venerdì 29 luglio 2016

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


CONDIVISIONE CULINARIA


Un frigorifero vuoto rappresenta una realtà disdicevole, antipatica, originata dalla povertà come dalla distrazione o dall'assenza di tempo per il troppo lavoro. Per Gaetan Dorémus è l'occasione per raccontare il concetto della condivisione.

 
E' la fine della giornata, per alcuni è stata una faticosa giornata lavorativa, per altri una normale giornata passata in famiglia. Se si guarda ad un qualsiasi condominio, verso sera si vedono rientrare le persone, chi da un giro in bicicletta, chi da un giorno passato a suonare sui marciapiedi della città. Ma se in quella giornata particolare, nessuno ha pensato a fare la spesa e c'è poco o nulla nella dispensa e nel frigo, il problema è davvero grande, quando ci si mette a preparare la cena. Andrei, il suonatore, che dorme nel sottoscala, ha solo tre carote.
E' davvero troppo poco! Allora sale un piano di scale e bussa alla porta di Nabil, che purtroppo ha solo due uova e un pezzo di formaggio. Insieme salgono un altro piano e bussano alla porta di Lucie e Sandro, con relativi figli: hanno solo un peperone e un po' d'erba cipollina. Si sale tutti insieme un altro piano, da Claire, che però ha qualche pomodoro. L'ultima speranza è al piano ancora superiore, dove abita Rosine. Lei riesce a trovare un po' di farina, di burro e di latte. Indovinate. Rosine ha l'idea geniale e si mette subito all'opera per cucinare una bella quiche, capace di sfamare tutti quanti.



Anche i vicini, negli altri condomini, vedono la bella tavolata a casa di Rosine e vengono contagiati dall'idea: mangiare tutti insieme, condividendo quel che si ha, aggiunge un po' di allegria al normale desinare. Ma è come un contagio: non c'è piazza, non c'è strada che non veda allegre tavolate, imbandite con quel che c'è, e non è poco. Sono tutti così entusiasti che non sanno come tornare al normale tran tran. Così il giorno dopo, Andrei si ritrova con tre carote e Nabil...
Come ben racconta Frigo vide, di Gaetan Dorémus, pubblicato da Seuil Jeunesse nel 2009 , un frigo vuoto può essere un punto di partenza, l'occasione per ripensare quel gesto quotidiano che è il sedersi a tavola per mangiare. Tanti che hanno poco, mettendosi insieme riescono a raggiungere un risultato importante per tutti. Non solo mettere in tavola un bel piatto saporito e nutriente, ma condividere un momento cruciale della giornata. Questo bell'illustrato, per niente eclatante nello stile illustrativo, non mette tanto l'accento sulla povertà e sulla solidarietà, quanto sull'osservazione che la condivisione, per quanto si sia diversi, migliora la vita, permette di moltiplicare le risorse e consente di riscoprire il lato umano in ciascuno di noi. 



Se tutti viviamo con un'etichetta stampata in fronte, siamo impiegati, o maestre, o studenti o pubbliche lettrici, ma quando ci mettiamo a tavola tutti insieme, lasciando fuori dalla porta il nostro ruolo sociale, ridiventiamo persone.
Restare umani, bello slogan, più che mai attuale e in controtendenza rispetto al clima di sospetto e di paura che inevitabilmente avanza.
L'illustrazione, quasi un fumetto, asseconda la storia con pochi colori, uno sfondo neutro e un disegno delicatamente ironico che ci consegna l'intimità delle case di tutti personaggi. Alla fine, è lo stare insieme che riempie la pagina di colori diversi, come diverse sono le persone.
L'albo, premiato a Bologna nel 2015, verrà pubblicato in Italia nel prossimo autunno, grazie all'intelligente iniziativa dell'editore Terre di mezzo. E' una lettura divertente, riflessiva, che può fornire spunti importanti anche in classe, per giovani lettori e lettrici a partire dai sei anni.

