mercoledì 16 aprile 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

DEL BENE E DEL MALE 


Martyn, narratore e protagonista di questa storia, ha un cognome che già prima di nascere lo condanna a una vita difficile: si chiama Pig, Martyn Pig ...e vorrei vedere voi! 
Ma al cognome si è ormai abituato, come a tutti i conseguenti sfottò: le risate, i grugniti, gli appellativi (porco, maiale, faccia di lardo, mangia letame…). Pure al resto della sua vita si è abituato: a un quartiere squallido, a una città grigia dove si trascinano esistenze deprivate, alla solitudine, ai cieli grigi, a una madre che se n’è andata già da tempo e a un padre alcolizzato molesto e violento. 
Una esistenza data per scontata, come se in alcun modo sarebbe potuta essere diversa, uno sguardo così lucido da rasentare l’ironia. 
Martyn ha (quasi) 14 anni e ci racconta la sua storia a ritroso, quando tutto è già successo, un anno prima, la settimana che precedeva il Natale: da un mercoledì al mercoledì successivo. 
Tutto è già successo, dunque, e questo "tutto" sta per "tanto", anzi "troppo".  Come sempre, Kevin Brooks ci porta sull’orlo di un baratro dove cerchiamo di restare in equilibrio mentre lui ci scazzotta ben bene all’altezza dello stomaco per vedere quanto siamo disposti ad abitare tra le pagine di periferie aride e adolescenze dolenti, dove se vuoi capirci qualcosa, se vuoi sopravvivere, devi rinegoziare a ogni passo, in ogni pagina, cosa è giusto e cosa non lo è. 
Grigio è il colore di questo racconto, neanche il sangue di chi è morto riesce a colorare la storia, solo grigio, lo stesso grigio delle strade, dei volti anonimi dei vicini, dei passanti, dei negozi. Giusto per dare un’idea provo qui a riportare gli aggettivi con cui Martyn, nello spazio di sei pagine, descrive cose e persone mentre fa un giro in città per recarsi al TuttoSottoCosto: spaventoso, collassato, scheletrico, sgradevole, irritante, orribile, insopportabile, appiccicoso, paralizzante, estraneo, sgraziato, discordante, untuoso, folle, freddo, umido, fradicio, sbronzo, strappato, imbrattato, biancastro
E certamente me ne è sfuggito qualcuno. 
In un paesaggio di tal fatta, umano e urbano, interno ed esterno a Martyn, accade quello che non doveva accadere: nella giornata di quel mercoledì di un anno prima, per evitare l’ira del padre strafatto di alcool come sempre e come sempre violento, Martyn cerca di schivare l’aggressione - una spinta per difendersi - la caduta - la testa sulla pietra del camino. Il padre muore già nel primo capitolo e mi permetto qui di raccontarlo perché è nei capitoli, dunque nei sette giorni, successivi che tutta la storia accade. 
E quello che accadrà sarà determinato da due elementi: la passione per i romanzi noir e polizieschi di Raymond Chandler e Arthur Conan Doyle, e l’amicizia con Alex, la giovane vicina di casa che diventerà coprotagonista degli eventi. Ispirato da Philip Marlowe e da Sherlock Holmes e motivato dall’innamoramento per la bella Alex, Martyn costruirà la sua strategia e il tentativo di riscatto da una situazione senza uscita. “Le cose non succedono così e basta, ci sono delle ragioni. E le ragioni hanno le loro ragioni. E le ragioni delle ragioni hanno una ragione. E poi le cose che succedono fanno succedere altre cose, diventano delle ragioni a loro volta. Niente va dritto per la sua strada, non è mai così semplice.” 
Dentro un determinismo schiacciante Martyn cercherà di inserirsi tra gli eventi costruendo un cinico meccanismo di precisione senza mai svelare in anticipo il suo piano a chi legge. 
Un racconto in prima persona che si sposta dal passato al presente e viceversa, fatto dialoghi in presa diretta che si mischiano a ricordi di infanzia; e mentre si legge si è presi da un flusso continuo di racconto e ci pare di assistere alla scena come se accadesse in quel momento sotto i nostri occhi, poi ogni tanto Martyn si rivolge direttamente a noi, allora ci si ricorda che non si è testimoni di qualcosa che accade nel presente ma che è tutto, tanto, troppo, già accaduto. È solo nell’Epilogo che riusciamo a tornare stabilmente in noi, nel presente di lettori e lettrici chiamati in causa dal narratore. 
Una scrittura magistrale. Un giallo, una detective story, un romanzo sociale, un romanzo di formazione dove ogni svolta del racconto è inaspettata e quello che ti aspetti ti prende allo stomaco: tra illusione e disillusione, ingenuità e strategia, Kevin Brooks ti porta fino all’ultima pagina dove tutto si riapre in un giudizio impossibile, dove bene e male, amicizia e tradimento si ridisegnano come non potevi immaginarti. Ogni adolescenza è impegnata a ridiscutere e ridefinire il bene e il male, a contestarne i luoghi comuni per ricostruirne il senso individuale e collettivo. Questa storia apre uno spazio ampio ed estremo capace di accogliere domande e riflessioni fuori da ogni risposta preconfezionata. 
Per lettori e lettrici con stomaci forti e con una quindicina di anni alle spalle. 

Patrizia 

Noterella al margine. La copertina è disegnata Truly Design, un collettivo di artisti torinesi che con una palette ridottissima di colori e con un disegno super geometrico riescono a dare profondità e movimento alla scena. Una pur veloce ricerca in rete mostra la loro capacità di ridisegnare gli spazi creando volumi e profondità illusorie e pur credibili. Il nostro Martyn si è forse imbattuto in uno dei loro murales? 

 “Martyn Pig”, Kevin Brooks, trad. Benedetta Reale, Giralangolo 2025 

 

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