lunedì 3 agosto 2015

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)

DISEGNARE IL VUOTO

Vazio, Catarina Sobral
Pato Lógico 2014

ILLUSTRATI



Senza parole. Su un fondo di pennellate colorate e macchie, bianca, senza tratti che la caratterizzino, la sagoma di un omino, vestito di tutto punto, con cappello e cappotto, domina la copertina di Vazio.
Quel bianco e questo titolo fanno coppia: il bianco per raccontare il vuoto. Il bianco, così fermo ed uniforme rispetto al resto della copertina fatta di colori in movimento, fa pensare subito a qualcosa che se ne è andato, si è ritagliato fuori, qualcosa che manca: il silenzio, la stasi del vuoto, del niente.
La solitudine.
Bella sfida: disegnare il vuoto. Apriamo il libro e cominciamo a vedere come prende forma il vuoto. Come lo spazio racchiuso in un profilo, la sagoma dell'omino bianco è la nostra guida nella storia, la sua storia di uomo fatto di niente. 


Forse ancora solo ieri l'omino che io chiamo Vazio aveva la sua consistenza, ma ora, davanti allo specchio prima di uscire per la sua passeggiata cerca di disegnarsi, perché di lui è rimasta solo la sagoma. In fila nella sala d'attesa del dottore, lui c'è nel suo bianco, così come c'è il vuoto intorno a noi, ma non essendo visibile, gli altri lo 'occupano'. Lo stesso dottore studia il suo curioso caso di 'sparizione'. 

La spesa di Vazio lentamente sparisce nel nulla, riassorbita dal bianco. Siano fiori di un prato, o colori dei quadri di una mostra, ogni cosa che Vazio incontra diventa parte di lui e poi, nel suo bianco, sparisce. 


Nella fredda giornata di un tardo autunno in cui la pioggia diventa neve, l'animo vuoto di Vazio accoglie in sé tutti gli uccelli per poi liberarli e farli volare verso il caldo. Arriva l'inverno che imbianca tutto, e Vazio diventa invisibile anche a noi, bianco nel bianco (come capitò anche al Cappuccetto di Munari). Al disgelo, a primavera, sulla sua strada di omino solitario, Vazio sembra essere triste della sua invisibilità: la gente non lo vede e non si accorge del suo incedere con la testa bassa.


Avvolto nella sua malinconia, sembra non accorgersi di un'altra anima bianca, Vazia?, che incrocia il suo percorso e che nel vederlo mostra un cuore pulsante...
Ciò che sembrava irrimediabilmente vuoto, silenzioso, bianco ora non lo sarà più...

Catarina Sobral sfida, attraverso il disegno, in assoluto silenzio!, il tema del vuoto. Laddove il vuoto è qui sinonimo di solitudine. Quella solitudine che, almeno una volta nella vita, ci ha reso invisibili agli altri, indifferenti, e ci ha fatto camminare con la testa bassa per le vie di una città. Ci ha fatto sentire insoddisfatti, vuoti, attraversati da molte cose che non si fermano e poi spariscono.
Ma come si può disegnare il vuoto? Attraverso la trasparenza, oppure, come decide la Sobral, attraverso il bianco. Quel bianco che tutti gli altri colori assorbe in sé. E attraverso un immaginario taglio di una sagoma, illudendo il nostro sguardo che davvero Vazio sia qualcosa che 'temporaneamente' è stato ritagliato via, è assente, al momento.
Mi vengono in mente altri illustri tentativi di raccontare l'assenza: penso a una toccante immagine di Ofra Amit che con una silhouette nel libro Bruno, il bambino che imparò a volare (Orecchio acerbo, 2012), racconta la dolorosa mancanza del padre di Bruno Schultz. 


Oppure il bellissimo Gisele de verre di Beatrice Alemagna (Seuil, 2002), bambina azzurra che combatte l'indifferenza del mondo attraverso le sue trasparenze...


A questi aggiungo ora il libro di Catarina Sobral, uno dei pochi che a Bologna mi ha fatto saltare a piè pari sul posto, ovvero nello stand di Pato Lógico sempre così ricco di belle sorprese. Vazio è pieno di raffinate sottigliezze e soluzioni di segno così insolito che, in assenza di parole, aprono strade interpretative originali per ogni lettore.
Io ho, modestamente, dato la mia.



Carla

Noterella al margine. Un grazie di cuore a Maita perché non mi dimentica, a Catarina per il bacio nella dedica, ad André perché pubblica 'certi' libri.
A tutti e tre per il loro cuore pulsante...




Nessun commento:

Posta un commento