Eleonora

Frigo vide”, g. Dorémus, Seuil Jeunesse 2009



 l book trailer in inglese

mercoledì 27 luglio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CORAGGIO DI ESSER FASTIDIOSI

Il pesce pappagallo, Amanda Sthers, Magali Le Huche
(trad. IIIL liceo Macchiavelli Firenze)


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'La smetti di ripetere tutto quello che diciamo?'
'La smetti di ripetere tutto quello che diciamo?', ripeté il pesce pappagallo.
'Guarda che ti spezzo le pinne!'
'Guarda che ti spezzo le pinne!', ripeté il pesce, nonostante la fifa. Poi fuggì lontano, inseguito dallo sgombro che lo spingeva verso gli abissi più profondi e spaventosi del mare."

Cometichiami è un pesce pappagallo piuttosto fastidioso perché ha l'abitudine di ripetere tutto ciò che sente. Nel dettaglio, ha appena ripetuto la dichiarazione d'amore di una sogliola a uno sgombro e quest'ultimo, per nulla interessato al piattume della sogliola, decide invece di inseguire e cacciare nelle profondità del mare il piccolo pesce pappagallo.

 
Qui dove l'acqua è scura, avviene l'incontro fatale con uno squalo che, alla terza frase ripetuta dal pesce pappagallo, si limita ad ingoiarlo. Il problema è che il pesce pappagallo, sopravvissuto, dallo stomaco del pescecane continua a ripetere ciò che sente, ma non soddisfatto, decide di aggiungere piccole frasette ironiche in rima. 
 
Chi è che ripete tutto quello che dico?
Chi è che ripete tutto quello che dico? 
Hi, hi, hi non me ne importa un fico! 
oppure
Ma prima o poi starai zitto?
Ma prima o poi starai zitto?
Hi, hi, hi ti faccio fritto!

Il gioco è chiaro e si fonda sull'esasperazione di chi ascolta le continue ripetizioni di questo pescetto, squalo in primis. Per porre rimedio definitivo lo squalo, oramai del tutto spazientito e anche lievemente preoccupato per il suo stato di salute, va da un medico che, con un buon trucco, rende innocuo lo squalo stesso, un po' meno il pesce pappagallo che continua imperterrito a rimare:

Si diffuse presto la moda di ripetere le cose
hi, hi, hi che belle rose...

Albo di grande formato, Il pesce pappagallo è un libro divertente che presenta punti di forza, a partire dalla copertina 'irresistibile', ma anche una debolezza.
La forza sta nell'idea del gioco di parole e nella ripetizione in rima che se da un lato esaspera, dall'altro chiama la risata e la lettura ad alta voce. La forza sta anche nel senso generale secondo cui un piccoletto ha facoltà di ridurre alla mansuetudine un pericoloso gigante del mare, con il solo impiego di uno stratagemma (un po' come Ulisse nella pancia del cavallo e un po' come Pinocchio chiuso nella pancia del pesce-cane). 
La forza sta anche nelle tavole di Magali Le Huche, in particolare nei primi piani dello squalo un po' spaventato e un po' ipocondriaco, o nelle due tavole corali che, se messe a confronto, hanno il merito di cogliere il senso ultimo della storia in un'unica soluzione. Tuttavia non raggiunge mai la sottile e in alcuni casi perfida ironia che ci ha fatto conoscere illustrando altri due libri Clichy (La cena di Natale e Gli invitati). 

 
La differenza la fa il testo che, dal punto di vista visivo, offre solo brevi spunti per trasgredire. 
E ora la piccola debolezza. Se per un verso proprio il testo, con le ripetizioni che poi diventano rime sagaci, ha una sua scorrevolezza, tuttavia dall'altro mi pare si 'insabbi' talvolta in una traduzione ingenua, timida, che pesca in un lessico inutilmente 'bamboleggiante', forse in nome della giovane età dell'utente finale.
Cerco di spiegarmi. Il libro comincia così: "Dans l’eau bleue d’une mer bien salée vivait Comentutapel, un poisson perroquet. Petit, coloré, farfelu et… agaçant ! Tradotto letteralmente il tono è pressapoco questo: Nell'acqua blu di un mare molto salato viveva Cometichiami, un pesce pappagallo. Piccolo, colorato, strambo e...fastidioso. Trasformare coloré in variopinto sembra dettato dalla ricerca di un suono meno consueto (peraltro cambiando anche un po' il senso se, come credo, variopinto significa piuttosto: di vari e accesi colori), ma allontana inultilmente dal tono e dal senso originale.


