lunedì 30 settembre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUESTO LATO DEL LIBRO E' FANTASTICO!

Il muro in mezzo al libro, Jon Agee (trad. Giusi Scarfone)
Il Castoro 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Il muro protegge questo lato del libro...
dall'altro lato.
Questo lato del libro è sicuro.
L'altro no.
Ma la cosa più pericolosa dell'altro lato del libro
è l'orco."

Nessun problema. Basta essere dal lato giusto del libro e del muro che lo divide a metà. Il piccolo cavaliere è convintissimo di esserlo, dal lato sicuro. Effettivamente, a ben vedere, dall'altra parte si erano riuniti un rinoceronte, un gorilla e una tigre che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per lui, se non fosse arrivato quel topino a metterli tutti in fuga...


Dall'altra parte del muro c'è anche l'orco che tuttavia non sembra essere cattivo, forse solo un po' severo nei confronti dei topini. Di sicuro l'orco ha un miglior udito del cavaliere, perché - nonostante il muro - sente un sospetto gorgogliare di acqua che non ci dovrebbe essere. Ripreso per un pelo, il cavaliere viene salvato dall'orco, che lo mette in salvo dalla propria parte del muro: quella sbagliata?

Il piccolo cavaliere, così pare intendersi, è un tipino preciso. Rimette in sesto il mattone caduto e ha idee chiare su quello che il muro nasconde, nonostante non abbia modo di vedere al di là. 




E qui si apre tutta la questione di grande importanza che ha a che fare con la simbologia che un muro porta con sé e con il tipo di relazione che un muro genera inevitabilmente tra chi e qui e chi è al di là: dal momento della sua costruzione fino a quello della sua demolizione. Interessante quanto manichea è la prospettiva di un lato buono e di uno cattivo, di uno giusto e uno sbagliato. E ancora più interessante l'idea che si pensi di essere nel giusto quando si è invece dal lato sbagliato...E il divertimento nasce non solo dall'errore, ma dal fatto che chi legge è immediatamente al corrente di come stiano veramente le cose.
Tutti i ragionamenti intorno al muro non sono una novità, tuttavia l'idea di piantarlo nel luogo fisico di un libro illustrato che genera più problemi agli illustratori non è casuale, come a dire che quel punto della pagina costituisce sul serio un limite invalicabile. Per chi disegna, la piega della rilegatura è una dannazione ma anche un cimento che può essere affrontato in modo creativo. Quello spazio può essere interpretato dall'illustratore sulla doppia pagina come un 'pozzo' scuro dentro cui anche il segno può sparire (L'onda, La gara delle coccinelle) oppure può essere letto come un limite invalicabile (Di qui non si passa!); Jon Agee racconta di quale sia stato il suo percorso per arrivare a concepire la storia finale così come la si legge oggi: dapprima l'idea era quella di 'immaginare', come Suzy Lee, che quel taglio fosse un luogo 'invisibile' ma invalicabile per i disegni della pagina di destra rispetto a quelli di sinistra, successivamente ha pensato a rocce, vulcani e mandrie di rinoceronti, ma non era abbastanza per costruirci una bella storia, fino al momento in cui, avendo disegnato, blocchetto dopo blocchetto, un bel muraglione e avendoci messo un personaggio che ragiona sui versanti che un muro inevitabilmente crea, ha percepito che il racconto stava prendendo corpo.



Il disegno che solo apparentemente sembra al tratto, è stato rielaborato il buona parte in digitale. Circostanza questa che testimonia di come Agee, al pari di un altro maestro del digitale quale è Jon Klassen, abbia la capacità e sensibilità di dosare l'intervento di Photoshop solo per lo stretto necessario, evitando sempre e comunque l'appiattimento del disegno. 
Qui, diversamente rispetto al Piccolo B, manca la sua bellissima linea di contorno nera, spiega ancora Agee, perché in questa storia i personaggi devono essere veri e propri modellini tridimensionali di loro stessi. In questo senso, il paragone con Lionni colpisce immediatamente lo sguardo: forme di colore su fondo bianco. La differenza semmai sta nel grado di saturazione del colore: Jon Agee non rinuncia alla sua paletta di colori tenui. Torna di nuovo l'ispirazione alle pagine di Lionni nell'impostazione tra testo e immagine e tra immagine e tipografia.


