PIK, PIPPI E GLI ALTRI
La storia di Pik
Badaluk, Grete Meuche
Edizioni EL, 2014
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Dice la mamma:
'Dentro al giardino
corri, divertiti
finché vuoi tu;
però la porta che
porta nel bosco
no, non l'aprire,
mio piccolo Pik!
Vive nel bosco una
belva feroce,
un gran Leone che
mangia i moretti.
Ed i moretti cattivi
con mamma
sono eccellenti
bocconi per lui'."
Il
piccolo Pik dimentica già il giorno seguente la sua promessa e varca
il cancello del suo giardino per correre nel bosco. Nella selva c'è
la belva che aspetta l'arrivo di quel saporito bambino. Ma Pik,
trovandosi davanti il leone, si arrampica sull'unico albero nei
pressi: un bel melo, pieno di frutti maturi. Pik Badaluk le mangia
contento e al leone che ruggisce più in basso butta i semi sputati.
La fuga di questo bambino è presto scoperta e il papà, con i
Badaluchi armati fino ai denti, parte subito in cerca. La fine del
leone è segnata e Pik, sano e salvo, può scendere dall'albero e
tornarsene a casa dalla mamma piangente. "Mamma lo so che son
stato cattivo, or sarò buono finché sarò vivo. No, mamma cara, non
piangere più!"
Tutto
finisce in un tenero sorriso e in affettuoso abbraccio.
Una
storia, quella di Pik Badaluk, che ha ottant'anni esatti (il libro è
infatti ripubblicato in una nuova veste grafica con un bel bollo in
copertina che allude alla sua veneranda età). La storia editoriale è
raccontata con chiarezza da Livio Sossi che ne ha curato la
prefazione. Ma Sossi ragiona anche sui motivi che hanno segnato la
grande fortuna di questo libro: un po' fiaba orale e un po' romanzo
di formazione, Pik Badaluk è una storia estremamente moderna, se si
pensa che è stata pubblicata nella sua prima edizione tedesca nel
1921 e poi nel 1944 tradotta in Italia.
La
grande novità rispetto alla letteratura educativa di quegli anni sta
proprio nel fatto che questo bambino trasgressore non viene punito
in modo esemplare, ma anzi perdonato. Tanto il papà che senza
indugio parte a cercarlo quanto la mamma che lo accoglie con un
abbraccio sono genitori moderni su cui ogni bambino vorrebbe contare.
Ma
l'altro importante motivo che rende Pik Badaluk amato dai bambini è
il fatto che egli abbia saputo dimostrare ai grandi di sapersela
cavare egregiamente anche di fronte a un feroce leone.
Pik
Badaluk mi pare faccia parte di quella genia di bambini che hanno
dimostrato al mondo di sapersi togliere dai guai anche da soli. Penso a Pippi
Calzelunghe (quasi coetanea del Pik italiano) e a Ned, ben più
giovane ma altrettanto intraprendente (Fortunately di Remy
Charlip; Orecchio acerbo, 2011), solo per citarne due.
Il
fatto che Pik sia nero e la storia ambientata in un'Africa fatta di
molti esotismi e parecchi stereotipi (la mamma sembra la copia di
Mamie in Via col vento), Africa che tanto ricorda, ancora una volta,
quella di Pippi, ha fatto rizzare il pelo a chi nei libri cerca il
politically correct ad
ogni costo, senza curarsi di considerare quando il libro è stato
scritto.
È giusto far notare ai piccoli lettori la presenza di questi stereotipi
che sono ben lontani dalla realtà, ma non me la sentirei di mettere all'indice il libro per questo. Contiene cose ben più grandi.
I
bambini vanno in cerca di grandi cose. La prova ne è che,
fortunatamente, Pik ha continuato ad essere letto da milioni di ragazzini che dell'immagine stereotipata dell'Africa se ne sono disinteressati, ma
hanno apprezzato piuttosto il coraggio di questo monello e nel
contempo il suo essere bambino al cento per cento.
Ancora
una volta mi chiedo: il mondo sarà salvato dai ragazzini?
Carla
Noterella
al margine.
Qui
un interessante articolo sul tema degli stereotipi nella letteratura
per l'infanzia, nei media e nei discorsi politici (indovinate a chi
allude?), dal titolo significativo: Gender in blackness!
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