E ancora, perché vezzeggiare il piccolo lettore o la piccola lettrice con 'dispettoso' per tradurre agaçant, quando invece questa parola significa 'fastidioso, seccante, irritante, molesto'? Perché avere paura delle parole che perfettamente raccontano la sensazione che si prova quando qualcuno - per farci arrabbiare - si comporta come questo pesce pappagallo? 

 
Pourquoi?

Carla

lunedì 25 luglio 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


CUSTODI DI LIBRI



Arriva dalla Francia il primo romanzo di una trilogia fantasy, creata da Marine Carteron: La Lega degli Autodafé.
Mio fratello è un Custode è il romanzo che ci introduce nella lotta millenaria fra la Confraternita, le cui origini risalgono nientemeno alla fondazione della Biblioteca di Alessandria ad opera di Alessandro Magno, e la Lega degli Autodafé.
L'oggetto del contendere è la conoscenza contenuta nei libri, per i primi bene supremo da difendere e diffondere, per i secondi nemico mortale da distruggere, per poter dominare il mondo.
A raccontarci tutta la storia sono due fratelli, lui, il più grande, Gus, quattordicenne molto preso dalla vita di relazione e ignaro del suo futuro di Custode, lei, Césarine, la sorellina autistica molto dotata e intraprendente.
La famiglia, dopo la morte misteriosa del padre, si trasferisce nella tenuta dei nonni in campagna, la Commanderia, piena di libri e di misteri. E' proprio qui che prende corpo la congiura della Lega degli Autodafé, che ha aderenti insospettabili nei posti chiave di questa piccola località di provincia. Tutto per ritrovare il luogo segreto in cui sono custoditi gli antichi documenti della Confraternita, contesi da entrambe le fazioni. Gus, dunque, si ritrova catapultato nel mezzo di una lotta spietata e scopre, suo malgrado, l'utilità del suo lungo allenamento in tutte le arti marziali conosciute. Il suo percorso lo porta a costruirsi nuove amicizie, coinvolgendo un geek di talento, che si fa chiamare Nenè, e un vecchio amico, Bart, fratello transfuga della famiglia nemica mortale dei suoi avi.
La narrazione segue con efficacia, alternando il punto di vista di Gus con il divertente diario di Césarine, un'azione incalzante, con numerosi colpi di scena. Se i canoni del fantasy sono rispettati tutti, con il bene e il male ben contrapposti, il gruppo di eletti depositario delle chiavi per salvare il mondo dai malvagi, e la conoscenza ieratica portatrice di salvezza, lo stile narrativo si arricchisce di un'impronta ironica, divertente, puntando tutto sulla simpatia del personaggio di Césarine, sicuramente il personaggio più riuscito, e sulla commistione fra la vita quotidiana di un adolescente e la sua dimensione eroica. Originale senz'altro riempire il romanzo di personaggi 'marginali', dalla coprotagonista alla sua amica Sara, affetta dalla sindrome di Down, allo stesso Nenè. Questo esercito di presunti 'diversi', pieni di talenti imprevedibili, riesce a rispondere agli attacchi dei cattivi e sono certa che uscirà vincitore al termine del ciclo di romanzi.
Certo, ho trovato sorprendente, nel quadro storico che fa da cornice alla narrazione, vedere trasformati i Templari in bravi ragazzi e la Rivoluzione Francese come un movimento oscurantista, con buona pace di D'Alambert e Diderot e di Voltaire.
Meglio interpretare questa visione come una licenza poetica, piuttosto che come un preciso orientamento storico, che francamente non potrei sottoscrivere.
Ma di tutto questo, dubito che i ragazzi possano cogliere alcunché, presi semmai dalla trama fitta di eventi, dalla scrittura agile e dal sorriso strappato anche nei momenti drammatici.
Lettura per giovani eroi a partire dagli undici anni.

