martedì 30 settembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LE IMMAGINI PARLANTI

Il tondo, Iela Mari
Babalibri 2014



ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"tondo è il sole
tonda è la luna
tonda è la palla di cannone"


Una carrellata di forme che con il cerchio hanno molto a che fare: oggetti come una palla di cannone, un gomitolo, una fetta di limone, una ruota e un bottone.



Al contrario della maggioranza dei libri senza parole di Iela Mari, questo ha un testo, seppure ridotto ai minimi termini: una definizione preceduta da una frase che ritorna come un mantra. Tondo è il disco, tondo è il piatto...

Quanto ci appare evidente nei libri senza parole di Iela Mari, ovvero la potenza delle immagini così nitide che diventano -nel silenzio che le circonda- 'parlanti', si accentua in questo libro che le parole le ha. La ripetizione che introduce ogni elemento figurato è, per i piccolissimi, una gioia per le orecchie e per il cervello.È una sorta si girotondo lessicale che necessariamente irrobustisce l'apprendimento di nuove parole e nello stesso tempo ha funzione rassicurante perché, ad ogni giro di pagina, anche i più piccoli possono prevedere e anticipare ciò che li aspetta.



Va detto che la scelta raffinata che vuole la fetta di limone susseguente alla ruota, in modo da sottolineare la loro affinità formale (si noterà una vera e propria sintesi del segno che porta ad assimilarle nei profili e nella raggiera che parte dal centro) si riverbera anche nei testi che, al pari delle immagini, sono costruiti sull'essenziale. La vivacità delle forme e dei colori ha un suo corrispettivo in certa musicalità interna, in certe rime ed assonanze che non sembrano per nulla casuali. Altrettanto si può dire per le scelte cromatiche che attirano l'attenzione degli occhi: il bianco e nero a contrasto, colori tra loro complementari come il giallo e il blu, vicini nel tuorlo dell'uovo accanto al blu dell'iride dell'occhio.



Lontano anni luce dalla maggioranza dei cartonati che peccano per eccessiva difficoltà o al contrario per banalizzazione del segno in nome di una 'falsa' semplicità', questo libro di Iela Mari è un bellissimo cartonato che, al compimento del suo quarantesimo anno di età, dimostra ad evidenza di essere un 'classico'.



Il tondo, pubblicato da Emme Edizioni di Rosellina Archinto nel 1974, ritorna in libreria in veste di cartonato, in linea con gli altri bei cartonati che Babalibri ha pubblicato più di recente dell'ineffabile coppia Bourgeau/Ramadier, Su, Giù, 2012, Ecco un uovo, 2013, Aiuto, arriva il lupo!, 2014) ha le pagine cartonate, gli angoli della pagina smussati, carta lucida e colori brillanti che lo rendono perfetto per attirare occhi interessati e resistere a mani piccoline.



Carla

Noterella al margine. In un bell'articolo di Giulia Mirandola su Doppiozero si racconta che Iela Mari, prima di pubblicare i suoi libri, girasse per le scuole a verificare cosa funzionasse e cosa no nei suoi progetti editoriali e mi piace pensare che il bel titolo di questo libro sia frutto di un suggerimento 'bambino'.

