mercoledì 16 gennaio 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DI STORIE DI METAMORFOSI

Il Signor Fortunato, Daniele Movarelli, Alice Coppini
Edt Giralangolo 2018


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Un giorno ventoso, mentre scendeva dalla macchina, il Signor Fortunato perse il cappello. Uno dei tanti.
Iniziò a rincorrerlo a perdifiato, per chilometri e chilometri. Tanto che alla fine si ritrovò immerso in un grande parco, era ormai sera e non sapeva come tornare a casa."

Il Signor Fortunato si mette giù a dormire. 


La mattina dopo, al risveglio, qualcosa di strano rallenta i suoi movimenti nelle strade di città in cerca della sua auto sportiva, rossa fiammante. Qualcosa di simile a quello accaduto una volta a Gregor Samsa, il Signor Fortunato si ritrova un guscio di lumaca sulla schiena. Lui, l'uomo dinamico e ricco che a casa possiede tutto e perfino in soffitta ha una giungla e in cantina un impianto sciistico, lui che non ha solo un'automobile, ma anche navi, aerei, mongolfiere, treni e sommergibili. Lui, ora è lì che va a piedi, lento lento perché non passa più dallo sportello della macchina e nemmeno dalla porta di casa. Tutto è diventato irraggiungibile e inservibile. I medici non sanno aiutarlo e non gli resta che mangiare insalata scomodamente seduto su una panchina.
Le panchine sono luoghi di osservazione e riflessione e quando arriva la pioggia, il freddo e la notte al Signor Fortunato non resta che ritirarsi nella sua nuova casa, piccola e splendidamente vuota. Pronto a iniziare, forse il suo percorso di liberazione.

Due cose, più di altre, colpiscono in questo libro.
La prima è l'inizio, la seconda è la fine. Il prima e il dopo. Sebbene tutto il libro spinga il lettore a concentrarsi sulla loro distanza in termini di differenza, a me piace considerarle separatamente.


Dell'inizio è apprezzabile che si parta con un crescendo, che elenca in modo composto e ordinato i possedimenti del Signor Fortunato. A partire dalla casa che, riga dopo riga, si definisce sotto i nostri occhi con un piacevole garbo. La composizione di Alice Coppini asseconda e rilancia con citazioni da Rodin a Picasso passando per Calder e per il scultura classica e la ceramica greca e via andare. L'elenco si movimenta con alcune trovate originali, quali l'orchestra sinfonica al posto del campanello della porta. 
Poi si passa al giardino: qui in sole cinque righe di testo si passa dallo zoo al razzo spaziale. Ultimo, il suo parco mezzi di trasporto, rigorosamente elencato per ordine di grandezza.
Gli elenchi, se costruiti con criterio, sono letterariamente piacevoli e materia di divertimento per i più piccoli, in quanto sequenze di rapida comprensione. Se per di più, il suddetto elenco è pensato come successione di oggetti sempre più grandi e sempre più inverosimili rispetto al contesto, il divertimento si moltiplica con essi.
Del finale si intuisce la direzione, ma è solo nell'ultima pagina che assume un valore ulteriore. Non mi sto riferendo alla morale della storia in sé - chi tanto possedeva ora trova il sorriso a raggomitolarsi in un guscio di lumaca perché quel che conta non sono gli oggetti, ma le persone - ma al fatto, forse più sotterraneo, ma di certo meno scontato e 'politicamente corretto'. Mi riferisco all'irreversibilità di uno stato.
Qualcosa del genere mi colpì leggendo milioni di anni addietro Le streghe di Dahl, ovvero la condizione di topo che il bambino vive come definitiva. In altri termini: trovarsi diverso e accettare la metamorfosi senza fiatare.


Tutto quello che c'è in mezzo tra il principio e la fine pare concepito per far convergere il pensiero su una tesi che si vuole dimostrare. Tesi, peraltro, condivisibilissima, s'intende. Per paradosso è proprio questa la parte meno risolta del libro. Sarebbe utile ragionare ancora una volta sul fatto che nei libri spetta soprattutto alle storie il merito di tenerli a galla. E della storia del Signor Fortunato è proprio lei la cosa più bella: un uomo solo si circonda di oggetti e un giorno si trasforma 'quasi' in lumaca. Per questa ragione, la doppia pagina del parco sebbene nei disegni sia una delle più lievi e felici, nel testo si appesantisce e annaspa un po' fino a diventare 'scivolosa' la pagina dopo, complice la pioggia che arriva su tutti.


Carla

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