mercoledì 27 agosto 2014

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


CERCANDO L'EROE

Abbiamo seguito con interesse i diversi tentativi di raccontare a ragazzi e ragazze, nella forma narrativa del romanzo, la Storia, quella che di solito si studia sui libri di scuola. In particolare sono cresciuti gli esempi in cui è narrata la guerra, tema difficile, per la retorica che lo può accompagnare o, per altri versi, per la cruda, violenta realtà da cui vorremmo, inutilmente, proteggere i nostri figli.
Qui vorrei parlarvi di due libri, e non sono ovviamente i soli, vedi ad esempio le ristampe dei libri di Roberto Denti, che affrontano il tema della Resistenza.
Il primo è uscito la scorsa primavera, per Rizzoli: L'estate di Giacomo. Un partigiano di undici anni, di Luca Randazzo. Racconta con senso della misura l'estate di un bambino di montagna, che vive nelle Alpi del bellunese nel '44: una storia ordinaria, di un ragazzino come tanti che deve passare l'estate in alpeggio, ad aiutare a gestire mucche e capre nei pascoli alti; ma non è un'estate qualsiasi, c'è la guerra partigiana e i nazisti che imperversano. Giacomo, il protagonista, è un bambino curioso, gira per le cime scoprendo grotte e passaggi segreti, usati dai partigiani; scopre anche la vita, le violenze, i tradimenti, gli assalti, i rastrellamenti, un circo crudele che non si ferma mai.
L'attenzione di Giacomo si divide fra Alpina, una ragazzina di poco più grande e nipote del montanaro Bepi, Rachele , vivace compagna di scuola, con cui condivide la passione per i fumetti; e i Partigiani, che incarnano senza mezze misure la figura mitica dell'Eroe: grandi, invincibili e per questo irraggiungibili. Sotterranea la violenza domestica cui assiste, senza comprenderne fino in fondo il significato, esplicita quella di una guerra che non conosce pietà: quella del Nemico, ma anche quella contro i traditori, che si annidano più vicino di quanto si potesse immaginare.
C'è realismo in questa storia, nel raccontare la vita montanara, le sue solitudini e la sua durezza, ma c'è anche il Mito, che se vogliamo è un mito di fondazione: la Resitenza, i giovani che salgono in montagna per cancellare l'onta del fascismo e per cacciare il nemico straniero, i Tedeschi.


Lontano dalla dimensione del mito è invece il racconto che della resistenza fa Calvino ne Il sentiero dei nidi di ragno; primo romanzo pubblicato nel '47, teso a dar conto della realtà della lotta partigiana in Liguria, poi ripubblicato con diverse modifiche nel '64. La Mondadori, che da tempo ha acquisito i diritti sui testi di Calvino, nel 2012 decide di far uscire il testo, con le bellissime, suggestive illustrazioni di De Conno, nella collana Contemporanea, dedicata ai ragazzi; ed ora esce nella versione tascabile degli Oscar junior.
Deve essere chiaro che, nonostante il protagonista sia un bambino, Pin, il romanzo non è pensato per essere letto soprattutto da ragazzi, non solo per la durezza delle situazioni che descrive, ma anche per le riflessioni che accompagnano la narrazione e che riguardano la natura della guerra, il futuro della società.
Racconta, dunque, di questo ragazzino sostanzialmente solo, senza genitori e con una sorella più grande che, prostituta, non disdegna di accompagnarsi con i soldati tedeschi. Pin passa il tempo all'osteria, desideroso di essere accettato nel mondo degli adulti, di cui però non comprende i comportamenti e il linguaggio. E' immerso in una realtà durissima, infiamma la guerra partigiana e il mondo si divide in fascisti e antifascisti, tedeschi e partigiani, amici e traditori. Per sfida ruba la pistola ad un tedesco, cliente della sorella, e la nasconde fra i boschi là dove i ragni fanno il nido; per sentirsi grande, per farsi accettare, per vivere avventure da raccontare. Viene catturato e imprigionato, conosce il giovane artigiano Lupo Rosso, fugge con lui e raggiunge una formazione militare che si nasconde sui monti. Tollerato, sostanzialmente escluso dal mondo adulto, è preso anche lì, come è umano che sia, da tresche, tradimenti, eroismi e la solida ineludibile realtà di una guerra crudele.
Pin è l'antieroe per eccellenza, non è altro che un ragazzino solo, diviso fra desiderio di appartenenza e una grande rabbia infantile, comprende poco degli avvenimenti che gli accadono intorno, attento soprattutto a svelare gli inganni del mondo degli uomini.
Solo alla fine troverà qualcuno, nel gruppo partigiano, disposto ad occuparsi di lui.

Come ho spesso sottolineato, la memoria, la ricostruzione del da dove veniamo, è importantissima nel fornire strumenti critici a ragazzi e ragazze che l'esercizio della critica spesso nemmeno lo conoscono. Penso anche che il racconto della guerra per quanto realistico, e quindi crudo e duro, possa avere la funzione di vaccino rispetto alla fascinazione esercitata dal mondo di plastica dei video game, dove la violenza estrema è talmente realistica da essere paradossale e, per ciò, incredibile. Mi chiedo, però, se il mondo dei ragazzini abbia ancora bisogno di eroi, di personaggi che, per quanto imperfetti, siano capaci di fare la cosa giusta; di distinguere, in un mondo di per sé ambiguo e contraddittorio, il confine sia pur labile fra bene e male. Senza, magari, l'enfasi retorica del racconto esemplare, della storia edificante.
Di storie animate da personaggi come questi abbiamo più volte dato conto ed è un percorso interessante, quello alla ricerca di figure 'eroiche'.
Mi viene comunque da dire che, dopo decenni, dopo tanta retorica e altrettanta antiretorica, continuo a nutrire gratitudine per quei ragazzi e quelle ragazze che a vent'anni sono saliti sui monti, hanno dato la vita perché questo disgraziato paese potesse ritrovare il senso di un futuro e la propria dignità.
Eleonora

L'estate di Giacomo”, Randazzo L., Rizzoli 2014
Il sentiero dei nidi di ragno”, Calvino I., Mondadori 2014



Nessun commento:

Posta un commento