Alcune perle: la presenza funzionale della papera, sorta di 'premonizione' di ciò che sta per accadere; il topino, il coccodrillo e i risguardi che hanno il valore di omaggi al Maestro, la leggerezza e il nitore del testo.
Wow! Grazie mille!

Carla

venerdì 27 settembre 2019

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


QUESITI NASCOSTI FRA LE RIGHE


E’ forse il libro recente, e ne sono usciti diversi sull’argomento, più completo nel trattare il tema dell’evoluzionismo: ‘Meravigliosa evoluzione. Il viaggio della vita’, di Anna Claybourne, autrice
scozzese di testi di divulgazione, con le illustrazioni di Wesley Robins, è pubblicato dall’impareggiabile Editoriale Scienza.
Si tratta di un libo non facilissimo, adatto a lettrici e lettori dai dieci anni in poi, che affronta il tema fondamentale dell’infinita varietà dei viventi. Finalmente c’è una descrizione abbastanza dettagliata dei motivi fondanti dell’evoluzionismo: la varietà e le continue variazioni spontanee su cui opera la selezione naturale, l’adattamento all’ambiente, la nascita di nuove specie. Nel dare finalmente visibilità ad Alfred Russell Wallace, naturalista contemporaneo di Darwin, si rende più chiaro il clima dell’epoca, le molteplici ricerche che portarono a ‘L’origine delle specie’. Ma si parla anche di convergenze evolutive,
di estinzioni, della storia della vita sulla terra. Tutto, con un linguaggio molto chiaro e con approfondimenti nelle didascalie. Non può mancare l’evoluzione umana e il nostro essere parte di un ‘tutto’ vivente, con cui condividiamo un bel pezzo di Dna.


E’ davvero un bel libro, ricchissimo di informazioni, organico, capace di dare risposte ai giovani naturalisti che cominciano ad approfondire l’argomento. In questi casi, in cui si affrontano tematiche importanti e complesse, è importante tutto lo staff che sta dietro il lavoro dell’autore: consulenti, revisori,collaboratori, traduttori che rafforzano la qualità del testo.
Ma quello che mi ha colpito, in un’esposizione in gran parte assertiva, sono i potenziali dubbi e le domande che possono sorgere, o si possono far sorgere: ad esempio il concetto di specie, che ci porta dritto dritto a parlare dello ‘statuto’ dei concetti scientifici. Se noi consideriamo specie diverse quelle che non danno ibridi fecondi, come spieghiamo gli incroci fra lupi e cani?
L’albero della vita, lo schema con cui spesso si rappresenta il processo evolutivo, indica realmente un ‘progresso’? Si potrebbe continuare, e mi auguro che tanti insegnanti utilizzino questo libro anche in classe, cogliendo di pagina in pagina gli spunti offerti da un testo molto ricco. Se posso individuare dei difetti, questi si riducono ad aver lasciato poco spazio alla storia della scienza, e a tutti i suoi dubbi, e ad avere illustrazioni non sempre all’altezza, nonostante l’indiscutibile validità dell’autore.


Con un approccio opposto, l’originale ‘Come sono arrivato qui?’, di Philip Hunting, pubblicato da Nord-Sud edizioni: qui il focus è sull’evoluzione umana, non dimenticando però quanto è successo prima. Il testo è breve ed improntato all’ironia, ben supportato dalle immagini, che sostengono l’approccio apparentemente scanzonato.
Ma nello stesso tempo si enunciano concetti importanti, come per esempio che siamo tutti, ma proprio tutti, fatti delle particelle originarie, che risalgono al big bang, tanto per dirne una. La strada scelta, rispetto al libro di cui ho parlato prima, è opposta: il testo è ridotto al minimo , ma quel minimo è di grandissima densità, e l’immagine chiarisce quello che il testo non dice.
Anche la fascia d’età è differente: qui possiamo proporre la lettura a naturalisti e biologhe in erba a partire dai nove anni, purché dotati di grandi curiosità.


