venerdì 4 ottobre 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

MOOOOOLTO PERICOLOSA

La litigata, Victoria Scoffier, Alain Laboile (trad. Caterina Ramonda)
Terre di mezzo 2024 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Stamattina Nil si ritrova di fronte una palla di pelo magrolina e un po’ sudicia, leggera come una mela: un gattino! 
La bimba se ne innamora all’istante. Lo chiama Nocciolino. 
I due diventano subito inseparabili. Già di primo mattino, pregustano con gioia i mille e più giochi da provare durante la giornata." 

Bambina, Nil, e gattino, poi gatto inspiegabilmente cresciuto in un soffio, da lei battezzato Nocciolino, diventano amici inseparabili. 


Sono entrambi piuttosto selvatici e liberi nella natura che circonda la casa. Giocano nel fango (a dire il vero lei gioca e lui si tiene a distanza e la guarda scettico). E la sera dormono (una fa finta e l'altro ha proprio gli occhi sgranati) entrambi in una scatola di legno che li contiene appena. Ma questa bellissima amicizia si interrompe un po' bruscamente quando Nocciolino, dopo aver segnato per l'intera notte le meraviglie dell'essere gatto libero (raffigurate da un gatto seduto nell'erba con occhi attenti) decide di esserlo, un gatto libero, e segue le orme di un suo simile che è passato nei paraggi. 
Nil non è affatto d'accordo e lui usa l'unica arma che ha, la graffia. 
Lei, a sua volta, usa la sua unica: gli urla contro che non lo vuole vedere mai più! 
Le loro strade si dividono. Con tutti i pochi pro e i molti contro che ci sono nella solitudine dell'una e dell'altro. Per non parlare del pelo bagnato e della pancia vuota... 
Più dell'orgoglio poté il digiuno? 

Per anni e anni di libri fotografici in Italia non se ne pubblicavano. O per lo meno ce n'erano pochi pochi (Munari a parte). Chi li voleva, doveva andarli a cercare altrove. I primi ad arrivare sono stati quelli concepiti per i più piccoli, immagine - oggetto o animale; immagine - espressione di un sentimento; immagine - colore di un oggetto. Poi con la consueta lentezza sono arrivati anche quelli, decisamente più impegnativi, che usano le fotografie per illustrare una vera e propria narrazione. 


Tra i rarissimi nati in Italia non va dimenticato il lavoro di Massimiliano Tappari che, ormai un bel po' di tempo fa, ci ha fatto vedere cose diverse da quello che era il soggetto della foto e ci ha costruito storie intorno: delle chiavi sono lo spunto per Parole chiave (Despina 2003) e i particolari di una moka diventano Coffee-break (Corraini 2013, 2024). Poi ha continuato la sua ricerca e i molti dei suoi libri, con i testi poetici di Chiara Carminati, sono diventati un canone. 
Alcuni cercano di seguirne il percorso, ma con risultati un po' fiacchi. 
In questi ultimi anni, la svolta. 
Si diffondono i libri per bambini in cui le foto diventano le illustrazioni. 
La casistica di come nascano libri del genere si esaurisce sulle dita di una mano. 
1) Chi fotografa per professione decide di costruire una storia e scatta foto ad hoc- come potrebbe fare un qualsiasi illustratore. 
2) Chi fotografa per professione decide di costruire una storia guardando il suo patrimonio di foto - come potrebbe fare un qualsiasi illustratore, aprendo un cassetto di suoi schizzi e bozzetti. 
3) Chi scrive e chi fotografa si conoscono e condividono una medesima idea di libro e decidono di convogliare i loro rispettivi talenti per dargli forma - come potrebbe capitare a scrittori e illustratori qualsiasi.  
4) Un editore chiede di fare foto ad hoc a un fotografo per illustrare una storia scritta di un altro autore. 
5) Chi scrive decide di costruire una storia ad hoc sulle immagini conosciute e apprezzate di chi fotografa. Questa categoria, a mio avviso, si dimostra la più pericolosa di tutte. A questa categoria appartiene La litigata


