mercoledì 30 settembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


I COLORI DI CNEUT


Contemporaneamente a La Voliera d'oro, è uscito, sempre grazie a Topipittori, lo strabiliante libro da colorare di Carll Cneut: Uccelli da disegnare e colorare con Carll Cneut.
Abituati al proliferare dei coloring book, questo libro potrebbe erroneamente passare come uno dei tanti activity book, magari solo un po' più raffinato.


Errore. Sono pochi i testi di questo genere, di cui ho parlato più volte, ad essere qualcosa di più di libri divertenti e stimolanti per quelle bambine e e quei bambini con la passione del disegno. Intanto, non abbiamo disegni perfettamente definiti, le cui campiture vanno rispettate, attività per altro divertente; vediamo piuttosto suggerimenti, indicazioni, che mettono vicino il definito, cioè la parte di disegno realizzata e dipinta, e l'indefinito, proprio quello che ciascuno/a può completare e interpretare a piacimento.


E qui ci si può davvero sbizzarrire, assecondando la ricerca del dettaglio, la definizione attenta degli sguardi, oppure si può percorrere la strada del bozzetto, del disegno accennato, della macchia di colore 'interpretata' e piegata a rappresentare questo o quel volatile.
Infine, la tavolozza di Cneut, fatta di colori brillanti, pastosi, decisi; i contrasti, gli sfondi, ora definiti, ora no. L'artista in erba può decidere di seguire l'indicazione pittorica, ma può anche scegliere dei pastelli, matite acquarellabili, pastelli a olio, matite grasse. Ma, ancora meglio, si possono mescolare le tecniche, cercando di raggiungere quella densità materica propria del lavoro di Cneut.


Ma non finisce qui, come non citare la galleria di pennuti, alcuni ritratti con precisione calligrafica, altri accennati, ma ben riconoscibili, altri ancora divertita sintesi di realtà e immaginazione. E' anche un invito a saper guardare con curiosità e attenzione questo o quell'aspetto del mondo, di vederne il lato estetico, piegandolo anche a rappresentare emozioni e sentimenti umani.


Sono 80 pagine meravigliose, che invitano anche i più restii a cimentarsi con questa voliera immaginaria, piena di uccelli variopinti, buoni e cattivi, assorti o intenti a guardare l'osservatore con occhio indagatore.
Come resistere... 



Consiglio caldamente grandi e piccoli a mettersi alla prova, è davvero un'occasione rara poter dipingere con Cneut, far proprio il suo immaginario, la sua maestria, i suoi colori che 'bucano' la pagina.

Eleonora

Uccelli da disegnare e colorare con Carll Cneut”, C. Cneut, Topipittori





martedì 29 settembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ASPETTARE. CON PAZIENZA

La voliera d'oro, Anna Castagnoli, Carll Cneut
Topipittori 2015


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Girava inquieta tra le sue centouno voliere, ma l'ultima (una voliera d'oro che suo padre l'imperatore le aveva regalato per il suo ultimo compleanno - il decimo) era sempre vuota. 'Ah, servi inetti! Ah, incapaci stupidi servi!' piagnucolava. 'Se solo mi portassero un vero uccello COME-DICO-IO, potrei finalmente riempirla!'"

Si chiama Valentina ed è insopportabile. Viziata, come spesso accade alle figlie di imperatori, incontentabile, piena di scarpe e di cappelli, questa bambina ha una passione per gli uccelli. Ma non si accontenta di passerotti o cardellini, è in cerca di uccelli esotici, forse solo immaginati, uccelli dalle ali di cristallo o dal becco di corallo. I suoi servitori girano in ogni angolo del mondo e cercano, invano, di accontentare ogni suo capriccio ornitologico. Ne va della loro testa. Se Valentina non giudica di suo gradimento il volatile che loro le presentano, ZAC, i servi vengono decapitati. La voliera d'oro, l'ultima da riempire, la più preziosa, aspetta un uccello che la bambina ha solo visto in sogno: l'uccello che parla. La schiera di servi attoniti davanti all'impossibile richiesta si mette in cerca... Arrivano pappagalli, merli indiani ma c'è una bella differenza tra un uccello che ripete e un uccello che parla, e Valentina lo sa bene. Il sangue continua a scorrere e il regno stesso è ormai sull'orlo della rovina, quando un giovane si presenta a lei dicendole che lui sa come accontentarla. 
Le mette tra le mani un ovetto e le dice di aspettare. E lei nell'attesa costruisce un nido di capelli...
 