lunedì 29 settembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

LA GUERRA, LA RUSSIA E STALIN


Il viaggio di Paul Dowswell nel tormentato Secolo Breve, il Novecento, approda questa volta nella Russia Sovietica, fra il 1940 e il 1941, quando comincia l'invasione nazista. E' questo il tema di Tra le mura del Cremlino, ora pubblicato da Feltrinelli.
I due giovani protagonisti, Misha e Valja, sono in fondo dei privilegiati, vivono all'interno del Cremlino, i loro padri sono funzionari governativi, il padre di Misha è addirittura segretario di Stalin. Il privilegio è comunque relativo, tant'è che la madre di Misha da un giorno all'altro sparisce e non ci vuole molta fantasia per capire che è stata prelevata dalla polizia politica, alla caccia dei cosiddetti nemici del popolo. L'opprimente clima di sospetto, con la paura delle deportazioni, pervade anche la vita dei ragazzi, comunque presi dalla retorica del regime e desiderosi di fare del proprio meglio per la patria.
Se in questo contesto la vita è pericolosa e avvilente, l'incalzare dell'avanzata nazista rende tutto più difficile; il governo sovietico e il suo umorale capo sono stati colti di sorpresa e stentano a reagire all'avanzata tedesca.
Sotto i bombardamenti nemici e sotto il pugno di ferro della repressione politica, i due ragazzi cercano di rimanere umani e di conservare i legami familiari; Misha sembra riuscire a fuggire col padre e con tutti i funzionari governativi da Mosca, ormai allo stremo; ma il Piccolo Padre decide di rimanere nella capitale. In un crescendo di defezioni e di arresti, anche Misha e la sua amica del cuore cadono nella rete della polizia politica e vengono condannati a morte. Ma, in seguito ad un bombardamento, si apre una nuova possibilità di vita.
Non voglio raccontarvi di più, la storia è avvincente, sostenuta dal consueto ritmo narrativo che Dowswell imprime sempre ai suoi romanzi. Efficace la descrizione della Russia sovietica, con le sue grandezze e le sue miserie. Importante la distinzione fra la retorica di regime e l'attaccamento del popolo russo alla propria terra, il grande orgoglio nazionale, che ha consentito, fra l'altro, di vincere la decisiva battaglia di Stalingrado, contribuendo a sconfiggere definitivamente l'orda nazista. Differenza che ancora oggi sfugge, come se la fine dell'impero sovietico avesse eclissato per sempre le ambizioni russe.
Ancora una volta colpisce la capacità espressa da Dowswell nel descrivere con precisa documentazione storica il contesto in cui si svolge l'azione, in questo caso la tragica realtà del socialismo reale, nel momento più cupo della dittatura staliniana.
Come per i romanzi precedenti, già immagino il fuoco di fila di obiezioni, legate all'estraneità dei temi trattati rispetto al vissuto di ragazzi e ragazze, digiuni di storia contemporanea e piuttosto lontani da queste tematiche. Ma bisognerà pur parlarne, al di là della retorica, che santifica il nostro sistema di vita, di momenti così importanti della storia recente e che hanno condizionato la vita politica di questo paese; parlare, ad esempio, dell'utopia marxiana, tragicamente tradotta nella dittatura staliniana, ma che ha prodotto anche grandi forze, movimenti e partiti che hanno saputo trasformare il mondo occidentale. Dovranno pure farsi un'opinione, i nostri ragazzi, se vorranno inventare loro una nuova fertile utopia.

Eleonora


Tra le mura del Cremlino”, P. Dowswell, Feltrinelli kids 2014





domenica 28 settembre 2014



UNA NONNA CREMOSA

Questa settimana ho provato una torta molto famosa e diffusa che ha una definizione della quale non conosco l'origine: la torta della nonna.
Con questo nome s'intende un involucro di pasta frolla con dentro crema pasticciera, a volte ricoperto da altra frolla con sopra i pinoli, a volte aperto e con i pinoli messi direttamente sula crema.
Non so perché si attribuisce alla nonna (o a una nonna in particolare) questa preparazione. Sarebbe interessante scoprirlo.



Prima di tutto preparate la pasta con (per una teglia da 24 cm di diametro):

250 gr di farina tipo 0
150 gr di burro
100 gr di zucchero integrale di canna
2 tuorli
la scorza grattugiata di un limone
un pizzico di sale

Il metodo di impasto è quello sabbiato. Mescolate con le dita la farina, il burro a cubetti e la scorza di limone facendo tante briciole. Aggiungete il tuorli, lo zucchero e il sale e lavorate il tutto fino a ottenere una palla che appiattirete un po' e metterete in frigorifero per almeno un'ora così il burro perderà elasticità.

Nel frattempo preparate la crema con:

320 gr di latte
160 gr di panna
240 gr di zucchero
145 gr di tuorli
30 gr di fecola di patate

Portate a bollore il latte e la panna. Intanto montate con la frusta elettrica i tuorli con lo zucchero e la fecola.
Quando il latte bolle, versatevi il composto montato. Con la frusta a mano girate velocemente per qualche minuto (ne dovrebbero bastare 5) fino a quando vedrete che il tutto diventa cremoso.
Questa versione da forno della crema pasticciera l'ho tratta dal libro di Luca Montersino, Peccati di gola, Sitcom Editore 2010.
E' un composto più zuccherino e più grasso in maniera che la crema non diventi ruvida dopo la cottura. La presenza della fecola di patate rispetto all'amido fa sì che la torta si possa tagliare perfettamente senza che la crema fuoriesca dai lati.

