lunedì 4 febbraio 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I BAMBINI DIVINI
La sfida di Anton, Gudrun Sketting (trad. Lucia Barni)
Beisler, 2018


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Spesso in questo mondo è tutta una quastione di equilibrio.
Come quando camminiamo sull'asse, con le braccia aperte in fuori e un piede davanti all'altro. Ine e io, dai nostri alberi. L'asse l'abbiamo trascinata da casa sua tanto tempo fa, quando suo papà stava rinnovando la cucina, e l'abbiamo sistemata tra due alberi, dal ramo più basso dell'uno al secondo dell'altro. Facciamo gli equilibristi quasi tutti i giorni."

L'equilibrio si consolida con la fiducia. E la fiducia ha a che fare con l'amicizia, infatti  sono amici per la pelle, Anton e Ine. Il rituale giornaliero prevede che entrambi camminino sull'asse e, una volta incontratisi al centro, facciano un ulteriore equilibrismo per lasciarsi spazio l'un l'altra per proseguire nel loro percorso. Ed è in questo frangente che Anton le rivela una notizia sconvolgente: la sua nascita la si deve a un 'incidente di percorso' tra suo padre e sua madre. Un profilattico fasullo e, a seguire, una gravidanza non cercata, imprevista. A Ine la notizia non pare travolgente, visto che lei è figlia di una provetta.
Ma quanto si deve sentire in colpa Anton? La madre perduta (se la è portata via l'autobus numero 15) e un padre sempre solo e lievemente depresso...
Anton è timido e impacciato, Ine è un vulcano di idee. Spetta a lei la organizzazione di una vera e propria crociata per 'recuperare' alla vita sociale il padre di Anton.
Il corso di maglia a cui lo iscrivono produce la conoscenza di Amalia 'la prosperosa' e una serie di magnifici equivoci e la consapevolezza quasi istantantanea, ma ormai tardiva, che lei non può essere quella giusta.
Tra ricerche scolastiche sull'educazione sessuale da fare con il suo amico Ole, tra i molti fraintendimenti con Ine, Anton cerca di gestire come meglio può la vita sentimentale del padre, ma se desse un'occhiata anche alla sua non sarebbe male...

Quando si dice il naso di un editore... A casa Beisler c'è da anni una ricerca attenta verso quella letteratura di matrice nordeuropea che sappia essere nel contempo lieve e profonda. In quest'ottica si sono avvicendati nel tempo, apriprista travolgente, Jutta Richter con i suoi animali e i suoi bambini, quindi Andreas Steinhöfel con l'ineffabile coppia Rico e Oscar, quindi la Parr con i meravigliosi Lena e Trille e la splendente Tonja Valdiluce. E adesso Gudrun Skretting, al suo esordio letterario già pluripremiato in Norvegia.
Tutti eredi della medesima temperie, tutti nipoti della capostipite Lindgren, questi autori fanno la loro fortuna in Italia (i libri di Richter, Parr e Steinhöfel hanno mietuto premi su premi o quanto meno sono stati selezionati in contesti di grande prestigio) per diverse ragioni che li accomunano.
La prima e incontestabile è la loro capacità di raccontare l'infanzia e l'adolescenza per quello che è: un mondo a sé, con proprie regole interne impermeabili al mondo degli adulti. In questo senso la Lindgren è stata l'antesignana, se si pensa allo spessore umano della coralità delle voci - dai 6 ai 16 anni - che raccontano, ciascuno con la propria visuale, l'estate, la villeggiatura in quel capolavoro che è Vacanze all'isola dei gabbiani
Pensate a certa selvatichezza dei bambini di Jutta Richter, o alla lettura che fanno Rico e Oscar delle 'astrusità' dei grandi. O ancora la Weltanschauung di Tonja o del cane Anton o della piccola Johanna.
In questo senso, è un autentico gioiello letterario il racconto dell'asse di legno che unisce i due alberi  di Anton e Ine e delle loro passeggiate in quota.
La seconda ragione risiede nel sano distacco che gli adulti si permettono nei confronti dell'infanzia. Non si tratta di nonni, genitori o zii degeneri, ma di adulti accudenti che nel contempo sanno dimostrare sempre nei confronti dell'infanzia un gran rispetto e la necessaria distanza e riconoscimento di alterità.
Ovviamente, già queste due sole ragioni varrebbero l'interesse da parte degli iperaccuditi bambini e bambine italiani.
Ma non basta. La terza motivazione sta in quella levità cui si alludeva in principio, levità che permette a chi scrive di toccare questioni altrimenti spinose. Si pensi solo alla squadra di genitori single in difficoltà che attraversano tutti questi romanzi. O ancora al poetico incipit in La sfida di Anton in cui da una gomma forata si arriva a un preservativo bucato e alla nascita di Terra e Luna. Questioni spinose, ma innegabilmente attuali e consuete; tuttavia altrove considerate tabù.
La quarta ragione sta nel diffuso ritmo indugiante che a tutti i piccoli protagonisti di queste storie viene garantito, riconosciuto e tutelato (anche questo aspetto ha a che fare con quel rispetto cui si alludeva poche righe sopra). I bambini e le bambine dei romanzi che vengono dal Nord si prendono il loro tempo e nessuno si azzarda a negarglielo.
La quinta ragione sta nel loro essere bambini divini piuttosto che bambini eroi. Non sono bambini che lottano e che affrontano il mondo con la spada, sono piuttosto bambini creatori di mondi.
La sesta e ultima ragione sta nella loro comune capacità di trovarsi partner all'altezza: Rico&Oscar, Trille&Lena, Tonja&Gunnvald, cui ora si aggiungono a pieno merito anche Anton&Ine.
Sebbene certe ingenuità e certe ridondanze siano lì a segnalare il fatto che si tratta di un esordio, tuttavia per tutte le suddette ragioni anche La sfida di Anton rientra in questa felice sequenza di buona letteratura.
C'è da gioirne.

Carla

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