giovedì 28 marzo 2019

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)


Sai cara formica…
Mi sono girato tante volte nella mia tana cercando nuovi spunti per sciogliere il rovello su cui stiamo ragionando.
Mi sentivo come uno stercorario che non sa dove far rotolare la sua pallina, come un pipistrello di giorno che non sa più dove è la sua tana, come uno stambecco in pianura. Insomma… come uno scoiattolo che ha perduto la sua scorta di ghiande e nocciole!
Questo immaginarmi nei panni di altri animali mi ha fatto venire in mente quello spettacolare repertorio di similitudini che è Forte come un orso.1

 
Uno dopo l’altro, Katrin Stangl passa in rassegna bambini intenti a fare cose da bambini, caratterizzandoli in modo manifesto con lo stratagemma di paragonarli a degli animali: una bambina è chiassosa come un gallo, un altro dispettoso come un tasso, un bambino è rosso come un granchio, un altro ancora grosso come un elefante. Tanto gli animali nelle illustrazioni sono immediatamente diversi uno dall’altro, ognuno raffigurato nella sua specifica forma, quanto i bambini sono simili: due braccia, due gambe, una testa, capelli e occhi e mani. 



Gli animali fungono da alfabeto per spiegare in modo manifesto non tanto chi sono quei bambini tanto simili, ma quell’insieme di azioni e situazioni che si chiama infanzia… Ogni bambino può essere orso e gazzella, gallo e tasso, a seconda della situazione di cui sta facendo esperienza, o dei rapporti che intreccia con la realtà. Ogni bambino è molti animali, e molti animali servono per raccontare un bambino.


Hai presente Zagazoo? 2 Ecco, lì Quentin Blake si serve di molti animali per raccontare un solo piccolo uomo nel suo processo di crescita: da rosa e tenero neonato si trasforma in pulcino di avvoltoio urlante, poi in un piccolo e ingombrante elefante, in cinghiale e in drago sputafuoco e infine in strana creatura pelosa, come se gli animali fossero lo strumento per descrivere l’identità in divenire del bambino che cresce.


Attraverso il paragone con molti animali il cucciolo di uomo trova la definizione della sua complessità, mentre gli animali divengono simbolo stesso di identità, acquisendo una caratura maggiore nelle pagine di questi libri: non più burattini accattivanti per ridurre i bambini alle leggi dell’adulto, ma presenze totemiche in grado di risvegliare la più profonda radice nell’essere raffigurandola con pelliccia, piume, corna, code e proboscidi.
Come in Jane, la volpe ed io3, cara Formica... Se non lo conosci, leggilo per arrivare al momento in cui Helene trova il bandolo della sua personale matassa… Indovina, amica mia, chi troverai…


Stanco e prostrato dal tanto ragionare mi avvicino al mio giaciglio di foglie, amica mia… attendo tue nuove

P.S. Ti avevo detto del daimon nella Bussola d’oro, vero? Ricordi che quello dei bambini cambiava continuamente forma, vero? Forse adesso capisco ancora meglio perché…


1Katrin Stangl, Forte come un orso (trad. G. Mirandola), Topipittori 2013
2Quentin Blake, Zagazoo (trad. S. Saorin), Camelozampa 2016
3Fanny Britt, Isabelle Arsenault, Jane, la volpe & io (trad. M. Foschini), Mondadori 2014



Che dire, amico mio dei boschi e delle foreste,
ti ho lasciato parlare e ti ho lasciato scrivere in assoluta libertà, ma tra le punte delle mie antennine, come tra due poli elettrici, fremeva -o dovrei dire meglio sfrigolava- la frase: E DOV'È LA NOVITÀ?
È proprio il caso di dirlo che da che il mondo è il mondo, tra i tanti compiti che gli animali devono svolgere al servizio dell'umanità c'è quello di accollarsi sulle spalle la rappresentazione delle loro qualità e dei loro difetti.
Spesso con breve morale annessa.
D'altronde, tu lassù e io quaggiù, ci stiamo ronzando intorno da un po', o sbaglio?


Mi scrivi dei bambini della Stangl e del piccolo Zagazoo e giustamente cogli il lieve spostamento rispetto al canone.
E io, invece, sono proprio qui a metterlo a fuoco questo canone. E penso a come già in antico questo succedesse spesso e volentieri. Mi permetto però si tralasciare ciò che accadde nel resto del mondo, per mia ignoranza conclamata, ma non posso non pensare a quello che è capitato intorno alle rive del Mediterraneo, quando noi, te ed io, eravamo ancora solo un sogno.
Esopo, Fedro e ancora La Fontaine, in prosa o in versi non hanno fatto altro che dirci che dietro la lepre si nasconde l'animo frettoloso e superficiale di un uomo e dietro la tartaruga, quello di qualcuno che conosce i propri limiti, ma li sa mettere a frutto. Credo non ci sia angolo del mondo dove la favola -scusa se è poco: un genere letterario coniato appositamente allo scopo- non abbia messo radici profonde. Ma se si fossero limitati solo a creare gli stereotipi della cicala indolente e neghittosa e della formica laboriosa e alacre (cosa peraltro lontana dalla verità), tutto sommato non ci sarebbe stato tanto di male.
Il problema è altrove, nell'appendice moraleggiante.
Segui il mio ragionamento: ci sta che ci siano animali che della velocità o della lentezza hanno fatto la loro cifra distintiva, e ci sta che una donna veloce sia definita 'lepre', ma è il giudizio che ne segue che fa la differenza.
Il volerli per forza condannare o assolvere -a seconda delle situazioni- è davvero un sovrapprezzo che come animale non mi sento di dover pagare.
La morale nel regno animale non ha dimora.
Eppure non sono forse le favole di Esopo, Fedro, La Fontaine, Tolstoi le prime letture che vengono messe nelle piccole mani degli infanti? A scopo pedagogico per di più. Spesso sono vera e propria palestra di allenamento per le loro incespicanti letture e, con l'occasione, diventano martellanti precetti di buona morale.
Ma fortunatamente c'è chi questo andazzo lo ha saputo cavalcare. Due esempi paradigmatici di come sia bello, almeno in arte, poter leggere il mondo con sguardo originale. Suona strano che sia proprio io, una formica, a spezzare una lancia nei confronti della mia antagonista di sempre, la cicala (vedi lo stereotipo che scherzi fa?). Ma così va il mondo, non ti stupire.


Hai per caso letto Shaun Tan1 a proposito della questione?
Mai finiscono lavoro Umani.
Rimane sempre Cicala. Finisce lavoro.
Nessuno ringrazia Cicala.
Tok! Tok! Tok!

Oppure Pascale Petite2 che dà voce alla volpe adulatrice, sopraggiunta alla porta della casa di mia cugina?


"È vero che non si può dare a tutti quanti
a destra e a manca, ai nullafacenti,
ha fatto bene a essere intransigente
con la cicala incosciente,
che è veramente stonata
che è tanto asfissiante,
almeno quanto lei è organizzata
metodica e attraente."
A quel punto si apre la porta e pensate...
su Formica e Cicala abbracciate.

SBRENG! Bella tranvata, vero?


Ci ritorno, tra non molto.

Formica

[continua]


1Shaun Tan, Cicala (trad. M. Ruffo Bernardini), Tunué 2018
2Pascale Petit, Gérard DuBois, La volpe senza il corvo (trad. M. Baiocchi), Orecchio acerbo 2018

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