mercoledì 30 dicembre 2015

ECCEZION FATTA!


LUCI E OMBRE

La fine dell'anno è alle porte, e possiamo archiviare anche questa stagione commerciale, fra soddisfazioni, incertezze e qualche perplessità. Una luce chiara e fortissima ci mostra, almeno nell'ambito ristretto a me noto, una costante crescita delle vendite per quel che riguarda il settore editoriale dedicato a bambini e ragazzi; e, cosa ancor più rilevante, una crescita anche nei confronti dei prodotti che in questi anni si sono affiancati ai libri, settore che attrae l'interesse di molti librai. Dunque il libro tiene, il classico libro cartaceo, quello con cui sono cresciuta. E di questo mi compiaccio. Anche la qualità dei libri venduti sale: nella classifica di vendite nella fascia 6-14 anni, nella nostra libreria a dicembre vince alla grande Sepulveda, ed è il secondo in termini assoluti nelle vendite, con la sua Storia dei un cane che insegnò a un bambino la fedeltà, seguito dall'ultimo Diario di una schiappa. Portatemi a casa!, che comincia a perdere un po' del suo smalto.
Il terzo è, incredibilmente, Cuori di Waffel, ovvero non una novità di quest'anno. E fra i primi dieci compare anche Tutto può cambiare, una bella storia presentata dalla Giunti direttamente in edizione tascabile. E poi, come sempre, anche topi glitterati e guerre stellari in tutte le salse. Ma a Natale è fisiologico. Anche nei libri per i più piccoli vince un libro che non è affatto una novità, Un libro, di Tullet, e poi tanti titoli di Nathalie Choux, pubblicati da Gallucci.
Dunque vince soprattutto il cosiddetto 'catalogo', quell'insieme di titoli, che alcuni librai detestano, che costituiscono l'anima di una libreria: il senso delle scelte, delle selezioni, delle proposte, a prescindere dalla data di pubblicazione, viene messo alla prova e premiato da quei tanti lettori e lettrici che cercano proprio il 'consiglio' del libraio. Vincono i buoni libri, quelli le cui vendite crescono con il passaparola e con il contagio positivo da un lettore a un altro. 

 
Se tutto questo è positivo, vedo però un elemento di criticità, quest'anno, nell'ambito dei libri illustrati, meno capaci, rispetto all'anno passato, di convincere il nostro pubblico: soffrono le seconde prove, da Lindbergh a Mole town, da Mappe a Sottoterra sott'acqua. I libri della coppia Mizielinsky hanno comunque una marcia in più e funzionano efficacemente nel lungo periodo. Nello stesso modo è andato molto bene un altro libro 'vecchio', Zoottica, mentre le pur valide novità di quest'anno si sono attestate su valori non elevatissimi.
Non sono in grado di dire se questa preferenza data alla narrativa, rispetto all'albo illustrato, esprima una tendenza o solo una momentanea distrazione dovuta forse ad un'offerta non abbastanza convincente. Più e più volte abbiamo proposto albi e gli sono stati preferiti altre tipologie di libri.
Anche il vasto mondo dell'editoria per ragazzi sta cambiando: diversi editori della piccola e media editoria, la cui produzione ha letteralmente colmato dei vuoti nella proposta editoriale, sono cresciuti in modo considerevole. Altri si consolidano sempre di più, non potendo più essere considerati editori 'piccoli'. Altri ancora si concentrano su specifiche fasce d'età, con una proposta anche eccessiva. E c'è chi resta inchiodato nella sua posizione 'di nicchia'. Il che è più che legittimo, se non ci fossero poi delle aspettative rispetto alla vendita.
Dunque, una certa stanchezza nei confronti dell'albo illustrato, in un mercato, quello romano, che già non brillava da questo punto di vista.
E se vogliamo parlare di ombre, non posso che chiudere pensando proprio alle librerie romane: come molti e molte sanno, un'intera catena di librerie indipendenti è a rischio di chiusura e quest'eventualità segnerebbe l'ulteriore impoverimento di una 'piazza' già in grande sofferenza. Non ha senso ricordare quante piccole librerie, specializzate o no, hanno già chiuso e come le nuove aperture o la crescita qua e là di alcuni punti vendita non compensi minimamente quello che si è perduto. Roma è una città non molto amica dei libri, non è molto amica dei lettori e delle lettrici, delle biblioteche e dei bibliotecari. Fatico a pensare che possa definirsi amica di bambine e bambini. 
Il declino si vede anche da questo.

