio di zucchero di canna.
Preparare poi la frolla montata con:
250 gr di farina 00
175 gr burro
100 gr zucchero semolato
75 gr nocciole
62 gr tuorli (4 tuorli)
buccia di limone grattugiata (niente arancia, non è stagione!)
Con le fruste elettriche lavorare il burro (a temperatura ambiente) fino a farlo diventare una pomata. Aggiungere lo zucchero e la scorza di limone.
Aggiungere piano, a filo, il tuorlo d’uovo dopo averlo un po’ sbattuto.
Aggiungere alla fine la farina setacciata e le nocciole in polvere.
Mettere il composto in un sac à poche con una bocchetta scanalata e riempire il fondo e il bordo dello stampo. Far riposare in frigo per 30 min.
Riempire quindi la parte centrale con la confettura di pere e infornare il tutto per 20 min a 170 °C.





La mattina dopo sono uscita di casa con il mio pacchetto protetto in una scatola rigida affinché potesse resistere senza troppi danni a camminate, metropolitane, autobus. È stato fermo su una scrivania per molte ore e poi finalmente il pomeriggio è stato aperto.
Ho messo in fila la mia tortina con altre 13 piccole crostate in attesa del giudizio del Maestro. Le nostre facce erano abbastanza pensierose ed emozionate: il primo compito del corso.
Prima di tutto è stata divisa a metà per osservare in sezione la cottura dell'impasto. Poi il pasticcere ha ritagliato un centimetro cubo di dolce e l'ha assaggiato. In effetti non era male...
Lulli

venerdì 25 ottobre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SEMPLIFICARE È DIFFICILE


Orso, buco! Nicola Grossi
Minibombo 2013

ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 3 anni)

"Orso si è perso
e non trova più la sua tana.
Si mette in cammino
e all'improvviso...
BADABUM!
Casca in un buco.
Ma è la tana di Volpe!"

Ora sono in due a cercare la tana di Orso, poi diventano tre e poi anche quattro e ultimo arriva anche il quinto. E insieme, laddove si dimostra che l'unione fa la forza, attraversano prati, deserti, boschi e fiumi finché l'obiettivo è centrato, ma non tutti c'entrano...



Raramente mi capita di poter parlare di un libro prima di averlo messo alla prova con lettori autentici.
Il fattore di rischio c'è, devo ammetterlo, ma di rado sono andata lontano  dai giudizi di gradimento da parte di bambini e ragazzi...ma questa è un'altra storia.
Di Orso, buco! parlo con assoluta cognizione di causa: l'ho letto martedì scorso in una libreria e il libro ha dimostrato tutta la sua genialità e i bambini, grandi e piccoli, lo hanno molto apprezzato.
La storia è come al solito fatta di poco, ma è perfetta nella sua semplicità
Complicare è facile, semplificare è difficile diceva Bruno Munari.

 
Gioca, come tutte le narrazioni cicliche, sulla ripetizione. Dai Tre porcellini in poi, questo fattore esercita sui più piccoli un appeal enorme (capito il meccanismo, sono in grado di prevedere ciò che accadrà e per loro è motivo di gran sicurezza, soddisfazione emotiva e rafforzamento della sicurezza di sé).
Gioca anche sul colpo di scena, che spiazza il lettore e fa molto divertire i più grandi.
E' un libro grafico e che si muove per simboli: ovvero Orso è un tondo marrone, Volpe è un tondo arancione e così via...Anche in questo caso i bambini sono tirati dentro il libro da questo nuovo codice che, però, essendo di assoluta e intuitiva comprensibilità, risulta a loro immediatamente leggibile (e secondo me, anche preferibile).
A ogni animale corrisponde un colore, e questo ha una sua eco nel testo scritto.

A ogni luogo corrisponde un colore.
Ad ogni luogo corrisponde un segno diverso e allusivo.
E' un libro sonoro, laddove i suoni sono essi stessi portatori di senso.
Mi pare che l'biettivo - peraltro molto condivisibile - che questa nuova casa editrice si prefigge sia raggiunto appieno.


Ma Orso, buco! è anche qualcosa di più.
E' un libro che ha visto e imparato la lezione di tanti maestri dell'illustrazione, primo fra tutti Munari, che sarebbe stato contento di averlo fra le mani. Ma c'è dentro anche Lionni, la Lavater, e Michael Rosen, tanto Rosen nel testo.

Ora sta a voi prenderlo in mano e verificare di persona.

Carla

giovedì 24 ottobre 2013

FAMMI UNA DOMANDA!


CHE GENIALITA’ QUEL GENIO!!
Due uscite interessanti che ruotano intorno al tema di chi è un genio, un inventore, un innovatore e quali caratteristiche debba avere. 