Come Valentina, abbiamo avuto pazienza e ci siamo messi ad aspettare. Ad aspettare che Carll Cneut finisse i suoi disegni, che De Eenhoorn pubblicasse De Gouden kooi, che Topipittori lo portasse in Italia come La voliera d'oro. In tutto questo lungo tempo, se sintonizzati su Le figure dei libri, ci si poteva tenere aggiornati seguendo, passo per passo, il crescere, lo svilupparsi, il definirsi delle figure e del libro nella sua forma compiuta. Si poteva sapere del clamoroso successo editoriale avuto in Belgio, del sold out in poche settimane e anche di certe curiose coincidenze nelle vite di autrice e illustratore.
Mi capita, fortunatamente di rado, che alcuni libri galleggino sulle superfici di casa - tavoli, sedie, mensole - e non vengano subito 'studiati'. Sembrano aspettare adeguate profondità e originalità di pensiero.
È un po' come se la loro presenza io la valutassi così ingombrante da essere degna di pensieri solo lungamente sedimentati.
La voliera d'oro è uno di questi, perché è decisamente un libro 'ingombrante' e 'ingombrante' è soprattutto il suo illustratore.
Occorreva aspettare. 
E poi, mi sono chiesta, cosa posso dire che non sia già stato detto?


Riconosco Cneut come un maestro assoluto dell'illustrazione e scriverne senza essere eco di pensieri e riflessioni di altri è impresa difficile, se non impossibile.
Siate, quindi, indulgenti.
Il tessuto narrativo su cui Cneut ha lavorato sembra cucito, o dovrei dire ricamato, su di lui. Ad Anna Castagnoli (e modestamente anche a me) non pare possibile che altri avrebbero potuto farlo o farlo meglio.
Con i toni di una fiaba, per crudeltà e per ambientazione, la narrazione è portatrice di un forte contenuto simbolico, è avvolta in un'atmosfera di mistero, di cose non dette.
Perfetta per Cneut.
Anche se nulla è effettivamente magico, come in una fiaba si entra subito in medias res e il finale si perde nella nebbia.
Ideale per Cneut. 


Maestro del bianco sulla pagina,si concentra in un tessuto di uccelli e natura: robusti alberi e arbusti, foglie e fiori di ogni specie che segnano il confine del giardino imperiale. Punteggia qua e là segni di morte, evocatori della malignità di quella principessa insoddisfatta. 
Il resto sono uccelli che escono e entrano e che giocano con i margini del foglio.
Tipico per Cneut.


Protagonisti primari sono gli uccelli, che compaiono in una sorta di texture di diversissimi esemplari che riempiono la pagina o che, singoli, occupano l'intero foglio, un po' finiti un po' solo accennati, un po' veri, un po' immaginati. Altrettanto in primo piano, e altrettanto ritratti in una sorta di intreccio di colori e di incastro di volumi, sono i servi. Essi, al pari degli uccelli, in questo libro sono una categoria figurativa, un unico corpo con molte teste e un'unica espressione di terrore nei loro sguardi. 


Consueto per Cneut.
Solo in un caso, di rara carica emotiva, tre o quattro di loro si permettono di saltare letteralmente fuori dalla legatura centrale della pagina, sfruttandola per ciò che è, ovvero un taglio in una superficie continua, al pari di un sipario chiuso. E da lì corrono nelle due diverse direzioni, in cerca di uccelli.
Solo un maestro come Cneut...
A matita, come in una sorta di non finito (cui corrisponde il non detto del testo), uno sfondo di gabbie vuote. Loro sono anche importanti protagoniste e costituiscono una sorta di griglia dove tutto appoggia.
E poi c'è lei, Valentina,  con cappelli sempre diversi e una malinconia molto nordica negli occhi e tanto disegno alle spalle.
La sua malinconia generata dall'insoddisfazione, sembra essere la prova della sua solitudine che, nonostante tutto, ce la fa amare. Piccola com'è, schiacciata e perduta tra i suoi uccelli.
La malinconia dei personaggi di Cneut.

Calibrato in ogni sua parte, si vede e si sente un lavoro lungo e accurato di pulizia e limatura del testo, anche nei sui esiti grafici, nel contempo modernissimo -ZAC- e antico.
La perfetta armonia tra testo e figura lo rende un libro che ha il carattere di un traguardo raggiunto.