Il ‘natale’ scientifico, cioè le proposte editoriali pensate per le strenne di fine anno, al momento si concentrano proprio su due grandi argomenti: l’evoluzionismo e la storia della vita, da una parte, e l’universo e le esplorazioni spaziali dall’altra, con risultati, a volte, eccellenti, come nei due esempi che vi ho riportato. Mi auguro sia davvero il segno di un rinnovamento di questo settore dell’editoria per ragazzi, che sconta ancora qualche ritardo rispetto alla produzione internazionale.
Buona lettura!

Eleonora

“Meravigliosa evoluzione. Il viaggio della vita”, A. Claybourne e W. Robins, Editoriale Scienza 2019
“Come sono arrivato qui?”, P. Bunting, Nord-Sud Edizioni 2019

mercoledì 25 settembre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UN PASSO IN AVANTI...
 
Che tonto, signor Lupo! Tony Ross (trad. Valentina Vignoli)
Gallucci 2019

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)



"Quando voleva una bella pecora grassottella per cena, si infilava un sacchetto in testa in modo da non farsi riconoscere e si presentava con un nome falso. 'Salve, sono il signor Rossi' disse una volta a una pecora che ai suoi occhi aveva la parola 'cena' scritta in fronte.' Ti andrebbe di fare due passi con me?'
Com'è ovvio, nessuno ebbe più notizie di quella pecora. Alle compagne non ci volle molto per capire cos'era successo, così cominciarono a temere sia il signor Lupo sia il signor Rossi."

Le mamme pecore mettono sull'avviso i loro piccoli che entrambi quei signori sono pericolosi. A loro passaggio, tutti gli agnellini si nascondono dietro le rocce e il signor Lupo resta a bocca asciutta. Il sistema del sacchetto in testa sembra non funzionare, a meno che il sacchetto non sia più grande e anche l'abito sia di altra foggia. 


In tal modo, le pecore cadono nuovamente nel tranello teso loro dal signor Bianchi. Le pecore più sagge, tuttavia, intuiscono che anche il signor Bianchi è da evitare. Ogni volta che le pecore si scaltriscono, il signor Lupo cambia abito e ingrandisce il sacchetto. Al signor Rossi e al signor Bianchi si aggiunge il signor Verde (perché non blu, visto l'abito?).
Ora sono davvero troppi per essere sconfitti: quattro lupi sono un numero invincibile agli occhi di qualsiasi gregge. Non resta che darsela a gambe e liberare il campo.
Ma la dabbenaggine rende 'ciechi' e per di più girare con un sacchetto in testa non è mai una grande idea...

La comicità spesso nasce nel constatare negli altri certa ingenuità di azione. Platone diceva che il senso del comico nasceva per l'appunto dalla consapevolezza della supremazia di chi osserva nell'altro il difetto.
I grandi comici - da Buster Keaton a Stan Laurel e Oliver Hardy passando per Be Beep - hanno messo in scena proprio questa goffaggine di azione, questo difetto nell'agire. Hanno inciampato milioni di volte, hanno frainteso le parole degli altri, hanno preso grandi cantonate e sono precipitati in numerosi burroni.
Il comico però si genera anche dal capovolgimento delle convenzioni e delle regole. Tra cui anche le regole elementari del buon senso.
Qui Tony Ross, in veste di autore unico, costruisce la sua storia percorrendo entrambe le strade: da un lato c'è comico platonico, quello del lupo che inciampa e cade, del lupo 'mascherato', ma dall'altra c'è il comico 'tragico' di Baudelaire che viene impersonificato dalle pecore che fanno sorridere per la loro reiterata dabbenaggine. 


Il loro essere comiche è, come pure per il lupo, loro malgrado, tuttavia nel guardarle sparire una dopo l'altra nelle fauci del signor Lupo si avverte inevitabilmente un senso di tragedia. E ogni qualvolta parrebbe che le loro testoline abbiano cominciato a funzionare, ci si rende conto della loro ineffabilità a essere furbe almeno per un minuto della loro vita.
Chi legge e guarda le figure, a sentire i loro ragionamenti, si fa cadere le braccia e poi esclama: 'ma nooo, dai!'
A questi due aspetti della comicità si aggiunge l'ironia di fondo che vede comunque trionfare, e in modo del tutto improvvisato e in assenza di qualsiasi strategia, il debole nei confronti del forte.