Eleonora

lunedì 28 dicembre 2015

FAMMI UNA DOMANDA!


TUTTA UN'ALTRA STORIA


Dopo mesi se non anni piuttosto avari nella produzione di testi dedicati alla Storia, in questo finale d'anno sono emerse diverse novità di rilievo: cominciamo con il nuovo testo di Pommaux insieme a Christophe Ylla-Sommers: Siamo noi la storia è, come dice il titolo, un grande ritratto collettivo che rappresenta sinteticamente la linea del tempo, che congiunge la preistoria a noi, con una sequenza di belle immagini. Si comincia con l'origine di tutto, il big bang, la nascita delle galassie, la formazione del sistema solare e poi la vita sulla terra. 


E poi il grande viaggio che porta dai primi ominidi all'homo sapiens, le sue migrazioni, la vita nella preistoria e così via. La storia dei diversi popoli viene raccontata con estrema sintesi, non trascurando le altre grandi civiltà, oltre quella cresciuta nella mezzaluna fertile. 


Nei limiti di una trattazione per necessità molto sintetica e che attribuisce un ruolo fondamentale all'illustrazione, sono descritti diversi aspetti della vita dei popoli antichi. Ma, con lo scorrere delle pagine e dei secoli, si arriva via via alle diverse epoche storiche, trattate sempre con lo stesso punto di vista, che abbraccia una visione globale della storia del mondo. Il tratto distintivo di questa impostazione è dato dalla capacità di mantenere l'attenzione sullo scorrere del tempo, alternando le puntualizzazioni rispetto al mondo occidentale con quelle che riguardano gli altri popoli. Certamente un approccio che stimola un'infinità di domande, di curiosità, sugli aspetti solo accennati.
E' davvero un bel testo, che finalmente copre un vuoto nella produzione editoriale di carattere divulgativo: a prescindere dai programmi scolastici, i bambini possono farsi un'idea della storia, delle relazioni fra i popoli, della successione di eventi di cui magari hanno sentito parlare. C'è uno stretto legame fra testo e immagine, con la consueta efficacia di Pommaux, eccellente illustratore 'divulgativo', e mi scuso per la definizione molto riduttiva. Con le immagini sa raccontare e descrivere con immediatezza, rendendo ancor più chiaro il testo. 

 
Un'altra novità di rilievo è rappresentata da una nuova collana di Editoriale Scienza, che ha visto per ora due titoli, fra questi Al tempo dei primi uomini, dedicato alla preistoria. Questo testo, di Jean-Baptiste de Panafieu, è, ovviamente, più approfondito del precedente, proprio perché concentrato su un arco temporale più ristretto. Si parte dai primi ominidi per arrivare all'uomo di Neanderthal e all'Homo Sapiens, e se ne descrivono, anche grazie alle immagini di Guillaume Plantevin, l'aspetto fisico, le abilità, la caccia, la religione, le manifestazioni artistiche. 


L'esposizione è agile, le illustrazioni sono arricchite da animazioni e da alette che rendono la lettura ancora più stimolante. Come nei migliori libri di divulgazione, molte informazioni vanno cercate nelle immagini, in quello che nascondono, nei dettagli che descrivono con precisione questo o quell'aspetto della vita dei nostri progenitori. Mi sembra uno dei migliori testi sull'argomento uscito negli ultimi anni, dopo i bei libri di Coppens. Mi auguro che la collana, che vede già pubblicato anche il testo sulla vita nel medioevo, Vivere in un castello, continui, fornendo finalmente ai ragazzi uno strumento di informazione e di approfondimento di sicuro successo.


Entrambi i libri sono indicati per bambine e bambini a partire dagli otto anni.

Eleonora

“Siamo noi la storia”, Y. Pommaux e S. Ylla-Somers, Babalibri 2015
“Al tempo dei primi uomini”, J.B. De Panafieu e G. Plantevin, Editoriale Scienza 2015

giovedì 24 dicembre 2015

ECCEZION FATTA!

