lunedì 1 agosto 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL QUARTETTO BATTIBECCO
 
Fred l'amico immaginario, Eoin Colfer, Oliver Jeffers
(trad. Chiara Carminati)
Mondadori 2016



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Il mal di testa è doloroso. Una puntura d'ape lo è ancora di più. Ma c'è qualcosa che fa persino più male di una puntura d'ape sulla testa in un giorno di pioggia, ed è...la solitudine.
Sentirsi soli non è divertente."


Non è sufficiente desiderare qualcosa perché questa avvenga, quindi desiderare da morire un amico immaginario non lo fa apparire di punto in bianco, a meno che le circostanze non siano favorevoli, ovvero che ci sia nell'aria la giusta dose di elettricità, o di fortuna o di magia. Quel giorno, in cui Sam si sentiva molto solo, queste condizioni si avverarono e davanti ai suoi occhi comparve Fred (nome non lontano da friend). Come tutti gli amici immaginari, Fred quel giorno era nell'aria, aspettando che qualcuno lo desiderasse a tal punto da farlo scendere a terra. Fred era già stato amico immaginario di altri prima di Sam e quindi sapeva bene come vanno queste cose. Nonostante lui si fosse sempre molto impegnato ad essere il miglior amico immaginario del mondo, tuttavia arrivava sempre il momento in cui un amico reale arrivava a togliergli il posto; lentamente lui si sentiva e si vedeva svanire e tornava per aria ad aspettare che qualcun altro lo desiderasse. Se da un lato lui era contento che gli altri trovassero amici veri, dall'altro anche lui sognava per sé un amico per sempre con cui condividere libri, musica e teatro.


Quando ebbe Sam davanti pensò per un attimo che il sogno si fosse realizzato.
Tutto marciava a meraviglia fino al giorno in cui Sam conobbe Sammi e Fred temette che, come al solito, lui si sarebbe dissolto rapidamente. Ma nella testa e nel cuore di Sam c'era posto per entrambi e poi la stessa Sammi viaggiava con Frida, anch'essa immaginaria. Quei quattro fecero grandi cose assieme, ma, come spesso accade quando si cresce, le strade si biforcarono e il tempo da passare assieme diminuì. La passione per i fumetti tenne insieme Sam e Sammi e quella per la musica Fred e Frida e, fatto clamoroso, nessuno questa volta dovette svanire.


Il carattere di eccezionalità di questo libro si ritrova in diversi aspetti.
Provo a elencarli in ordine crescente di importanza.
Il primo è la sua lunghezza e il suo rapporto tra testo e immagine, laddove il primo si prende la libertà di un respiro più ampio: è un albo di quasi 50 pagine.
Il secondo sta nel 'dream team' che lo ha concepito: Eoin Colfer e Oliver Jeffers. Due giganti che duettano alla pari in un'intesa assoluta, che forse deriva da una consolidata amicizia o, più probabilmente, da una radice di pensiero e sentire comune che è l'Irlanda. A questo si aggiunga il terzo grande calibro che è la traduttrice dell'edizione italiana, Chiara Carminati, che si rivela voce perfetta nell'aver saputo cogliere la leggerezza e la poesia con cui i due irlandesi raccontano il senso ultimo dell'essere amici, veri o immaginati che siano.
Io personalmente le sono grata soprattutto per la sensibilità che ha dimostrato nel tradurre being alone is not fun, con sentirsi soli non è divertente. Con cuore e testa si è presa questa piccola 'licenza poetica', forse con il desiderio di interpretare e quindi correggere un punto di partenza che altrimenti poteva rivelarsi non del tutto condivisibile (cosa che è puntualmente accaduta riguardo alla versione inglese del libro).
Il concetto di 'essere soli' implica una dose di forza di volontà, di scelta personale consapevole e cercata che invece sentirsi soli non ha. A me piace, talvolta, essere sola. Tutt'altra cosa è sentirmi sola, lì c'è sofferenza, c'è debolezza.
Il terzo elemento, che fa di questo libro un gran libro, è l'idea che ha in sé e come è stata costruita attraverso testo e immagine, in perfetta sintonia.
Un testo che attraversa le insicurezze che ci sono nelle amicizie, le malinconie che ci sono talvolta nelle separazioni, ma anche le le affinità che tengono insieme le persone.


Un'idea sfaccettata e complessa di cosa significhi essere uno o essere due che viene raccontata secondo una prospettiva inaspettata, ovvero quella dell'amico immaginario.
Racconta Colfer, in una delle tante interviste sul libro, che a lui piace sempre spostare il focus della storia, concentrandosi su quello che al principio era un personaggio destinato a sparire, facendolo diventare invece il personaggio principale: Fred e Frida, amici immaginari destinati al dissolvimento, sono quelli che invece chiudono la storia e si guadagnano la ribalta dell'ultima pagina e dell'ultima battuta. Ma racconta anche che lo scarto finale della storia lo si deve a Jeffers che ha cercato di chiudere in un cerchio -anch'esso immaginario- l'intera vicenda. E ci è perfettamente riuscito.


La grande difficoltà di rappresentare ciò che è virtuale, ovvero che non esiste veramente, è stato per Jeffers un bel cimento che ha risolto con una scelta di colore e un segno magistrali: su un fondo sostanzialmente in b/n a china ha utilizzato un colore 'originale' dato a piccole macchie che sembrano alludere ai pixel delle immagini virtuali di cui ogni giorno si nutrono inconsapevolmente i nostri occhi.
Leggendo con attenzione questo libro, piccoli dettagli ci fanno pensare che dietro Sam e Fred ci siano Oliver e Eoin, nel loro alchemico incontro mi pare di cogliere lo stesso desiderio di non dissolversi più l'uno per l'altro. E, visti gli esiti, c'è da sperarlo.

Carla

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