DI RAGAZZE E DI SCIENZA
In una
fiera rinnovata e affollata, si è svolta una piccola tavola rotonda
che riguardava il tema, negli ultimi tempi ricorrente, della
divulgazione nell'editoria per ragazzi.
Presenti,
insieme a me, Claudia Bianchi, Vichi de Marchi, Teresa Porcella e
Nadia Terranova.
Ci sono
stati alcuni punti su cui si è innescato il dibattito, che provo a
sintetizzare così:
- L'editoria per ragazzi ha perso attenzione nei confronti della divulgazione scientifica?
- Si è davvero innalzato il livello della produzione editoriale e quali sono le sperimentazioni più interessanti?
- Esiste una specificità nel rapporto fra scienza e ragazze? Esistono realmente differenze di genere in questo ambito?
Quanto
al primo punto, credo sia necessario fare chiarezza. E' un dato di
fatto che, rispetto agli anni 80/90, alcune collane siano scomparse,
senza essere sostituite da nulla di equivalente: sono scomparse le
trattazioni enciclopediche, le grandi collane a volumi monografici, i
grandi repertori fotografici, nonché collane minori di editori
d'avanguardia come E.Elle. Si è perso soprattutto qualsiasi progetto
che avesse una visione d'insieme, mentre alcuni grandi editori si
sono accontentati di ristampare all'infinito, con poche modifiche,
testi ormai superati; questo spiega perché al momento ci siano così
grandi lacune nella trattazione divulgativa. E' come se tutti gli
editori si concentrassero sugli argomenti di maggiore fruibilità
commerciale, con le debite notevoli eccezioni, a cominciare
dall'eroica, e premiata, Editoriale Scienza.
Questo
non significa che non ci siano innovazione e sperimentazioni
validissime, ma solo che la produzione è a macchia di leopardo, con
picchi di elevata qualità e scarsa inventiva per quella produzione
'media' di cui c'è un grandissimo bisogno.
Il
punto due. Bisogna fare una premessa: le curiosità dei bambini e
delle bambine non hanno limiti, siamo noi adulti spesso a decidere se
un argomento 'non è adatto'. Col crescere, gli interessi si
definiscono meglio, ma questo non significa che il campo della
ricerca potenziale sia limitato. La possibilità di sperimentazione
in campo editoriale potrebbe essere enorme, mentre buona parte
dell'innovazione riguarda l'uso dell'illustrazione, la funzione delle
immagini disegnate; molto apprezzato, ma legato a una fascia d'età
limitata, lo sconfinamento verso la narrazione e l'albo illustrato,
mentre la pregevole produzione a livello biografico non può
sostituire una trattazione più organica in campo storico. Va anche
sottolineato che talvolta, proprio in alcuni editori d'avanguardia,
siano presenti sciatterie ed errori che sarebbero facilmente
evitabili con una maggior cura editoriale. Come lo spieghiamo?
L'intelligenza di bambini e bambine andrebbe maggiormente rispettata.
Il
punto tre. Allargherei il discorso verso una 'questione sociale' che
tendiamo a ignorare. Se date un'occhiata al rapporto 2018 di Save
the Children sull'infanzia in Italia, in relazione
all'istituzione scolastica, non potete non constatare che si allarga
l'area di povertà, soprattutto nel Meridione; nell'indagine Pisa del
2015 si riscontra che un alunno su 4, parliamo di ragazzi di 15 anni,
non ha sufficienti competenze matematiche. Sempre secondo questo
rapporto un quindicenne su due, appartenente agli strati di
popolazione più poveri, non ha sufficienti competenze linguistiche,
con un gap enorme rispetto a ragazzi cresciuti in ambiente
benestante. E la scuola fatica a contrastare queste differenze.
Questa
premessa è necessaria se si vuole inquadrare lo specifico delle
bambine e la scienza: dopo venti anni 'regressivi' non possiamo che
pagare lo scotto di un parziale arretramento, a livello generale,
quindi non nelle famiglie informate, colte e con disponibilità
economiche, sul tema delle differenze di genere. C'è, quindi, un
sovrapporsi di difficoltà, che riguardano sia il ritardo culturale
che investe alcune aree del Paese, sia una certa diffidenza rispetto
alle materie scientifiche, che un retaggio 'antico' che considera,
anche con il maggior affetto possibile, le ragazze inadatte a
svolgere determinati ruoli. Dispiace constatarlo, ma sì, esistono
ancora persone che, convinte del proprio pensiero, affermano che
l'astronomia è 'troppo astratta per le ragazze'. E se la scuola non
riesce a fare il proprio mestiere, chi spingerà le ragazze verso una
maggiore competenza tecnica e scientifica? Non bastano, anche se
aiutano, le belle biografie di scienziate, non basta l'enfasi sulle
bambine ribelli o sulle donne di successo. Ci vuole un grande lavoro
che abbracci tutta la società a partire dalla scuola, ma ciascuna di
noi, nel proprio ruolo, deve prendere seriamente questo discorso.
Ho
assistito con emozione, durante l'ultimo Festival di Internazionale
di Ferrara, a un incontro con Angela Davis, leader del movimento
nero degli anni Sessanta in America. Lei ci ha detto, con un grande
sorriso, che questo è un bel momento per i più giovani. Per
lottare.
Svegliatevi, ragazze. Svegliamoci tutti e tutte.
Eleonora
“Atlante
dell'infanzia a rischio. Lettera alla scuola”, Save the Children
Italia, Treccani 2017
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