BLOG IN PAUSA 
causa 
PANETTONI, BISCOTTI DELL'ALBERO, 
COCCOLE DIFFUSE IN FAMIGLIA 
E MERITATO SILENZIO
(di riposo ancora non ce n'è traccia)

martedì 22 dicembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA GENEROSITA' NON SI INSEGNA 
 
Il Natale più bello, Klaus Kordon, Jasmin Shäfer, (trad. Anna Becchi)
San Paolo Edizioni 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"C'era una volta, tanto tempo fa, un bambino di nome Andreas che viveva in un villaggio molto povero. Soltanto di rado riusciva ad avere la pancia piena e spesso d'inverno gli toccava patire il freddo. E lo stesso valeva per i suoi fratellini, Anna e Paul.
Un giorno, in prossimità del Natale, Andreas decise di esprimere un desiderio, quello di essere più fortunato."

Il vecchio Hinnerk gli suggerisce di scrivere il suo desiderio sulla neve fresca durante la quarta domenica dell'Avvento alle quattro del mattino in punto. Il consiglio ha il tono della magia e al piccolo Andreas le magie fanno paura...
Eppure in quella famosa notte, dopo giorni e settimane di secco, nevica abbondantemente e il piccolo, scivolando nei vestiti, esce a scrivere sulla neve fresca le seguenti parole: PIU' FORTUNA e più in basso firma con il nome ANDREAS.


Arriva la notte di Natale e alla sua porta bussa uno sconosciuto signore che pare abbia tutte le intenzioni di dare ad Andreas un po' della sua fortuna. Un sacchetto per non dover più patire la fame, uno per non patire più il freddo. Sul tavolo però mette anche un terzo sacchetto con l'esplicita condizione che sia utilizzato in un modo soddisfacente per lo sconosciuto. Se così sarà ogni anno lui ritornerà e gli regalerà un sacchetto analogo. Per tutto un anno Andreas ha tempo di pensare come meglio impiegare quel gruzzolo e alla fine la scelta si concentra su un qualcosa che duri nel tempo e quindi sull'acquisto di un fazzolettino di terra da coltivare: patate, rape, bietole e un po' di frumento. 


Allo scadere dell'anno lo sconosciuto torna e considera la scelta di Andreas un passo avanti nelle direzione giusta, ma è ancora poco. Nuove monete e nuova terra, e anche del bestiame. Allo scoccare dell'anno lo sconosciuto, arrivato dal nulla, se ne compiace ma non è ancora abbastanza. Così di anno in anno, i possedimenti della famiglia di Andreas aumentano, ma l'adagio dello sconosciuto non varia. In cerca di consiglio, il piccolo Andreas capisce che la risposta la deve trovare in se stesso. 


E quando una notte gelida vede una bimbetta che è in cerca di qualcosa, ricorda e capisce. Capisce che la fortuna va spartita, altrimenti non sarà mai vera fortuna...

Lontano dalla diffusa e facile retorica che di questi tempi finisce sulle pagine dei libri per bambini a tema natalizio, Il Natale più bello, racconta una grande verità e lo fa al di là della circostanza contingente che ci vorrebbe tutti più bravi e tutti più buoni, almeno per dicembre, ovvero un mese all'anno.
Mettere in condivisione ciò che si ha, separarsi da ciò che si possiede e offrirlo a chi ne ha bisogno è un piacere che va in una direzione opposta e contraria a quello che sembra il comune sentire. In fatto di fortuna, l'essere generosi e inclusivi non è pratica diffusa. Parlarne e scriverne, costruirci sopra un racconto sembra addirittura fuori moda.
Come capita talvolta nella letteratura e nell'illustrazione per ragazzi di matrice tedesca, anche in questo racconto natalizio di Kordon e Shäfer ci si trova di fronte a storie forse un po' troppo didascaliche, ma la cui sostanza, in altre parole il nucleo di senso, è condivisibile, in tutto e per tutto.
Tento di riassumere per sommi capi.
Il bambino è in cerca di fortuna, come esige la più nobile tradizione del romanzo di formazione ottocentesco, e sperimenta, attraverso un lungo processo di elaborazione dei fatti, una via che lo porti ad essere finalmente felice e pacificato con se stesso e con gli altri. E, giustamente, viene lasciato da solo, di fronte alla prova.
La generosità non è qualcosa che si possa insegnare ed è per questo che tutti i saggi della storia si guardano bene dal dare consigli, o suggerire soluzioni e scorciatoie al quel ragazzino in crescita.
Nella vita, l'empatia può essere risolutiva per costruire una buona relazione con l'altro.