Con la frolla foderate la teglia, bucherellate il fondo con la forchetta, versatevi la crema calda e livellatela con una spatola.
Io ho messo direttamete i pinoli (anche dei pistacchi) direttamente sulla crema.
Ho fatto cuocere in forno per 25 min a 200° C.

Lulli

venerdì 26 settembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


L'UNIONE FA LA FORMA

Forme in gioco, Silvia Borando
Minibombo 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'In marcia triangolini rossi...' 'Costruiamo triangoli sempre più grossi!'
'Quadratini gialli, tutti schierati...' 'Formiamo insieme grandi quadrati!'
Su, cerchi blu, facciamo un bel salto...' 'Così rimbalziamo sempre più in alto!'"

Partono, divisi in squadre di omologhi, i cerchi blu, i quadrati gialli e i triangoli rossi. Nella pagina successiva si scontrano e, senza farsi male, evviva, si mischiano. E così si generano cose sempre più grandi: case, castelli con relative bandiere, interi boschi...e via andare VERSO L'INFINITO ED OLTRE!


Fino ad arrivare su un altro pianeta abitato da rombi, pentagoni, e trapezi per poter giocare ancora.


Libri che si confrontano con la geometria ce ne sono e ce ne sono stati anche in passato.
A parte il capolavoro di David A. Carter, il raffinato e capostipite di una genia di pop up E un punto rosso... (Franco Cosimo Panini, 2004), ricordo tra i primi esempi, i fortunatissimi Il paese dei quadrati e Il paese dei cerchi (Orecchio acerbo, 2002; 2003) scritti e illustrati rispettivamente da Francesco e Simone Tonucci (sotto pseudonimo). In essi si ragiona sulla composizione di 'diversi'.
Lì come anche in quest'ultimo libro di Silvia Borando, si ragiona sul fatto che nel mettersi insieme ci si guadagna sempre. 


Analogo è il tema di fondo di un altro recente libro costruito sull'aggregazione di forme geometriche pure, Forse (Guido Van Genechten, La Margherita 2014). anche qui i colori scelti sono gli stessi, perché primari, gialli i triangoli, rossi i cerchi e azzurri i quadrati.
Il quid che però distingue il libro di Minibombo, curiosamente, sta nel testo piuttosto che nelle immagini. È una lunga filastrocca con rime baciate che meritano assolutamente di essere lette a voce alta. E questa loro interna musicalità accende in modo naturale anche la possibilità di muovercisi sopra.
Il fatto che i quadrati, i triangoli e i cerchi si rivolgano a vicenda sempre attraverso il discorso diretto con incitazioni REGGETEVI FORTE, RESTIAMO AGGRAPPATI!, oppure FACCIAMO UN BEL GIOCO? CHI SOTTO CHI SOPRA...CI VUOLE BEN POCO! fa pensare ad un gruppo di bambini che stia giocando in una palestra sotto la guida vigile di un maestro di acrobazia.


Come al solito i libri Minibombo sono oggetti di lettura, ma anche molto altro.
Se seguiamo le illustrazioni possiamo costruirci in proprio, insieme ai bambini, il nostro mondo fatto di figure geometriche semplici e scoprire -facendo- che il mondo di oggetti che ci circondano possono essere riassunti in poche forme essenziali.
Se seguiamo le parole abbiamo un libro in rima per poter cadenzare un ritmo e un movimento del corpo che segua il racconto.
Se leggiamo tra le righe possiamo veicolare nei piccoli ascoltatori il concetto che la diversità è un fatto e nello stesso tempo un valore. E che l'unione fa la forma!