L'ironia, come spesso accade, si trova molto più nel segno che nel testo. A partire dai risguardi con il plotone di pecore che volta le spalle a eccezione di quell'una che sembra essersi accorta del pericolo in arrivo. L'ironia è nello sguardo seducente del lupo, nei suoi abiti, uno più bello dell'altro, comprese le snickers con il cappottone e le cravatte regimental con il tight con il panciotto e i pantaloni rigati grigi.
Ironico è lo sguardo sulla sedia vuota, ironica è l'erba nei piatti sulla tavola apparecchiata. Ironico è il gioco del sacchetto che cresce, ironico è l'atteggiamento affabile del lupo...


Un libro che è bello quasi solo grazie al suo essere 'semplicemente' divertente. 

 
Evviva, una boccata d'aria.

Carla




lunedì 23 settembre 2019

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DEL RAZZISMO E DI ALTRE STORIE


‘Lupa Bianca Lupo Nero’ è l’ultimo intrigante romanzo di Marie-Aude Murail, primo di una serie di cinque dedicati al dottor Sauveur Saint-Yves, psicologo antillano con uno studio, molto trafficato, ad Orleans. Lì vive con il figlio Lazare, di otto anni.
Sauveur è un nero antillano e Lazare è mulatto e il titolo richiama un matrimonio misto, di cui all’inizio del libro si sa ben poco.
Con un meccanismo narrativo ben oliato, l’autrice coinvolge il lettore in un carosello di personaggi che frequentano lo studio del dottor Sauveur: la ragazza, straziata dal divorzio dei genitori e da un padre ottuso, che si sottopone a scarificazione; l’impiegata modello che per passatempo avvelena i gatti del quartiere, il bambino affetto da enuresi notturna; infine Gabin, il figlio sedicenne che frequenta la casa del medico, in attesa che la madre sia dimessa dall’ospedale psichiatrico.
Lazare ha trovato il modo di ascoltare le sedute terapeutiche del padre, facendosi un’idea abbastanza grottesca dei problemi dell’umanità. Anche lui ha i suoi problemi a scuola e riesce a legare solo con Paul, la cui mamma si è appena separata.
Come ne ‘La figlia del dottor Baudoin’, le vicende diei singoli personaggi fanno da cornice a quella principale, che viene pienamente in luce solo alla fine: è la storia di Sauveur, adottato da una coppia bianca e cresciuto sentendosi bianco; ed è la storia della tragica fine della moglie, che non ha mai avuto il coraggio di raccontare al figlio.
A costringerlo in questa direzione è l’apparizione di un personaggio misterioso, legato al suo passato, la cui presenza si annuncia con alcuni oggetti dei riti vudù.
Come spesso avviene con Marie-Aude Murail, dramma e commedia sono intrecciati insieme in modo inestricabile: inconfondibile l’ironia con cui tratteggia i caratteri dei personaggi, pur mettendo davanti al lettore e alla lettrice, necessariamente maturi, una gamma di problematiche impegnative, dall’autolesionismo alla pedofilia, al razzismo, anche inconsapevole. Si alternano, così, i toni della commedia, in cui si disegnano i rapporti personali, i pensieri nascosti, i desideri inconfessabili; e quelli del dramma, che sul finale diventano preponderanti costringendo il protagonista a fare i conti con il proprio passato.
Non ha senso addentrarsi più di tanto nella trama, che vive della ricchezza di personaggi descritti a tutto tondo, anche perché molto del godimento del lettore sta proprio nel seguire passo passo il dipanarsi delle varie vicende, negli intrecci imprevisti, nei dettagli, a partire dai nomi propri, rivelatori di una storia e di un destino.
Personalmente ho apprezzato di più altri romanzi, dalla struttura più equilibrata, ma bisogna riconoscere che la scrittura della Murail ha un ritmo, un’eleganza, un equilibrio nel dosare tragedia e commedia, che la rendono inconfondibile.
Va detto che, in ogni caso, è un testo, anche per gli argomenti trattati, adatto a lettrici e lettori che abbiano almeno quattordici anni.

Eleonora

“Lupa Bianca Lupo Nero. Sauveur & figlio”, M.A. Murail, Giunti 2019


venerdì 20 settembre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUANDO IL BAMBINO E' NUOVO...