Eleonora

“La Lega degli Autodafé. Mio fratello è un Custode”, M. Carteron, Uovonero 2016


venerdì 22 luglio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ASSOLUTAMENTE , ELVIS, ASSOLUTAMENTE

Io, Elvis Riboldi e il ristorante cinese, Bono Bidari
Sironi Ragazzi 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Boris e io continuavamo a parlare senza metterci d'accordo, quando comparve un ragazzo in bicicletta che ci lasciò il volantino di un ristorante cinese. Siccome l'apertura di un ristorante cinese a Icaria era una novità pazzesca, non abbiamo resistito alla tentazione di andare a dare un'occhiata. Boris non aveva un soldo, i miei genitori avevano nascosto le loro carte di credito, le loro azioni di Apple e i loro buoni statali del Tesoro, così decisi di sacrificare Teddy"

Apparentemente nulla di variato a Icaria. Boris continua a essere lo stesso ragazzino di un anno fa. Ha gli stessi amici: uno solo, Boris. Ha gli stessi nemici: Pinkerton, Jennifer e Lagunilla. Ha dalla sua parte madre e padre e il Signor Lugosi che continua imperterrito a dispensare pillole di saggezza. Lui, Elvis, sempre un po' sopra le righe, sempre immaginifico, e sempre un po' innamorato di Emma che, imperterrita, non fa che maltrattarlo.
Le uniche novità sono Sunte Lee, il ragazzo cinese in bicicletta, nuovo compagno di classe dei quattro, e il ristorante cinese appena aperto dallo zio cinese del ragazzo cinese. 



La novità e il nerbo dell'intera storia sta appunto nella presenza di un elemento insolito nel tran tran di quella cittadina. La curiosità verso 'l'esotico' non lascia indenne nessuno di loro. Nel bene e nel male. Naturalmente fin da subito si crea una divisione netta tra chi considera questa nuova presenza come ostile e chi invece è più cauto nel giudicare.
Tutto ruota intorno a un fatto 'anomalo': la sparizione, uno dopo l'altro, di tutti i cani della città. Armati dei peggiori pregiudizi, tutti (o quasi tutti) associano la scomparsa dei cani con la comparsa del ristorante. Perché -si sa- che i cinesi sono soliti cucinare la carne di cane.


Come previdibile, le uniche voci fuori dal coro sono quelle dei genitori di Elvis e del Professor Lugosi che sanno ancora ragionare con la propria testa. La storia di Fuentevacuna e delle due galline scomparse e dell'ingiusta accusa nei confronti del povero cuoco Franky è un efficace esempio di come una comunità possa mettere al bando persone o gruppi solo sulla base di dicerie e preconcetti. In questo senso, il saggio professor Lugosi mette sull'avviso i ragazzi e suggerisce loro di cercare sempre le prove, le testimonianze, i riscontri di ciò che si sente dire in giro, piuttosto che unirsi in modo acritico alla voce comune.


Questo è davvero il nocciolo di questa storia molto movimentata e raccontata con la consueta leggerezza a cui Bono Bidari ci ha abituato. Una riflessione fatta ridendo, ma in fondo molto seria su quanto possa rivelarsi pericoloso il pregiudizio, la diceria e quanto il gruppo possa incidere sull'emarginazione e l'isolamento del singolo, considerato diverso.
Allegramente, con registri del racconto sempre diversi, la squadra che si nasconde dietro Bono Bidari fa un buon lavoro in tal senso.
Sebbene tocchi in modo un po' stereotipato quelle che sono le consuete declinazioni della Cina e dei cinesi nel nostro immaginario, ovvero gli involtini primavera, i vasi di porcellana, le arti marziali e la mafia, tuttavia la capacità di riassumere in due pagine il crescendo di rumors intorno alla famiglia di Sunte Lee e al suo ristorante risulta efficace agli occhi di un lettore o di una lettrice. Sebbene molto diverso nell'aspetto, il bel libro Le mele del signor Peabody (Feltrinelli 2003) di Madonna (qui) traduce in immagine, le piume di un cuscino sparse ovunque dal vento, gli effetti che hanno i pregiudizi nel diffondersi e mettere solide radici nelle teste di un gran numero di persone.

Carla

mercoledì 20 luglio 2016

FAMMI UNA DOMANDA!


