mercoledì 8 novembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SÌ MA NO

La figlia del dottor Baudoin, Marie-Aude Murail (trad. Sara Saorin)
Camelozampa, 2017



NARRATIVA PER GRANDI (dai 14 anni)

"Una lineetta verticale color malva doveva comparire al centro della finestrella di sinistra se il test era stato effettuato correttamente. Se una seconda lineetta verticale appariva nella finestrella di destra , il test era positivo. In tre minuti, Violaine ebbe ampiamente il tempo di immaginare di non essere incinta, rompere con Dom, iscriversi a una scuola di giornalismo, partire per un reportage in Afghanistan, farsi sequestrare dai talebani, poi invece, di essere incinta, abbandonare gli studi e partorire due gemelli, una femmina e un maschio. A quel punto la prima lineetta verde apparve."

Ha diciassette anni, ha gli occhi quasi del colore del suo nome, è chiusa in un bagno e spera che chiudendo strette strette le palpebre, la realtà possa essere un'altra. Non è così: riaperti gli occhi, Violaine è ufficialmente incinta. Per smentire il bollo di 'repressa' quella sera di un mese prima aveva pensato che con Domi, se fosse stato attento, non sarebbe stato poi così pericoloso andarci a letto.
È davvero sottile la linea di confine tra la tranquillità di un giorno qualunque e l'agitazione dovuta a un evento del tutto imprevisto.
Rimanere incinta all'ultimo anno di liceo è un considerevole imprevisto.
Nonostante il fatto che tecnicamente una ragazza abbia tutti gli strumenti per poter gestire questa situazione, tuttavia la paura dell'incognita fa tremare e se 17 anni sono sufficienti per sentirsi 'grandi' alla resa dei conti non lo sono ancora abbastanza per esserlo davvero, grandi.
E così Violaine è lì che si macera, in solitudine, e si sente piccola, ancora troppo piccola. Nel silenzio della sua stanza, teneramente si accarezza la pancia e nello stesso istante se la vorrebbe strappar via.
Troppo poca la distanza tra un bambolotto e un bimbo vero...
Con chi parlarne per cercare di venirne a capo? Quale la cosa giusta da fare?
Un po' di informazioni orecchiate qua e là, una amica devota con cui ragionare a voce alta e, dopo mille dubbi, sì ma no, la decisione, l'unica che al momento le pare possibile, è presa: IVG.
Per fare questo però occorre un dottore, e il primo sulla sua strada è proprio suo padre: Jean Baudoin, medico cinquantenne inquieto e stanco della carriera, un po' cinico e forse anche un po' anaffettivo, sempre molto concentrato a evitare i fastidi della professione, magari scaricandoli su altri, primo fra tutti il suo giovane collega Vianney Chasseloup con cui condivide lo studio.
All'ultimo minuto, la paura del giudizio e della condanna da parte del padre, fa sterzare Violaine verso un'altra strada che però curiosamente la riporta di nuovo nelle mani gentili del giovane dottore.
Passano i giorni e le incertezze del primo momento, sì ma no, si indeboliscono ancora di più e nulla appare chiaro agli occhi quasi viola di questa ragazzina in difficoltà.
In un serrato intreccio di fatti e misfatti, di attenzioni e disattenzioni, di silenzi e di confessioni, di rallentamenti e accelerazioni, di rettilinei e curve Violaine arriva a capire che cosa vuole veramente e quando questo accade, si guarda intorno e sono tutti lì a sostenerla.

Dare un'idea della trama di un romanzo di Marie-Aude Murail cercando di non massacrarla, tagliandole le gambe su cui poderosamente si regge e corre verso il finale, non è roba facile. Si ha sempre l'impressione di aver lasciato fuori qualcosa o qualcuno di fondamentale.
Ancora un romanzo corale, ancora un ritratto di famiglia, ancora uno spaccato del mondo degli adolescenti e, più in generale, della nostra evoluta società occidentale. Ancora una questione sul tavolo, tutt'altro che semplice.
Gli elementi che rendono la Murail una scrittrice di culto si riconfermano tutti.
Su ogni cosa, lo stile (tutelato da una buona e rispettosa traduzione): la felicità della sua scrittura che ha la capacità di prendere signorilmente per il collo il lettore e strapparlo letteralmente dalla poltrona per farlo atterrare in media res: nell'ambulatorio di via Château-des-Rentiers, nella casa di Violaine, in un centro di pianificazione familiare...Di portarlo dalle lacrime e al riso e viceversa, come se nulla fosse.
Dialoghi serrati e frequenti che si alternano a momenti di riflessione interiore dei personaggi scacciano ogni possibilità di assopimento del lettore che, in un pomeriggio, può bersi senza fiatare le 200 pagine che lo compongono.
Immediatamente dopo lo stile, arriva la sua capacità costruttiva del plot. Mai un'incongruenza, ogni singolo tassello della storia torna puntualmente a incastrarsi al posto giusto per comporre una complessità di struttura da grande romanzo classico.
A seguire si ritrova la cura e la sensibilità nel modellare i personaggi che, già dalle prime pagine, dimostrano un grande spessore. Entrano nella narrazione con la medesima sicurezza che si ha nel varcare la porta di casa propria: sanno sempre dove sono. La Murail e noi, suoi devoti discepoli, riusciamo a farci un'idea immediata di chi abbiamo davanti e, forti di questo, ci schieriamo al fianco dell'uno o dell'altra. Apprezziamo la cura e l'empatia di Chasseloup e capiamo da dove arriva. Disapproviamo il cinismo di Badouin e la fragilità di Stéphanie, ma di entrambi constatiamo una forza nascosta. E soprattutto seguiamo passo dopo passo il difficile passaggio attraverso la 'cruna dell'ago' di un'adolescente che sta misurando le proprie forze di fronte a una questione 'da grandi'. Saper raccontare l'umanità con la stessa facilità con cui si modella cera tiepida non è roba da poco. E saperlo fare senza mai cedere al manicheismo o alla semplificazione o, peggio, allo stereotipo è ulteriore motivo di merito.
Immancabile il sense of humor, l'ironia sottile, i giochi di parole fino a certo sarcasmo e cinismo che diventano cifra stilistica e distintiva.
E ancora, il suo coraggio nel concepire e scrivere un romanzo per ragazzi e ragazze così pieno di adulti. Nessuna smanceria, nessuna strizzatina d'occhio ai propri lettori, per rassicurarli e metterli davanti a uno specchio dove possano vedere ciò che già sanno di loro stessi e del mondo. No, la Murail taglia e 'porziona' per i suoi lettori una robusta fetta della nostra società, la indaga e la illumina senza pietà, ne scandaglia debolezze e punti di forza, ne restituisce le molte complessità e contraddizioni.
E ultimo, almeno per adesso, suo grande merito è quello di saper e, soprattutto, voler scrivere con leggerezza di situazioni al limite del dramma e alla volte anche un po' oltre il dramma medesimo. In questo ultimo suo cimento la corda interiore che si va a toccare è davvero molto delicata, e suscettibile di mille dubbi e perplessità: difficile schierarsi e dire dove sta la ragione. E decidere di esordire con questa materia così tanto 'magmatica, viva e pulsante' deve essere stata una scelta ben ponderata per l'editore che pubblica La figlia del dottor Baudoin come primo titolo di una, immaginiamo, gagliarda collana, le Spore.
Evviva.

Carla






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