Un pezzetto di terra dà agli uomini e alle donne la consapevolezza di esistere e di essere capaci di mettere radici e di non essere, quindi, troppo effimeri...

Carla

lunedì 21 dicembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CATTIVI ANCHE A NATALE

La cena di Natale, Nathalie Dargent, Magali Le Huche   
(trad. Tania Spagnoli)
Edizioni Clichy 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Quell'anno il lupo, la volpe e la donnola decisero di organizzare una cena di Natale. La volpe fu incaricata di rubare la tacchina. Visto che era previdente, si mosse per tempo e scelse la più bella. L'avventura si complicò appena tornò nella sua tana..."



La tacchina rapita, di nome Cesarina, è un osso duro. Uscita dal sacco, si lamenta moltissimo del disordine che regna nella casa dei tre amici e del fatto che un'ospite vada trattata con riguardo... Sebbene lei in effetti non sia un'ospite ma la cena in carne e ossa, fin da subito la volpe, la donnola e il lupo si adeguano alle sue direttive. Puliscono, rassettano, vanno a far provviste. 


E lei? Lei si mette ai fornelli, nel ruolo di cuoca, con lo scopo di mettere se stessa all'ingrasso, per essere una perfetta cena di Natale, grassa al punto giusto. Nel frattempo insegna loro a giocare a canasta, si prende il miglior posto per dormire e comincia a dirigere la complessa operazione dell'addobbo della casa per Natale: agrifoglio, abete, vischio vanno procacciati. Man mano che il Natale si avvicina, i tre sotto l'autorità indiscussa di Cesarina, hanno imparato a far ghirlande e omini di pan di zenzero. E soprattutto hanno imparato che il Natale può essere anche molto divertente.


I giorni passano e sempre meno i tre hanno voglia di cucinare la loro nuova coinquilina che in cucina è assoluta maestra, così quando lei propone una proroga di un altro anno per essere grassa al punto giusto per finire in pentola, sono tutti ben contenti di accettare.
Anno dopo anno, la proroga si rinnova e quei quattro sono i più spensierati e grassi animali del bosco. 


Tutto potrebbe finire in gloria, se non fosse per quel libro di ricette che Cesarina sfoglia con sguardo malevolo proprio all'ultima pagina del libro....niente di buono, questa volta, per volpe, donnola e lupo.
Secondo uno schema ben collaudato in molti libri per bambini non proprio politicamente corretti il beffatore diventa beffato, da carnefice si trasforma vittima, senza neanche accorgersene. E la tacchina Cesarina ha tutte le caratteristiche necessarie per essere una vittima che ribalta il gioco a suo vantaggio: un po' autoritaria, molto autorevole, sicura di sé, piuttosto scaltra, lievemente imbrogliona, costantemente presente a se stessa e un tantino vendicativa....


D'altro canto anche la volpe e gli altri due, non hanno la stoffa dei duri.
Sono goffi, piuttosto remissivi, parecchio ubbidienti, abbastanza ingenui, troppo ridanciani e sommamente gentili...
Questa piccola pièce giocata sull'assurdo, che vede una tacchina autoproclamatasi maestra di vita davanti a dei discepoli che in origine volevano mangiarsela per cena a Natale, è un piccolo meccanismo perfetto.
'Tu non sei mia ospite' protestò la volpe. 'Sei la mia cena di Natale'. 'Un motivo in più! La cena di Natale è importante' replicò la tacchina, con assoluta nonchalance,ma portandosi prudentemente sullo schienale alto della poltrona.
Il gioco è fatto e la sintonia tra testo e illustrazione diventa perfetta.
I denti feroci delle prime pagine scompaiono dietro grandi sorrisi; gli occhi trucidi della volpe al momento della cattura assumono via via un'aria sempre più perplessa. E la tacchina spettinata dal rapimento riconquista immediatamente il suo sangue freddo.
Ciò nonostante -come spesso accade- il disegno, con lo scorrere della storia arricchisce la lettura di ancora molte altre ironie non dichiarate a parole (ne era già esempio il bellissimo Gli invitati, su testo di Bernard Friot?).
E addirittura nel finale, si conquista l'intera scena: solo con un minuscolo particolare dell'ultima figura l'intera vicenda infatti sterza in una direzione del tutto inaspettata, e capovolge il senso dell'intera storia.
E allora brava Magali Le Huche che continua a divertire i suoi lettori e a tenerli vigili e a occhi spalancati durante la lettura delle sue figure.