CHE SI PUO' FARE CON SEI ZAMPE

Alla collana PiPPO se ne affianca, ora, una nuova, che ci riempie di genuino stupore: parliamo di PiNO, ovvero Piccoli Naturalisti Osservatori, mandata in libreria dai coraggiosi Topipittori. Una nuova collana cui auguriamo la più grande fortuna, che affianca l'osservazione naturalistica al disegno, alla riproducibilità artistica dell'infinità varietà naturale. Il disegno naturalistico ha una grandissima tradizione, dalla linneana fissità delle specie, secondo la scala naturae, ai taccuini dei naturalisti viaggiatori che, prima dell'avvento della macchina fotografica, fermavano sulla carta gli incontri straordinari legati ai luoghi esotici. 

 
Il fascino del taccuino del naturalista viene recuperato e riproposto da Geena Forrest, nel libro illustrato, che è anche un vero manuale per piccoli entomologi, Sei zampe e poco più. Geena Forrest è una naturalista, si occupa di insetti e di piante e qui, generosamente, ci rende partecipi della sua passione per gli insetti e per il disegno. 


Da tassonomista esperta descrive con chiarezza e precisione le caratteristiche degli insetti, la loro struttura, le caratteristiche peculiari, dall'apparato boccale alle zampe e le ali e gli eventuali optional; per poi passare a descrivere i diversi ordini, ortotteri, lepidotteri, ditteri...
Ma non c'è, e mi sembra più che saggio, la pretesa di dare un quadro esaustivo, piuttosto il saporito assaggio di un percorso che la giovane scienziata e il giovane scienziato devono imparare a costruirsi da sé, magari con il supporto di un paziente e curioso adulto. 


Si tratta di guardare con attenzione quello che cammina o vola vicino a noi, magari fotografando, oppure catturando, con cautela, un esemplare vivo da mettere in un vasetto per guardarlo da vicino; oppure raccogliere un cadaverino, per osservare, in quel che resta, le caratteristiche tipiche di un ordine o un altro, consultando le indicazioni che il libro espone con chiarezza. E poi, si passa a disegnarlo, mettendo insieme tutto quello che si è osservato, facendone un bel ritratto a matita. Alla fine, nella scatola virtuale, si saranno collezionati molti esemplari, magari all'inizio non fedelissimi all'originale, ma sicuramente in grado di riassumere ciò che si è visto.
Un libro prezioso, per imparare e imparare a fare, due momenti che dovrebbero andare di pari passo; un ulteriore sviluppo di quell'approccio attivo all'arte e al sapere che si era già visto nella precedente collana, dedicata proprio all'arte dei maestri.
Di libri che fossero dei manuali per naturalisti se ne erano già visti, magari provvisti di un piccolo kit per la cattura, vogliamo sperare incruenta, degli insetti; quello che è sicuramente nuovo e stimolante è coniugare arte e scienza.


Il percorso dell'illustrazione scientifica è estremamente stimolante: si può applicare a soggetti diversissimi, può avere punti di vista e filosofie divergenti, dal cercare la fissità delle specie a rivelarne, al contrario, le continue modificazioni, dal punto di vista della biologia evolutiva; dalle curiosità naturali, di derivazione illuministica, all'evoluzionismo de L'espressione delle emozioni negli animali e nell'uomo di Darwin.
Geena Forrest, efficace nel mantenere un solido equilibrio fra correttezza dell'informazione e fruibilità del libro da parte di un pubblico di giovani esploratori ed esploratrici, ha aperto, di fatto, un nuovo filone nella divulgazione rivolta ai ragazzi. Un filone che non sostituisce altre produzioni, ma le affianca con una proposta che può essere fonte di grande divertimento e nello stesso tempo un eccellente strumento didattico. Già immagino chi esprimerà perplessità sul tema e sulle caratteristiche di una collana così concepita, ignorando quanti, fra i giovani lettori e lettrici, esprimono curiosità e interesse verso i temi naturalistici e scientifici; è nella testa degli adulti l'ostacolo, non certo in quella dei bambini.

Eleonora

Sei zampe e poco più”, G. Forrest, Topipittori 2016

lunedì 18 luglio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I COCCODRILLI CON LA CUFFIA
 
Le olimpiadi degli animali, Virginie Morgand


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"1 coppa in palio, 2 colpi di fischietto, 3 ostacoli caduti, 4 linee a terra, 5 morbidi cuscini, 6 metri dice l'arbitro..."

