giovedì 21 settembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PIÙ SI È MEGLIO È

Il piccolo re, Taro Miura (trad. Elena Barboni)
Fatatrac 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Il tavolo da pranzo del Piccolo Re era grande grande.
Ogni giorno il cibo veniva servito in quantità su questo tavolo lunghissimo e il Piccolo Re non riusciva mai a finire tutto.
Il mezzo di trasporto ideale del Piccolo Re era un cavallo bianco grande grande. Come avrebbe mai potuto cavalcarlo?
E ogni volta che ci provava, il Piccolo Re veniva spazzato via dalla coda dell'animale."

Il Piccolo Re è piccolo, nonostante i suoi baffi bianchi e la sua corona giallo oro, tutto gli è abbondante: il castello, i soldati, la vasca da bagno, il letto. Tutto è grande grande per lui così minuto. Soldati alti e minacciosi, letti e vasche da bagno in cui è facile smarrirsi, cibo che non si riesce a finire sono tutte le cose che quotidianamente lo preoccupano un po'. Il Piccolo Re non si perde d'animo e capisce che la soluzione è a portata di mano (di manina).
Si sposa una bella principessa grande grande. Con lei vicino non è più solo e non è più perduto. Con lei mette su una famiglia grande grande con ben 10 bambini e lo spazio si riduce magicamente a tal punto dal farlo decidere di rimandare a casa tutti i suoi soldati (ben felici di farlo). Ora il castello è tutto per loro, il tavolo e il cibo sono finalmente proporzionati e anche il letto con la Grande Regina da un lato e tutti i suoi bambini in mezzo è perfetto per fare sogni d'oro.


Taro Miura qui abbandona l'ambito più consueto in cui in Italia è conosciuto: il design applicato all'illustrazione (Ton, Corraini 2004; Arnesi, Corraini 2005; Lavori in corso, Corraini 2007; Workman Stencil, Corraini 2014). E veste i panni del narratore di storie. In perfetta coerenza editoriale abbandona Corraini per Fatatrac.
La creazione sulla pagina di oggetti e personaggi attraverso la scomposizione e giustapposizione di forme geometriche, di silhouette riassuntive che ricordano quelle della segnaletica stradale, di immagini che alludono immediatamente al loro significato e che si imprimono altrettanto rapidamente nella memoria visiva di ciascuno: questo è il repertorio cui ha abituato i suoi lettori Taro Miura nei libri Corraini.
Qui cambia qualcosa e Il piccolo re pare essere un unicum, un diversivo a tutti gli effetti, sebbene esista un suo corrispettivo al femminile, ben meno bello, che si intitola The Big Princess (Walker 2014).
A un autore, che finora ha dimostrato di preferire il segno alle parole e alle sequenze narrative, è venuta voglia di cimentarsi con una storia da scrivere e da illustrare. 


Il registro scelto è la fiaba, narrazione per eccellenza che però permette di mantenere il gusto per la sintesi nei nessi temporali serrati e improbabili, necessari a tenere sempre alta l'attenzione di chi ascolta a scapito di ogni criterio oggettivo di realtà.
Come in ogni fiaba che meriti questo nome, anche qui si saltano le lungaggini delle connessioni e si privilegiano i fatti salienti. E se questo comporta un pizzico di magia, ben venga.
A ogni tema è ascritta una grande tavola. A parte la prima, in cui in un nero profondo galleggia solo soletto il Piccolo Re, tutte le altre sono dedicate alle singole 'stazioni' e sono sempre molto movimentate : il castello, le truppe, il pranzo, il cavallo e così via. In ognuna di queste il piccolo re rimane minuscolo: alle prime, distinte dal fondo nero che allude alla sua inquietudine, fanno seguito quelle coloratissime che segnano la svolta affettiva e in cui compare la gigantesca principessa, di lì a poco regina, e a seguire i dieci marmocchi enumerati con precisione.



Elementi grafici e costruzioni geometriche riempiono le pagine e danno forma al racconto. I piccoli inserti fotografici sono una gioia per chi ama spigolare nelle immagini: nella copertina per esempio una gambetta del re è un raffinato gancio allusivo alla conclusione felice della fiaba. Oppure le mani che, sempre disegnate come cerchi rosa, diventano pugni serrati nel brandire le spade e le alabarde o pugnetti chiusi che tengono il lembo del lenzuolo.
Potere del segno! E Taro Miura è sempre Taro Miura, anche se il nitore dei libri con Corraini qui viene meno.
I colori sono primari e piatti e hanno la prerogativa di dare ulteriore risalto ai rari inserti fotografici o a china o ancora calcografici.


Dietro tutto questo si nasconde una fiaba che per alcuni tratti salienti ricorda quella raccolta dalla tradizione nordica di Pollicino che sposò la Grande Principessa, presente nella Grande Enciclopedia della Favola curata da Gianni Rodari (Editori Riuniti 2002). Sebbene qui manchi il finale tragicomico della prima, in cui il povero Pollicino affoga per ingordigia in una tazza di crema il giorno dello sposalizio, tuttavia rimane in piedi il gioco del minuscolo e del gigantesco che insieme fanno ridere. Inevitabilmente.


Voler vedere a tutti i costi che la morale della storia sia quella per cui nella famiglia si trova la soluzione di ogni problema, circostanza che alcuni critici hanno rilevato, a me pare tutto sommato marginale rispetto ad altri significati effettivamente più condivisibili, quali per esempio l'allontanamento dei soldati che fanno luogo ai giochi dei bambini, o ancora di più la condivisione della ricchezza di cibo e materassi. 


Carla

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