sabato 18 ottobre 2014

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)

L'ELEGANZA DELLA FOGLIA

Eric, Shaun Tan
Templar Publishing 2010
 

Ho il rammarico, nel presentarvi questo delizioso libro, di non poter rendere al meglio le illustrazioni a causa della scannerizzazione. Inevitabilmente – ahimè, nonostante prove su prove – lo scanner penalizza appiattendolo il magistrale bianco-e-nero (virato a seppia) del pluripremiato Shaun Tan. La matita in questo caso, è davvero tutto. E lo è in un certo senso anche per il testo, di rara perfezione, scritto senza mai troppo calcare la mano appunto. Con un lapis dalla punta morbida, ma mai sbavata, dunque strettamente imparentata al tratto minimalista, iperrealista e sopraffino delle tavole.

Eric è una minuscola foglia di edera, identica come potete constatare a quella che ho incollato al risguardo e che vedete qui sotto (frutto di un magico ed emozionante inciampo la mattina stessa in cui Amazon mi ha recapitato il libro).


Un’edera solo parzialmente antropomorfa, che un bel giorno – con due gusci di nocciolina a fargli da valigia - approda in casa di una famiglia di umani un tantino increduli, data la sua stravaganza e al tempo medesimo la sua compitezza. 

Fatto sta che, dopo averne soppesato l’aria discreta e distinta, si dicono che Eric dev’essere lo studente straniero che aspettano nell’ambito di un programma di scambio culturale. Ma di lui non comprendono molte cose, benché sia educatissimo e non travalichi mai i limiti di un’ospitalità assai rispettosa (sia pure, forse, troppo laconica). I suoi occhietti bianchi non tradiscono emozioni, in compenso Eric fa cose strane. Tanto per cominciare, benché la famiglia abbia provveduto a ridipingere la stanza degli ospiti e, in generale, si sia prodigata per rendere confortevole al massimo l’atmosfera per lo studente che si appresta ad accogliere… Eric non si fa scrupolo da subito a prescegliere come alcova la credenza di cucina. “Si deve trattare di una questione culturale” osserva candidamente la padrona di casa. 

Il racconto è narrato in prima persona, chi parla è forse un coetaneo di Eric, un ragazzo o una ragazza che s’interroga sui sentimenti reconditi della tenera foglia. Non li lascia facilmente trasparire, ma è evidente lo stupore che prova per ogni cosa. Ed è divertente scrutarla mentre osserva e studia piccoli oggetti di uso quotidiano che in lei suscitano grande curiosità. Un intero mondo di cose per noi banali e scontate, nelle sue delicate manine diventa un universo di forme interessanti, complesse e uniche. Che si tratti di una presa elettrica col suo codice numerico (una vera cabala per Eric), di un frammento di carta con un fiore scarabocchiato, o di un semplice bottone, tutto appare molto misterioso al misterioso ospite, che trascorre giornate piene ed intense esplorando gl’infiniti ammennicoli di cui l’uomo si circonda.



Fa tante domande Eric e non sempre è facile trovare una risposta. L’io narrante confessa di restare spiazzato il più delle volte… In realtà, nessuno di noi conosce in dettaglio il funzionamento e l’origine delle cose, viviamo immersi in una salamoia di oggetti grandi e piccoli di cui sappiamo ben poco! E sono proprio le minutaglie che attirano Eric, indubbiamente più facili da maneggiare data la sua stazza, anche quando i suoi ospiti si fanno scrupolo di portarlo in gita. Fuori casa il mondo annovera tante cose davvero enormi, pure il corredo di piccoli frammenti e dettagli si moltiplica e Eric passa più tempo con gli occhi a terra che a rimirare le amenità del paesaggio. Al principio la sua è un’attitudine un po’ esasperante, raccoglie e scruta minuziosamente così un tappo di bottiglia come una carta di caramella. Ma presto ci si fa l’abitudine e poi, in fondo, è pur sempre vero che “Si deve trattare di una questione culturale”.

Vale la stessa considerazione il giorno in cui la foglia se ne va. Senza preavviso, senza cerimonie, un mattino presto Eric vola via dalla finestra, solo con un cortese cenno di saluto. Un velo di tristezza adesso si accompagna alla vaga perplessità con cui gli abitanti della casa hanno convissuto accanto a lui, sono spiazzati dalla sua repentina dipartita e la sera a cena danno sfogo a una serie di dubbi. Era forse triste? Gli sarà piaciuto soggiornare lì? Lo rivedranno mai più?


Difficile dirlo e un’aria mesta condisce la consapevolezza, che a poco a poco cresce tra tanti dubbi, che Eric non tornerà. Poi… qualcuno entra nella dispensa e resta senza fiato. Sullo scaffale, una magica installazione cattura lo sguardo e rapisce i cuori: una stesa di piccoli oggetti di uso comune nei quali Eric sembra aver piantato via via dei fiorellini variopinti e luminescenti, un piccolo giardino pensile delle meraviglie. Un dono incredibilmente poetico e raffinato, una tale delizia che nessuno mai lo sposterà di lì e, anzi, diventerà la principale attrazione della casa, la prima cosa da mostrare ad ogni nuovo ospite.



Che dire ragazzi? La classe non è acqua… La linfa di Eric il misterioso, il piccolo, lo strambo si rivela un concentrato di arte e sapienza, un puro distillato di eleganza. Il suo millimetrico passo non lascia tracce sul terreno, ma il naso che per giorni ha tenuto a terra ha fiutato la bellezza delle forme, la variegata complessità dei dettagli, la ricchezza di frammenti che noi umani consideriamo il più delle volte scarti. E lo ha assemblato con il raffinato talento che alberga in coloro che mantengono la purezza dello sguardo. Certamente, a volerla studiare bene, la faccenda porterebbe ancora una volta a dire che “Si deve trattare di una questione culturale”. E c’interroga, va da sé, sul senso del nostro rapporto con quanto ci circonda, con tutto ci che fa la nostra vita, di più… con ciò che noi possiamo fare di essa.

Un inno sornione alla creatività, alla semplicità, alla discrezione e all’intelligenza. Un libro 10x15 cm che considero – lasciatemelo dire – un imperdibile capolavoro.

Daniela (Tordi)




























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