giovedì 8 dicembre 2016

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)


Caro Scoiattolo, 
che silenzio! Ti sei intimidito con i miei discorsi di maschi e femmine?
Il tuo silenzio però potrebbe essere anche presagio di cose interessanti che stai pensando...Sì, deve essere certamente così.
Sai che anche Odaer, scappato temporaneamente dal laboratorio degli Insetti, cerca la propria concentrazione nella solitudine? Così fan tutti, ah ah ah! Te lo scrivo perché mentre ti scrivo sto proprio ascoltando il bellissimo Così fan tutte di Mozart. Ti stuzzico, perché anche se non sei bravo a disegnare, so per certo che con la musica non ti batte nessuno....
Chissà se Odaer, dove si è rifugiato, in riva allo stagno dove è sempre estate, trova la sua concentrazione anche ascoltando i suoni della natura, che in fondo sono un po' una musica? Chissà?
Di certo, il posto in cui lui si mette a rimuginare sul suo progetto, conta.
Certo che conta!
Io penso, come Gioconda Belli, che il contenitore in qualche misura influisca sul contenuto. E non a caso nella sua narrazione mette
Disegnatori dei grandi animali della zone fredde in mezzo alla neve e al ghiaccio per meglio capire cosa significhi avere sempre gelate orecchie e code.



Lo stagno, dove è sempre estate e dove il cielo è sempre azzurro, è il luogo ideale per immaginare il volo di creature che sembrino fiori...




Come avevi intuito Odaer non molla, nonostante L'Anziana Custode della Sapienza gli racconti che gli insetti sono molto utili come messaggeri degli alberi e dei fiori. Lei stessa ha appena creato la panciuta, pelosa e pungente ape.
Ecco, è qui il punto: secondo Odaer creare qualcosa che sia utile e non sia anche bello esteticamente (a me personalmente le api piacciono. Forse perché son formica?) non ha senso.
Per lui la bellezza è imprescindibile e forse pensa che essa vada di concerto con l'unicità. E cosa c'è di più unico che qualcosa di mai pensato prima, qualcosa che tiene insieme cose tra loro altrimenti diverse?
La ragione della sua ostinazione alberga nell'utopia e nel sogno e l'idea di coniugare il Regno Vegetale con quello Animale non lo abbandona. E non importa se l'Anziana Custode afferma che nella ricerca del disegno perfetto potrebbe celarsi un mostro. E non importa se ancora lei, nel sentirlo dire con forza "ma io voglio creare qualcosa di bello", lo mette sull'avviso che il percorso verso la bellezza è costellato di ostacoli e molti si sono smarriti, cammin facendo. Tutto questo non sembra toccare Odaer, il quale persevera nell'inseguire il suo sogno.
Ed eccoci di nuovo in un dialogo che potrebbe essere tra una madre, una madre sapiente che ha l'esperienza dalla sua parte, e un figlio, un giovane che pretende il diritto di avere un suo sogno, progetto unico e personale, da costruire nel corso della propria vita. E se anche questo porterà all'errore, alla caduta e allo smarrimento, ne sarà comunque valsa la pena.
Giovane e sognatore lui, Anziana e saggia, lei. Sì, saggia è la Anziana Custode della Sapienza, nel guardarlo con tenerezza e nel chiudere il loro dialogo con un affettuoso e rispettoso "Fa' attenzione!".


Non le resta altro che fare un passo indietro e uscire di scena.

E io faccio lo stesso con te: faccio un passo da formica ed esco di scena e, guardandoti con affetto, non posso che sussurarti, Fa' attenzione, scoiattolo. Fa' attenzione.