E bravi quelli di Clichy che non sono buoni neanche a Natale.


Carla

domenica 20 dicembre 2015


BAGELS



Soprattutto a Natale e Capodanno amo fare questi squisiti panini che richiedono un po’ di pazienza per la loro lunga lievitazione e hanno il dono di sparire in un battibaleno, ma sono una vera gioia del palato.
La leggenda popolare dice che siano nati nel 1683 come omaggio di un panettiere di Cracovia al re Jan III Sobieski (che contribuì a salvare Vienna dall'invasione ottomana), ma in realtà la loro esistenza nella cucina ebraica è attestata già nel 1610, quando a Cracovia i bajgiel venivano dati in omaggio alle donne in occasione del parto. La forma ad anello simboleggiava infatti il ciclo della vita e rappresentava un augurio di buona sorte. Anche per questo mi piace prepararli in particolare durante le feste natalizie.
Dalla Polonia i bagels sono stati portati poi in America e si dice che ora a New York si possano mangiare i migliori bagels del mondo. Nel frattempo sono diventati di moda anche nelle nostre città, ma quelli che mi è capitato di provare non sono per niente buoni e sempre molto asciutti.
La mia ricetta, se seguita attentamente nei tempi, è davvero eccezionale e come buon augurio per il nuovo anno ho deciso di spartirla con voi.

Per fare i bagels vi serve:

¼ di latte
60 gr di burro
30 gr di zucchero fine
1 pizzico di sale
1 cubetto di lievito di birra
1 uovo
500 gr di farina 00
1 rosso d’uovo per la spennellatura
semi di sesamo o papavero

Scaldate il latte fino a portarlo quasi a ebollizione. Toglietelo dal fuoco e scioglieteci dentro il burro, lo zucchero e il sale. Mettete poi tutto in una ciotola a raffreddare. Quando sarà tiepido scioglieteci il cubetto di lievito e lasciate riposare finché si formeranno delle bolle.
A questo punto unite l’uovo e poi a poco a poco la farina setacciata e lavorate impastando fino a formare una palla liscia. Mettete a riposare l’impasto coprendolo finché si sarà raddoppiato il suo volume.
A questo punto dividete l’impasto in 30 pezzi e formate sul piano da lavoro infarinato delle ciambelle, che spolvererete un po’ di farina e lascerete lievitare ancora per dieci minuti.
Intanto preriscaldate il forno a 200°. Mettere a bollire una grande pentola d’acqua in cui avrete sciolto due cucchiaiate di zucchero.
Prima di mettere i bagels sulla teglia ricoperta di carta da forno, dovrete infatti farli bollire per circa 20 secondi tirandoli fuori con una schiumarola facendo attenzione a scolarli bene dall’acqua.


Mischiate un rosso d’uovo con qualche goccia d’acqua e spennellateci i bagels che potrete decorare con semi di sesamo oppure di papavero.
Infornateli a metà e cuoceteli per 20 o 30 minuti.
Si farciscono tradizionalmente con salmone affumicato, spalmandoli prima con del formaggio fresco (io uso la robiola che mischio con scalogno e capperi tritati), oppure con pastrami (in mancanza roastbeef) spalmandoli di burro e mettendo sopra anche qualche fettina di cetriolini sott’aceto.
Serviti caldi sono ancora più buoni.

Anna

venerdì 18 dicembre 2015

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


NELLE OSCURITA'



Due libri, belli, che parlano di mondi al riparo della luce del sole, uno di ambientazione notturna, l'altro sotterranea; due libri illustrati, guarda caso, adatti per lettori 'grandi'. Tanto a sottolineare che il libro illustrato non è solo 'cosa da piccoli'.


Cominciamo con Il Regno Invisibile, scritto e illustrato da Rob Ryan, ed è proprio un illustrato per grandi, a dimostrazione di quanto questo format rappresenti un filone molto fertile della produzione editoriale dedicata ai ragazzi.


