venerdì 7 marzo 2014

ECCEZION FATTA


LA GRANDEZZA NASCOSTA

I ricordi più recenti, e comunque lontani, consegnano l'immagine di mia madre fragile, le mani così minute, gli occhi a tratti liquidi, la delicatezze estrema di un corpo molto provato. Ma di lei oggi, a venntanni dalla morte, voglio ricordare qualcos'altro, l'eredità non quantificabile di chi ha scelto di vivere nell'ombra. Ma ricordare senza retorica e senza violare l'intimità dei sentimenti è molto difficile. Ancora di più lo è quando si vuole raccontare chi ha scelto la vita familiare come luogo d'elezione della propria esistenza.

Lei, mia madre, era così, riservata, restia a qualsiasi manifestazione ed esibizione pubblica. E nella luce della nostra casa mi ha iniziato alla lettura. Lei, fine letterata ed instancabile lettrice ad alta voce, portatrice di una cultura non accademica, fatta di studi e di letture appassionate, che travalicavano gli steccati della tradizione. Lei mi ha portato per mano facendomi perdere nel mondo delle fiabe prima e poi immergendomi nei mari procellosi dei romanzi d'avventura; il luogo era il lettone, e abbiamo passato lunghi pomeriggi a leggere ed immaginare Sandokan e Yanez, Long John Silver, Buck e altri personaggi memorabili.
Cresciuta, ha cominciato a 'passarmi' i romanzi che di volta in volta sceglieva dalla libreria di casa, la narrativa e il teatro americani, da Steinbeck a Faulkner a Tennessee Williams. Passione cheancora coltivo. E poi i grandi romanzi dell'ottocento, mentre cominciavo da sola ad avventurarmi in pericolose escursioni personali, verso Pavese e la letteratura sudamericana. Non disdegnavamo, e non disdegno nemmeno ora, la narrativa di genere.
Di libro in libro, di impressioni e commenti, citazioni, pescando dai classici antichi fino all'ultimo romanzo del momento, il nostro dialogo era soprattutto qui. Quando mi vedeva persa in un nuovo libro, mi apostrofava così: Insomma, tanto s'immerse nelle sue letture, che passava le nottate a leggere da un crepuscolo all'altro, e le giornate dalla prima all'ultima luce; e così, dal poco dormire e il molto leggere gli si inaridì il cervello in maniera che perdette il giudizio (Don Chisciotte della Mancia, M. Cervantes, trad.V. Bodini, Einaudi 1957).
Nel prendermi amorevolmente in giro, in fondo, disegnava un destino, una vita passata fra le parole e le immagini dei libri.
Ad un certo punto, quando ho fatto della lettura uno strumento del mestiere, sono stata io a passarle dei libri da leggere, per avere la sua opinione, sempre lucida e brillante.


Di lei, della sua intelligenza, della sua cultura sappiamo solo noi, noi figli, che l'abbiamo saccheggiata: lei che traduceva, ripeteva, ascoltava, seguiva ogni passo dei nostri studi.
E lo sapeva Gioriz, compagno di una vita intera, che si commuoveva parlandone. E, io, adolescente con qualche vezzo di cinismo, mi stupivo di tanta reciproca dedizione. Mi sembrava potesse appartenere solo al mondo dorato e inconsistente delle fiabe.
Dopo ventanni di silenzio e di ricordi, voglio ringraziarti:di questa grandezza nascosta, di questa misurata riservatezza, di questa intelligenza ironica e, nello stesso tempo, partecipe; dell'eleganza originale e discreta; della forza e del coraggio di una vita difficile, della sensibilità e anche della grande fragilità, che ha segnato soprattutto gli ultimi anni della tua vita.



Eleonora









Nessun commento:

Posta un commento