Carla

Noterella al margine. Prendo come regalo di compleanno l'averne, spero, saputo scrivere.


lunedì 28 settembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


NEL REGNO DELLE FATE


Il favoloso libro di Perle, pubblicato da Mondadori, segna il ritorno di Timothée de Fombelle, autore dei romanzi dedicati a Tobia e a Vango. Cambia l'editore, la San Paolo perde una delle sue acquisizioni più importanti, non cambia lo stile inconfondibile dell'autore francese, che affianca il realismo della ricostruzione storica all'impalpabile dimensione di mondi fantastici.
Questa è una storia d'amore, bella e intensamente poetica come quella raccontata da François Place in Il segreto di Orbae. Dunque non una storia zuccherosa e consolatoria, ma la descrizione di quel sentimento per il quale il prima e il dopo sono incommensurabili.
Siamo nel mondo in cui vivono fate e maghi, reami fantastici, re viaggiatori e regine fedeli. In uno di questi regni nasce, figlio di re, Ilian, odiato dal fratello che lo crede responsabile della morte della madre. Ilian vive in un mondo isolato, protetto da un vecchio servitore e dalla magia di una fata, Olia; un giorno, durante le sue peregrinazioni, la incontra e da quel momento i due sono legati da un sentimento insopprimibile e da un destino comune: la fuga.
Entrambi catturati, trovano una piccolissima possibilità di salvezza nel tuffo nel mondo reale, nel nostro mondo, in cui entrambi si incarnano in due giovani francesi. Ilian diviene il figlio 'adottivo' dei signori Perle, proprietari di una rinomata pasticceria; Olia ne segue le tracce e si trasforma, lei eternamente giovane, in ballerina, aiutante di una anziana signora e ancora mille volte, seguendo sempre le tracce del suo amato, che nel frattempo è andato in guerra, la seconda guerra mondiale. Qui Ilian ritrova i segni della presenza di lei e comincia la sua caccia disperata alla ricerca di qualcosa di indefinibile e sfuggente. Accumula prove e le raccoglie dentro scatole, valigie, bauli. Passa il tempo e incontra un ragazzino, l'io narrante della storia, che si è perso in un bosco, lo accoglie, ma non gli racconta la propria storia.
Proprio quel ragazzo, divenuto grande, sarà il testimone di questa vicenda strana e meravigliosa, ricostruendone i frammenti, raccogliendo brandelli di testimonianze, guardando vecchie foto. La sua ricerca, conclusa in un giorno assolato d'estate, e il libro che ne scriverà, sarà il mezzo che consente ai due, che si sono realmente incontrati solo una volta, di tornare nel loro mondo ridando corpo e realtà ad un amore fatato.
E' il fatto che qualcuno ci creda a rendere possibile la vita dell'altro mondo, il mondo fantastico, il mondo dell'infanzia denso di grandi passioni, di grandi avventure e di quella magia che nel mondo reale non ha spazio, ma che possiamo immaginare esprimersi con tutta la sua potenza nel mondo di maghi e fate.
De Fombelle termina il libro con una citazione di Barrie:
Ogni volta che qualcuno dice' Io non credo alle fiabe',
da qualche parte una fata muore
ed è un omaggio al mondo dell'infanzia e alla sua espressione letteraria, un caldo invito a non relegarlo nei confini angusti di una breve stagione della vita. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una riflessione su questo tema, una forte sottolineatura sul potere immenso dell'immaginazione.
E poi, una storia d'amore, che, come dicevo, ha il respiro profondo del romanzo di Place e descrive un sentimento non riducibile al batticuore adolescenziale. Parla a tutte e tutti quelli che almeno una volta nella vita sono stati capaci di uscire da se stessi per amore di qualcuno, cui poter dedicare la vita. Nel romanzo di Place la protagonista è capace di modificare il mondo per salvare l'amato, in quello di de Fombelle i due giovani impiegano una vita intera, attraversando i mondi del possibile e dell'impossibile, per ritrovarsi.
Che dire, un grande romanzo, una storia impegnativa che metterà alla prova le giovani lettrici e i giovani lettori, li costringerà a molti passi indietro, a riletture, a domande che solo alla fine trovano un senso; una struttura complessa, con innumerevoli passaggi di tempo e di luogo, che richiede un lettore e una lettrice attenti e pazienti; una lettura impegnativa, dunque, ma che merita in pieno lo sforzo di affrontarla.

