lunedì 26 settembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SORRISO DELLO YETI...

Lady Agata e i tanto abominevoli yeti gentili, Eva Ibbotson 
(trad. Alessandro Peroni)
Salani, 2016


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"...e Agata non aveva paura. Così si alzò e si diresse con la massima tranquillità verso lo yeti. Poi si chinò in avanti e gli appoggiò la mano sul braccio, sprofondando fino al gomito nel pelo lungo, fresco, setoso e pungente: un oceano di pelo.
Lo yeti allungò la testa verso la ragazza, soffiò delicatamente per scostrasi il pelo dal viso...e Lady Agata divenne il primo essere umano a vedere in faccia uno yeti."

Lady Agata Farlingham, figlia di un conte inglese celebre cacciatore di piante, si trovavava con suo padre sul Nanvi Dar, durante una delle sue tante spedizioni scientifiche. E fino a poco fa dormiva pacifica nella sua tenda quando un esemplare di maschio adulto di yeti l'ha prelevata con l'intento di affidarle la cura e l'educazione di una piccola masnada di giovani yeti, i suoi piccoli. Rimasti orfani di madre. Lady Agata è una ragazzina di animo nobile e non può assolutamente sottrarsi a questo compito. Quei tre piccolini hanno bisogno di lei (e forse anche papà yeti, e nonna e zio Otto, gli altri tre adulti di quella famiglia).
Partendo dalla constatazione diretta che gli yeti non sono terribili come la leggenda narra, Lady Agata decide di rimanere con loro. A chi la cerca invano senza sapersi spiegare la sua sparizione, non resta che un calzino azzurro, perduto la notte del rapimento....
Gentilezza, affetto, cura, attenzione, dedizione e una certa fermezza da istitutrice inglese fanno sì che in breve Lady Agata ottenga grandi risultati dai suoi tre piccoli e anche immensa gratitudine da parte di papà yeti che in lei dimostra sconfinata fiducia. Ora i piccoli sanno parlare, sanno comportarsi educatamente e soprattutto, assecondando la loro indole pacifica, diventano fenomeni di gentilezza. Tutto quello che sanno, lo debbono a lei.
Tutto sarebbe andato avanti così bene per l'eternità, se non che arrivò l'imprevisto: nonostante gli yeti abitassero in una valle sconosciuta, la loro presenza fu notata da uomini sempre in caccia di fenomeni. Agata sa che per la sua famiglia di yeti sarebbe stata la fine. La soluzione che la vecchia signora propone è quella di affidarli a Ellen e Con, due intrepidi ragazzini, perché li portino in salvo nella sua tenuta di Farley Towers nell'Hampshire. Agata non andrà con loro, troppo vecchia. E non partirà neanche papà yeti, per starle accanto fino al suo ultimo respiro. E' un debito di riconoscenza che ha veros di lei che così tanto ha fatto per la famiglia adottiva.
Da qui comincia la rocambolesca avventura di cinque yeti di età differenti, due ragazzini, un camionista coraggioso e uno yak, diversamente furbo.

E' quasi un'ovvietà dire che i libri di Eva Ibbotson siano bei libri, ma questo in particolare, pubblicato postumo, si distingue per saper infondere nei lettori e nelle lettrici un senso di appagamento diffuso.
Fin dalle prime pagine in cui ci si trova catapultati come se nulla fosse, in uno scenario piuttosto inverosimile, si partecipa con trasporto al percorso educativo dei piccoli da parte di Lady Agata. Ci si intenerisce per le abitudini che prendono i piccoli, ma nello stesso tempo, senza parere, ci si trova di fronte a un modello pedagogico che dovrebbe far ragionare piccoli e grandi. In questa prima porzione di storia, la parte che di più ho amato del libro, i confronti con alcuni capisaldi della letteratura classica britannica dei primi del Novecento mi è parso immediato: un po' Wendy e un po' Mary Poppins, Lady Agata è la vera protagonista del racconto, anche se da prima di pagina 50 esce formalmente di scena. Nel prosieguo della storia, dove parte il romanzo di avventura vero e proprio, lei è sempre nell'aria: resta di lei l'insegnamento, i principi, i valori e il ricordo indelebile di una persona che ha contato nella vita di tutti loro.
Questa capacità di dare spessore al tema del ricordo di chi non c'è, del legame che va al di là del tempo e dello spazio, è palpabile sulla pagina e forse è il naturale riflesso di un suo personale stato d'animo alla morte del marito Alan, con cui aveva trascorso felicemente cinquant'anni della propria esistenza.
Nel racconto della fuga verso la salvezza in Inghilterra ritroviamo la Ibbotson 'vecchia maniera', ovvero creatrice di mondi paradossali, divertenti, ironici. Ma anche qui corre sottotraccia una riflessione sul tema del perseguitato in cerca di un posto dove stare. Ebrea di nascita, viene facile stabilire un nesso tra gli yeti chiusi nel camion e i carri bestiame, ma ancora di più può leggersi come una sorta di premonizione di quello che la realtà quotidiana ci racconta riguardo all'esodo dei migranti dal Sud del mondo verso il Nord.
In qualche modo sovrapponibile il suo racconto sulla cella frigorifera del camion che sta introducendo illegalmente in Inghilterra un gruppo di yeti con i racconti di chi un viaggio del genere lo ha fatto davvero.
Il divertimento, il gusto per l'assurdo, l'ironia, l'avventura pura, come pure la freschezza della scrittura (un applauso a scena aperta a Peroni che l'ha tradotta da par suo) sono elementi costanti nei libri della Ibbotson, e sono forse la parte che di più colpisce, ma altrettanto costantemente le va riconosciuto il merito di saper creare un intreccio sotterraneo di temi importanti ogni volta che ci racconta una storia.

Carla

Noterella al margine: che inutile viluppo il titolo italiano se messo a confronto contro l'efficacia della sintesi in  inglese The abominables!

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