Carla



giovedì 25 settembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UNA FAVOLA AL TEMPO DELLA CRISI


Lo sfondo di questa storia è una cosa seria: la città di Dublino è travolta dalla crisi economica, la stessa che sta soffocando anche noi; se i dati macroeconomici possono sembrare una cosa astratta, gli effetti sulla vita delle singole persone diventano qualcosa di concretissimo: disoccupazione, precarietà, vite spezzate. Cose serie, quindi cose da ridere, almeno per il nostro autore.
Ritorna la formula magica di Roddy Doyle che in All'inseguimento del Cane Nero, pur senza uguagliarlo, ricorda il mitico Trattamento Ridarelli: abbiamo il mondo dal punto di vista dei bambini, gli unici in grado di vederlo con occhi nuovi; abbiamo una cornice di animali parlanti e solidali, perché si sa che i bambini possiedono l'anello di Re Salomone; abbiamo un'azione continua, una lunga corsa all'inseguimento del Cane Nero. Se vi ricordate gli indimenticabili gabbiani, disgustati dal merluzzo, che accompagnavano la strada del signor Mack, non potrete che sorridere, ritrovandoli qui, ancora starnazzanti.
Gloria e Raymond sono due ragazzini intraprendenti, che amano sgusciare sotto il tavolo per ascoltare le chiacchiere dei grandi; una sera però si percepiscono solo mormorii, ovvero il bisbiglio dei discorsi troppo seri o dolorosi. Tutta la famiglia è preoccupata per lo zio Ben, che ha perso il lavoro ed è venuto a vivere a casa del fratello. È la nonna, un po' sorda, ma per niente rimbambita, a fare la diagnosi: il Cane Nero della depressione si è impossessato dell'ossobuffo di Dublino. Papà, mamme, zii, fratelli e sorelle sono preda della tristezza, della rinuncia, dell'avvilimento: hanno perso il lavoro, magari anche la casa e non sanno come fare. Questo è il terreno di caccia del Cane Nero: la disperazione e lo sconforto, e i bambini rischiano di esserne travolti, vittime ancora una volta delle storture del mondo dei grandi.
Da qui l'eroica decisione dei nostri ragazzini di andare in cerca di questo misterioso quadrupede, fatto di nuvola, ma anche di carne. Durante questa lunga e pericolosa caccia notturna si aggregano via via altri ragazzini, anche loro mossi dal desiderio di aiutare un parente, il papà, un fratello maggiore, una zia.
A loro spetta il compito di salvare la città, perché solo i ragazzini sono portatori di futuro; dunque questi piccoli eroi si riuniscono e si mettono sulle tracce del nemico d'ombra, che ha rubato l'ossobuffo di Dublino, ovvero l'allegria, la speranza, la capacità di ridere anche quando le cose vanno male.
Una lunga interminabile corsa attraverso la città, per salvarla dalla tristezza, ridandole quello spirito unico, che può consentire di affrontare le avversità.

Ancora uno sguardo sovversivo, provocatorio: il mondo occidentale che affonda nella crisi, distrugge le vite, mina la coesistenza civile, disarma il lavoro, principale fonte di dignità e di riconoscimento sociale; dove finisce il lavoro inizia il degrado, la povertà, l'assenza di solidarietà. Ma come raccontarlo ai bambini, spettatori incolpevoli di questa crisi? Doyle riesce a raccontarlo ai suoi lettori infondendo la necessaria speranza che a questa situazione si può reagire, la si può sovvertire, ritrovando il senso dello stare insieme e del darsi una mano. Forse più che di depressione, avrei parlato di rassegnazione, il dare per scontato l'immodificabilità dello stato di cose presenti; mi sembra sia uno dei connotati più tristi della vita di tanti/e ragazzi/e.
Il mondo salvato dai ragazzini? Come slogan troverei più appropriato E una risata vi seppellirà.

Eleonora

All'inseguimento del cane nero”, R. Doyle, Guanda 2014



mercoledì 24 settembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


L'ABECEDARIO DELLE EMOZIONI
 
Lupo & Lupetto. La fogliolina che non cadeva mai, Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec
Edizioni Clichy 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Proprio in cima all'albero c'era quella fogliolina. In primavera era di un verde così tenero, che Lupetto aveva una terribile voglia di mangiarsela. 'Lupo', diceva Lupetto, 'per favore, cerca di prenderla, ho tanta voglia di mangiarla'. 'Aspetta', diceva Lupo, 'prima o poi finirà per cadere'."