Eleonora

“Il favoloso libro di Perle”, T. de Fombelle, traduzione di M. Bastanzetti, copertina di M. Di Giorgio, Mondadori 2015



sabato 26 settembre 2015

FAGOTTINI RIPIENI
 
Eccomi di nuovo qui a lodare le doti della pasta sfoglia e delle infinite preparazioni a cui si presta.
Lo spunto è ancora una volta venuto da ricette trovate in rete e in particolare sull'ormai molto citata app Piccole Ricette. Là la ricetta compare come 'Mini Galette des Roi', versione mono porzione derivata dalla torta frangipane. Sia l'aspetto che gli ingredienti mi hanno invogliato a provare a cucinarle, ma dato che non sono mai molto fedele alle ricette, strada facendo ho apportato alcune piccole modifiche funzionali che vi spiego nel testo della ricetta.
Se invece volete seguire la ricetta originale la trovate qui.


 
Ingredienti
1 foglio di pasta sfoglia rettangolare
1 uovo medio
40 gr burro
40 gr zucchero semolato
60 gr mandorle con la pellicina
40 gr farina di riso
un goccio di latte
sale

In una ciotola lavorare il burro a temperatura ambiente con lo zucchero fino ad ottenere una crema omogenea. Dato che la quantità è minima lo potete fare tranquillamente a mano con un cucchiaio di legno.
Aggiungete l'uovo (tenendone da parte una piccola parte per spennellare la pasta) e, a seguire, la farina di riso.
La ricetta prevedeva che le mandorle fossero anche loro sotto forma di farina, ma la farina di mandorle non è facile da trovare e normalmente viene venduta in confezioni da almeno 250 gr, e se non viene usata in breve tempo tende ad irrancidire.
L'ho perciò sostituita con mandole intere che ho tritato finemente, per quanto possibile, con il mixer. Sicuramente questa modifica ha reso più rustica la grana della crema, ma le bucce hanno anche aggiunto un retrogusto un po' amarognolo che ha reso più interessante il tutto.
Detto questo, unite per ultime le mandorle tritate e un pizzico di sale, mescolate molto bene, coprite con una pellicola e lasciate riposare in frigorifero per una mezz'ora.
La seconda variante riguarda la forma e la dimensione dei nostri fagottini, che nella ricetta erano 6 e tondi.
Non volendo però ritrovarmi con degli sfridi di pasta e volendo realizzare dei dolcetti più piccoli ho tagliato il foglio rettangolare di sfoglia in 12 rettangoli (tenendo il foglio orizzontale, con il primo taglio orizzontale a metà del lato corto, ho ricavato due pezzi lunghi che ho poi diviso in 6 parti ciascuno).
Con l'uovo che avete tenuto da parte, a cui avrete aggiunto un goccio di latte, spennellate i bordi di ogni rettangolino. Ponete poi un cucchiaio abbondante di crema in una metà, in modo da poter piegarvi sopra la parte restante a chiusura del fagottino. Premete bene con il dito i tre bordi da saldare e, con uno stuzzicadenti, decorate la parte superiore praticando dei piccoli solchi (attenzione a non forare la pasta), diritti o ondulati, semplici o incrociati, a vostro piacimento.

Spennellate con l'uovo e latte rimasto anche la superficie e infornate a 200° per circa 20 minuti, fino a che la superficie è dorata.

Lasciate raffreddare e gustate.


Gabriella

giovedì 24 settembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


COME SEI BRAVA, ALICE.  
 Il cane e la luna, Alice Barberini
Orecchio acerbo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Come sei bella, luna."

Sotto il tendone di un piccolo circo di tanti anni fa c'è un cagnetto vestito da Pierrot che si esibisce ogni sera. Sa camminare su due zampe, addirittura in equilibrio su una palla. E attraversa la pista tra le risate degli spettatori e dei pagliacci che lo circondano. 


Il cane acrobata, mentre tiene una pallina in equilibrio sul naso, con gli occhi guarda la grande luna di cartapesta che pende dal soffitto del tendone. Come sei bella, luna. I piccoli circhi si spostano spesso, così l'indomani anche questo deve smontare e nel trambusto la luna di cartapesta cade e si rompe su un lato. 


Il direttore la considera ormai inservibile, da buttare. Il cagnetto non ci pensa due volte e la carica sul suo carretto e a fatica se la trascina nella sua fuga dal circo per le vie di Parigi. Stanco, affamato, infreddolito e triste il cane resta accanto alla sua luna e si accoccola sul marciapiede.


Fa una gran pena, così solo. Ed è proprio così che lo vede un bambino. I loro sguardi si incrociano ed è subito amore. La luna, invece, resta lì appoggiata mentre il bambino porta via con sé cane e carretto.
Ma anche per quella strana faccia di cartapesta il destino ha riservato un incontro indimenticabile, proprio come accade... in certi film.