Veniamo alla storia di questo libro, caratterizzata come dicevo, da un'ambientazione notturna: racconta la solitudine di un giovane erede al trono del paese di non si sa dove. Passa il suo tempo nella reggia, accudito da schiere di servi e occupato dalle severe lezioni del suo precettore. Può, certo, esplorare il palazzo, e nel farlo fa la conoscenza del ciabattino di corte, che vive in un oscuro sotterraneo e conosce le scarpe di ciascun ospite del palazzo. E' lui a regalargli una penna speciale, ad inchiostro invisibile, se non illuminato da una luce speciale.
Con questa penna il principino riempie le pareti della sua camera del disegno di una città immaginaria. Così facendo si imbatte in una botola che consente di salire nella soffitta soprastante: qui c'è una finestra, che dopo non pochi sforzi si apre sulla città vera.


Comincia così l'avventura delle esplorazioni notturne nella città addormentata, alla scoperta dei luoghi e delle persone che la popolano di notte. Notte dopo notte scopre strade, piazze e mestieri, vede la vita vera e arriva al cancello la cui chiave gli è stata consegnata dal padre in punto di morte. In realtà, il messaggio che riceve è quello che tutti i genitori consegnano ai propri figli, nel momento in cui percepiscono l'avvicinarsi della maggiore età. Anche per il Principe si avvicina il momento di salire al trono, ma non è la vita blindata di corte ad attrarre il giovane principe. Compiuti i diciotto anni, è necessario per lui prendere una decisione irrevocabile, dagli esiti imprevedibili.
Queste conseguenze ci verranno raccontate nel prossimo volume, intanto seguiamo il viaggio di un ragazzo alle soglie dell'età adulta, capace di scegliere la propria libertà, rinunciando alla sicurezza di un destino segnato. Il prezzo di tale sicurezza è la cancellazione di ogni altro desiderio, di ogni diversa aspirazione, la lontananza dalla vita delle persone normali. E lui non intende pagarlo.
Appare evidente come questo sia un testo non semplice, che affronta un tema, quello di ciò che ciascuno/a vuol fare della propria vita, che coinvolge bambine e bambini 'grandi', nonostante abbia il sapore di una fiaba.
L'ambientazione notturna, le silhouette dei personaggi stagliate sugli sfondi sono frutto della tecnica del papercut, come in un teatro delle ombre. Tutto si svolge nell'ombra con i colori cupi della notte, delle vite spiate dentro le case, nei forni, o vicino ai lampioni. Fino a che la decisione presa illumina il giorno del giovane Principe.



In Mole Town. La città sotterranea, di Torben Kuhlmann, invece, siamo nel mondo oscuro delle talpe. Il testo, qui, è ridottissimo e a raccontare la nascita e lo sviluppo della città delle talpe pensano le immagini.
Tutto inizia da una singola talpa che arriva in un bel prato verde e ci si insedia, raggiunta a breve da molte altre. Ciascuna costruisce la propria casa, con tutti i comfort, e il prato, o meglio il suolo sovrastante, comincia a riempirsi di tubature e condotte. E si scava, si scava sempre più in profondità. Sulla superficie del prato compaiono comignoli, mentre sotto l'attività continua alacremente. Macchine sempre più grandi scavano gallerie sempre più lunghe e profonde, in cui vivono, come in un formicaio, migliaia di talpe, in case munite di televisioni, telefoni, docce. La vita oscura delle talpe, che vedono ben poco, si riempie di luce artificiale.


Dopo anni e anni di lavoro siffatto, del prato in superficie resta ben poco, se non un rettangolino, ben protetto, un parco naturale a memoria di quello che c'era.


A buon intenditor... Metafora chiarissima del nostro distorto rapporto col mondo naturale, devastato nel nome del progresso, ma protetto, a fatica, in piccole oasi che diventano santuari del ricordo. L'ossessivo lavoro delle talpe è una bella, sintetica rappresentazione di chi produce per produrre, consuma la vita per consumi senza senso, lasciando un piccolo rettangolino verde, qualche oasi dispersa che ancora conserva qualcosa di naturale, per mettersi a posto la coscienza.


A differenza del precedente albo, Lindbergh, qui non si racconta un'avventura, si descrive, con un certo realistico pessimismo, la nostra realtà, rivolgendosi a chi ancora ha la possibilità di cambiarla.
Mettete questi libri sotto l'albero di Natale o nella calza della Befana, vale la pena, per la loro bellezza e per la loro intelligenza, condividerli con i propri figli.