 
Partiamo da qui, da Geniale anche tu! di Philippe Brasseur, pubblicato in Italia da Lapis: libro originale e stimolante, si pone la domanda tutt’altro che semplice sulle caratteristiche che fanno di una certa persona un genio. Tre caratteristiche fondamentali: curiosità, creatività, determinazione, le prime due decisamente presenti nelle menti infantili, che spesso sfornano meravigliose soluzioni impossibili. Queste tre caratteristiche sono analizzate proponendo la metodologia seguita da diversi ‘geni’, proprio per rendere concreto un discorso che sembrerebbe una semplice petizione di principio. Quindi, caro giovane lettore, trova un ordine nel disordine, come Mendeleev, oppure poniti delle domande come Charles Darwin, pensa al contrario come Copernico e così via. Se può sembrare un discorso del tutto asistematico, che affianca personaggi e metodologie anche molto differenti, ma ha il grande pregio di raccontare e di razionalizzare quello che apparentemente è indicibile: come si fa a formulare domande nuove, come si fa definire metodologie inconsuete, come nascono le idee? Per il giovane scienziato che custodisce la segreta ambizione di cambiare il mondo o il modo di vederlo e raccontarlo può essere un utile e stimolante strumento. Mi è sembrato interessante il manifesto della scuola dei geni, in cui ‘ si fanno domande a cui ancora non si è data risposta’ e ‘si fanno molte prove, molti errori senza paura di sbagliare’; sembra facile, ma la scuola vera non mi sembra funzioni così.

Tematica affine in 100 lampi di genio di Luca Novelli, per Editoriale Scienza, che racconta, in modo divertente e chiaro, la storia della scienza, partendo da quel piccolissimo quid che ci distingue dai cugini primati. L’autore è già conosciuto per l’omonima collana di biografie di grandi scienziati; qui, cambia l’ottica e viene fornita un’interessante visione d’insieme di come è cambiato il nostro modo di vedere il mondo e attraverso quali passaggi cruciali, quali intuizioni brillanti, visioni rivoluzionarie e vite dedicate alla scienza siamo arrivati alle conoscenze attuali. Ovviamente gli argomenti sono diversi, dall’esplorazione alla storia, dalla matematica alla fisica, passando per le invenzioni più rivoluzionarie, tutto raccontato nel modo più semplice possibile. Come sempre il libro è ben illustrato e accattivante, ottimo strumento didattico ma anche libro di scorrevole lettura per i giovani Einstein o per chi ne voglia sapere di più.
Ancora una volta, apprezziamo la qualità delle scelte editoriali di questi editori nel misconosciuto ambito della divulgazione.
Eleonora
“Geniale anche tu!”, P. Brasseur, Lapis 2013
“100 lampi di genio che hanno cambiato il mondo”, L. Novelli, Editoriale Scienza 2013


mercoledì 23 ottobre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IN GINOCCHIO DA TE! 

Il maialibro, Anthony Browne
Kalandraka 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"- Allora è pronta la colazione, cara? - chiedeva lui ogni mattina prima di uscire per andare al suo importantissimo lavoro.
- Allora, è pronta la colazione, mamma? - chiedevano Simone e Luca prima di uscire per andare alla loro importantissima scuola.
Rimasta sola, la signora Maialozzi lavava le tazze della colazione...rifaceva i letti...passava l'aspirapolvere...e poi andava a lavorare."

Un giorno dopo l'altro marito e bambini sono lì a pretendere qualcosa da lei e la signora Maialozzi lava, stira e cucina. Fino a che un giorno prende una storica decisione: se ne va.
Sul camino lascia un biglietto stringato con su scritto: siete dei maiali.


Più che un'accusa suona come una premonizione. Infatti i maschi della famiglia Maialozzi come per incanto si trasformano in maiali. Non lavano i piatti, non fanno il bucato, e cucinano cene e pranzi orribili e la casa in breve tempo diventa un porcile. Così come era andata via all'improvviso, altrettanto all'improvviso torna, questa mamma e moglie arrabbiata


Ma questa volta i Maialozzi maschi, in ginocchio davanti a lei, la supplicano di non andarsene mai più e da quel momento si danno un gran daffare in casa: i ragazzi a fare i letti, il padre a lavare i piatti e a stirare. E soprattutto chiudono quelle loro bocche piene di pretese. 
E la signora Maialozzi, avendo molto più tempo a sua disposizione, può dedicarsi a una sua passione: riparare le macchine, affondando le braccia fino ai gomiti, tra bielle e pistoni. E finalmente sorridente.