Questa storia è sottile come un filo e lieve come un palloncino. E' una storia con pochissime parole, e pochissimi colori. Bianco, nero, tanto grigio e rosso.


Raccontato con lo stesso ritmo di un film muto, ovvero con un sacco di 'salti' tra una scena e l'altra, con il medesimo stile nelle inquadrature, Il Cane e la luna è un libro magnetico: il bianco e nero cattura lo sguardo verso il dettaglio e verso la visione d'insieme in una buffa alternanza. Certe pagine sono completamente dedicate a piccole porzioni dello scenario, l'insegna, piuttosto che una porta o le pieghe del tendone, i primissimi piani del cane. E queste si alternano a immagine collettive, come il pubblico dello spettacolo, o le visuali a volo d'uccello sui tetti di Parigi. La tecnica della grafite, lenta e rasente la perfezione dell'iperrealismo nei dettagli, in Alice Barberini assume però un tono ulteriore che, accanto all'innegabile maestria tecnica, la scalda e la rende poetica.

 
Questo fa la differenza nei suoi disegni.
In questo libro tutto è pervaso da un forte senso poetico. A partire dalla storia di un amore impossibile perché non corrisposto fino ad arrivare alla struggente separazione dei destini dei due protagonisti.
Tutto diventa poesia: anche nel finale quando ogni cosa va a ricomporsi, e luna e cane si ricongiungono per il tempo breve di un film, dopo che entrambi hanno trovato il proprio posto nel mondo. 


Ecco, allora che si dimostra che ciò che tocca Alice Barberini si tramuta in poesia e va diritto al cuore. Inevitabilmente.


Gennaio 2012. Da soli 11 giorni facevo parte della squadra di OA, e mi tremavano i polsi ogni pomeriggio che arrivavo in casa editrice e accendevo il mio computer. Quel freddo e tardo pomeriggio di gennaio, non lo posso dimenticare. Arrivò una mail timida che si intitolava così: Occorre un orecchio acerbo!
Le prime parole che lessi erano queste: Gentile Editore,
mi chiamo Alice Barberini e sono un'illustratrice. Sto cercando un Orecchio Acerbo a cui proporre il mio progetto...e poi seguivano dei disegni: pura poesia che arrivava al cuore. Entrambi, mail e disegni, 'precipitarono' nelle mani giuste.
Il resto è storia. Storia di un fortunato incontro tra un editore e una giovane illustratrice.
Io non so distinguere se dipenda dal fatto che ero presente alla sua 'nascita' in senso professionale o dal fatto che lei abbia disegnato, del tutto inconsapevolmente, il mio canetto (ma, credo, anche quello di molti altri) dallo sguardo languido e dalle grandi orecchie, ma io ogni volta che prendo in mano Il cane e la luna mi intenerisco e penso, parafrasando il cane, come sei brava, alice.
Provare per credere.

Carla

Noterella al margine. Per Picturebook Makers un bel racconto di Alice riguardo al suo rapporto con un libro che nasce, con le sue instancabili matite, con il silenzio delle parole e con il cinema dei primordi...

mercoledì 23 settembre 2015

FAMMI UNA DOMANDA!


LA TERRA AL LAVORO


E' una grande ambizione, quella di spiegare tutto quello che succede sul nostro pianeta accennando alla biosfera, alle condizioni climatiche, ai sommovimenti della crosta terrestre. Ci prova Editoriale Scienza con un libro del ceco Tomàs Tuma, autore di testi e illustrazioni.
L'impostazione grafica prevede grandi tavole sinottiche, in cui gli argomenti si accennano in testi brevissimi, poco più di titoli con brevi spiegazioni a seguire. Ogni argomento, piante, clima, crosta terrestre, animali, viene affrontato anche in pagine doppie, di grande formato, in cui compare la mappa dei continenti e la relativa localizzazione delle tematiche affrontate nei diversi punti. Qui sono presenti anche degli approfondimenti, a carattere episodico, diremmo a spot.


