venerdì 30 ottobre 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CANONE DEL NORD

Tess e la settimana più folle della mia vita, Anna Woltz,
(trad. Anna Patrucco Becchi)
Beisler 2020


NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)
 
"'Una ragazzina di undici anni può benissimo toccare un ragazzino di dieci.' Incrociai le braccia. 'Ma io non voglio'. Il suo viso tornò serio. 'Ti prego' fece. 'È importantissimo che io impari prima di stasera a ballare'. 'Non ci credo'. 'Ne va del resto della mia vita'. Mi guardò senza distogliere lo sguardo. Nei suoi occhi marroni c'erano delle pagliuzze dorate. Non era un automa, era davvero un essere umano. Mi guardava."
 
Dopo un valzer nel parcheggio e dopo la promessa di un funerale degno di questo nome per il canarino Remus del vecchio signor Hendrick, nulla sarà più come prima.
Samuel è appena diventato parte del piano di Tess. Socio, senza se e senza ma.
Lui, che è appena arrivato su una piccola isola per una tranquilla vacanza di una settimana con la famiglia.
Lui, che ha suo fratello maggiore Jorre che si è appena rotto una caviglia in una buca sulla spiaggia.
Lui, che ha un padre che lo ha appena lasciato semisolo per seguire Jorre in un ospedale lontano.
Lui, che ha una madre che è fuori gioco perché ha appena avuto uno dei suoi attacchi di emicrania.
Lui che l'infermiera, incidentalmente la madre single di Tess, l'ha appena definito un turista nano.
Il piano di Tess, canarino a parte, ha come obiettivo quello di conoscere finalmente suo padre. La madre, su di lui, non ha mai voluto raccontarle niente. Attirarlo sull'isola con una finta vacanza premio di una settimana: guardarlo negli occhi e fare un po' di cose con lui per capire un po' di cose di sé e per dargli, eventualmente, anche l'opportunità di sapere di essere padre di tanta figlia.
Il traghetto sta per attraccare e la Saab blu di Hugo Faber è lì sopra.
Il grande gioco può cominciare.
Questo è il racconto di quei rocamboleschi sette giorni, di alcune riflessioni filosofiche su un paio di grandi questioni, e di una bella amicizia.

Un altro buon romanzo che arriva dal Nord.
Del tutto coerente con il paradigma, con il canone, cui ci ha abituato la letteratura nordeuropea. Quest'ultima è fecondo bacino da cui, da qualche anno, alcune case editrici stanno attingendo per pubblicare al di qua delle Alpi.
E meno male.
La letteratura scandinava o quella nederlandese, a passi da gigante, si è conquistata un posto di merito, in bella vista sugli scaffali delle librerie. Non solo: è entrata soprattutto nelle scelte letterarie dei giovani lettori e delle giovani lettrici, e non perché sia esotica, arrivando dal freddo ed essendo spazzata dai venti, ma perché ha il merito di raccontare con una maggiore onestà intellettuale, con una gratuità molto diversa da quella nostrana, storie che loro sentono proprie.
Va detto che il fascino per contesti insoliti come dune, fiordi o mare freddo e scuro, traghetti che vanno e vengono come gli autobus forse contribuisce, ma il fattore determinante per il loro apprezzamento sta altrove: nella libertà fisica e mentale di cui i giovani protagonisti e protagoniste possono godere. Questa condizione esistenziale, è sicuro, fa venire l'acquolina in bocca ai lettori italiani.Tuttavia esiste un terzo fattore che forse è anche meno evidente degli altri due, ma che comunque rende questo genere di libri 'indimenticabili'. 
Di norma, le storie che raccontano sanno raggiungere profondità di pensiero non comuni. Il merito di chi le scrive sebbene si nutra di una cultura lontana dalla nostra, tuttavia, forse proprio in virtù della loro capacità e coraggio di andare a fondo nell'introspezione, sta nel fatto che sanno parlare un linguaggio condiviso che i lettori a qualsiasi latitudine sanno cogliere, riconoscere e soprattutto apprezzare. Non mi sembra necessario snocciolare come un rosario i personaggi letterari che hanno contribuito a dare forma a Tess e a Samuel. Però non posso tralasciare di leggere la capacità letteraria della Woltz nel raccontare in modo mimetico (e per un adulto non è così scontato) la loro capacità di leggere il mondo e il loro modo di guardarsi dentro, pieni di candore e verità.
Questioni come la morte, la vita, l'essere genitore, l'essere figlio, l'essere vecchio, l'essere giovane sono, e si dice un'ovvietà, macigni. Eppure, se messi in piccole mani, possono diventare affrontabili. Anzi, sarebbe più giusto dire, che debbono necessariamente rimpicciolirsi, per diventare comprensibili ed essere maneggiati da piccole mani. 
E questo è esattamente quello che succede in questo libro.
Per fare un solo esempio chiarificatore: la questione-macigno della morte qui prende forme diverse e molteplici. 
Sentiamo raccontare un funerale vero con i petali bianchi sulla bara, vediamo una scatola da scarpe con dentro un canarino, assistiamo alla nascita di un'impresa di pompe funebri gestita da due undicenni, sappiamo di una buca di sabbia in cui sdraiarsi con le braccia conserte (esattamente come il piccolo Uwe di Heidelbach che fa le prove), sentiamo formulare un invito a partecipare al proprio funerale.
Ecco. Il macigno così non è più insormontabile, fa meno paura, se non altro perché si è scomposto in tanti piccoli sassolini da farsi saltare in tasca mentre la testa pensa.
La testa pensa.
 
Carla

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