mercoledì 27 settembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

CARTOLINE DALLA TERRA

Metropolis, Benoit Tardif (trad. Tommaso Gurreri)
Clichy 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"ROMA popolazione dell'area urbana: 4,3 milioni; lingue più parlate: italiano; paese : Italia.
gelato Colosseo secondo la leggenda, la bocca della verità morde la mano ai bugiardi lambretta Pantheon vigile fontana di Trevi pizza margherita utilitaria caffè basilica di San Pietro papa piazza del Popolo obelisco."


Il giro del mondo in trentadue tappe importanti - le città più significative, talvolta le capitali - che prende l'avvio da Montreal, città dell'autore Benoit Tardif e poi gira per il globo da nord a sud e in senso rotatorio (non si può dire da Est a Ovest perché entrambi i punti cardinali si spostano con il girare lungo la superficie della Terra).
Per poi concludersi a Sud, all'estremo opposto del Canada: la Nuova Zelanda con Auckland.


Per ogni tappa due grandi pagine con alcune costanti: il numero approssimativo degli abitanti dell'area costruita, la lingua parlata e lo stato di appartenenza. Per ogni metropoli, Benoit Tardif costruisce una sorta di collage di cartoline di luoghi, persone e contesti, come pure di attrattive imprescindibili (il gelato a Roma) che hanno l'obiettivo di dare una visione d'insieme che non privilegi nulla rispetto al tutto,che renda equivalenti monumenti importanti e venditori ambulanti. Come farebbe un bambino.
Le cartoline si affiancano secondo nessi inaspettati, come le collegherebbe in bambino: accanto a Rembrandt, Van Gogh e Vermeer al Rijksmuseum c'è una bici-taxi e appena sotto il ritratto di Gullit, una celebrità olandese con il pallone ai piedi, a cui qualcuno sta offrendo, dalla cartolina successiva, un cartoccio di patatine fritte con maionese, salsa di arachidi e cipolle.


Un libro che non può passare inosservato, come nulla di quello che esce dalle mani di Benoit Tardif. In perfetta sintonia con il segno che contraddistingue le sue copertine, i suoi poster anche in Metropolis ritroviamo il medesimo gusto per i colori forti, piatti, serigrafici e per un segno potentemente grafico. Come altrove, anche qui lo spazio a disposizione viene sfruttato fino all'ultimo millimetro libero, creando qualcosa che ricorda l'effetto di una tessitura astratta.


Benoit Tardif, oggi a capo di una interessante operazione editoriale, la casa editrice De ta Mère che ha appena festeggiato i suoi primi undici anni (!), racconta del suo modo di costruire le figure: dopo aver disegnato con cura il contorno nero ricalca le parti con il colore per poi scansionarle e comporle con Photoshop. Molto diversamente che nelle immagini per giornali e pubblicità, sulle copertine dei libri o anche nelle immagini interne lui si mette alla ricerca di un mood comune che rispecchi alla perfezione il tono del libro, senza mai tradirlo. Tuttavia, ammette lui stesso, non tutti i libri sono adatti a questo stile. Temi ricorrenti, e anche in Metropolis, sono il cibo e certi personaggi disegnati in modo infantile che però hanno un quid di immediatamente chiaro e comunicativo. Tutto appare leggibile, anche in quasi totale assenza di parole.


Lo spazio che invece si concede in qualità di autore e che mi solletica indagare è dato punte di ironia qua e là e soprattutto dall'assoluta libertà di accostamento dei singoli elementi distintivi delle diverse città. Non credo di sbagliarmi se noto che nell'accostamento è possibile cogliere al meglio la sensibilità, l'immaginario, il gusto di questo autore finora mai pubblicato in l'Italia. Nella griglia di ogni pagina esistono solo 11 cartoline e nella dura selezione che deve aver necessariamente fatto mi pare si annidi uno dei valori di questo strano libro.
Vado a cercare le città su cui posso ricorrere al mio personale repertorio di ricordi: Berlino, per esempio, offre tratti di autenticità interessanti anche se apparentemente trasversali o addirittura marginali: il venditore di kebab può davvero essere elemento tipico di quella città? certamente sì, accanto alla Bode Insel dei musei! La porta di Brandeburgo e l'orso come icone di una città. L'omino del semaforo (così tanto reiterato in magliette, borse, e copertine di quaderni) accanto al musicista tecno e per chiudere il Muro con i suoi graffiti. Non c'è tutto, ma c'è molto e pochi gli stereotipi. C'è quel che serve a incuriosire ragazzini e ragazzine.


Dulcis in fundo, non posso non condividere quasi in blocco tutte le scelte che attengono al cibo, espressione importante di ogni cultura e ricordo irrinunciabile dopo ogni viaggio: i loukum a Istanbul, il tè alla menta a Fes, i blini a Mosca, le tapas di Barcellona, la baguette di Parigi...
Ma Copenaghen con il suo smorrenbrod dov'è?

Carla

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