mercoledì 11 marzo 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CHONI, CHANNA, NECHUNIA E GLI ALTRI

Un invito fatale. Una storia dal Talmud, Shoham Smith, Einat Tsarfati
(trad. Shulim Vogelmann)
Giuntina 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Un uomo ricco chiamò il suo servo e gli disse: Servo! La prossima settimana darò una cena. Vai a invitare tutti i miei amici, anche i semplici conoscenti.
Il panettiere. Il venditore di stoffe. Il lattaio. Il medico. Il venditore di vasi. Il falegname. Il vinaio. Gli addetti alle terme che mi insaponano la schiena. Il calzolaio. Il casaro. E anche Nehorai, Iochai, Nitai, Shammai, Dostai, Yakov Ben Levì, Ishmael ben Azai, Gamliel Ben Nethanel, Shimon Ben Uziel, Yochanan Bar Yonathan, Choni, Channa, Nechunia, Chalafta Ben Prachaia, Yehuda Bar Akashia, Eleazar Ben Meir. Farò vedere a tutti chi è l’uomo più ricco in città!"


Stava per dimenticarsi il suo carissimo amico Kamtza. Ora l'elenco pare davvero completo. Lo affida al suo servo che però fa un grave errore. Il primo, ma non l'ultimo. Sbaglia un nome importante (non si stenta a crederlo) e così invece di recapitarlo al caro Kamtza lo consegna all'inviso Bar Kamtza. Costui, dopo un primo momento di stupore, immagina che il gesto sia dovuto a un tentativo di riappacificazione quindi non solo decide di andare alla cena, ma ci va con le migliori intenzioni e un regalo più alto di lui. Sulla soglia della ricca casa, l'uomo ricco non crede ai suoi occhi, vedendoselo davanti. Infuriato, lo caccia. Ma Bar Kamtza indugia. Vorrebbe davvero fare la pace e si offre, per restare, di pagare la sua quota. L'uomo ricco, punto nell'orgoglio, rifiuta e anche tutti i presenti non prendono in alcun modo le parti né dell'uno né dell'altro.
Stallo. Bar Kamtza insiste, ma l'uomo ricco non molla e lo fa rotolare giù per le scale, rimandandolo indietro.
Per Bar Kamtza è rabbia vera e doppia: nei confronti dell'uomo ricco per il modo con cui lo ha trattato e nei confronti dei suoi invitati che non sono stati capaci di prendere le sue difese. La rabbia porta spesso con sé la vendetta. Anche in questo caso.

Raccontato da una nonna, in una sorta di storia-cornice, con l'intento di tener buoni i propri nipoti litigiosi, questo racconto che arriva dal Talmud, più che dare risposte, genera domande.
E questo è già di per sé un bene.


La prima grande questione ruota intorno alla capacità o volontà che ha ognuno di perdonare l'altro. E poi in nome di che lo si vuole fare? Ragionare su quanto questo possa costare in termini di orgoglio e giudizi altrui. Tra Bar Kamtza e l'uomo ricco, prendiamo immediatamente le parti del primo. Il secondo è un uomo tracotante, fino all'ultimo respiro. E' facile schierarsi, eppure. Eppure.
La lunga serie di invitati che assiste in silenzio al dialogo tra i due, non si pronuncia. Ed ecco la seconda questione che il libro pone. Tu da che parte stai? E quali sono le ragioni che ti fanno pendere da un lato piuttosto che dall'altro? La dozzina di personaggi rigorosamente in silenzio dà espressione al pensiero ad altrettante diverse posizioni, secondo una gamma di sfumature che metterebbero in crisi anche un filosofo.
E terza, ma non ultima, questione si pone riguardo alla scelta finale del Bar Kamtza ferito, nell'orgoglio e nel corpo. E anche di questo se ne potrebbe parlare per intere mezze ore.
A chiudere la questione delle questioni è la nonna stessa che, rivolgendosi ai nipoti ex belligeranti, esige da loro una morale.
Ecco. Mettere in mano il Talmud - seppure raccontato con l'acume e la leggerezza del fumetto da Shoham Smith - a Einat Tsarfati, significa necessariamente dargli un brio pop del tutto inaspettato.
E' così che si affaccia l'altro grande pregio di questo libro, l'aver affidato l'illustrazione a un'artista così originale e folle. Non solo è stata grandiosa l'idea, ma è altrettanto geniale e portentosa la declinazione che la Tsarfati dà all'intera vicenda. A partire dai suoi personaggi stilizzati, cetrioli con occhi naso bocche e gambette e braccina fragili, fino ad arrivare ai raffinati disegni dei decori della festa o della villa, fenicotteri inclusi.


Ironica in mille occasioni - dai villosi toraci che fuoriescono rispettivamente dal telo da bagno dell'uomo ricco e dal pigiamino di Bar Kamtza, fino alle diverse attrazioni della festa, danzatrici del ventre o zucchero filato compreso. 


Meravigliosa la tigre zerbino, vessillo di potere ostentato.
A tutto questo si aggiunge il colpo di genio finale tutto picassiano, allusione figurata di quanto la vendetta con i suoi esiti distruttivi sia portatrice del Male, quello con la M maiuscola.
Raffinata e pop sulla stessa pagina. Ricercata nel pattern (dalle vetrate al pigiama) e in generale dei decori, pop nella scelta dei colori che del contrasto fanno la loro forza. Dal blu profondo della notte, di alcuni fondi, e del magnifico palazzo, all'arancio, al giallo fino al rosa schocking dilagante e dominante: dai fenicotteri alle palme disposte in duplice filar.


Ancora una felice conferma per la Tsarfati che già aveva dimostrato grande stoffa e un bel po' di cose da dire ne I miei vicini.
Ah, Parpar una collana con diverse perle.

Carla

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