CHONI, CHANNA, NECHUNIA E GLI ALTRI
Un invito fatale. Una storia dal Talmud, Shoham Smith, Einat Tsarfati
Giuntina 2019
"Un uomo ricco chiamò il suo
servo e gli disse: Servo! La prossima settimana darò una cena.
Vai
a invitare tutti i miei amici,
anche i semplici conoscenti.
Il panettiere.
Il venditore
di
stoffe.
Il lattaio.
Il medico.
Il venditore
di vasi.
Il
falegname. Il vinaio.
Gli addetti alle terme
che mi insaponano la
schiena. Il calzolaio.
Il casaro.
E anche Nehorai, Iochai, Nitai,
Shammai, Dostai, Yakov Ben Levì, Ishmael ben Azai, Gamliel Ben
Nethanel, Shimon Ben Uziel, Yochanan Bar Yonathan, Choni, Channa,
Nechunia, Chalafta Ben Prachaia, Yehuda Bar Akashia, Eleazar Ben
Meir. Farò vedere a tutti chi è l’uomo più ricco in città!"Stallo. Bar Kamtza insiste, ma l'uomo ricco non molla e lo fa rotolare giù per le scale, rimandandolo indietro.
Per Bar Kamtza è rabbia vera e doppia: nei confronti dell'uomo ricco per il modo con cui lo ha trattato e nei confronti dei suoi invitati che non sono stati capaci di prendere le sue difese. La rabbia porta spesso con sé la vendetta. Anche in questo caso.
Raccontato da una nonna, in una sorta di storia-cornice, con l'intento di tener buoni i propri nipoti litigiosi, questo racconto che arriva dal Talmud, più che dare risposte, genera domande.
E questo è già di per sé un bene.
La lunga serie di invitati che assiste in silenzio al dialogo tra i due, non si pronuncia. Ed ecco la seconda questione che il libro pone. Tu da che parte stai? E quali sono le ragioni che ti fanno pendere da un lato piuttosto che dall'altro? La dozzina di personaggi rigorosamente in silenzio dà espressione al pensiero ad altrettante diverse posizioni, secondo una gamma di sfumature che metterebbero in crisi anche un filosofo.
E terza, ma non
ultima, questione si pone riguardo alla scelta finale del Bar Kamtza
ferito, nell'orgoglio e nel corpo. E anche di questo se ne potrebbe
parlare per intere mezze ore.
A chiudere la
questione delle questioni è la nonna stessa che, rivolgendosi ai
nipoti ex belligeranti, esige da loro una morale.Ecco. Mettere in mano il Talmud - seppure raccontato con l'acume e la leggerezza del fumetto da Shoham Smith - a Einat Tsarfati, significa necessariamente dargli un brio pop del tutto inaspettato.
E' così che si affaccia l'altro grande pregio di questo libro, l'aver affidato l'illustrazione a un'artista così originale e folle. Non solo è stata grandiosa l'idea, ma è altrettanto geniale e portentosa la declinazione che la Tsarfati dà all'intera vicenda. A partire dai suoi personaggi stilizzati, cetrioli con occhi naso bocche e gambette e braccina fragili, fino ad arrivare ai raffinati disegni dei decori della festa o della villa, fenicotteri inclusi.
A tutto questo si aggiunge il colpo di genio finale tutto picassiano, allusione figurata di quanto la vendetta con i suoi esiti distruttivi sia portatrice del Male, quello con la M maiuscola.
Raffinata e pop sulla stessa pagina. Ricercata nel pattern (dalle vetrate al pigiama) e in generale dei decori, pop nella scelta dei colori che del contrasto fanno la loro forza. Dal blu profondo della notte, di alcuni fondi, e del magnifico palazzo, all'arancio, al giallo fino al rosa schocking dilagante e dominante: dai fenicotteri alle palme disposte in duplice filar.
Ah, Parpar una collana con diverse perle.
Carla
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