Gli spunti sono moltissimi, dato che ciascun argomento è sostanzialmente solo introdotto e non sviluppato e il grande pregio sta nel mettere sott'occhio un grande mix di problematiche, lasciando all'iniziativa del lettore la possibilità di approfondire uno o l'altro di questi argomenti.
Ho l'impressione che questo approccio sia in sintonia con le modalità di comunicazione ora maggiormente adottate dai giovanissimi, ostili ai testi lunghi e alle descrizioni analitiche e amanti della comunicazione sintetica, in primo luogo visuale. Prevale il colpo d'occhio, l'intuizione eidetica rispetto alla spiegazione più o meno approfondita. Non a caso le illustrazioni in questo libro, dal titolo promettente Come funziona il mondo, sono indispensabili alla effettiva comprensione del testo. Questo approccio informale consente di introdurre termini e argomenti difficili, di affrontare problematiche complesse con grande sintesi.
Si parla di riscaldamento globale, e quindi di produzione di diossido di carbonio, ovver CO2, di monsoni e di boe ondametriche, di doline e di gommalacca.


Insomma, estrema serietà e curiosità mescolate insieme con un filo conduttore, quello delle tematiche ambientali, che giustamente hanno maggiore rilevanza nella trattazione.
Se l'importanza dell'aspetto visivo potrebbe far pensare a lettori e lettrici più piccoli, in realtà gli argomenti e il loro possibile approfondimento richiedono un'età che parta dagli otto anni. L'uso migliore dovrebbe prevedere la presenza attiva e paziente di adulti disposti a consultare altri testi, non necessariamente Wikipedia, per rispondere alle necessarie richieste di approfondimento. 
Anche questo è un modo di condividere la lettura, di mostrare concretamente tutti i segreti sul mondo che un libro può contenere.

Eleonora

“Come funziona il mondo”, T. Tuma, Editoriale Scienza 2015


lunedì 21 settembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


FUOCHI D'ARTIFICIO NELLA TESTA

Storie di quadri (a testa in giù), Bernard Friot
Il Castoro 2015

NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"Sala 3, Loubna si ferma sempre davanti al Cavaliere sorridente. Non a lungo, solo qualche decina di secondi perché ha il tempo contato. La sua tabella di marcia prescrive nove minuti esatti per pulire il pavimento, le maniglie delle porte e i telai delle finestre. il resto non deve toccarlo. Si ferma davanti al cavaliere e lo saluta con un cenno del capo. E lui, a modo suo, risponde. In questo modo inizia una conversazione muta..."

Tra il Cavaliere di Frans Hals e la ragazza che fa le pulizie in una sala della Wallace Collection di Londra parte un dialogo silenzioso, ma affettuoso come potrebbe essere quello tra un signore maturo, un vecchio zio, e una ragazzina, una nipotina. Lei ha un pensiero in testa: è al suo primo appuntamento con un ragazzo ed è incerta. Non sa se crederci a questo amore che sta nascendo e, come avrebbe fatto con una persona più matura e con più esperienza della vita di quanta ne abbia lei, le viene spontaneo rivolgersi al Cavaliere per un consiglio...
La risposta dell'uomo è in quel sorriso che, a lei pare, oggi sembra più ammiccante di sempre.
Questa è una delle trentasei prodigiose storie che Bernard Friot immagina legate ad altrettante opere d'arte. Da un frammento di pittura murale della Villa di Giulia Felice, ora al Louvre, alle scarpe di Antoni Tàpies, passando dallo studio di Leonardo per una mano sinistra, per arrivare a Chagall, Ensor e Mirò, Ghirlandaio, Schiele, Arcimboldo e, naturalmente, Picasso.


Una galleria di immagini importanti, ma mai fruste (siamo lontani dagli angioletti di Raffaello o dai Nottambuli di Hopper), che si susseguono sempre diverse per epoca, tecnica realizzativa, soggetto raffigurato.
Dall'affresco murale di I secolo si salta alla pittura densa del Barocco olandese, ai segni rapidi dell'informale di Tapies succede un ritratto di Domenico Ghirlandaio. Gioia per gli occhi e fuochi d'artificio nella testa. Tenendo in mano la mappa che ci viene fornita al principio di questa nostra visita, ci aggiriamo in un museo virtuale allestito per dissonanze, per salti logici, per stupori continui.


Come un collezionista decisamente imprevedibile, colto e curioso, Bernard Friot ci invita nella sua personale pinacoteca, frutto di una selezione dettata dal cuore. E mentre non finiamo di stupirci a ogni giro di pagina, non potendo immaginare chi stia per arrivare, sentiamo una narrazione che dà voce a una altrettanto varia e imprevedibile galleria di dialoghi, monologhi, poesie, riflessioni, lettere...
Ma qui entriamo in contatto con l'immaginazione di Friot e quindi lo stupore e la meraviglia del lettore si moltiplicano all'ennesima potenza.
Una magistrale prova d'autore che lo vede scegliere, con la fine sensibilità che gli è propria, tra registri sempre diversi. E con assoluta nonchalance. Ecco a voi uno scrittore di classe che usa stili e registri di volta in volta differenti, come farebbe un artista, utilizzando acquerelli, piuttosto che olio, sanguigna piuttosto che tempera...