Victoria Scoffier, giornalista ed editrice, si innamora delle foto di un grande artista dell'immagine, Alain Laboile. Lei lavora nella rivista 6Mois che le pubblica. Come darle torto: sono pazzesche quelle foto di ragazzini bradi e mai in posa, rigorosamente in b/n. E lei è encomiabile per questo, perché lui è un assoluto talento con la macchina fotografica in mano. Anche se ci è arrivato quasi per caso nel 2004. 
La sua carriera di fotografo parte dalle foto in macro di insetti per poi passare a raccontare per immagini la crescita della sua numerosa famiglia, che razzola, sguazza, si diverte e si riposa (tra gatti e altri animali) nella casa di campagna che hanno nelle campagne intorno a Bordeaux. Le sue foto girano, in particolare in Francia e negli Stati Uniti, e il resto è storia: singoli scatti pubblicati su importanti riviste, libri di cui è unico autore dal 2012, mostre dal 2013 in poi. 
E nel 2017 Victoria Scoffier decide di scrivere e pubblicare con la sua casa editrice il libro La dispute, ossia un testo che lei scrive ad hoc, scegliendo come illustrazioni le foto di Laboile (o, viceversa, sceglie le foto che le piacciono di più e le tiene insieme con una storia). 
E così nella mia testa tornano a galla le poche parole che ho scambiato qualche giorno fa con Bernard Friot proprio sulla modalità n. 5. E su questa, per sua esperienza diretta, lui conveniva sul fatto che sia mooooolto (la sua o era molto ripetuta mentre lo diceva) difficile e pericolosa, per la qualità del risultato finale. 
Tornano anche a galla i miei pensieri espressi da qui sul delicatissimo rapporto di armonia, equilibrio e dialogo che deve esistere tra testo e immagine in un albo illustrato. Il pericolo che il testo diventi didascalia delle immagini o che queste non siano capaci di aggiungere nulla alle parole è sempre in agguato. Ragione per cui non tutti gli albi illustrati sono bei libri. 
Le cose che succedono in questo libro sono molteplici. Provo a elencare le principali. 


- La qualità delle foto è indiscutibile. A parte un paio di foto che paiono sgranarsi con l'ingrandimento eccessivo (ma forse è voluto e io sto prendendo una cantonata). 
- Testo e immagine fra loro fanno frizione più volte. Non si tratta però di quel meraviglioso gioco del contrappunto (immagine che smentisce testo o viceversa) che sfrutta il silenzio che esiste tra l'una e l'altro, ma piuttosto attestano un curioso disallineamento, una sorta di eco distorta tra i due codici. 
Non si contraddicono platealmente, il che sarebbe un bel gioco per il lettore, ma le parole (che arrivano per seconde nella fase di creazione) sono sempre un po' imprecise, rispetto a quello che l'occhio vede. 


- E poi il nocciolo della questione non convince. Il lettore riconosce la rabbia di quella bambina che si vede sfuggire il gatto. Riconoscerà altrettanto la ricerca di libertà del suddetto gatto. Riconosce forse anche i goffi tentativi di Nil di trovarsi amici alternativi e riconoscerà che avere uno scarabeo per amico non sia proprio il massimo per lei. Riconoscerà anche il fastidio di un gatto di avere pancia vuota e pelo bagnato. Ma poi cosa accade? Il gatto, essendo gatto, decide di tornare per fame e per freddo (la noia, perché aggiungerla?). E quindi la questione dell'amicizia ricercata e voluta da entrambi non sta tanto su.


E poi c'è da chiedersi: è proprio indispensabile dire così tanto, e dirlo con quel tono così "dolce" (un tantino dissonante con i contrasti del bianco e nero, dei fuori fuoco e con quel bel piglio selvatico di Nil)? Ed è altrettanto necessario dire e ridire a chiare lettere che Nil dovrà lasciare maggiore libertà a Nocciolino, per rispettare la sua natura di gatto? Perché l'amicizia non passa per il possesso? 
Il libro, quando fu concepito e pubblicato in Francia, presumo avesse l'intento di parlare a bambini piccoli, non a bambini incapaci di capire (ma poi ne esistono?). 

Carla 

Noterella a margine. L'idea di scrivere questo post nasce dall'esigenza di mettere in ordine i pensieri su questo libro. Libro, che ha raccolto tra amici di cui mi fido pareri controversi. Da entrambe le parti - gli entusiasti e i delusi - mi è stato chiesto di argomentare il mio punto di vista ed è quello che con sincerità ho cercato di fare. Mi scuso di averlo fatto pubblicamente da qui.

1 commento:

  1. Ciao Carla, ho letto con molta curiosità questa tua riflessione sul libro La litigata perchè mi piacciono molto gli albi fotografici e le poche foto che ho visto, in particolare quelle dei bambini che giocano in natura mi hanno molto colpito... Che peccato che il testo non riesca ad accompagnare come si dovrebbe degli scatti così potenti... Scrivo perchè alcune delle foto mi hanno ricordato un albo che ho scoperto un paio di anni fa e che mi è piaciuto da matti. Volevo sapere se lo conosci... "La leggenda del paradiso" di Lies Wiegman e Margareta Stromstedt, un bell'albo fotografico pubblicato a metà anni '70 dalla Emme... veramente molto molto bello

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