Quando fu estate e la foglia era di un bel verde intenso e luccicante, Lupetto rifece la domanda perché nella foglia avrebbe voluto specchiarcisi. E poi quando fu autunno, con la foglia di un bel marrone caldo, a Lupetto venne voglia di toccarla. Quando arrivò l'inverno e la foglia era ancora lì, sola sul ramo spoglio, Lupetto non chiese più niente, tanto - pensava - Lupo mi risponderà ancora una volta di aspettare. 

 
E invece le cose andarono diversamente. Con grande sforzo e con qualche rischio, Lupo un mattino si arrampicò sul grande albero e cercò di prendere la fogliolina tanto desiderata. Alla base dell'albero Lupetto, trepidante, lo seguì con gli occhi pieni di paura e rammarico per averlo mandato lassù.
La foglia, rottasi in mille briciole luminose, con i raggi del sole calante, è come una pioggia di stelle che sfiora il naso di Lupetto.
Una foglia che cade in pezzi e un cielo stellato non sono poi così diversi...
Come un cielo stellato d'inverno, nulla fu mai così bello agli occhi di quei due.


Un albo che è un abecedario di sentimenti ed emozioni.
Costruito su un episodio fatto di quasi nulla -un grande albero, una foglia che non cade, e due lupi, uno cucciolo e uno no- eppure è una grande storia.
Conosciamo già il tipo di relazione che lega quei due, perché tanto abbiamo amato la loro prima storia (Lupo&Lupetto, Edizioni Clichy 2013) e quindi partiamo già con il cuore addolcito nel leggere questo secondo episodio della loro vita in comune.
Ma allo struggimento e alla tenerezza, in apparenza, non c'è limite. 
 
Andiamo con ordine, come farebbe un abecedario: c'è la A di Affetto, quello che muove Lupo nella sua decisione di salire sull'albero; c'è la C di Coraggio, quello che fa arrivare Lupo anche sui rami sottili che si rompono sotto il suo peso, o di Curiosità, quella di Lupetto nei confronti della novità di una foglia caparbia; segue la I di Impazienza di un lupetto curioso, la P di Pazienza che è quella che un vecchio Lupo cerca di insegnare a un giovane lupo, ma anche di Pentimento, da parte di Lupetto che vede Lupo andare comunque lassù. 
C'è la T di Timidezza di Lupetto nel non chiedere più la tanto desiderata foglia e di Trepidazione nel vedere Lupo in pericolo in bilico sul ramo.


Se tutto questo, e non è poco, lo intrecciamo per farne una storia ciò che ne nasce è un bellissimo racconto, fatto di tanti silenzi, che ancora una volta ci intenerisce il cuore. Tal quale lo fece il primo libro. La cura affettuosa, gratuita, paziente di un grande Lupo che è un po' papà e un po' amico maggiore ha il suo corrispettivo nella fiducia incondizionata, nella riconoscenza profonda, nello stupore dell'apprendimento di un giovane lupo.
Il loro punto d'incontro sta nell'essere insieme, e nel guardare nella stessa direzione, felici e ammutoliti, di fronte alla grandiosità di un limpido cielo stellato d'inverno.


Carla

Se Nadine Brun-Cosme si conferma narratrice profonda dell'animo umano, Olivier Tallec è un grande poeta con i pennelli in mano.