E così Friot scrive una lettera come se fosse una fanciulla innamorata nella Francia dei Lumi che frettolosa scrive al fratello lontano, oppure un dialogo serrato tra un padre poco paziente e una bimbetta di tre o quattro anni, sul senso della morte, di fronte a tre capolavori di Picasso.
E lo fa, ripeto, con totale padronanza. Le riflessioni della modella annoiata che diventano addirittura un calligramma mettono a fuoco un ulteriore merito di questo libro: la cura grafica, che non ha sbavature o ridondanze. Efficace e intelligente.
Ma la cosa che io reputo migliore è ritrovare ancora una volta il Friot 'alto' che mi commuove, nel suo raccontare storie in cui mi riconosco, in cui l'umanità si riconosce: il microscopico che si alterna al gigantesco.
Una donna al mercato indecisa nella scelta di un cestino di fragole da offrire al nipote, o la preghiera ipocrita di due ipocriti, o la lenta presa di coscienza di una donna che si crede brutta, in un mondo di brutti...o ancora il dialogo struggente tra una madre e una figlia di fronte alla fatalità di un destino di morte.
E alla commozione si alterna lo stupore che generano le storie costruite sull'assurdo, altro genere in cui Friot eccelle: una per tutte, Sorpresa, dove il signore e la signora Rasmussen dialogano con l'ometto calvo sbucato dal terreno del loro giardino. 


Alla fine l'ometto se ne andò. Uscì dal cancello
del giardino e sparì all'angolo della strada.
"È un sognatore",
disse la signora Rasmussen.
"Un alcolizzato"
replicò il signor Rasmussen.
Si guardarono sorridendo. Poi la signora Rasmussen
aprì le braccia, le agitò vigorosamente e volò via. Andò ad
appollaiarsi sul tetto della casa di fronte...

Nel mio cuore, la signora Rasmussen soggiorna accanto alla signora Meier di Erlbruch. Ed è un posto d'onore, sappiatelo.
Geniale.


Carla
Noterella al margine. Questo libro è un pozzo di bellissime idee (io ho cercato di elencarne solo alcune) e andrebbe utilizzato con libro di testo nelle scuole, non ultimo per la sua insolita vicenda traduttiva.
Scopritela da voi. Io ho scritto già parecchio...

giovedì 17 settembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ESSERE O NON ESSERE....COCCODRILLO

Guji-Guji, Chih-Yuan Chen (testo italiano a cura di Alfredo Stoppa)
Bohem Press 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Mamma Anatra insegnava ai suoi quattro anatroccoli come si nuota, come ci si tuffa... e come si incede con elegante dondolio.
Guji Guji imparava più in fretta dei fratelli. Era di gran lunga il più grosso e il più forte!"


L'uovo di Guji Guji rotolò dal pendio in un nido di anatra. Mamma Anatra non se ne accorse perché era intenta a leggere, così ai suoi tre ovetti si aggiunse questo uovo gigante e marroncino. Quando le uova si schiusero Mamma anatra diede un nome ai suoi piccoli e quando vide quell'anatroccolo così stravagante lo chiamò Guji Guji che era esattamente il verso che faceva quel piccolino.
Per Mamma e piccolini, il 'pulcino' diverso è uno della famiglia a tutti gli affetti, nonostante il suo aspetto indiscutibilmente da coccodrillo. E proprio una banda di coccodrilli - coccodrilli bulli - lo avvicina per informarlo del fatto che lui non è affatto un anatroccolo, anche se cammina come un'anatra, ma un coccodrillo, un coccodrillo feroce. E come tale si deve comportare. 

Non importa se Guji Guji pensa di essere tutt'altro, loro vogliono che lui tenda una trappola alla sua famiglia adottiva in modo che essa si trasformi nel loro succulento pasto.
Mentre c'è chi si affila i denti, altri escogitano un piano infallibile, perché di essere coccodrillo feroce proprio non se ne parla...