Il legame forte che lega lo sport ai numeri è sotto gli occhi di tutti. Qui siamo in un ambito sportivo ai massimi livelli: i giochi olimpici. Siamo altresì in una sequenza ordinata di numeri crescenti che dall'1 vanno al 20 per poi prendere la direzione inversa verso l'1, partendo dal suddetto 20.
Semplice ed efficace come si prefigge di essere, sorta di abbecedario dei numeri, o pallottoliere di carta.


Le Olimpiadi degli animali, a parte riprendere un titolo di un vecchio libro di James Stevenson (Mondadori 1999) in cui mi pare di ricordare una sfida ad ostacoli fino all'ultima bava tra lumache, riprende uno schema narrativo che altrove ha raggiunto ottimi livelli. Penso a 100 Bears (Flying Eye Books, 2013) che si spinge fino al 100 e che su questo è in grado di costruire una narrazione serratissima e piena di buone soluzioni che non annoiano il lettore, una volta capito il meccanismo.


La costruzione di una storia solo attraverso quaranta tappe, venti con i numeri in crescendo e altrettante con i numeri decrescenti, sarebbe stata forse troppo limitata, così Virginie Morgand, pur piena di talento, preferisce ancorare i numeri al contesto sportivo tout court e solo in rari casi costruisce piccole sequenze narrative all'interno della doppia pagina. Con il giro di pagina si cambia disciplina sportiva fino al momento in cui quando il calciatore coniglio numero 19 si fa male in campo, l'arbitro chiede una pausa di 20 minuti, e poi è lo stesso coniglio con la maglia 19 che, trionfante, rientra in campo. Ed ecco che si torna indietro.
La semplicità del gioco suggerisce che il libro finisca nei repertori di lettura di bambini e bambine in tenerissima età, per una lettura condivisa e corale.
C'è da augurarselo.
Se nell'impostazione generale il libro non porta elementi di assoluta novità, divertente anche agli occhi di un piccolo o di una piccola è invece l'associazione tra l'animale e lo sport praticato: il canguro con il salto in alto, l'orso con il sollevamento pesi, i felini nella corsa a ostacoli. In alcuni casi dal divertimento si passa all'ironia, come per esempio quando i coccodrilli -tra le corsie della vasca olimpica- indossano vistose cuffie rosse.


In questo contesto pensato per i piccolini e le piccoline riempie di gioia il tipo di illustrazione. Per nulla convenzionale, si tratta di un segno insolito, grafico, di gusto un po' 'retro' che allude in modo programmatico ai cartelloni pubblicitari degli anni Sessanta (quanto Blexbolex ha visto la Morgand, ci sarebbe da chiedersi), ma nello stesso momento si qualifica per grande modernità ed energia. L'uso di una paletta di colori base e primari che si fondono con un tipo di segno che strizza l'occhio all'effetto serigrafico sembra inserirsi nel panorama di libri importanti per il panorama italiano, come Forte come un orso (Topipittori 2013), pur non raggiungendone il livello 'espressionista' tutto tedesco e la qualità del contenuto testuale che, nel caso del libro della Stangl, si apre a molteplici chiavi di interpretazione. 


Meno aggressiva di JooHee Yoon, meno geometrica di Carl Johanson, meno conturbante di Keith Negley, tuttavia a pieno diritto tra i nomi più interessanti della giovane scena internazionale, la Morgand, se si spigola tra le sue cose, sembra aver molto da dire e c'è da augurarsi che gli editori italiani, al pari di quelli stranieri (Wide Eyed in testa) continuino a 'tenerla d'occhio' e a pubblicare i suoi libri.


Carla

venerdì 15 luglio 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


GIOCANDO CON I LIBRI


Ritorno a parlare di libri per piccoli, che utilizzano ancora una volta gli strumenti tipici dell'interazione, come alette, inserti tattili, sorprese, ma anche il più diretto coinvolgimento del piccolo lettore o lettrice, come era stato nel pluripremiato Un libro.