Eleonora

“Il Regno Invisibile”, R. Ryan, L'Ippocampo junior 2015
“Mole town. La città sotterranea”, T. Kuhlmann, Orecchio Acerbo 2015





giovedì 17 dicembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


"È BELLO AVERE UN AMICO COME TE"

Le avventure di Lester e Bob, Ole Könnecke (trad. Alessandra Petrelli)
Beisler 2015

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Questo è Lester.
Lester è molto conosciuto, adorato, un eroe per i bambini.
Lester è proprio un tipo in gamba.
E questo è Bob. Lui è l'amico di Lester.
E questa è la loro storia."

Lester è oca. 


Bob è orso. 



Lester è un leader, Bob un gregario. Lester fa il furbo, Bob fa le torte. Si potrebbe riassumere così la loro amicizia. Un'amicizia solida, costruita sulla differenza.
Si muovono, sempre uno davanti e l'altro dietro con un sorriso beato, il primo, e uno sguardo perplesso, il secondo.
Sei avventure che si svolgono ai margini di un campo da bocce, in una cucina, lungo la strada che li porta alla consegna dei Nobel, nel giardino di Bob, in cielo e su una distesa di neve soffice.


Lester, convinto di essere il migliore, sfida la sorte e si traveste da coccodrillo per prendere parte al torneo di bocce in corso. Purtroppo non calcola che la pioggia laverà via il suo travestimento e che i coccodrilli non prenderanno bene il suo imbroglio. L'inguaribile furbacchione, scappato dai denti aguzzi, cerca di rifarsi a spese di Bob che ha appena sfornato una torta. Questa volta è magnifica ed è di mele. Nonostante Bob sia lì ad esercitarsi per non darne a Lester nemmeno un pezzetto, a fine avventura, si ritrova ad offrigliene tre o quattro fette. D'altronde Lester è reduce dal giro del mondo e appare molto affaticato.


La diversità di Weltanschauung dei due amici emerge prepotente nella terza avventura, quando entrambi hanno intenzione di recarsi alla cerimonia di premiazione dei Nobel. Lester sarà inutilmente maestro di eleganza per Bob, il quale della raffinatezza ha una concezione molto particolare.


Un vero piccolo capolavoro dell'assurdo è la quarta avventura che li vede di nuovo affrontarsi per una torta. Questa volta è squisita ed è al mango.
Gli amici si vedono nel momento del bisogno e Lester e Bob non fanno eccezione. L'uno triste e l'altro allegro, si scambiano di ruolo, indossando l'uno la maschera del sorriso e l'altro quella del cattivo umore. Sarà un grappolo di palloncini a mandare per aria i piani di uno dei due. Talmente per aria che per un po' di tempo si troverà occupato altrove, mentre l'amico cerca di ricordarlo, facendo un pupazzo di neve a sua immagine e somiglianza. E tutto finirà per il meglio intorno a una torta. Questa volta è al cioccolato.

Solo i grandi autori hanno bisogno di poco per raccontare. Ole Könnecke guida la sua penna e tratteggia con quasi nulla il profilo di un'amicizia. E allo stesso modo la racconta con poche frasi che hanno la secchezza di un telegramma. Ma anche con la sapiente efficacia di chi vuole arrivare al cuore della questione senza tanti orpelli.
Tanto per dirne una: l'oca Lester dall'ego esagerato, attraversa la copertina del libro ostentando con lettere cubitali il proprio nome su di un cartello; Bob, orso di grande serenità interiore che rasenta la dabbenaggine, al contrario mostra con molta discrezione il proprio su un cartellino piccolo e in basso.
Ecco che i ruoli sono già configurati e chiari a tutti. Salvo rare eccezioni, Lester ostenta il sorriso della sicurezza che è al limite della spavalderia, mentre Bob, a parte altrettante rare eccezioni, si gira intorno con lo sguardo perplesso. L'ironia sottile sta nel fatto che il primo è un'oca e il secondo un orso, e se ci atteniamo all'evidenza fisica dei due, vediamo smentita nei fatti la spavalderia del primo e l'incertezza del secondo. E ancora, riuscire a raccontare la complessità di relazione che è la 'miccia' che dà il via alla quinta storia - Lester e i buoni consigli - attraverso l'espediente della maschera di circostanza per salvare l'apparenza, va considerato un colpo da maestro.