martedì 23 settembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


 SE MANCANO LE PAROLE


Ah, le parole...viviamo avvolti nelle parole, troppe, poche, isterilite, ridondanti. Erik Orsenna nel suo lungo e fertile percorso all'interno del nostro parlare approda ad un'isola in cui un oscuro dittatore abolisce tutte le parole, con l'eccezione di dodici verbi.
Prime ad essere espulse, inutile dirlo, le parole di origine straniera. La Resistenza si organizza, una brava maestra prepara i suoi allievi all'insurrezione e per farlo, li guida in diversi luoghi: da Capataz, custode di antichi dizionari, da due vecchie insegnanti esperte in etimologie, in radici greche e latine, infine nella fabbrica delle parole, dove nascono i neologismi.
Ovvero la lingua è un essere vivente, le parole hanno un'origine, una storia, un continuo arricchimento dato dall'uso; mentre il rutilante mondo contemporaneo provoca la nascita di nuove parole, o l'ingresso di parole provenienti da altre lingue.
Cosa resterebbe della nostra capacità d'espressione se davvero, per esempio, eliminassimo le parole di origine araba, dallo zucchero al cotone, allo zero fino all'azzurro?
Così come la conoscenza delle radici delle parole, per noi soprattutto greche e latine consente davvero di comprendere meglio, per esempio, le parole della scienza.
Facile a dirsi, molto più difficile spiegarlo ai ragazzini e alle ragazzine, che considerano l'uso di un buon vocabolario come qualcosa di assolutamente superfluo e che si accontentano di una lingua parlata gergale e autoreferenziale, adatta cioè a riconoscersi nel gruppo di amici. Verrebbe da dire Scialla, Erik, le cose stanno così, viviamo in un mondo che dà poco valore alle parole.
Ma Orsenna evidentemente prende sul serio la sua missione, iniziata con La grammatica è una canzone dolce, proseguita con I Cavalieri del congiuntivo e la Danza delle Virgole. Parlare bene è pensare bene, è uscire dall'imprecisione e dall'approssimazione, dal gergo, che pure ha una sua ragion d'essere, e dalla banalità. La sua è una bella sfida, far comprendere il senso della grammatica corretta o di un buon lessico, divertendo i giovani lettori e le lettrici attente con una cornice narrativa che consente di presentare le diverse tematiche con leggerezza e una buona dose di ironia. Forse sono testi che acquistano valore soprattutto nelle mani di insegnanti intelligenti, che li sappiano usare come introduzione divertente ad uno studio che può sembrare astratto e noioso.
Ma come dice giustamente l'autore, Cosa sarebbe l'amore, senza parole d'amore?
Condivido in pieno e, presa dall'entusiasmo, potrei quasi esprimere il buon proposito d'inizio anno: parlare italiano, almeno provarci.

Eleonora

La fabbrica delle parole”, E. Orsenna, Salani 2014

lunedì 22 settembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'UOMO DEI DESTINI

L'uomo dei palloncini, Giovanna Zoboli, Simone Rea
Topipittori 2014


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"L'uomo dei palloncini conosce ogni bambino di ogni paese e città. È questa la sua specialità. E per ognuno sa cosa è meglio."


Arriva nella notte con il suo camioncino che al mattino, con la pioggia o con il sole, si apre come una valigia. E con lui c'è la sua ragazza che vende un mondo fatto di torroni, caramelle e mandorle zuccherate. L'uomo dei palloncini è il signore dell'aria leggera di cui sono fatti i diversi animali che, attaccati ad un filo, lui lega ai sottili polsi dei bambini. La sua grande abilità è proprio quella di saper scegliere per ciascuno di loro il palloncino più adatto. Ad una bambina offre una stella, due delfini gemelli ai fratelli in lite. Ad un neonato dà un orso che guarda lontano. La sua sapienza viene da un tempo lontano, un tempo sospeso, fatto di attesa per il momento perfetto. E ogni bambino, dopo aver ricevuto il giusto palloncino, ha davanti a sé un nuovo percorso sul quale avviarsi. Compiuta la sua semplice e meravigliosa missione, nella notte, l'uomo dei palloncini riprende il suo camioncino e torna a casa. La sua ragazza gli dorme accanto mentre lui, unico, veglia e conta le luci del mondo.


Ci sono figure, banalizzando potremo forse definirli personaggi, che si insinuano nella mia anima e da lì non vanno più via. Credo dipenda dal fatto che la loro esistenza sia sta generata dall'anima prima ancora che dalla mente. Penso all'Angelo delle scarpe (Topipittori, 2009), penso al Signor Nessuno (Topipittori, 2008), penso all'Omino e al Dio (Topipittori, 2011) che si incontrarono un giorno. E penso alla Vecchina che sa fare i pani d'oro (Topipittori, 2012). E allora mi accorgo che c'è un filo che li tiene uniti, un filo che parte dalle scelte di un editore.
Il Signor Nessuno o l'angelo che arriva sul balcone di Simone sono fratelli dell'uomo dei palloncini. Sono creature che arrivano da lontano, che passano nel nostro mondo, ci attraversano, e dopo il loro incontro nulla è più come prima. La luce che emanano crea in noi stupore perché da un lato li illumina ma dall'altro li rende anche indefiniti, come se una sorta di aureola li avvolgesse.