Un tortino di mammut, Jeanne Willis, Tony Ross (trad. Pico Floridi)
Il Castoro 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Era stanco di mangiare erbaccia.
Era stanco di sgranocchiare semini.
'Un uomo delle caverne ha bisogno di ciccia!' disse Og.
'Catturerò il mammut e ne farò un tortino'"

Nelle battaglie, oltre all'intelligenza, quello che fa la differenza è la forza. Il mammut in questione è grandissimo, mentre il cacciatore è un omino delle caverne, magretto e solo soletto. Ma solo per poco: infatti nel suo progetto di cattura del mammut coinvolge i suoi amici Og, Ug, Gog, Bog, Nog e Mog. A ciascuno chiede un utensile utile allo scopo - dalla lancia al pentolone e al falò per cucinare. Ma l'uomo, fin dall'età delle caverne, non ama fare nulla per nulla, quindi in cambio degli utensili il futuro cacciatore promette fettine di tortino a tutti. Come lui, anche i suoi amici sono stufi dell'erbaccia e quindi aderiscono con entusiasmo al progetto.
Partono, lancia in resta, per catturare il mammut che però non ha voglia di finire zampe all'aria in un tortino....e si organizza dalla sua parte.



Quando Roberto Denti proponeva ai suoi clienti di libreria il Pinocchio e si sentiva rispondere: ancora Pinocchio, ma è vecchio! lui replicava con il suo vocione: Pinocchio è vecchio, ma il bambino è nuovo! Questo per dire che ci sono storie che possono serenamente attraversare le generazioni ed essere sempre smaglianti a ogni successiva lettura.
Pinocchio è sempre Pinocchio, ma anche la coppia Willis/Ross è sempre la coppia Willis/Ross.Si chiamano classici.
Il Castoro, non primo nell'ambito editoriale (perché già Babalibri da anni pubblica i suoi albi classici in una collanina detta Bababum), decide di pubblicare alcuni suoi 'cavalli di battaglia' in una edizione di formato più piccolo e in brossura con un prezzo (fatto non marginale) competitivo e li accorpa tutto sotto il marchietto I piccoli. Comincia alla grande, mettendo in prima uscita proprio titoli che hanno sicura presa.
Sebbene siano piccoli di formato, sono infatti grandissimi nel loro contenuto.


Insieme al Tortino di mammut, pubblicato grossomodo dieci anni fa, escono Gisella Pipistrella (2007), Paolona Musona (2008), Buon compleanno, Boa! (2015).
Questa scelta editoriale, a parte rendere l'acquisto di un albo illustrato un fatto che può avere anche cadenza settimanale, visto il costo, e può diventare accessibile anche a chi avrebbe tentennato a pagarlo un po' più del doppio, sembra dettata da una tendenza più diffusa che va a cercare indietro una qualità, che davanti - evidentemente, fatica a mostrarsi.
Ross e Willis sono decisamente un binomio felice. Un binomio di autori classici, a tutti gli effetti. Un binomio che è consolidato da una lunga militanza comune sulle pagine degli albi. E non solo.
Su che cosa si fonda la loro intesa e di conseguenza il loro successo?
Un registro condiviso che è quello dell'ironia, del divertimento, della leggerezza. Un registro che in Europa è stato sdoganato tanto tempo fa da Roald Dahl.


Un analogo gusto per raccontare storie forti che siano lontane dallo stereotipo, che propongano un ritratto dei protagonisti piuttosto intraprendente, con una certa sfiducia diffusa nei confronti dei più grandi di loro (adulti o animali che siano).
A questa prospettiva di fondo, si aggiunga che sono entrambi britannici (da cui il proverbiale sense of humor) e anche vicini nel loro percorso formativo: una volta di più la pubblicità e il graphic design si rivela uno dei più produttivi brodi di coltura per futuri autori e illustratori per l'infanzia.
Tony Ross, assimilabile per certi versi all'altro grande inglese Quentin Blake, è ormai da considerare un classico, uno dei maestri britannici. Oltre ai suoi capolavori dove è anche autore dei testi, lavora in armonia con tutti quegli autori che come lui hanno la risata nelle loro corde: Willis e Walliams in testa. Il suo modo di disegnare (come pure quello di scrivere) sono ormai un canone e hanno fatto scuola. Alterna serenamente tavole a doppia pagina nel Tortino di mammut, a quelle su pagina singola di Buon compleanno, Boa! per poi scegliere l'ancora più canonica cornice in Gisella Pipistrella e Paolona Musona. Al contrario sfonda i margini della pagina nella carica dei mammut, come a sottolinearne in modo silenzioso la loro potenza di sfondamento, appunto. 


