mercoledì 15 ottobre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


"THE REST IS SILENCE."

Amleto, William Shakespeare (Jan Hollm), Andrej Dugin
Salani 2014


ILLUSTRATO PER GRANDI (dai 10 anni)

"Lo spettro appare e scompare più volte, e ogni volta cresce il panico tra i soldati. Infine, malgrado la paura, questi osano chiedere allo spettro: 'chi sei e perché ci appari?' Ma prima che possa rispondere, il gallo canta annunciando il mattino. Nello stesso istante lo spettro del re defunto svanisce nella nebbia tra lo stupore delle guardie."

"SOMETHING IS ROTTEN IN THE STATE OF DENMARK". Il re di Danimarca è morto e un grave sospetto aleggia sulla sua scomparsa: forse il morso di un serpente, o forse è stato ucciso in una congiura di palazzo? Amleto, il figlio, lo piange e sospetta più di altri lo zio che, immediatamente, si è impossessato del trono vacante che sarebbe spettato all'erede diretto. 
Il repentino matrimonio con la regina Gertrude avvalora agli occhi di Amleto il sospetto. La conferma arriva dopo il toccante dialogo con lo spettro del padre che, inquieto, passeggia di notte lungo le mura del castello e reclama vendetta.
Sopraffatto dalla situazione, Amleto non trova la forza di vendicare il padre e ragiona sulla morte, soprattutto sulla propria. Vive in uno stato di grande confusione della mente che lo porta a rinnegare anche il suo amore per Ofelia, la figlia di Polonio, consigliere del re. 
 

Ma l'occasione per capire dov'è davvero la verità arriva -come un deus ex machina- da una compagnia di teatranti che mettono in scena per il nuovo re Claudio L'assassinio di Gonzago, qui altrimenti detta La trappola per topi. Il racconto fatto dallo spettro sulla mura è la trama di questo dramma.


Vista la reazione dello zio alla scena, ad Amleto adesso pare tutto chiaro. Il successivo duro contrasto con la madre porta all'involontaria uccisione di Polonio da parte di Amleto che continua ad essere considerato da tutti a corte, un folle. Accanto alla sua pazzia presunta, si aggiunge però quella drammaticamente autentica di Ofelia che porta con sé la vendetta del fratello Laerte, tornato ad Elsinore.
Un duello finale tra i due giovani, in cui il veleno scorre nei calici e sul filo delle lame, porta al trionfo della morte ma anche della verità.
Intrighi, fratricidi, bugie, assassini, sotterfugi, vendette, guerre alle porte, veleni, sconvolgimenti e pazzia sono tutti racchiusi entro le mura di un grigio castello sulla riva del mare, che la nebbia nasconde per gran parte del tempo.

La lettura della tragedia shakespeariana che Dugin ci dà è quella di un giovane che perde il suo affetto più caro e si ritrova solo, sconfitto e tradito.

Fin dalla copertina tutto appare molto chiaro: di spalle, con il capo abbassato, con la spada puntata verso il suolo, assorto, Amleto pare un ragazzo triste, addirittura un bambino,che tiene accanto a sé legato con un cordino rosso il suo giocattolo inutilizzato: la trappola per topi.
Intorno a questa trappola, vero oggetto simbolo dell'intera lettura figurativa di Dugin, ruotano i diversi scenari dove essa, ogni volta in scala diversa, fa la sua inquietante apparizione.
Un libro che brilla nonostante l'alto contenuto di cupezza che la narrazione di Shakespeare ha in sé.
Brilla, ovviamente e in primo luogo, perché è Shakespeare. Ma brilla anche per la riduzione del testo fatta da Hollm (cui rende merito la bella traduzione di Alessandro Peroni) che coraggiosamente lavora la materia come un abile tagliatore di pietre, sfaccettando e asciugando senza mai togliere nulla a ritmo e bellezza del testo shakespeariano. Questo talvolta compare citato come a voler ribadire il legame con quelle precise parole che sono all'origine di tutto questo.


Nella carrellata di ritratti dei singoli personaggi salta immediato all'occhio il gioco, l'ennesimo, che Dugin fa con l'osservatore: sono tutti volti moderni 'incastonati' in un contesto seicentesco accuratamente studiato e riprodotto.
La sfida che Dugin accetta nell'illustrare Amleto, in questa riduzione per piccoli, nasce da un suo grande amore e rispetto per il teatro e per Shakespeare, in particolare, e il libro nasce nella mente di Dugin proprio come se fosse una messa in scena. Colto dominatore di una tecnica raffinatissima, già vista in passato nel in due fiabe dei Grimm, Sartorello coraggioso e Le penne del drago (entrambi per la collana Cavoli a merenda di Adelphi, 2002), e ancora in Le avventure di Abdì (Madonna, Feltrinelli 2004), sempre a fianco di Olga Dugina, in questo omaggio alla tragedia di Shakespeare, Dugin è in grado di creare, a livello figurativo (Hollm e il suo eccellente traduttore lo fanno con il testo), un legame immediato che attraversa quasi cinquecento anni di arte e di storia, come se niente fosse. Ma dietro a tutto, non dimentichiamolo, c'è il Bardo.

Carla

Noterella al margine. Illuminanti gli studi, le note e l'intervista a Dugin da parte di Ivan Canu che chiudono il libro.

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