Chi sia in effetti l'uomo dei palloncini, io lo posso stabilire solo per me. Non sono capace di farne un'esegesi che valga per tutti. Un po' come accade in poesia, ogni lettore che leggerà questo libro elaborerà la propria chiave interpretativa. E questa è la potenza della scrittura!
Dunque il mio 'personalissimo' uomo dei palloncini assomiglia a colui che tiene in mano il filo del nostro destino: per chi crede può essere dio, ma può essere anche un Maestro, o un ladro di bambini, ovvero un traghettatore di infanzie, come è Felix nel Ci sono bambini a zig zag di Grossman (Mondadori, 2007).
Simone Rea sembra darmi ragione nel farlo apparire dal buio, appena uscito da una galleria del mistero e farlo uscire di scena a 24 ore esatte di distanza, infilandolo in un tunnel altrettanto misterioso. Tutto ciò che c'è in mezzo è colore e brulichio di persone. Un crescendo quasi sonoro che dilaga e 'allaga' la pagina, fatta di mille facce diverse. Il ricordo che ho dei miei uomini dei palloncini, quelli veri, era esattamente così: grappoli di colore in perenne movimento e moltissimi piccoli nasi all'insù.
Unici momenti sospesi, esattamente come accade in un salto, sono il coraggio del leone e l'infanzia dell'elefante. E poi c'è lui, quel piccolino: grandi occhi e grandi occhiali, muto dalla meraviglia davanti al suo nuovo palloncino. 

E dentro di lui ci siamo stati tutti noi.

Carla


sabato 20 settembre 2014


MANDORLE ALL'ARANCIA IN SFOGLIA


A volte ho sentito dire dai miei amici napoletani che 'fritta, anche una scarpa è buona!'.
Un concetto simile penso si possa applicare a tutte le preparazioni che prevedono di inserire qualcosa, dolce o salato dentro la pasta sfoglia.
In questo caso parliamo di un dolce, semplice e abbastanza veloce da preparare dal sapore deciso e delicato al tempo stesso.
La ricetta l'ho trovata sul libro di Paul Hollywood 'La magia del forno' Ed. Gribaudo, testo molto ricco, moderatamente didattico, con bellissime foto e molte ricette invitanti, molte delle quali fuori dai modi e tempi di una vita normale, ma alcune, tra cui questa, con un ottimo rapporto investimento/rendimento.
L'ho già preparata più volte, apportando via via adattamenti e piccole modifiche.
Questa la mia versione.

Ingredienti
1 confezione di pasta sfoglia rettangolare
95 gr di burro
95 gr di zucchero
95 gr di mandorle con la buccia tritate fini
2 cucchiai di rum
15 gr di farina
2 uova piccole o una grande
la buccia di un'arancia non trattata

Lavorare il burro, che avrete lasciato a temperatura ambiente, con lo zucchero fino ad ottenere una consistenza cremosa. Aggiungere le uova uno alla volta (lasciando da parte una piccola quantità che vi servirà per spennellare il dolce), le mandorle tritate, la buccia dell'arancia grattugiata,il rum e per ultima la farina.
Stendete la pasta sfoglia su una teglia, imburrata o con carta da forno, in modo di avere davanti a voi il rettangolo in verticale. Nella metà inferiore stendete in modo uniforme la farcitura lasciando libero un bordo di circa 2 cm.
Ora viene il bello. Infatti vi resta solo di chiudere il tutto rivoltando sulla parte farcita la metà pasta superiore. Il problema è come sigillare il tutto. Il signor Hollywood dice di spennellare con l'uovo il bordo e poi chiudere pressando bene. Ho provato a fare così, ho provato a farlo a secco, ho provato a bagnare con acqua. In nessuno di questi casi sono riuscita a impedire che cuocendo l'impasto spinga sui bordi, fuoriuscendone poco o tanto. Quindi non ho una soluzione valida. Però, se tenete d'occhio il dolce in cottura, appena inizia a uscire potete rimuovere con un coltello ciò che è uscito in eccesso, lasciando poi proseguire la cottura. L'operazione non danneggia più di tanto il tutto. Tornando a noi, una volta chiusa la tasca, spennellatela con l'uovo rimasto e infornate a 180/200° per circa 20 minuti.
Lasciare raffreddare e cospargere di zucchero a velo. Ottima anche il giorno dopo.