Insomma sa fare e quindi fa quel che vuole, dialoga con lo spazio della pagina e con il testo che ne occupa una parte in grande scioltezza e con quest'ultimo si permette una serie di giochi ad effetto che hanno a che vedere con la grafica e con l'uso comunicativo che essa porta in sé. Gioca con il tipo di disegno: il mondo preistorico è avvolto in una nebbiolina sfumata e dai colori tenui, data dall'acquerello senza tratto di contorno a china. Mentre al contesto in primo piano dà rilievo con il suo tratto sempre un po' sporco, solo apparentemente abbozzato o incerto.

Ecco, questo divertimento e questa giocosità che il disegno restituisce hanno un loro preciso corrispettivo nei testi della Willis, tradotti qui con acuta sensibilità. Frequenti rime interne o assonanze, svariate ridondanze (che lette ad alta voce sono una goduria):

'E' magretto, ed è solo soletto'
oppure
'non ha una trappola per catturarmi,
non ha un carretto per portarmi,
un pentolone in cui infilarmi.
Non ha il fuoco per cucinarmi...'

sono divertimento allo stato puro.
Acuta nel dialogo con i suoi lettori su questioni che possono essere alla loro portata, nel costruire storie sulla ripetizione, altro fattore che rende piacevole l'ascolto anche per i più piccoli. Lo schema è collaudato: nel Tortino di mammut è un continuo riproporsi dello stesso modulo in cui è solo l'oggetto a cambiare. Lo stesso accade in Paolona Musona e in Gisella Pipistrella o In buon compleanno, Boa! con la sequenza di regali inutili per chi è serpente.
C'è da godersela.

Carla

mercoledì 18 settembre 2019

FAMMI UNA DOMANDA!


MIGRAZIONI


Un nuovo libro sulle stupefacenti migrazioni animali è stato da poco pubblicato da Editoriale Scienza: ‘Migrazioni. Gli incredibili viaggi degli animali’, di Mike Unwin e Jenni Desmond, è una bella proposta per gli appassionati zoologi in erba.
A differenza di altri testi, che preferiscono un registro più descrittivo, qui ad affiancare i testi di Unwin ci sono le belle tavole di Jenni Desmond, già conosciuta per gli albi, in cui firma anche il testo, che abbiamo già indicato.
I testi di Urwin sono impeccabili nella loro semplicità, non presentando alcuna difficoltà di comprensione: descrivono le imprese migratorie di varie specie, dagli uccelli marini ai granchi, dagli elefanti agli squali bianchi. Un panorama esteso per rendere conto delle imprese compiute da animali dalle caratteristiche più diverse. Ciascun animale è descritto nel proprio ambiente e se ne seguono in particolare le vicende che lo portano a spostarsi periodicamente anche per migliaia di chilometri. E ogni viaggio è, non solo faticoso, ma anche e soprattutto denso di pericoli.


La sinteticità e chiarezza di questi testi rendono il libro apprezzabile anche da lettori e lettrici alle prime armi, a partire dai sei anni.
A dare a questo appassionato catalogo un tono non accademico sono in particolare le grandi tavole della Desmond, che riesce a sottolineare, con la sua tavolozza sfumata, l’aspetto epico o favolistico delle imprese raccontate.
Il suo disegno non è solamente descrittivo e, così come la delicata gamma cromatica, compie una sorta di trasformazione dell’oggetto, che non è più neutro agli occhi del lettore, ma acquista una valenza emotiva: nella danza delle gru, o nel viaggio delle megattere, si trasmette un’idea di eleganza, di forza, di armonia; in ultima analisi di bellezza.


