lunedì 26 maggio 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

PUNTARE IL DITO

Accadde a Salem
, Jonah Winter, Brad Holland (trad. Guia Risari) 
Settenove 2025 


ILLUSTRATI PER MEDI (dagli otto anni) 

"Potrebbe accadere ovunque, in qualsiasi momento. 
Sai di cosa parlo. 
Si inizia col mormorare delle cose su una persona, cose che fanno male, che sai che metteranno questa persona nei guai, cose false che pian piano, nella tua testa, diventeranno vere. 
E non lo fai di nascosto... Lo fai con la protezione del gruppo. 
Vi ritrovate e puntate il dito contro qualche malcapitato di cui ora avete l'assoluta certezza che se lo meriti, felici di non essere voi al suo posto..." 

Il gioco sta appunto nel non essere mai da soli, nell'accusare qualcuno. Se rimani nel gruppo di quelli che puntano il dito, ti sentirai al sicuro. Il gruppo ti protegge e nessuno quel dito lo punterà su di te. 
Questo è quello che accadde per esempio nel 1692 in un piccolo centro del Massachusetts: Salem. 


Due ragazzine cominciarono a dare segni di inquietudine: straparlavano e facevano gesti inconsulti. Crisi convulsive e grida e contorcimenti. Erano rispettivamente la figlia e la nipote del predicatore del villaggio, il reverendo Parris. 
Nessuno si spiegava cosa fosse loro accaduto. Anche i due dottori convocati non trovarono una vera ragione che spiegasse tutto ciò: il primo non riscontrò in loro nulla di fisiologico, mentre il secondo fu colui che piantò il seme da cui poi crebbe la pianta che sconvolse quella comunità: parlò di influenza malefica. 
La voce che corse da quel momento nel villaggio fece come il vento: qualcuno aveva colpito entrambe con un maleficio. Qualcuno, imputabile quindi del reato di stregoneria, avrebbe pagato. Ma chi? 
La prima a essere accusata fu naturalmente una schiava afroamericana Tituba, che sotto tortura decise di confessare il suo reato mai commesso. 
Il gioco al massacro era stato avviato. 
Il numero delle false accuse crebbe di giorno in giorno: era facile. Bastava puntare il dito contro una persona e dichiarare il falso. In molti lo fecero e nessuno si oppose. Solo uno si rifiutò di mentire, ma fu anche lui ucciso per questo. 
Nessuno, nella piccola comunità, si interrogò sull'eventualità che quelle ragazzine stessero mentendo e che le loro stranezze fossero costruite ad arte. Per loro avere finalmente così tanto potere in mano da poter esercitare sulle vite degli altri era un modo facile per arrivare ad avere una grande visibilità e attenzione, che in altro modo non avrebbero mai ottenuto. 
Una dopo l'altra furono condannate 19 persone. Numerose donne e diversi uomini furono processati per stregoneria e condannati all'impiccagione. 
Questa è la storia vera di uno dei più eclatanti esempi di follia collettiva. Non il primo e non l'ultimo. 

La cosa che succede in questo libro è l'intreccio di due discorsi, fatti al medesimo lettore. Anzi, i discorsi sono tre. 


Nel primo lo si mette in guardia. Nel secondo gli viene raccontata una storia vera. 
La storia vera è propedeutica al primo discorso sul pericolo che esiste ogni volta che si accusa qualcuno, lo si taccia di qualche colpa e lo si emargina e lo si addita e lo si esclude e poi lo si condanna.
La storia dei processi che hanno interessato la comunità di Salem sono un emblema di quello che oggi si chiama per convenzione 'caccia alle streghe'. 
L'intento di Jonah Winter è quello di raccontare come trecento anni fa sia davvero bastato pochissimo perché in una piccola comunità prendesse l'avvio e poi si scatenasse in tutta la sua violenza un vero e proprio fenomeno di frenesia di massa. E di come ci siano voluti ben più di tre secoli perché le figure di queste persone accusate di un reato di fatto inesistente - la stregoneria, la magia nera - fossero ricordate e riabilitate in un monumento e i loro nomi elencati, come quelli di vittime innocenti dell'ignoranza e della superstizione. 
Jonah Winter sente come imprescindibile il bisogno di connettere il passato al presente: e lo fa nelle poche righe iniziali in cui il lettore è chiamato dentro e nella domanda che chiude il libro. 
Il fatto che nei processi di Salem le prime accusatrici siano due ragazzine di nove e dodici anni, se da un lato è una patata bollente da mettere in un albo, dall'altra è assolutamente necessario a rendere il racconto modellabile sulla contemporaneità anche per chi quell'età e quel problema lo sta vivendo o facendo vivere ad altri.
Setacciare la complessità dei fatti che accaddero a Salem fino a farli diventare un concentrato che abbia un senso per dei piccoli lettori è stata quindi una bella sfida. Ma evidentemente, necessaria.
A mio parere, però è il terzo discorso, quello visivo, che fa Brad Holland, paradossalmente a rivelarsi il più necessario e quindi efficace (e il più alto per qualità) dei tre, perché una immagine, se vuole, più di qualsiasi parola va dritta al punto, come una freccia.
Uno sguardo che non molla in copertina, due bocche che parlottano sottovoce prima che anche il libro cominci, un uomo alla gogna e siamo ancora al frontespizio. 


E poi il serpente, le bocche spalancate nell'urlo, le donne accusate nascoste nelle loro cuffie, le donne che accusano nascoste altrettanto nelle loro cuffie, le donne che pendono dai patiboli e le tante dita accusatrici, che segnano il crescendo delle accuse, fino a quello finale, cambio di passo, una sorta di simbolica spirale in bianco e nero dopo tanto colore, che tutto riassume. 
Questo è per dire che, come accade quando si è di fronte a tanta qualità e bellezza, quella che in ogni tavola di Brad Holland si può percepire con forza, non è possibile distogliere gli occhi. 


Ma questo è anche per dire che, come accade quando si è di fronte a una voce così potente, come è quella di Brad Holland e delle sue figure, non è possibile far finta di non sentirla, o peggio non voler capire cosa ci stia dicendo. 
Quel dito e quegli occhi accusatori in copertina non lasciano scampo: ragazzi, ci siamo tutti dentro fino al collo. 

Carla

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