venerdì 20 febbraio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


PICCOLA

Questa è una rubrica che segnala essenzialmente novità interessanti, tuttavia per una volta voglio fare un'eccezione e segnalo una ristampa: si tratta del testo di Genevieve Brisac, Petite, tradotto e pubblicato dalla Casa Editrice E.Elle nel '95 nella collana Frontiere, con il titolo Piccola e riproposto, nella stessa traduzione di Annamaria Sommariva, dalla Piemme col titolo originale francese.


Dunque è un testo con una lunga storia, la prima edizione francese è del '60, e ha evidentemente qualcosa che lo rende decisamente attuale: parla di anoressia.
La protagonista, Genevieve, detta Nouk, a tredici anni smette di mangiare. Lo fa come per una decisione stabilita e applica il suo piano di progressiva eliminazione del cibo con precisione scientifica, ingannando sistematicamente i familiari.
Applica la simulazione, il vomito controllato, esplora diversi modi di occultare la sua sorda ribellione, ruba nei negozi, rimpinza la sorella minore di dolcetti proibiti, si riempie le tasche di caramelle, mangiate e vomitate anche queste. Provoca i genitori e ne rifiuta l'aiuto.
E' una vera discesa all'inferno quella che Genevieve Brisac descive con minuzia da entomologa, descrivendo stati d'animo, pensieri, ferree regole di vita fatte apposta per distruggerla. Descrive soprattutto l'ossessione mentale legata al corpo, il corpo femminile non ancora adulto, il rifiuto radicale della sessualità, la ricerca della perfezione attraverso la negazione della corporeità.
Tema pesante, testimonianza drammatica e complessa, che mi sembra però essere ancora vivissima: sul corpo delle ragazze, delle bambine si combatte una grande battaglia, sul loro essere quasi donne; un corpo che si vuole perfetto, cristallizzato nel momento della sua massima bellezza e purezza. Già, perché l'ossessione del corpo 'incontaminato', del corpo perfetto non riguarda solo chi, tragicamente, percorre la via del rifiuto del cibo. Ma attraversa le vite di tantissime ragazze, di riflesso da un'immagine sociale che così le vuole.
Se il corpo è il terreno di uno scontro, che rischia di essere mortale, l'altro aspetto chiave è il rapporto madre-figlia, nodo inestricabile, che travalica la consapevolezza e attinge alle reciproche identità.
Di libri che raccontano queste esperienze ne sono stati scritti parecchi, uscirà a breve per Vallardi una testimonianza di una madre coinvolta nella spirale autodistruttiva della figlia.
Ricordo, in particolare, Niente mi basta, di Giusi Quarenghi; ma devo dire che questo libro colpisce: perché è scarno, in certi momenti respingente; perché non concede niente al bisogno di spiegazione, di assoluzione che la lettrice vorrebbe. E' una sorta di specchio, deformato, che ci parla di ossessioni e di paure, di solitudine. Alla fine anche di speranza.
Per questa sua durezza, lo considero un testo adatto a lettrici con più di quattordici anni, anche per la sua complessità, che alterna pagine in prima e in terza persona.
E' però anche un libro 'necessario', proprio per i richiami inquietanti al nostro presente e all'immagine femminile che non è molto diversa da cinquant'anni a questa parte.

Eleonora

“Petite”, G. Brisac, Piemme 2015

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