Formica






Cara Formica,
come mi conosci bene e come sai interpretare bene i miei silenzi...
Sai, giustamente parlavi del femminile...in effetti l’enorme potere creativo delle donne di Gioconda mi aveva un po’ intimidito. 
Allora sono andato a guardare le donne di Erlbruch.
Che donne! Sono abbondanti, teneramente in carne, ma non per questo prive di grazia e di amore per se stesse. Hanno vestiti morbidi, sguardi gentili ma, soprattutto, sono sempre lì a fare qualcosa. E' un po' come se Erlbruch costruisse nelle sue illustrazioni un 'antimodello' femminile che non aderisce neanche un po' allo stereotipo attuale di bellezza e soprattutto lo ritrae sempre come soggetto, ovvero rappresentazione vivente dell'azione che compie.
In questa prospettiva c’è una illustrazione che mi ha particolarmente colpito: quella della donna che mangia una mela seduta su un ramo. 
La didascalia recita “La maggior parte dei disegnatori non davano importanza agli insetti “ , ma quello che racconta è molto di più. Infatti, oltre all’evidente fastidio che la donna prova nel vedere un insetto che le si avvicina, vediamo una signora che deliberatamente è salita sull’albero per mangiarsi in solitudine la sua mela. E di questa mela dispone a piacimento perché la sbuccia con un coltellino (guarda le mani con quale grazia, ma anche con quale competenza si esprimono) scartando ciò che non vuole mangiare da ciò che, invece, desidera.
Apparentemente è un gesto semplice, ma qui diventa un simbolo.
Questa immagine è una vera e propria dichiarazione poetica dell’idea che Erlbruch ha del femminile, e ti dirò di più, che in un suo altro libro1 Erlbruch quella donna la fa addirittura volare via! Insomma un vero e proprio inno all’indipendenza femminile.


Solo uomo molto consapevole del proprio ruolo creativo può immaginare donne così.
In questo senso, mi ha molto colpito come Erlbruch suggerisca costantemente la sua presenza di disegnatore. Da una parte egli si manifesta con una continua sovrapposizione di tecniche, come se fosse sempre in movimento. La mano che disegna, che abbandona la matita per afferrare il pennello, che poi viene lasciato per far posto a una forbice o a un taglierino che recide una immagine da incollare sul disegno. Tutto questo lascia quasi una traccia sonora, su cui si innestano i timbri che appaiono qui e là, o le macchie di inchiostro, che se talvolta sono opera delle distrazioni dei Disegnatori, altre volte sembrano il frutto di un movimento accidentale del Disegnatore (qui sto pensando ad Erlbruch, lo avevi capito vero, Formichina pedante?)
Dall’altra, egli sembra connettersi con un universo che sta oltre, un po’ come Odaer, che è dotato di quel buffo cappellino che sembra quasi una antenna. Con l’apparizione di cubi e sfere, Erlbruch ricorda l’inganno cognitivo a cui il disegnatore è chiamato a far fronte nel momento in cui traghetta la tridimensionalità sul foglio.
Quando colloquia segretamente con Dürer, che è stato uno dei primi a elaborare un metodo per copiare la realtà sul foglio2, o quando gioca nelle illustrazioni con la costruzione di prospettive incomplete, Erlbruch sembra volerci sempre ricordare che il disegno è una specie di illusione con cui l’occhio e l’immaginazione giocano molto volentieri.


Albrecht Dürer, Der Zeichner des liegenden Weibes, illustrazione da Underweysung der Messung mit dem Zirckel und Richtscheyt, Norimberga 1538

Quando mi hai parlato di musica, ho pensato che in queste illustrazioni c'è la stessa struttura che, modestamente, noi musicisti ritroviamo quando suoniamo. Provo a spiegarti.
Erlbruch affianca a una narrazione “melodica“ e orizzontale della storia una sorta di “armonizzazione” , ossia una narrazione verticale che avviene in ogni illustrazione, una specie di gioco delle scatole cinesi in cui siamo direttamente coinvolti. Noi, che guardiamo dal mondo reale l’operato di un illustratore che disegna un Disegnatore che con i suoi disegni crea ciò che deve stare nel mondo reale...
Non ti fa girare la testa?
Cara Formica, come sempre adesso vorrei che tu fossi qui, per potermi dire subito cosa ne pensi...
Scrivimi presto


Scoiattolo


P.S. Ma lo sai che ho scoperto che anche Erlbruch ha disegnato un libro dove un uomo grande e grosso crea il mondo?3


[continua]









  1. Wolf Erlbruch, La Signora Meier e il merlo, Edizioni E/O 2003

  1. Albrecht Dürer, Underweysung der Messung mit dem Zirckel und Richtscheyt, Nurnberg 1538

  1. 3 Bart Moeyaert, Wolf Erlbruch, La creazione, Edizioni E/O 2005

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