venerdì 29 maggio 2020

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


IL DOLORE DI UN ADDIO


‘River boy’, romanzo di Tim Bowler scritto nel 1997, ha avuto un grande successo in Gran Bretagna e ha ottenuto la prestigiosa Carnegie Medal; è stato più volte ristampato ed è proprio alla ristampa più recente del 2019, con la prefazione di David Almond, che oggi la Mondadori si rifà per riproporre questo testo nella collana ‘Contemporanea’, dopo una più modesta edizione nel 2000 nella collana ‘Junior+11’. Si tratta quindi del doveroso recupero di un testo di grande successo.
Ma veniamo alla trama: la protagonista è Jess, appassionata nuotatrice, e noi la conosciamo mentre si sta recando in vacanza con la famiglia nei luoghi dell’infanzia del nonno; si sistemano in un cottage vicino a un fiume impetuoso che scorre per la vallata. Il nonno è voluto tornare lì per finire il suo ultimo dipinto, e solo alla fine del romanzo si capirà perché. Il nonno è visibilmente malato e sembra quasi che l’unica cosa a tenerlo in vita sia solo quel dipinto che rappresenta proprio il fiume dove Jess si tuffa, attratta e impaurita nello stesso tempo.
Jess è molto legata al nonno ed è disposta a fare qualsiasi cosa per vederlo guarire, o comunque stare meglio; col passare dei giorni si rende conto che in realtà il nonno è gravemente malato e l’unica cosa che può fare per lui è aiutarlo a completare il quadro. Nello stesso tempo, nel corso delle sue nuotate nel fiume, avverte una presenza misteriosa, che alla fine si palesa come un ragazzo, dalla folta chioma scura, vestito solo con dei pantaloncini neri.
L’atmosfera che si crea è misteriosa, incupita dalle condizioni di salute del nonno; Jess è ossessionata dal ragazzo del fiume; alla fine riesce a parlargli e lui la coinvolge in una folle impresa, tuffarsi dalle sorgenti del fiume per percorrerlo tutto, nuotando, fino al mare.
Jess scopre, grazie a un vecchio amico, che anche il nonno, da ragazzino, prima di lasciare quei luoghi, era ossessionato da questo desiderio.
Credo che a questo punto sia chiaro a tutti chi sia il ‘ragazzo del fiume’ e che cosa rappresenti realmente il quadro che sta dipingendo il nonno.
Come in molti romanzi di Almond, anche qui l’elemento fantastico o sovrannaturale svolge una funzione rivelatrice di qualcosa che sta avvenendo fra i personaggi del racconto: in questo caso si tratta di un commiato, fra un nonno e una nipote legatissimi fra loro, che non può avvenire serenamente senza che la nipote porti a compimento quella parte della vita del nonno che è stata ‘amputata’ da un repentino cambiamento. Il nonno non è riuscito a compiere quel gesto eroico cui legava la propria identità ed è solo attraverso la nipote che quella cesura si compone, rendendo possibile l’addio alla vita.
Nello stesso tempo, per Jess, diventare le braccia e le mani del nonno, mettere il proprio corpo a sua disposizione è un atto di amore e di conoscenza, di vera comprensione.
Il mistero che il romanzo attraversa è quello della fine della vita, nel senso proprio di chi arriva al termine dei propri giorni sentendo l’urgenza di chiudere un cerchio, di compiere ciò che va compiuto. Il tema del lutto è certo presente, con il doloroso percorso di Jess nella consapevolezza dell’inevitabile; ma è in qualche modo funzionale a una riflessione su quel bilancio della propria vita che inevitabilmente si compie quando si è vicini ad abbandonarla. E’ anche un’intensa descrizione del rapporto fra nonno e nipote, che, come capita spesso, relega i personaggi della generazione di mezzo al ruolo di comparse.
Non so quanti ragazzi e ragazze coglieranno appieno il senso di questo romanzo, sviati magari dal mistero del ragazzo del fiume, per poi trovare una facile soluzione nelle ultime pagine del libro. Andando oltre questa lettura più ‘superficiale’, diventa inevitabile interrogarsi su cosa sia davvero importante quando ci si trova a fare un bilancio della propria vita, nel momento in cui si è in procinto di lasciarla.
Il romanzo consente una lettura a più livelli ed è un ottimo spunto per riflessioni importanti; lo consiglierei a partire dai tredici anni.

Eleonora

“Il ragazzo del fiume”, T. Bowler, Mondadori 2020


Noterella al margine: la fascia d’età di riferimento, indicata dall’editore, è 11 anni, mentre in altri siti si indicano età superiori.

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