And last but not least, altrettanto per il piccolo gioiello di teatro dell'assurdo che tanto sarebbe piaciuto a Ionesco o a Beckett, da bambini, racchiuso in poche righe, poche pagine e poche battute tra un Bob che pianta cartelli di difesa contro Lester e un Lester che lo aiuta nel piantarli, totalmente incurante del loro contenuto ostile.


Costruito su piccoli dettagli (ce ne sono moltissimi e tutti molto espressivi), con un tipo di illustrazione semplice e leggibile da tutti, Le avventure di Lester e Bob conferma nel testo breve, icastico e scritto in stampato maiuscolo, la sua destinazione verso un pubblico di lettori in erba. Riprova ne è il fatto che compare nella collana Leggo già, pensata espressamente per i più piccoli che si esercitano nella difficile arte di decodificare segnetti neri su pagine bianche.



Carla

Noterella al margine. Un unico piccolo neo, correggibile in futuro: la disposizione del testo da parte del grafico, considerata anche l'utenza cui è diretto, poteva essere più curata e sensibile alle pause naturali che esistono nella lettura.


mercoledì 16 dicembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UN MOSTRO ESILARANTE


Ancora mostri mangia-bambini, in una storia, breve, assolutamente comica e scritta quasi in rima rimandando a una esilarante lettura ad alta voce. Questa volta abbiamo a che fare con lo Yark, un mostro davvero brutto e cattivissimo, di quelli che popolano le fiabe e che mangiano i bambini, guarda caso, buoni. Non può proprio cibarsi di quelli bricconi o monelli, gli vengono una serie di fastidiosi acciacchi, dal mal di stomaco alla flatulenza, e quindi, da bravo mostro, dirige tutte le sue attenzioni sui bambini buoni, dall'anima candida e i comportamenti irreprensibili. Gli piacciono tenerelli e profumati e prima di papparseli in un sol boccone, ne assapora il profumo d'innocenza. Nelle sue incursioni notturne capita in un faro in cui vive da sola una bambina perfettamente buona, che si affeziona al mostro al primo sguardo.


Anche lei sola, non vede del mostro la bruttezza, ma la condivisione di una triste condizione. Colpito nel profondo del suo animo, lo Yark è travolto da tanto immeritato affetto e fa di tutto per esserne all'altezza.
Ma l'istinto è più forte di lui e per non nuocere alla sua amica del cuore, decide di fuggire in un'isola abitata solo da un nugolo di ragazzini selvaggi che, per nulla intimoriti dalla sua natura bestiale, lo catturano e lo torturano, facendogli mangiare tutte le schifezze possibili. Costretto a ingoiare pezzetti fetidi di bambini perfidi, il mostro teme per la propria vita. Ma l'effetto è esattamente opposto, il crudele trattamento, dopo una notte di sofferenze, lo rende immune e lo Yark si sveglia più forte e più affamato di prima, con l'immaginabile risultato di papparsi tutti, ma proprio tutti, i piccoli selvaggi.


Tornato dalla sua amica e contento di non sentire il bisogno di mangiarsela per colazione, verrà poi convertito, per amore, a una mite dieta vegetariana.
Storia politicamente scorretta, che racconta direttamente la crudeltà dei mostri, che esistono proprio in quanto divoratori di bambini, ha un ritmo sostenutissimo e cadenzato, grazie alle rime, il più delle volte rispettate, dalla bella traduzione di Paola Gallerani; per questo può essere una strepitosa lettura ad alta voce, divertente per i piccoli ascoltatori ma anche per chi legge. L'editore, non a caso, ha voluto allegare al libro il cd con la lettura di Francesco Sangermano. Le illustrazioni seguono bene il racconto, rappresentandoci il nostro Yark brutto come dev'essere, piuttosto spaventoso, con quella sfilza di denti aguzzi e gli artigli affilati, ma non troppo.


Si ride tanto e si gioca con la paura, ma questo grande esorcismo sulle paure dei bambini è rifiutato in coro da mamme e nonne che proprio non riescono ad accettare il comico e il grottesco come terapia salvifica dalle paure, quelle vere.
Lettura esilarante per bambine e bambini coraggiosi, a partire dagli otto anni.

Eleonora

“Lo Yark”, B. Santini e L. Gapaillard, LO Officina Libraria 2015