mercoledì 22 settembre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UN LIBRO PERFETTO

Un seme di carota, Ruth Krauss, Crockett Johnson (trad. Lisa Topi)
Topipittori 2021


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
 
"Il bambino piantò un seme di carota.
La mamma gli disse: 'Non credo che germoglierà'.
Il papà gli disse: 'Non credo che germoglierà'.
E su fratello gli disse: 'Non germoglierà.'"
 
Intorno al cartellino con il disegno di una carota il bambino ogni giorno toglie le erbacce e annaffia il terreno, lì ha piantato il suo seme. Nulla germoglia e sua madre, suo padre e suo fratello continuano a dirgli che da lì non sarebbe spuntato mai nulla. Ma il bambino va avanti a curare il suo seme e il suo pezzettino di terra, finché un giorno qualcosa si muove, spuntano delle alte foglie e una carota. Proprio come lui l'aveva immaginata: grande, grandissima che ci è voluta la carriola per portarla via.
 
"Few stories are completely perfect" said the lion. "That's true" said Ellen, leaving the playroom.
Ecco uno dei tanti dialoghi tra la bambina Ellen e il suo leone di pezza (C. Johnson, Ellen's Lion, Harper 1959; The Lion's Own Story, Harper 1963) che Philip Nel cita nella sua introduzione al libro Crockett Johnson and Ruth Krauss - How a Unlikely Couple Found Love, Dodged the FBI, and Transformed Children's Literature (2012)
Prese così come sono, queste esatte parole possono introdurre anche ciò che si vuole dire qui.
Esistono dei libri che sono così luminosi e perfetti che dovrebbero essere presi a modello da intere generazioni di autori di letteratura illustrata. E anche da legioni di esperti, alla perenne ricerca del libro 'perfetto'.
L'interessante storia della genesi di questo libro la si può seguire, ancora una volta, nel libro di Nel. Come successe anche altre volte (A hole is to dig), Ruth Krauss lo immaginò come se fosse stato un dialogo tra lei e il suo vicino di casa cinquenne. 
 

Un testo di un centinaio di parole che Crockett Johnson, il marito, illustrò per costruire un prototipo da sottoporre alla Ursula Nordstrom. A lei piacque e il progetto andò avanti. Quello che successe a
The Carrot Seed tra il 1944, anno in cui firmarono il contratto con Harper, e il 1945, anno della pubblicazione si può riassumere in tre punti.
Il primo: la Nordstrom trovò la storia geniale e non propose nessun cambiamento al testo, lo stesso accadde con le illustrazioni, a parte un suggerimento sullo sguardo che il bambino doveva avere: lì la Nordstrom suggerì a Crockett Johnson di dare al bambino non uno sguardo sorpreso e dubbioso ma uno sguardo attraversato da una somma sicurezza interiore.
 

Johnson ci lavorò e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Il secondo: l'ufficio marketing di Harper, fece un clamoroso errore di valutazione, pensando che sarebbe stato più utile accompagnare il libro con la dicitura illustrated by Crockett Johnson and written by his wife. Mettere in maggiore evidenza il nome di Crockett Johnson, lo stranoto fumettista di Barnaby, rispetto a quello della moglie, Ruth Krauss, quasi esordiente nel mondo della letteratura per l'infanzia, scatenò la furia dell'autrice che la considerò imbarazzante e offensiva perché implicitamente si affermava che il libro non era stato illustrato perché lo si riteneva un buon libro, ma perché la ragione affettiva aveva prevalso. La Nordstrom corresse il tiro dell'ufficio marketing e il problema si risolse, con una soluzione che è sotto gli occhi di tutti.
 

Il terzo: Johnson, prima che il libro andasse in stampa, esercitò la sua maniacale e proverbiale meticolosità e si assicurò che i colori fossero solo: marrone, rosso, verde e (forse) beige chiaro. Su quest'ultimo aveva lui stesso dei dubbi, così lo stampatore lo tolse e il risultato è sotto gli occhi di tutti.
 

Quello che successe dopo il 1945 ha molto a che fare con la perfezione cui si alludeva all'inizio e si può riassumere in altri tre punti.
Il primo: fu un immediato successo. Dalla critica fu subito definito come una perfetta 'parabola' che arrivava al cuore di grandi e piccoli, fu considerata perfetta la scelta dell'illustratore(!), fu portato a esempio di sintesi perfetta, tanto nelle cento parole di Ruth Krauss, quanto nella linea riassuntiva e pura di Crockett Johnson.
Il secondo: per la portata del messaggio, diventò un vero fenomeno editoriale, una bandiera. Una copia fu mandata alla Conferenza mondiale delle Nazioni a San Francisco dove 50 stati erano lì riuniti per redigere e firmare la carta e diventare l'Onu che tutti oggi conosciamo. Il presidente di una famosa casa ingegneristica ne spedì un centinaio di copie ai suoi dirigenti, che a loro volta ne spedirono altre ai loro colleghi e impiegati. La Chiesa cattolica, tra le letture consigliate, aggiunse The carrot seed, accompagnandolo con la frase: abbiate fede e vedrete i risultati.
Terzo: un vicino di casa di Ruth Krauss lo definì a swell book, con una morale inoppugnabile secondo la quale è meglio non fidarsi mai degli altri, neanche dei propri genitori.
 

A me che arrivo buona ultima su questo libro restano da fare solo due cose.
La prima: gioire che finalmente anche i bambini italiani possano avere questa meraviglia per le mani, una meraviglia piena di senso raccontata con parole e disegni di una chiarezza disarmante. Una storia che ruota intorno a un fatterello, ma che ha la potenza di un testo di filosofia morale. Sulle ragioni perché ci abbia messo quasi ottant'anni ad attraversare l'oceano, è meglio tacere. Gioisco della traduzione e della scelta del titolo che saggiamente slitta di poco rispetto all'originale, del fatto che nella copertina e nel frontespizio, come nella prima edizione americana, il nome di Ruth Krauss sia poco più grande di quello di Crockett Johnson.
La seconda: sostenere che i disegni e i testi possono essere considerati un canone, i primi per come sono distribuiti sulla pagina, per la loro estrema sintesi di segno e colore e nel contempo per la loro forte comunicabilità espressiva, piccoli dettagli nei gesti che si amplificano nel vissuto di ciascuno: quella mano interlocutoria della mamma, cui fa eco un testo possibilista, quella mano perentoria del fratello, cui fa eco un testo lapidario. 
 

Ecco.


Carla

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