Nel 1986 questa storia diventò libro e, quasi trent'anni di distanza, approda sugli scaffali delle nostre librerie questo libro femminista. 
Non è mai troppo tardi!
Il merito più grande che tutti possono riconoscere a questo libro è quello di essere un libro che rende giustizia alle donne, che che ne stigmatizza il ruolo subalterno in famiglie così, e che dà dei maschi un'immagine tutt'altro che edificante. Non si può non essere d'accordo con Anthony che disegna marito e figli come uccelli dal becco sempre aperto e che, in copertina, nel lucidargli le guance rubizze, ne disegna i lineamenti un po' ebeti da contrapporre al viso 'rassegnato' di quella mamma che con grande senso di responsabilità porta sulla sue spalle l'intera famiglia. 
Si condivide anche la diversità di ritmo (sottolineata dallo scarto di colore) che c'è tra le scene corali dove marito e figli pretendono, pretendono e ancora pretendono e quelle in cui la moglie, vera novella cenerentola, lavora, lavora e ancora lavora.
Ma, come al solito, io trovo che la grandezza di Browne sta invece nei dettagli, nelle cose non viste e nella sua ossessione per il tema prescelto: l'essere maiali che si ritrova davvero ovunque. Dai rubinetti del bagno agli interruttori della luce: tutto allude, tutto richiama, come fosse il tema di una colonna sonora, che ritorna con quell'unica melodia, declinata intorno a se stessa.
La grandezza di Anthony Browne è ancora una volta nelle cose non dette, nei giochi di avvicinamento e contatto che l'autore cerca e attua con i suoi giovani lettori.
Questo fa sì che chiunque sfogli il libro, accanto all'evidenza della riflessione, abbia anche l'opportunità di divertirsi in questa preannunciata caccia al tesoro cercando maiali, ed effigi dello stesso, disseminate un po' ovunque.
A voi trovarne il più possibile. E a voi non fare i maiali!

Carla



martedì 22 ottobre 2013

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


VIVA LA LIBERTA'!!


Ritorna Chris Haughton e ritorna alla grande: dopo il gufetto dal precario equilibrio, vedi qui, ecco George, meraviglioso cane dai principi etici incerti.
Dunque, abbiamo un bel cagnone, George, e il suo padroncino Harry, che deve allontanarsi da casa, non senza aver fatto le dovute raccomandazioni.
George è molto convinto dal proprio compito, e spera proprio di riuscire a fare il bravo, e già qui qualche sospetto può sorgere legittimamente; a volte, però, la tentazione è davvero troppo forte. Il bambino lettore lo segue partecipe mentre incappa in una splendida torta e, oh no, George!, se la mangia in un sol boccone, per poi correre dietro a Gatto, rovistare nella spazzatura, scavare in un invitante vaso pieno di terra. George è proprio pentito e quando torna il suo padroncino sgorga una lacrima sincera dai suoi occhioni.


Harry non porta rancore e porta il suo cane a fare un passeggiata e lui, ancora animato da buone intenzioni, ignora Gatto, bravo, George!, una fetta di torta e tanta bella terra appena smossa...ma che fareste voi davanti ad un delizioso secchione dell'immondizia, che profuma di tutte le innominabili schifezze che contiene? George lo chiede al lettore, con quei suoi occhioni pieni di contrizione.


La conclusione è affidata al lettore, di cui s'immagina la complice partecipazione al conflitto etico che attanaglia il prototipo di tutti i cani.
Ancor più dell'altra volta lo stile di Haughton, così squisitamente grafico e giocato questa volta sui toni caldi del rosso e dell'arancio, è efficace nel raccontare con ironia una storia il cui esito appare evidente al lettore smaliziato, dando vita ad un meccanismo inesorabile di comicità.
Ma da che parte starà il lettore bambino? Ah, che liberazione ridere vedendo così ben rappresentate il proprio conflitto fra doveri, spesso incomprensibili, e piaceri irresistibili, ma non condivisi dal mondo adulto!

Eleonora


P.s.
Devo dire che lo sguardo di George, un po' dispiaciuto, ma molto determinato a infrangere divieti, è molto simile a quello delle mie ex randagie compagne di vita, quando, sentita la volpe, partono all'inseguimento, lasciandomi come un baccalà ad aspettare il loro soddisfatto ritorno.
p.s. 2
per la precisione, la volpe le semina regolarmente e se ne va trotterellando, mentre loro si riempiono di spine, ma la lezione è proprio questa, alla faccia di Epitteto, non c'è niente che ci faccia sentire vivi come insegiuire i sogni e provare a realizzarli.


“Oh no, George!”, C. Haughton, Lapis 2013