L'ARCHITETTURA DI UN LIBRO
Bompiani 2024
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)
"'Hai paura Séraphine?'
'No, certo che no! Con il libro azzurro non c'è da aver paura... Ma è comunque l'ora che le bestioline escono dai loro nascondigli per sgranocchiare.'
'Le senti sgranocchiare?'
'Credo di sì... E tu, papà le senti?'
'Non sono sicuro.'
'Fanno croc croc croc.'
'Uhm, adesso le sento... croc croc croc.'
'Meglio non disturbarle troppo: magari si arrabbiano.'
'Hai ragione, Séraphine... Andiamo avanti!'
'
Andiamo verso la città o verso i campi?'
'Prenderei la strada che passa per i campi, questa volta.'
'Anch'io papà, per i campi.'"
Interno sera. Padre e figlia dialogano sul far dell'ora di andare a dormire.
Il padre, secondo quanto dice sua figlia, ha preso in mano un libro, il libro azzurro, perché lo vuole leggere alla sua bambina. Il libro azzurro, è lei stessa a dichiararlo, è il suo preferito.
Tutto comincia nel buio della notte che i due scorgono attraverso la porta di casa... Il loro cammino pare dirigersi verso il mare, attraverso una scorciatoia: la scorciatoia di Séraphine che ha il pregio di portare sia al mare sia alla montagna, ma anche alla città e ai paesini. O anche fino alla giungla tropicale.
Rischiarati dalla luce della luna, forse, si incamminano con l'intento di perdersi...
Steccato dopo steccato, l'unica strada da fare è dritto verso l'alto, a zig zag. Ed effettivamente è il percorso che funziona perché gli steccati sono dietro e davanti laghetti, serpenti mansueti, foreste e poi un gufo che, appollaiato su un ramo, sta raccontando una storia ai suoi piccoli (lui pure) per addormentarli.
Un albero grande grande e vecchissimo, "avrà più di duemila anni, Séraphine", li accoglie tra le sue maestose radici ed è bello sdraiarsi insieme lì sotto. E magari schiacciare un pisolino...
Ma sarà ancora più bello risvegliarsi lì e trovare la mamma e con lei proseguire il viaggio e il racconto...
Il libro azzurro, se non capisco male, ha davvero un interessante impianto architettonico che lo tiene su e che è anche difficile descrivere a parole.
Partiamo da quello che gli occhi vedono: un grande libro rilegato che è, ovviamente, azzurro nella copertina. Se lo sia apre, dopo i risguardi blu c'è la pagina del frontespizio con una scimmia, forse, che Albertine ha disegnato nell'atto di leggere un libro. Nella pagina successiva, nel bianco assoluto della carta, avanzano verso il lettore padre e madre e al centro tra loro, tenendone uno per mano, Séraphine con un libro blu sottobraccio.
Poi la storia comincia ed è raccontata solo attraverso un dialogo serrato tra padre (e poi madre) e figlia: la figura ritrae giocattoli rossi sparsi su pavimento azzurro. Poi le parole tacciono e vediamo l'una sotto le coperte e l'altro seduto sul bordo del letto. Il libro blu, azzurro nella versione italiana, è tra loro ed entrambi non hanno la postura del relax di quel momento, sono entrambi pronti a uno scatto, e si guardano dritto negli occhi.
Più che a dormire, sembrano entrambi pronti a partire.
Che intesa e che fremito tra quei due!
A questo punto il libro prosegue, visivamente parlando, come un albo illustrato molto regolare: testo e tavola singola che preannuncia lo scenario, cui segue la doppia tavola senza testo in cui compaiono i due viandanti... cadenzato, ma nulla di insolito.
Salvo un piccolo dettaglio, che giustamente gli editori nelle loro sinossi, fanno finta di ignorare per non far girar la testa e confondere i futuri lettori.
Il testo che compone il libro azzurro che abbiamo in mano, se diamo retta alle parole di padre e figlia, e di madre e figlia dalla metà in poi, si costruisce narrando. La loro passeggiata che prende forma istante dopo istante è il testo del libro reale, ma di certo non lo è del libro azzurro che è protagonista della storia.
Giustamente gli editori scrivono che questo libro è un omaggio a quel momento della giornata in cui un bambino è con un genitore che ha l'intento (spesso la vana speranza) di accompagnarlo verso il sonno, attraverso la lettura di una storia.
Ma Il libro azzurro è anche un'altra cosa: è la prova provata che la letteratura, e più in generale il racconto, e quello illustrato ancora di più, ha un potenziale di soluzioni che davvero non ha confini.
Qui noi leggiamo una storia che solo per finta è scritta così nel libro che abita la storia: Séraphine ci illude a p. 1 e fino alla fine noi le andiamo dietro, facendo finta che...
Ma quello che le nostre orecchie sentono e i nostri occhi vedono è il frutto di una invenzione, di un gioco tra padre (e madre) e figlia, che ogni sera pare rinnovarsi, magicamente solo con l'atto di prendere in mano il libro blu, come se quell'oggetto fosse di per sé un generatore di storie: per il solo fatto di esistere - disegnato - tra padre (e madre) e figlia fa partire il loro condiviso viaggio fantastico.
Chi vuole, ne tragga una morale.
Io mi limito a notare: che architettura, accidenti!
Detto questo, che è la mia medaglia al valore da appuntare sul petto dei due autori, forse vale la pena di dire qualcosa sul contributo dell'uno e dell'altra per la realizzazione del libro nel suo insieme.
Zullo scrive. Solo dialoghi belli serrati, anche se talvolta un po' retorici. E attraverso questo continuo botta e risposta mi pare si possano conoscere padre, madre e ragazzina.
I dialoghi e la sequenza dei fatti cui alludono sono intrisi di assurdo, di fantasticherie. Mi ricorda un po' quel modo di concatenare pensieri che si fa quando si è sul punto di lasciarsi andare al sonno. E non solo quando si è bambini, si intende.
Detto questo, mi parrebbe di leggere tra tutto quel testo, seppure talvolta sovrabbondanti, un entusiasmo senza se e senza ma del padre e un'intesa di genere tra figlia e madre e sul finale il bisogno della seconda di ricondurre la prima a una qualche forma di ordine, di routine e di sonno notturno e duraturo...
Forse tutto questo lo vedo solo io, ma mi piace crederci.
Albertine disegna. Luminosa e anche lei non sempre risolta, comunque davanti a un compito arduo: quello di non poter anticipare nulla con le immagini, nulla di quel tantissimo che viene detto. E dato che il testo è corposo, un po' troppo lungo, ma comunque costruito su continui rilanci, lei con le figure deve aspettare.
Della soluzione che escogita si è già detto: testo tavola singola con lo scenario, a seguire doppia tavola, appunto.
Ma, il cambio di passo si verifica quando arriva il sonno di Séraphine, e scende il silenzio. Qui si prende tutto lo spazio necessario per far arrivare le citate giraffe ed elefanti, che finalmente entrano in scena e il padre sparisce da sotto l'albero...
Una sorta di gioco-intervallo.
Poi una capriola di senso e, girata la pagina, si riparte: sulle radici, la bambina, il libro blu e la madre (per par condicio?)
Lo spazio del viaggio con papà e lo spazio del viaggio con mamma è calcolato con svizzera precisione: in quel tempo e in quello spazio esatti, ma su percorsi ogni volta differenti, si può partire dalla realtà per poi anche tornare, in quella stessa realtà, o quasi.
Le belle storie lasciano tracce dietro di loro.
Buona notte, buona notte!
Carla
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