 

Ma l'approdo sarà quello dei libri da fare, colorare, interpretare.
Il più tradizionale di tutti è il divertente Pussa via, mosca! di Emile Jadoul, pubblicato quest'anno da Gallucci. Una mosca fastidiosa viene attratta da tanti dettagli di animali, sapientemente occultati dalle bandelle; sollevandole, il bambino scopre a chi appartiene quella coda o quel corno. Tutti gli animali scacciano la mosca, anche se, all'ultimo momento, intervengono per mettere in fuga un intruso dalla lunga lingua appiccicosa. 



Qui, dunque, c'è una storia, c'è la scoperta, c'è il gusto della ripetizione di una situazione sempre uguale, salvo colpo di scena finale. Chi si lancia direttamente nel gioco è Hervé Tullet, di cui molto si è pubblicato in Italia, senza mai ripetere il successo di Un libro. Da qui, da quella perfetta sintesi di capacità di coinvolgimento e di composizione grafica, riparte l'autore, con uno sviluppo sulla medesima struttura del precedente.  



Un gioco, sempre pubblicato da Franco Cosimo Panini, riprende lo schema dei pallini colorati e dell'intervento 'magico' dei piccoli lettori e lettrici: con un percorso più lungo e articolato, fra un battito di mani, un soffio e una formula magica, il pallino giallo volteggia sulle pagine, sparisce, ricompare in testa al lettore, riprende la via verso la fine del libro, che, come sappiamo, non è che una tappa nella reiterazione compulsiva del percorso: rispetto al precedente, Un gioco non ha ovviamente il vantaggio della novità dell'impianto, particolare irrilevante per i piccoli lettori. 


E' un po' più lungo e forse a tratti forzato, ma funziona perfettamente nel catturare e coinvolgere i più piccoli.
Ma se si deve giocare, che si giochi veramente: Franco Cosimo Panini e Edizioni Clichy riprendono due libri gioco, rispettivamente di Tullet e di Jadoul, usciti già da qualche anno con Tate publishing e con Casterman. Quanto sia importante proporre ai bambini e alle bambine, fin dalla più tenera età, libri con un'adeguata cura grafica e con un'impostazione creativa, stimolante, credo lo possiamo dare per scontato. 



Basta sfogliare le pagine di Il grande colouring book di Tullet o Il mio album da colorare di Jadoul, per cogliere la differenza con analoghe produzioni; d'altra parte non sono i soli artisti ad aver prestato matita e pennello a libri che in qualche modo pensiamo siano di serie b. Ricordiamo l'intelligenza dei libri di Taro Gomi, o le tovagliette da disegnare con il Piccolo Bruco Mai Sazio.


L'intelligenza, l'ironia, la capacità inventiva trasuda dalle mille soluzioni inventate su una tipologia di libro già sperimentata mille volte. Ma se l'obbiettivo è che la bimba o il bimbo familiarizzino con le lettere dell'alfabeto o che imparino ad usare liberamente i colori, sarà più divertente e stimolante farlo con i personaggi ammiccanti di Jadoul o con le cornicette di cui sono pieni i libri usati alla scuola materna? Sarà meglio imparare a smontare e rimontare un'immagine, sperimentando diversi materiali, o ripetere, per quel che si può, un'immagine stereotipata? La domanda è retorica e ancora di più lo è la risposta; resta inspiegabile il ritardo con cui arrivano queste proposte, a fronte di una produzione editoriale che sembra sopravvivere solo grazie ai colouiring book. Bisogna anche dire che spesso i genitori sono orientati dalla riconoscibilità delle immagini, per esempio i personaggi dei cartoni animati, o dal costo dei libri. Difficile far capire che non è proprio la stessa cosa, colorare Peppa Pig o un gufetto di Jadoul.


Ben vengano, in ogni caso, queste proposte, volte ad allietare bambini dai due ai cinque anni.

Eleonora

Pussa via, mosca!”, E. Jadoul, Gallucci 2016
il mio album da colorare”, E. Jadoul, Clichy 2016
Un gioco”, H. Tullet, Franco Cosimo Panini 2016
Il grande Colouring Book”, H. Tullet, Franco Cosimo Panini 2016

mercoledì 13 luglio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


GLI INGREDIENTI CHE FANNO UNGERER

Scarpa, dove sei? Tomi Ungerer,
Salani 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Uno due tre
La mia scarpa sai dov'è?
Novantanove cento
Proprio qui sul pavimento!"



