ALBERI
(trad. Federico Taibi)
#Logosedizioni 2024
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 9 anni)
La Bella Bambina dai Capelli Turchini apre gli occhi per la prima volta. È distesa su un pascolo. Ode un pianto. Si alza e lo trova. Non è l'erba a piangere, ma un neonato. La rugiada si è già asciugata sulla sua fronte e il suo corpo risplende violaceo. Lei lo culla, lui smette di piangere. Cerca la madre, il padre, la casa. Niente. Non c'è nessuno.
La bambina è una fata, è nata insieme al pianto del bambino e deve prendersi cura di lui sempre, affinché non si affacci agli abissi, non scivoli nel fiume, non mangi le bacche scarlatte.
Ma così non andrà: i lupi in agguato nell'erba divorano lei e il bambino. Ma il vento ritesse i suoi frammenti e la trasforma in lupa, il pelo turchino. Dal sangue del bambino lei fa nascere un ginepro. E riparte inquieta fino al prossimo bambino, un altro figlio abbandonato, ma un freccia di un cacciatore la trova e lei muore ancora una volta. Ma il bimbo ora è larice.
Il vento la tesse ancora una volta, un picchio imperiale che di turchino ha la corona sul capo.
Di bambino in bambino la fata si trasforma, e trasforma lei stessa i piccoli che incontra in alberi.
Questa è la sua grande magia.
Fino al giorno in cui chiede agli spiriti di poter vendicare la cattiveria dei grandi verso i bambini...
Dai genitori che li abbandonano nel bosco fitto, fino a quelli che organizzano grandi eserciti per farsi la guerra: lei li sfiora e il suo grande potere lascia al suo passaggio boschi spuntati dal nulla.
Ma un giorno la Bella Bambina conoscerà Lorenzino, con lui parrebbe tutto diverso...
Campanellini risuonano distintamente: dal titolo, all'incontro con Lorenzino tutto porta in una unica direzione. Pinocchio.
Sul percorso che Adolfo Córdova fa per raccogliere i singoli frammenti e poi ricomporli tutti in una magnifica storia che in qualche modo si cuce a quella del burattino di legno non si dirà una sola parola.
Mentre invece mi parrebbe interessante notare lo sguardo e l'incedere visionario che tanto chi scrive, quanto chi illustra condividono.
E ancora. Mi parrebbe degno di attenzione il senso più profondo di questa storia che parrebbe la prima di una serie, stando a quanto si legge a racconto finito:
"Questa collana è un omaggio a tutti i personaggi dimenticati che non si affacciano ai pozzi dei desideri, non trovano tesori, né mordono mele avvelenate. Sono i personaggi secondari, nati dalla penna di grandi autori che hanno creato per loro momenti fugaci così autentici da far nascere in me il desiderio di prolungarne l'incanto."
Ricordo molto bene quando David Almond spiegò ai suoi lettori che Mina, la ragazzina Mina, comprimaria dentro Skellig, fosse stata per lui - quasi suo malgrado - una tale rivelazione da pensare di dedicarle un libro tutto suo in cui è protagonista assoluta. E così è andata. E, accanto a Skellig, si è aggiunto un altro gioiello che è, appunto, La storia di Mina.
La logica mi pare sostanzialmente la stessa. Con un distinguo che però non è da poco.
Qui ci si muove tutti in un immaginario condiviso, quello delle fiabe, ovvero dei racconti della nostra infanzia. E questa circostanza permette a Adolfo Córdova e David Álvarez di volare ancora più liberamente. Tutti noi possediamo una mappa comune dello spazio di volo e quindi l'orientamento lo si recupera molto più facilmente.
Dico questo perché la cosa che si percepisce qui è la grande libertà visionaria, che della fiaba mantiene il tono, ma si espande in direzioni che tanto ricordano anche visivamente il genere del fantastico puro, come pure la mitologia più classica, in fatto di metamorfosi, almeno.
Per questa ragione non credo di illudermi al pensare che i lettori più giovani godranno di questo continuo gioco di mutazioni, che anche visivamente richiedono occhio attento e poi grande stupore. Ma credo pure che anche i più grandi possano facilmente costruire dei bei nessi tra Ovidio e la Bella Bambina.
Un altro punto interessante, almeno per quel che mi riguarda, deriva da una mia naturale attrazione 'professionale' verso le riscritture intelligenti di storie classiche.
Il cambio di prospettiva oppure di registro o di tono a mio parere è foriero di sconfinamenti, quindi di novità, quindi di curiosità e attenzione e quindi di pensiero.
A riprova di ciò, porto l'esempio di come quasi a ogni frase che Adolfo Córdova mette sulla pagina e a ogni disegno che su quella stessa pagina si espande e dilaga, è proprio il caso di dirlo, si accendano riferimenti e pensieri anche molto lontani dalla storia in sé. Evocatori.
Libro benefico.
Carla
Noterella al margine. Sui disegni di David Álvarez andrebbe scritto un post a parte. Colpevolmente lasciato indietro e poi fagocitato dal resto è rimasto un altro libro che mi aveva colpito un bel po': La donna Uccello, uscito nel 2022. La promessa è quella di farlo tornare in superficie, questo libro, e dedicare a questo artista messicano almeno un po' di luce della tanta che meriterebbe.
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