Non esattamente una novità, quella di raccontare la storia di un uovo che arriva da 'altrove' e che, crescendo, si conferma formalmente diverso dal resto della nidiata. Il capostipite è il bel cigno di Andersen, ancora più sfortunato di Guji Guji che, almeno, ha fratelli e mamma adottiva molto affettuosi. Viene in mente il bellissimo L'elefante non dimentica! (Corraini, 2007) di Anushka Ravishankar (Corraini, 2007), o Lo strano uovo (scritto e illustrato da Emily Gravett, Valentina 2011 ) ancora il recentissimo La gallina che aveva il mal di denti (Clichy, 2014) di Bénédicte Guettier, dove la situazione di partenza e quella conclusiva si discostano di pochissimo dal nuovo libro di Chih-Yuan Chen.
I due noccioli di senso, quello che ci fa dire che ognuno ha diritto di essere ciò che si sente e che l'amore va al di là di ogni differenza, possono e debbono diventare argomento di riflessione anche tra i più piccoli. Spesso leggendo pubblicamente L'elefante non dimentica! ho posto la questione, esattamente analoga a quella dell'anadrillo Guji Guji, per avere una risposta dai bambini. E questa è arrivata puntualmente e altrettanto puntualmente vedeva diviso a metà l'uditorio. Chissà cosa risponderebbero sentendo la faccenda di Guji Guji e del bivio di fronte a cui si trova.

Di certo condividerebbero il suo piano che ricorda quello del coccodrillo adottato dalla gallina con il mal di denti che tanto ci ha fatto ridere l'anno scorso.
Ma se il testo, così scorrevole e musicale grazie al talento di Alfredo Stoppa, non mi pare oggi tanto originale, sebbene cronologicamente anteriore a tutti gli altri visto che è stato pubblicato per la prima volta nel 2003, ma al contrario trovo imperdibili le immagini. A partire dallo stesso Guji Guji che gira tutto il tempo con un anatrina di legno giocattolo, dai suoi fratelli anatroccoli con livree che ricordano pigiamini piuttosto che piume. Belli e inquietanti i musi e gli artigli dei crudeli coccodrilli con quel turchese inaspettato. E poi c'è così tanto nero, che si contrappone ed esalta le piccole pennellate di colori vivaci. Bello!


Nel 2005 il libro, pluripremiato anche in seguito, è stato uno dei 10 migliori libri secondo la prestigiosa classifica del New York Times.
Bene ha fatto Bohem Press a pubblicarlo anche per i bambini in Italia.

Carla

mercoledì 16 settembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


GUIDA ILLUSTRATA PER CANI


Come può un cane essere felice? In primo luogo deve cercarsi un padrone e poiché sembrano tutti uguali, bisogna cercare con attenzione quello giusto. La seconda cosa, in ordine temporale e di importanza, è cercarsi la cuccia giusta, la più comoda possibile, per quanto possa risultare improbabile.
Poi bisognerà imparare le buone maniere dimostrandosi affettuosi con il proprio amico umano e con gli ospiti; seguono ancora molti buoni consigli per una felice convivenza, nonché trucchi e sotterfugi per ottenere con facilità ciò che si vuole.
Il tutto, si sarà capito, dal punto di vista canino, con il naturale sovvertimento che ne deriva, facendo ben intendere che noi umani, avvolti nella nostra presunzione, siamo spesso abbindolati dai nostri compagni a quattro zampe.


Non è certo il primo libro che racconta il vasto mondo delle relazioni fra cani e bambini dal punto di vista del canide, e per chi ha qualche dimestichezza con questo argomento è di solito un approccio esilarante, che fa leva su quello che noi, bambini compresi, già sappiamo: quanto siamo 'fessi' di fronte ai nostri cani e quanto ci piace esserlo.
Il breve manuale illustrato della Williamson, Vita da cane o, ancor meglio nell'originale inglese, How to be a dog, funziona per la sua semplicità e per l'assenza di eccessive pretese. Non retro pensieri o messaggi nascosti, solo la divertita e affettuosa descrizione di una relazione che ci accompagna dalla notte dei tempi, descritta ad altezza bambino, sottolineando quella straordinaria complicità che corre fra animale e cucciolo d'uomo, che condividono la stessa antipatia per le regole, in qualunque forma si presentino. Certo, qualche compromesso va fatto, ma sempre in attesa di quel momento magico in cui si può sguazzare nel fango, mangiare di nascosto gli avanzi della torta, giocare sotto il tavolo.


Si tratta, quindi, di una divertente lettura per giovanissimi/e cinofili, a partire dai cinque anni, allietata dalle ironiche illustrazioni che esplicitano il gusto del ribaltamento.


La Williamson è una giovane illustratrice passata recentemente dal design di moda all'illustrazione per bambini. Qui il suo sito.


Eleonora

Vita da cane”, J. Williamson, Nord-Sud 2015