Questo è il testo che apre e chiude questo nuovo libro (si fa per dire perché ha compiuto 50 anni due anni fa) di Tomi Ungerer. 
L'unico testo.
Formato quasi quadrato, pubblicato per la prima volta negli Usa dalla prestigiosa Harper and Row che ha pubblicato tutti i più grandi autori di libri per l'infanzia, da Sendak in poi, il libro Scarpa, dove sei? è un buon esempio di quello che è il modo di concepire i libri di Ungerer.
Molti degli ingredienti che considera imprescindibili per lui, qui sono presenti.
Il primo: il gusto per l'assurdo. Il gioco stesso che il libro sottintende, ovvero mascherare dentro figure consuete, profili di scarpe ogni volta diverse - dagli stivali della Wehrmacht ai décolleté rosa, dagli scarponi neri da contadino ai mocassini, dalle babbucce alle ballerine con il laccetto.


Maestro incontrastato dell'invenzione più imprevedibile, Tomi Ungerer si muove sempre molto a suo agio in tutto ciò che nega il sentire comune, il buon senso. In una lunga intervista che ha rilasciato un paio di anni fa, ricorda come il metro dell'assurdo per lui sia fondamentale per misurare la realtà. La vita di tutti i giorni è spesso portatrice di assurdo ed è quindi saggio mettere i bambini di fronte a questa prospettiva insolita; ciò li aiuterà moltissimo, per esempio, nel prendersi gioco del mondo dei grandi. Ma l'assurdo si impasta volentieri con il gioco, di cui i bambini -fortunatamente- hanno grande contezza. E così scarpe con il tacco diventano corna di bufalo o musi di maiali, o corni di rinoceronti o teste di serpenti. Una declinazione, quella del profilo di una scarpa da donna con il tacco, che si rivela nell'immaginario di Ungerer davvero feconda.


Il divertimento, che è il secondo ingrediente dei libri di Ungerer, spesso si innesta nella scoperta del dettaglio che Ungerer cura con grande competenza. Sebbene in Scarpa, dove sei? la pagina si presenti piuttosto asciugata rispetto al piccolo particolare (fa eccezione il becchime ai piedi di una delle oche), tuttavia in moltissimi suoi libri, il dettaglio si rivela fondamentale come per esempio in Lo strano animale del signor Racine (nord-Sud 2010). Piccoli elementi, quasi impercettibili, punteggiano i suoi disegni e diventano potenziali inneschi di curiosità da parte dei piccoli lettori e delle piccole lettrici. 

Sono dettagli che generano domande nelle loro giovani teste e che un adulto è chiamato a soddisfare.
E proprio nel tipo di relazione che Ungerer vuole stabilire con il suo lettore che si delinea il terzo elemento: la parità di relazione. Mai in un libro di Ungerer troveremo qualcosa che subordina il ruolo dei piccoli nei confronti dei grandi. 'Un bambino è una persona piccola che un giorno crescerà', felice definizione di apertura di Che cos'è un bambino? (Topipittori, 2008) di Beatrice Alemagna direi che può calzare a pennello anche per l'idea di infanzia di Ungerer. Il grande rispetto e fiducia che egli nutre nei loro confronti traspare anche in questo piccolo libro che gioca sulle forme. Nessuno sconto o facilitazione nei confronti dei piccoli: la difficoltà evidente in alcuni casi sarà cimento per loro e soddisfazione finale, una volta svelato il trucco. Ai bambini e alla bambine piacciono le sfide.
Direttamente connesso al terzo punto è il quarto: il coraggio della verità nel raccontare la realtà. Sempre sottile, ma diretto, con una forte impronta sociale, Ungerer disegna quindi il suo maiale con la scarpa al posto del grugno spalancato di fronte all'orrore di salamelle e prosciutti appesi, le oche con gli stivali che marciarono con il tradizionale omonimo passo, oppure un lucido stivale nazista che si confonde con la canna di un cannone pronto a sparare.


Questo è un po', solo un po', di quello che Ungerer è veramente.

Carla