lunedì 5 dicembre 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


LA LEGGE DEL BASTONE E DELLA ZANNA


Parlare di un classico come il Richiamo della Foresta è imbarazzante, per i tanti che lo hanno letto e ne hanno parlato; ma l'edizione appena uscita per Orecchio Acerbo, con le illustrazioni di Maurizio Quarello, merita di essere raccontata.
Il romanzo di Jack London uscì nel 1903, al ritorno dell'autore da un viaggio nel Nord, dove sperimentò la vita durissima dei cercatori d'oro ed è ambientato in quei territori, il Klondike, al confine fra Alaska e Canada. Racconta le vicende di un cane, rubato ai suoi proprietari e portato nelle stesse regioni del Nord, per essere venduto come cane da slitta.

Se dovessi riassumere il senso di questo romanzo, userei tre parole: frontiera, ferocia, lealtà.


Frontiera, ovvero il grande mito americano, i territori selvaggi e incontaminati da conquistare, costi quel che costi, palmo a palmo, abbattendo tutto e tutti quelli che si frappongono al sogno americano, a partire proprio dalle popolazioni native. La frontiera è in realtà anche un orizzonte di libertà, gli spazi sconfinati in cui tutto è possibile.


Ferocia. La rappresentazione che London fa dei cercatori d'oro è estremamente realistica: feroci sono i rapporti fra gli uomini, e fra gli uomini e gli animali e tutto sembra sottostare alla legge del bastone e della zanna, ovvero vince il più forte e il più furbo, quello che riesce a sfruttare al massimo le opportunità e a resistere alle avversità. Qui London sembra abbandonarsi agli echi del darwinismo sociale, in gran voga in quegli anni.
Il protagonista del romanzo, il cane Buck, strappato alla vita tranquilla di una villa della California, viene proiettato in questo nuovo mondo fatto di sopraffazione e ne impara presto le leggi, preparandosi a conquistare con le zanne il suo posto nel mondo. Impara a temere gli uomini, ma solo quelli muniti di bastone, a rubare il cibo, a gestire i rapporti con gli altri cani della muta.


Lealtà. In un mondo così duramente dominato dalla violenza, sembra impossibile che possa farsi strada un qualsiasi sentimento. Eppure nella vita di Buck compare un uomo, Thornton, capace di suscitare rispetto e amore. Il breve periodo di pace passato insieme a lui consolida il loro legame, destinato a durare ben oltre la sua morte violenta. La lealtà di Buck si traduce in una vendetta implacabile, che lo separa definitivamente dal mondo degli uomini, rendendo sempre più forte il richiamo della foresta.


Le immagini di Quarello rendono perfettamente tutto questo: il gelo dei territori canadesi, la fatica indicibile dei cani da slitta, la durezza della vita disperata dei cercatori d'oro. Su tutti i personaggi, non può che emergere Buck, grande, maestoso, indomabile. Ogni immagine sottolinea la durezza, la forza, la bellezza dei paesaggi incontaminati.
E', ovviamente, una visione epica, è avventura.
Ma questa è davvero una di quelle storie che restano nel cuore: ho un ricordo vivissimo di questo romanzo, che mia madre mi leggeva ad alta voce svariati decenni fa. Non so se sia stato questa storia a farmi desiderare un cane, di sicuro è stato Buck a farmi desiderare un cane che avesse ancora un cuore selvaggio, quella libertà, quella lealtà unita alla potenza.


Sono stata fortunata, mi è capitato di dividere una parte della mia vita con cani quasi lupi e auguro alle giovani lettrici e ai giovani lettori di leggere, leggere tanto, immaginare le proprie terre di frontiera e di partire, poi, insieme ai migliori compagni di strada che si possano desiderare.

Eleonora

Il richiamo della foresta”, J. London, M. Quarello, Orecchio Acerbo 2016

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