lunedì 18 maggio 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UNA VALIGIA STRACOLMA DI OGGETTI

Lenticchia. Dall'altra parte del mondo
Claudia Mencaroni, Luisa Montalto
Verbavolant 2020



ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"Lenticchia è una bambina grande di quattro anni, alta così e larga cosà.
Quando Lenticchia è felice spalanca la bocca, strizza forte gli occhi e vola come un uccellino. Vola per la felicità. Lenticchia vive dall'altra parte del mondo."


Nonostante viva dall'altra parte, non è una bambina a testa in giù. La testa ce l'ha ben su e piena di domande: la principale che le frulla in testa riguarda proprio l'altra parte del mondo. Chiede a suo padre e a sua madre di raccontarglielo, ma nessuno dei due trova le parole giuste, le parole adatte. Non le resta che mettersi in valigia e partire.
Dall'altra parte del mondo sembra essere tutto un po' meglio: alberi più accoglienti, case più piccole, fiori sui davanzali, colori più accesi, acqua e monumenti antichi a ogni angolo e gente che si parla dalle finestre. E c'è anche il mare. Oh. Il mare, che le riempie gli occhi. Quello piccolo in cui si può anche nuotare. Ai suoi genitori, che al ritorno le chiedono come sia il mondo di là, lei mostra la sua valigia stracolma di oggetti, e racconta felice.


Di nuovo insieme, dopo Seb e la conchiglia, Claudia Mencaroni, Luisa Montalto e Verbavolant.
Tra loro alcune, poche, cose cambiano, alcune cose restano.
Come se fossero una cifra.
Tra le cose cambiate c'è il formato: da libro da parati ora è un albo più tradizionale, all'italiana, ovvero orizzontale. Il formato più congeniale al movimento e all'acqua. Che in questo libro abbonda.
Tra le cose cambiate c'è l'equilibrio tra testo e immagine. Il dialogo tra loro è forte come anche in Seb, ma in Lenticchia sembra quasi che a condurre il gioco non siano più le parole, ma il disegno.
Anche se in Seb e la conchiglia, per ovvie ragioni, il disegno occupava le grandi superfici, tuttavia il loro ruolo era per lo meno paritario nella narrazione.
Qui, no. Il disegno continua a prendersi grandi spazi, pagine intere con bandelle a sorprendere il lettore, ma lo fa spingendo la parola a diventare quasi un sussurro: Oh. Il mare, e a metterla in un angolo, comunque sempre poetica.
Un disegno che si è fatto più potente della parola.
Un po' come a dire che le parole sono sulla pagina a raccontare una storia che hanno sentito dai disegni.
E qual è questa storia? Cercando di mantenere il più possibile 'vergine' lo sguardo su Lenticchia si potrebbe dire che è la storia di una bimbetta che ha capito un paio di cose importanti della vita: la prima è che al mondo ci sono posti tra loro molto diversi. Uno è vissuto principalmente in un 'interno', attraverso le finestre, mentre l'altro è ben più estroverso, tutto raccontato en plein air

 
La seconda cosa che Lenticchia capisce ha a che fare con gli oggetti. Quella bambina sa con chiarezza che gli oggetti sono portatori di storie. Hanno un loro significato che va al di là dell'oggetto in sé. Un sasso non è solo un sasso, ma il segnetto per giocare a campana, un legnetto non è solo un legnetto, ma è quel preciso legnetto trovato su quella precisa spiaggia in quel preciso giorno. Una moneta è quella moneta, una torcia è quella torcia, una girandola è quella girandola.
Ecco tutto questo lo racconta il disegno e le parole tacciono.
Dunque l'equilibrio è cambiato.
Se si abbandona la prospettiva 'vergine' dello sguardo e si ascolta la genesi di questo libro, così come la raccontano le protagoniste, tutto questo che lo sguardo vergine aveva intuito, sembra trovare conferma.
Spigolando, si apprende infatti che Lentichia è la figlia di Luisa Montalto, Anna a cui il libro è dedicato, che, nata a Singapore, dove Silvia ha vissuto per cinque anni, chiedeva ai suoi genitori del mondo di qua, di Roma.
Una domanda grande, per una bambina grande.


La Montalto, come la maggioranza degli illustratori, dice di non avere dimestichezza con le parole, lei quando ha da raccontare disegna, e quindi chiede a Claudia Mencaroni di trovare una risposta narrativa alla questione dell'altra parte del mondo, dei luoghi a cui lei si sente di appartenere, della memoria che ne ha.
Per spiegarlo con un libro a sé e a sua figlia. E magari anche a qualche altro bambino o bambina...
La voce di Claudia racconta quindi - generosamente - un storia che non è sua, ovvero non solo sua.
Al principio si alludeva alle cose che cambiano, e si parlava di equilibri o rapporti di forza tra testo e immagine, tra storia a parole e storie a disegni, si voleva dire proprio questo: nel libro il disegno racconta di più delle parole.
Ma per tornare alle cose che restano, di Claudia Mencaroni rimane la capacità che era stata notata in Seb e la conchiglia, ovvero la sua sensibilità nel 'disegnare' un bambino con pochi tratti. Così come allora, anche adesso Lenticchia è nelle nostre orecchie, nella sua essenza di bambina grande di quattro anni, già dopo poche frasi.


Si riconferma la sua capacità di toccare punte alte, per esempio, nel dare corpo in una sola frase, piccola e perfetta, alla potenza delle sensazioni che si provano per la prima volta davanti al mare. Tuttavia, rispetto a Seb, ogni tanto per me si percepisce qualcosa che scorre meno liberamente: parole che un po' si inceppano in soluzioni che costano fatica, che suonano obbligate da un pensiero 'esterno' che preme per entrare.
E Buongiorno e buonanotte.

Carla


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