Gabriella

venerdì 19 settembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DITA, COME BRUCHI, NEI BUCHI
 
Bruchi tra i buchi, Antonella Abbatiello
Emme Edizioni 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"Oggi sono nati sette piccoli bruchi. LUNEDÌ il bruco GINO mangia un pezzetto di MELA. MARTEDÌ il bruco LINO mangia un pezzetto di PERA."

Nati tutti contemporaneamente dai loro rispettivi ovetti, i sette bruchi, uno per ogni giorno della settimana, hanno diete diverse. Per ognuno di loro c'è un frutto differente da assaggiare: mela e pera, arancia, uva e noce. Per ognuno di loro un nome lievemente variato: Gino, Lino, Nino e Pino. Nell'ultima notte, i bruchi, a pancia piena, si addormentano. E il mattino dopo, con il sole alto nel cielo, di loro non c'è più traccia. Che ne è stato? L'ultima pagina colorata ce lo svela.


Dopo Buchi e bruchi di Gek Tessaro (Lapis, 2014) ancora bruchi e ancora buchi nei libri per i piccolissimi. Tutti nipoti di un capostipite mai eguagliato, Il piccolo bruco Maisazio di Eric Carle (Mondadori,1989).
Questo nuovo libro di Antonella Abbatiello per la collana Ullalà (il preferito è quello di Alessandro Sanna, Mamma) è pensato per bambini molto piccoli che però abbiano già una certa dimestichezza con la pagina e con i buchi per voltarla.


I disegni, a collage, si staccano leggermente dal fondo a colori uniti. I frutti, così come i bruchi, hanno una forte linea di contorno, intorno a cui le forbici hanno ruotato nel ritagliarne le sagome. Il taglio, apparentemente quasi casuale, in realtà è sapientemente calibrato per dare un effetto di spessore ai soggetti raffigurati.


Nel girare la pagina, i buchi non coincidono mai tra loro e hanno, di pagina in pagina, forma leggermente differente. A pagina girata il buco coincide con un i vari fondi colorati in modo che rimanga in evidenza, come a sottolinearla, la mancanza della porzione mangiata dal bruco.
Il testo, anch'esso pensato su assonanze e ripetizioni, solletica il piccolo lettore ad anticipare con la voce, la parola scritta. Si può immaginare una mamma che si ferma in punti prestabiliti della lettura, per aspettare la risposta del piccolino. In particolare, a parte i giorni della settimana che mi paiono fuori portata per dei bambini di pochi anni, mi sembrano divertenti i nomi propri dei bruchi, così simili tra loro, da poter essere ripetuti in accoppiata con il frutto in questione.
Questo tipo di lettura è sottolineato anche dalla grafica che ha messo in maiuscolo i nomi dei giorni della settimana, il nome dei singoli bruchi e il nome dei frutti, come a prevedere in quei determinati punti una lettura 'corale'.


La soluzione a collage che avevamo visto in Facce (Topipittori, 2013) ci aveva convinto di più perché innovativa ed emozionante, nonostante la raffinatezza e l'astrazione di quelle pagine fosse una bella scommessa in mano a un piccolissimo. Tuttavia anche questo cartonato più 'semplice' e più 'tradizionale' appare interessante nel panorama piuttosto povero dell'editoria italiana pensata per bimbetti piccolissimi con mani piccolissime con dita piccolissime da infilare come bruchi in quei buchi.

Carla

Noterella al margine: peccato quegli accenti dei giorni della settimana tutti acuti e non gravi, come dovrebbe essere. So che perderò la guerra contro gli accenti sbagliati, ma nonostante questo non mi arrendo.