mercoledì 23 giugno 2021

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)

ONE OF A KIND - UNICO NEL SUO GENERE
 
Slow Loris, Alexis Deacon
Hutchinson 2002


ILLUSTRATI 
 
"Slow Loris wasn't his real name but that was what everyone called him.
A slow loris is just a type of animal.
Slow Loris was a slow loris.
He really was... very... slow.
It took Loris ten minutes to eat a satsuma..."
 

E per percorrere l'intero tronco che attraversava la sua gabbia allo zoo ci impiegava venti minuti e un'ora gli occorreva per grattarsi il didietro. Come capita a ogni lori lento, anche questo lori lento - che tutti chiamavano Slow Loris - passava la maggior parte del tempo sonnecchiando, cosa che lo rendeva noioso agli occhi dei visitatori. Ma a lui questo non importava, perché aveva un segreto: ogni notte quando l'intero zoo dormiva, quello che tutti chiamavano Loris si alzava e faceva cose... a grande velocità. Scendeva dai rami, si metteva cravatta e panama azzurro e divorava un intero piatto di satsuma e poi risaliva sul tronco successivo. Tutto di gran corsa fino al momento in cui, stanco, non aveva più la forza di fare nulla e tornava a essere il solito lori lento di sempre. Fino a che un giorno, facendo cose molto rumorose, ovvero suonare una batteria di pentole con un mestolo di legno, indossando questa volta un ushanka, colbacco sovietico, viene scoperto da un gruppo di suricati che non ci mette un minuto a spargere la voce tra tutti gli animali dello zoo. Il risultato è che la notte successiva tutti gli animali, ad evidenza usciti dalle loro residenze, sono riuniti davanti alla sua gabbia ad attendere gli eventi. E quando lui, quatto, apre lo sportellino con in testa il suo sombrero con i pendagli di sughero e la cravatta rossa tutti capiscono che il lori lento non è davvero un animale noioso, al contrario è davvero selvaggio e folle.
Da quel momento nulla potrà essere più come prima.


Questo è il primo libro di Alexis Deacon: si è appena laureato a Brighton e nell'anno successivo lo pubblica, ma già ci lavorava durante i suoi studi, disegnando gli animali dal vero. Immediatamente è tra i finalisti del Blue Peter Book Award. A quasi vent'anni dalla sua pubblicazione continua a essere stupefacente il suo modo di concepire una storia e di illustrarla. Un libro pieno di buone idee.
La prima buona idea sta nella scelta del personaggio.
La seconda buona idea è nascosta in un dettaglio: la impercettibile differenza che c'è tra lo scrivere slow loris e Slow Loris, creando in questo modo un gioco lessicale che ha il gusto dell'equivoco, tra il nome comune dell'animale e il suo nome proprio, che comunque (tra parentesi) poi non è neanche quello.
La terza buona idea si avvale di uno dei topoi letterari più interessanti: l'uno e il suo doppio. Un animale che di giorno, in pubblico, è lentissimo, tenendo fede alla sua natura di lori lento, e di notte, in privato, si trasforma in tutt'altro.
 
 
La quarta buona idea sta nel disvelamento di una serie di anomalie che diventano all'istante, nell'atto della condivisione, la norma. Non mi riferisco solo al fatto che un lori lento vada veloce e faccia baldoria di notte, ma anche e soprattutto alla presenza di una serie di dettagli insoliti se disegnati nelle gabbie di uno zoo. La follia del lori lento si incarna, almeno nello sguardo degli animali che la notte sono un unico corpo giudicante, in quel cappello originale, che sembra essere il frutto di una sua particolare ricercatezza di stile. Il cappello e la cravatta color lacca diventano subito bandiera di appartenenza. 
 
 
Tornando indietro nelle pagine precedenti capiamo che i cappelli e le cravatte rappresentano una sorta di Leit Motiv, una cifra 'assurda' che connota lo stile di vita di quell'animaletto, ma a ben vedere, anche l'intero racconto a figure. Non è un caso infatti che nella tavola che precede la sua entrata in scena con il sombrero, tutti gli animali siano seduti e perplessi, mentre in quella immediatamente successiva i protagonisti sono grossomodo i medesimi, ma compaiono tutti bardati secondo la moda lanciata dal lori lento.
Let's go party! Contagioso è anche lo sfinimento a fine serata, con la relativa apatia che prima apparteneva solo al piccolo primate e la mattina successiva è di tutti.
 

A tutte queste belle idee se ne aggiungono un tot che hanno a che fare con la composizione: sto pensando allo script fatto a mano, spesso bianco su nero e spesso disteso e allungato a seguire i volumi disegnati, al taglio della pagina che segue il profilo dei suricati, alla presenza di una finestrella in corrispondenza del piccolo sportello della gabbia, all'uso della sfocatura per raccontare la velocità, all'uso delle pagine nere che alludono al buio della notte in arrivo, ma sono anche 'pause' narrative in attesa di una sorpresa; penso alla già sapientissima versatilità nell'occupare lo spazio della pagina secondo ritmi diversissimi: dal primissimo piano della satzuma alle sequenze con il disegno tagliato, che hanno il compito di accelerare. Penso all'impiego del margine del foglio in senso narrativo...
 

Su tutto questo si distende una qualità del disegno che fa sobbalzare e che ha fatto dire ai sapienti critici che Alexis Deacon è stato uno dei dieci migliori illustratori degli anni Duemila.
 
Carla

Nessun commento:

Posta un commento