Lei appartiene a quel genere di illustratori, ben volentieri orientati alla divulgazione per i più giovani, che non disdegnano di dare una valenza emotiva al loro lavoro. Certo lo fa anche una bella fotografia di una bocca spalancata, piena di denti, di uno squalo, ma la finalità è ben diversa: non spaventare o stupire con effetti enfatizzati ad arte, ma creare un’atmosfera emozionale che porti all’empatia, che faccia percepire la forza e la fragilità di un colibrì come la potenza di un branco di elefanti.
Lo sguardo empatico non è necessariamente una distorsione, al contrario ritengo abbia la grande funzione di far entrare il lettore e la lettrice nel mondo meraviglioso delle vite animali, di farle percepire come vicine e simili, per quanto siano diversi gli animali rappresentati. Uno sguardo partecipe e in qualche modo solidale.


E, d’altra parte, tutti condividiamo la stessa fragilissima natura.

Eleonora

“Migrazioni. Gli incredibili viaggi degli animali”, M. Unwin e J. Desmond, Editoriale Scienza 2019


lunedì 16 settembre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA DIPLOMAZIA DEL PESCE

Tantissimo bene, Émile Jadoul (trad. Verba manent)
Pulce 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"'Ti voglio bene...e tu?' 'Un pochino'
'Io ti voglio davvero molto bene! ...e tu?
'Un pochino.'"

Nel dialogo, un gatto e un pesce rosso chiuso in una boccia di vetro.
Si guardano negli occhi: uno, il gatto, libero di andare e l'altro, chiuso in un recinto, seppure trasparente.
Il pesce non pare molto contento della sua condizione e pare anche lievemente allarmato quando il gatto infila la sua zampa nella boccia o anche quando se la porta in giro e la carica sul motorino. L'aria perplessa del pesce si trasforma in uno sguardo allarmato. Se le parole del micio sembrano rassicuranti, i gesti non lo sono tanto...fino al momento in cui il progetto del gatto si svela e anche il pesce può finalmente distendere le sue pinne e nuotare serenamente....E sopratutto smettere di essere 'diplomatico'.

Pulce decide di pubblicare e ripubblicare per un pubblico di piccolissimi i cartonati di Jadoul. 


Con un formato allungato, robuste pagine stondate, quasi niente testo, grandi disegni con pochi e potenti colori e un forte segno nero di contorno. Ci si allontana dal libro per piccolissimi, dalla fotografia o dalla mimesi o dalla rappresentazione di figure semplici, ci si distacca dagli imagier più elementari, ci si distacca anche da cataloghi di oggetti riconosciuti che fanno parte dell' 'habitat' dei bebè.


Si entra nella narrazione. Essa, a uno sguardo frettoloso, può apparire semplificata, costruita su un dialogo minimo tra due personaggi. Tuttavia nel fraseggio elementare si coglie moltissimo della tensione determinata dalla situazione. Solo apparentemente sembra dire quasi nulla: un pesce e un gatto che discutono su quanto bene si vogliono reciprocamente. Uno ragiona in crescendo l'altro si trincera dietro il prudente un pochino...
Sotto tutto questo quindi si nasconde una sottile ma innegabile chiave di lettura altra. Raccontata solo al minimo con le parole, ma molto di più con l'immagine. E questa chiave ha a che fare con l'ironia, con l'equivoco. 


Con l'incerto, il dubbio. Essendo pensato e progettato per un pubblico davvero di infanti, la paura del pesce si più anche non coglierla e la zampa del gatto che rovista può sfuggire allo sguardo. Ciò nonostante solo lì a suggerire al lettore che ogni cosa merita di essere vista e rivista, per essere capita fino in fondo.
il finale, ovviamente rassicurante, arriva dopo un percorso che va lungo una linea sottile di interpretazione.
È curioso il fatto che sebbene il libro sia per piccolissimi, contenga in sé, come se fossero semi che devono ancora sviluppare, tutte le componenti dell'albo illustrato narrativo.
Ovvero un dialogo stretto tra immagine e testo, laddove - addirittura - il secondo sembra essere smentito dalla prima, o quanto meno messo in dubbio.
Un uso saggio del giro di pagina e della pausa che inevitabilmente porta con sé.


