lunedì 1 giugno 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

FACCIAMO CHE

Iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, Barbro Lindgren (trad. Laura Cangemi)
Lupoguido 2020


ILLUSTRATI PER PICCOLI
 
"Facciamo che siamo due gorilla.
Io sono il papà gorilla
E tu sei il gorillino.
SÌ! IIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
ALLORA prendiamo QUESTA STRADINA,
FACCIAMO CHE SIAMO NELLA GIUNGLA.
DAI, Vienimi dietro.
SÌ! IIIIIIIIIIIIIIIIIIIII "

La mossa successiva è quella di sdraiarsi nell'erba, gorilla grande sopra e gorilla piccolo sotto perché a lui piace tanto stargli vicino e gli piace anche tanto il suo pelo, a tal punto da infilarcisi sempre sotto. Anche a costo di farsi schiacciare. Sì. E non finisce qui. Arriva lungo il sentiero un temibile coccodrillo. No, il coccodrillo sarebbe meglio di no. Ma il coccodrillo arriva lo stesso. Bisogna urlare. Urlare forte in modo che il gorilla grande possa rimettere tutto in ordine. Meno male. Al piccolo non resta che esultare per la forza dimostrata dal grande, per la sua velocità nel correre. E meno male che c'è. Arriva notte e bisogna dormire. La mossa successiva sarebbe quella di chiudere gli occhi entrambi, grande e piccolo. Ma al piccolo non riesce proprio.
Non c'è altro rimedio che tornare nella giungla dove un terzo gorilla è in agguato: il gorilla più grande del mondo li aspetta e forse sta per mangiarsi il piccolino... Forse.

Una delle motivazioni per le quali Barbro Lindgren nel 2014 vince l'Alma recita così: Con audacia linguistica e ricchezza di sfumature psicologiche, ha rinnovato non solo il libro illustrato per i più piccoli, ma anche la prosa narrativa surreale, la poesia infantile ecc. ecc.
Se si parte dall'audacia linguistica, mi pare che la scelta di questo titolo dadaista, per l'edizione italiana, si allinei perfettamente, confermando peraltro una scelta della stessa Lindgren che farcisce questo dialogo di urla analoghe. In realtà quando lo pubblica nel 1971 per la prima volta in Svezia, il titolo è più consueto e non prevede ventuno lettere i in sequenza. Fortunati noi.
Secondo punto della motivazione: la ricchezza di sfumature psicologiche.


La sfida è cronometrare quanto occorre a un lettore per capire chi si nasconda sotto le spoglie di questi due gorilla, uno grande e uno piccolo. Barbro Lindgren tace e mette in scena solo un atto unico; si limita a registrare i loro dialoghi. Nella quarta di copertina, l'editore italiano decide di svelare anche ai più distratti la relazione che lega i due.
Fratelli, dunque. D'altronde i capelli con la riga in mezzo non sono esattamente di moda tra i gorilla.
Relazione sempre complessa e variegata quella che li tiene insieme durante l'infanzia. Tuttavia un dato è comune a tutte le storie di sorellanza o fratellanza ed è incontrovertibile perché nella vita vera va proprio così: il senso di potere del più grande nei confronti del più piccolo. Predominio che si mescola a un senso di protezione e di difesa a oltranza che si potrebbe riassumere in una frase: "lui è mio fratello piccolo, non ti azzardare a toccarlo, perché posso picchiarlo solo io."
Nella realtà le sfumature possono essere diverse, perché le variabili in gioco sono molte, per esempio la distanza di età, il genere ecc. ecc. ma il senso di protezione e di potere intrecciati tra loro rappresentano la sostanza di questo tipo di rapporto, comunque.


Correttamente le va riconosciuta una capacità di leggere con occhio attento il pensiero e l'azione dei bambini e di farlo senza pregiudizio o giudizio. Un occhio e un orecchio sensibile che sanno cosa andare a registrare. E al posto della voce di un grande, la sua, si limita a riportare le esatte parole che potrebbe aver raccolto con un microfono nascosto, durante una serata qualsiasi in una casa qualsiasi. E in questo 'qualsiasi' si annida la sua bravura nell'aver colto non solo un dialogo fra due fratelli, ma possibilmente fra tutti i fratelli. Passati e futuri.
A questo si può aggiungere il fatto che la Lindgren sappia cogliere l'essenza non solo della fratellanza, ma dell'infanzia tutta e del gioco più in generale. 


L'infanzia si riassume tutta nella frase sugli occhi chiusi che non si vedono. Basta anche solo questo.
Il gioco è in quel continuo 'facciamo che'. C'è il nocciolo più profondo di cosa renda il gioco un'attività necessaria per l'infanzia (in realtà per l'umanità tutta), ovvero quella di raccontarsi storie, o meglio di creare storie quali palestre non pericolose per esercitare i propri sentimenti e mettere alla prova le proprie emozioni: paura, amore, coraggio...
Con il fatto che qui la Lindgren è autrice completa, le viene naturale mettere talvolta in felice dialogo silenzioso immagini e testo: come per esempio nell'immagine del fratello piccolo schiacciato dal maggiore e nelle parole che si auto assolvono. 
Per non parlare del disegno in sé, pieno di consapevolezza e nello stesso tempo di ingenuità. 


Sempre troppo pochi i libri della Lindgren che circolano in Italia. 
A parte la serie dei piccoli cartonati di Max, pubblicati da Bohempress e pensata per i piccolissimi, non c'è altro. Per ora non ci sono stati editori coraggiosi abbastanza per pubblicare quel piccolo capolavoro che è Titta Hamlet. Facciamo che qualcuno lo pubblica?

Carla

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