NON VEDERE NON ESSERE?
Corraini Editore 2024
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Ottavia e Otto vanno al museo. Vogliono visitarne uno dove non sono mai stati.
Sono stati al Museo dei quadri grandissimi e al Museo delle invenzioni importantissime.
Arrivano in una strada che non hanno mai visto. In fondo c'è una grande porta su cui c'è scritto...
MUSEO DEL NIENTE.
Entrano."
Il Museo è pieno di niente. Vuoto, o per meglio dire, senza nessun oggetto esposto: solo bacheche vuote, piedistalli sgombri, oblò che si aprono nei muri al di là dei quali non c'è nessun oggetto. E, come se non bastasse, nessuno in giro.
A mancare sono anche i colori.
Le uniche cose che sembrano contenere qualcosa sono i cartelli che - seppure un po' sgrammaticati - indicano dove trovare il niente. Il fatto è che il niente è fatto di niente, per cui i cartelli stessi alludono a qualcosa che l'occhio non vede...
Galleria delle sculture, detta Galleria Nisba, è piena di piedistalli che alludono a opere che con il nulla hanno molto a che fare: il busto del Milite Ignoto, La bolla scoppiata, senza contare le numerose bottigliette contenti l'aria di qui e di lì.
Nella Sala di nessuno, fanno la conoscenza con l'Uomo invisibile, leggono il verso iniziale di una poesia di Emily Dickinson, Io sono nessuno. Tu chi sei?
Il giro prosegue nella Libreria del nulla, dove fanno bella mostra di sé i libri di Calvino, di Sartre.
Ma la visita si fa davvero interessante quando, nell'Ala zero, scoprono interessanti cose sullo zero.
Anche la sala dei buchi non è male, anche se il pericoloso buco nero si risucchia il povero Otto. La sorella attraversa correndo la pinacoteca dove il bianco imperversa - da Melevich a Munari passando per Rauschenberg - e poi i due si ritrovano per finire insieme la visita nel bookshop del museo dove fa bella mostra un cartello che contiene una grande verità: se compri zero zero paghi!
Steven Guarnaccia opta, ça va sans dire, per la versione pop della parola nulla, che per l'appunto è niente. E al niente ci gira intorno come nel Dopoguerra fece la famosa caramella alla menta che è conosciuta in tutto il mondo come "un buco con la menta intorno".
Guarnaccia fa un po' la stessa cosa che fece all'epoca quel drago di George Harris e del suo staff. Harris, con l'intento di rendere necessaria una caramella (poi diventata di culto in UK) nell'immediato dopoguerra, ha semplicemente guardato le cose secondo una prospettiva diversa: è partito dal buco e poi ci ha messo la menta intorno.
Da quel momento, nessuno ha più dimenticato le Polo.
Ecco Guarnaccia anche qui fa la stessa cosa. D'altronde, il cambio di visuale sembra essere una delle tante magnifiche capacità che dimostra di avere. Per capirlo basta guardare i suoi libri per bambini più famosi qui da noi: quattro fiabe che vengono rivoltate letteralmente in nome della moda (Cenerentola e I vestiti nuovi dell'imperatore, e quali altre altrimenti?), dell'architettura (ovviamente, I tre porcellini) e del design (Riccioli d'oro che dell'arredamento della casa dei Tre orsi ha avuto molto da ridire).
Qui la questione è ancora più scabrosa: il niente o il nulla non sono roba da poco, ovviamente. Lo stesso scultore Isamu Noguchi scrive che "qualcosa dovrebbe essere più niente del niente stesso."
Guarnaccia non è certo il primo, nell'ambito dei libri per bambini, a riflettere sul concetto e a provare a metterlo davanti ai loro occhi: la cosa che lui fa però è costruirci una trama sottilissima che comunque sia almeno funzionale a tener su tutta l'interessante casistica da indagare e su cui ragionare.
Tallec con Il re e il niente, al contrario gioca molto di più sul lato narrativo, e addirittura filosofico e sociologico, della questione. Bravo, lui, che così si toglie d'impaccio.
Sta di fatto che entrambi devono ampiamente passeggiare nei territori dell'assurdo per poterne uscire fuori a testa alta. E soprattutto entrambi si scontrano con una realtà incontrovertibile: il Nulla in natura non esiste, se non, appunto, nell'ambito della pura teoria.
Però, c'è un però. Guarnaccia, più che di niente, sembra voler parlare di assenza.
Un po' la stessa cosa che hanno fatto due artisti - il loro nome Benandsebastian li tiene assieme- che nel 2014 allestiscono a Copenhagen un museo omonimo a quello di Steve Guarnaccia: The Museum of Nothing (museo che viene allestito di volta in volta in luoghi diversi accanto a musei "normali" con l'intento di riportare in equilibrio la dominanza della presenza rispetto a quella dell'assenza).
Mission del loro museo: focalizzarsi sui vuoti tra opera d'arte, cornice, descrizione e rappresentazione, in modo da attivare le innumerevoli relazioni tra le cose e spingere i meccanismi fisici e linguistici usati per fissarle sul posto.
Insomma, il loro obiettivo è quello di esporre la presenza dell'assenza: "Il lavoro di benandsebastian si interroga su come le lacune nella conoscenza plasmino l'identità e su come particolari assenze, ad esempio sotto forma di oggetti perduti, artefatti incompleti o narrazioni escluse, agiscano sull'immaginazione".
Geniali architetti di formazione, ma soprattutto esploratori di pensiero puro.
Non so se Guarnaccia conosca la loro arte e la teoria che c'è dietro, ma a me pare un fatto incontrovertibile che nel suo buffo libro le parti meglio riuscite non siano quelle che ruotano intorno al concetto del nulla, ma quelle che ragionano sullo zero, sul nessuno, sui buchi (la mia preferita), sulle mancanze, sulle assenze, appunto.
Compresa quella della policromia (che peraltro Otto e Ottavia si portano dietro) o ancora sugli esiti artistici dell'invisibile, come per esempio L'aria di Parigi di Duchamp, che sul non vedere/non essere hanno giocato e illuso lo sguardo.
Però, c'è un altro però. Su questa questione ultima del non vedere/non essere.
Mettiamo il caso che un genitore illuminato, oltre ad aver letto Il Museo del niente abbia fatto leggere al suo bambino anche un libro che si intitola Ludwig e il rinoceronte....
E mettiamo che quello stesso bambino colleghi le due storie e l'idea che c'è dietro...
Ecco che allora si sentirà forte e chiaro un ruminare di pensieri in quella piccola testa. Evviva!
Carla
Noterella al margine. A parte qualche piccola distrazione - qui e là (con l'accento) - e qualche imprecisione - i musei direi che hanno sale più che stanze e scaffali con libri dalle pagine vuote, resta un altro mistero che farà ruminare i pensieri dei ragazzini più attenti e curiosi (i miei preferiti): ma perché Ottavia ha sempre lo stesso vestitino pieno di zeri (o di O maiuscole?) mentre il fratello Otto cambia maglietta a ogni piè sospinto?
I grandi che hanno avuto la felice occasione di incontrare Guarnaccia se lo spiegheranno, ma un bambino puntiglioso resta là ancora lì a ruminare...
Sempre strepitosa nelle tue recensioni..grazie!!!!❤️
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