La costruzione della narrazione fatta attraverso elementi quasi impercettibili del disegno: una linguetta che spunta dalla bocca del gatto, il pesciolino che esce dall'inquadratura e punta verso il lato opposto della sua boccia di vetro, il motorino che è anticipato con una sua porzione 'fuori quadro' per poi svelarsi in tutta la sua interezza al giro di pagina successivo, il doppio senso di alcune frasi - ma io davvero ti voglio... le onomatopee che possono essere lette in chiavi opposte - MMMMMM.
Gustoso sarà leggerlo ad alta voce.


Dettagli di questo genere li abbiamo incontrati e conosciuti come di fondamentale importanza nei ragionamenti fatti sull'alchimia costruttiva di quell'oggetto polimorfico che è l'albo illustrato, e che qui fanno capolino, pur non essendo ancora del tutto un albo illustrato.
Sempre nel catalogo Pulce un'altra manciata di titoli di Jadoul. Con lo stesso formato e la stessa sottile sorpresa nel giro di pagina: Dalla finestra, Tutti ci vanno, È la mia casa.
C'è da esserne contenti, più di un pochino.

Carla


domenica 15 settembre 2019



SALE ALL'IMPROVVISO

Ci sono degli ingredienti che su di me hanno un effetto immediato: uno di questi è il sale nei biscotti.
A tal punto il mio palato reagisce positivamente al sapore del dolce che incontra un granello di sale all'improvviso che nella frolla (o frulla) che faccio ne metto sempre di più. 
Se continuo con questo andazzo, mi ritroverò a fare la crostata con la pasta brisé.
Per questa medesima ragione ci sono dei biscotti che mi conquistano a ogni morso, come fosse la prima volta: tra questi, i digestive. La seconda ragione che mi li fa amare è nel fatto che se ne dimentichi uno su un tovagliolo, al tuo ritorno il tovagliolo avrà su di sé una sorta di calco unto del biscotto.


I digestive, biscotti di tradizione anglosassone, e più in dettaglio scozzese, sono piuttosto diffusi, ma anche piuttosto costosi e in pacchetti assolutamente insufficienti per il mio personale fabbisogno.
Ragion per cui, cerco la ricetta in rete e ne trovo due (questa la fonte uno: Il sapore del sale e questa la fonte due: Tortellini&co) e faccio una crasi delle due e produco la seguente ricetta che ha il merito di portarmi sempre a quella allegria diffusa, data dal granello di sale incontrato all'improvviso in un dolce.

Ingredienti per due dozzine di biscotti

100 gr. farina d'avena
100 gr. farina integrale
100 gr. di burro
60 gr. di zucchero di canna chiaro
2 cucchiai di latte
1/2 cucchiano di sale


In pentolino fate sciogliere il burro che aggiungerete alle due farine mischiate accuratamente con lo zucchero, ne otterrete un impasto troppo farinoso, poi, magicamente mettendoci prima uno poi l'altro cucchiaio di latte freddo tutto si algamerà alla perfezione.
L'impasto, a questo punto manovrabile, va messo in frigo per un quarto d'ora.
Nel frattempo accendete il forno e portatelo a 180°.


Per stendere l'impasto è necessario prendere due fogli di carta forno, uno sotto e uno sopra e con due regoli bassi mezzo centimetro al massimo (io uso alternativamente due mestolini piatti di legno o due forchettine di legno usa e getta, che non ho mai gettato...) e quindi procedere con il mattarello in modo da ottenere un impasto alto in modo uniforme.
Togliere il foglio superiore di carta forno e usare un bicchiere non troppo grande per dare la forma ai biscotti quindi disporli in bell'ordine sulla leccarda, anch'essa foderata di carta forno.
A questo punto, con il didietro di uno spiedino di legno, fare i buchini di prammatica. O se avete un timbro da biscotti....
Infornare per 9-10 minuti al massimo. Mai allontanarsi più di due passi dal forno. Si imbrunano e intostano che è un piacere.
Sfornarli e farli freddare senza muoverli: si rompono anche solo con lo sguardo.
Una volta freddi, metteteli in un pentolino di smalto anche quello rigorosamente inglese. 
Così hanno  un momento in cui si sentono a casa anche loro, a Roma, nonostante tutto.


E poi, senza pietà, finiteli in un amen.

Carla