lunedì 30 aprile 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DELLA VERITA' E DELLA NECESSITA'

Nina e Teo, Antonio Ventura, Alejandra Estrada (trad. Elena Cannelli)
Kalandraka 2018


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'Stai attento, Teo, se non mi ascolti non ti racconterò più nessuna storia.'
L'animale osservò la piccola con sguardo sorpreso. 'Sarà arrabbiata? Sembra di sì..., però non capisco perché mi stia dicendo questo.' Nina smise di guardare il gatto e tornò al suo libro. 'Allora l'orso raccolse con le sue grandi zampe anteriori la topolina...'"



Per terra una bambina, il suo gatto e un libro. Lei sfoglia, racconta, guarda, guarda ancora più da vicino, parlotta con il gatto. Si allontana, va a bere e poi ritorna. Il gatto si struscia, fa le fusa, le si siede davanti e l'ascolta e poi, sul più bello, scompare dalla sua vista, inghiottito da una poltrona. La bambina si interroga se sia davvero lui che fa capolino tra i banchi del pesce disegnati nel libro? Chissà...
Come fanno spesso i gatti, dal nulla, quando Nina è di nuovo sprofondata nella sua lettura, Teo riappare: si insinua nuovamente tra lei e il libro.


Come accade tra bambini e animali, anche in questo preciso contesto, sembra che i due abbiano molto da dirsi.

Di Nina e Teo la prima cosa che colpisce, come è giusto che sia, è la copertina. Poi arriva il nome dell'autore che è garanzia di qualità e stile.
Lo apri, lo sfogli e la seconda cosa che cattura lo sguardo e il tatto è il tipo di illustrazione e il tipo di libro: disegno monocromo dal vero a matita su carta uso mano.
Secondo elemento che accentua la sensazione di non avere sotto gli occhi un libro qualsiasi, ma un libro curato in ogni suo elemento.
A una lettura frettolosa, la prima è sempre così, non ci si accorge, se non in fondo, che tutto quello che si è letto e visto non è esclusivamente una storia affettuosa tra una bambina e il suo gatto.
Non è solo un bell'albo illustrato, ma è anche un regalo. O, per meglio dire, leggendo la dedica, si tratta di un omaggio a Gabrielle Vincent. E allora si ritorna indietro e con un occhio più consapevole, si scopre che il libro fra Teo e Nina e proprio uno dei libri della Vincent. 

 
A ben vedere, nelle pagine gialle si intravede l'orso e la topolina.
L'omaggio però non è solo alla sua arte, ma a tutti coloro che hanno amato le sue storie, i suoi disegni e a tutti quei bambini e bambine che hanno letto di Ernest e Célestine o a tutto coloro che si sono commossi per il suo cane solo sulla strada.
Con paragonabile virtuosismo Alejandra Estrada, in omaggio alla Vincent, ne 'cita' lo stile. Disegna con sole tre matite grasse, con un segno che ha il l'apparente indefinitezza del bozzetto e contemporaneamente la sicurezza della resa di volumi e spazio (e non solo quello della pagina), di corpi reali in movimento.
Ma altrettanto virtuoso e ossequioso nei confronti dell'illustratrice belga, appare il testo a tre voci creato da Ventura.
Come Gabrielle Vincent fece con la sua matita, senza neanche una parola, così anche Antonio Ventura racconta una storia al limite del silenzio, con suggestioni forti che non si chiudono mai in una sola risposta, ma lasciano aria intorno a tutto ciò che l'occhio vede. E in quell'aria si può generare pensiero. 
Cosa si potrebbe chiedere di più a un libro?


In una bella intervista di qualche anno fa Antonio Ventura, scrittore ed editore raffinato e colto, con una passione per la pittura, sosteneva che ogni libro per essere un buon libro deve essere il frutto costante di una ricerca da parte dell'autore verso verità e necessità. Mi pare che entrambe qui ci siano, tanto nelle parole quanto nel disegno: l'urgenza di entrambi gli autori di rendere omaggio a una grande artista, e al suo modo di raccontare; l'urgenza di farlo sotto forma di storia illustrata per i più piccoli. E la verità? È in quello splendido -perché così sapiente e consapevole- modo di disegnare bambini e gatti che dimostra Alejandra Estrada; ma anche in quel delicato modo di raccontare con poche parole l'infanzia e la gattitudine, rispettandone tutti i misteri che le rendono, entrambe, imperscrutabili.



Non è il primo libro in cui Ventura e Estrada si incontrano. Viene da pensare che li tenga insieme con così tanta armonia il loro modo di essere nel mondo. Tutti e due, con percorsi ed esiti diversi, hanno più volte dimostrato di aver bisogno di una sconfinata libertà di azione. Entrambi non sono capaci di accontentarsi di un unico mestiere, ma spaziano in molteplici direzioni. L'editoria, l'illustrazione, la scrittura, l'insegnamento, l'arte....


Entrambi, poco o affatto frequentati dall'editoria italiana, meriterebbero ben altra attenzione. In particolare Alejandra Estrada, mai pubblicata in Italia, pare abbia molto da dire sia nel campo dell'illustrazione, sia nel campo artistico più puro. Il suo percorso, guardando le opere d'arte che concepisce, attesta quanto sia labile, talvolta, il discrimine fra questi due codici espressivi; essi sono a tutti gli effetti campi di sperimentazione. E non è un caso che sempre più spesso si individuino punti di tangenza tra l'illustrazione e la pittura e che sempre di più la prima sia da considerare come imprescindibile fonte di ispirazione per la seconda. 

Carla 




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