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venerdì 26 febbraio 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

 ANOMALYA


Il viaggio nel tempo è un tema affascinante che non ha solo ispirato una parte delle letteratura fantascientifica e fantastica, del cinema e della nostra immaginazione, ma ha anche aperto la strada alla riflessione sui paradossi che questa idea comporta: il viaggio nel tempo può modificare il futuro? E se sì, non può anche negare se stesso? C’è stata una serie di film dal grandissimo successo basata proprio sulle aporie generate dell’andare avanti e indietro sulla linea del tempo.
Su questo tema si cimenta anche Guido Sgardoli, che firma, per i tipi della Giunti, il romanzo ‘Anomalya’, ambientato nel 2070.
L’antefatto vede i due protagonisti, Jacques, detto Jaki, e Claire, sull’isola bretone di Bréhat, il primo come irrequieto ragazzo del luogo, la seconda come turista estiva. Entrambi sono giovanissimi e noi li incontriamo mentre sull’isola, nel 2020, sta per avvenire una tragedia: scompare un ragazzino, Sebastien, bullizzato dalla banda di Jaki. Più tardi viene ritrovato morto in una grotta, per una prova di coraggio finita tragicamente.
Ritroviamo gli stessi personaggi cinquant’anni dopo: Claire, seguendo le orme del padre, è diventata un’importante scienziata; Jaki, dopo una vita alquanto sregolata, è un conducente di taxi. E’ proprio questa l’occasione del loro incontro e dopo qualche chiacchiera sui tempi passati, a Claire viene in mente di portare l’amico, o presunto tale, nel luogo dove sta svolgendo un grandioso e segretissimo esperimento sotto la Torre Eiffel. Complice una interminabile tempesta, si è creato nel sottosuolo, custodito dai cyborg, un passaggio spazio-temporale. Jacques vi si getta impulsivamente, con l’idea, non del tutto razionale, che forse può dare un corso diverso agli eventi passati. E si ritrova proprio in quel tragico anno, il 2020, all’inizio con la consapevolezza di sé sessantenne, quindi ben diverso dal ragazzino violento e arrogante che era; ma pian piano il ricordo del futuro si affievolisce e Jaki ritorna se stesso; la stessa cosa avviene anche a Claire, che segue l’amico per riportarlo indietro. Anche lei si ritrova in quell’anno e anche lei perde pian piano la consapevolezza del suo gesto.
Dunque ora sono entrambi nel 2020, sono loro, ma nello stesso tempo sono diversi, le loro vite si incontrano e costruiscono una nuova trama narrativa, dagli esiti differenti.
Dunque, si può cambiare il futuro? La risposta, che potrebbe sembrare semplice, in realtà non lo è, perché ad agire il cambiamento non è un atto di volontà consapevole dei protagonisti, quanto una somma di impercettibili variazioni nel succedersi degli eventi, nei sentimenti dei personaggi, nelle scelte di vita che tutto riguardano, ma non la sorte di Sebastien. Pochi scarti che, messi in sequenza, costruiscono un’altra storia con un esito del tutto differente.
Si sentono gli echi del film ‘Sliding doors’, di porte che si aprono e chiudono, portando con sé delle opzioni di vita; o come nel capolavoro di Paul Auster, ‘4 3 2 1’, in cui si osservano le vite possibili di Archie Ferguson.
Un romanzo intrigante, a più livelli di lettura, accompagnato dalla consueta descrizione d’ambiente documentatissima, precisa, ma nello stesso tempo affascinante.
Personalmente mi sarebbe piaciuto uno sguardo più attento sul futuro, cui si accenna per lo sviluppo tecnologico e per i guasti ambientali. Ma va bene anche così, con le domande, piuttosto impegnative, che l’autore lascia in sospeso perché siano colte da ragazzi e ragazze che amino, oltre l’avventura, anche la filosofia.
Lettura consigliata a partire dai dodici anni.
 
Eleonora


“Anomalya”, G. Sgardoli, Giunti 2020



lunedì 4 maggio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


TUTTO PUO' CAMBIARE


Una sorpresa, un libro che potrebbe passare inosservato e che invece ha più di un motivo d'interesse: di Andrej Zhvalevskij ed Evgenja Pasternak, Giunti pubblica, direttamente in edizione economica nella collana Tascabili ragazzi, Tutto può cambiare, romanzo con un piccola ma decisiva chiave fantastica.
Lo spunto di partenza è infatti uno scambio temporale fra due ragazzi: Vitja, un ragazzo che vive nella Russia sovietica nel 1980 e Rondinella, nickname di Olja, che vive nello stesso luogo nel 2018.
Vitja è un bravo ragazzo, che accetta di buon grado le regole dei Giovani Pionieri, gli indottrinamenti del partito che tutto controlla; ha molti libri e studia con impegno. Rondinella è una coetanea che vive quasi esclusivamente in chat, nella sua classe si scatena il panico per delle verifiche orali in cui non si possono usare Google o Wikipedia, comunica con i suoi coetanei per iscritto, ignorando spesso l'identità dei suoi più assidui corrispondenti.
Ed ecco lo scambio: Olja, con la sua famiglia, si ritrova nel 1980: vestita male, con la calzamaglia di lana che pizzica la pelle e il fazzolettone rosso dei Giovani Pionieri; ci mette giorni per comprendere di essere stata catapultata in un'altra epoca, di cui non sa quasi nulla. Deve imparare velocemente a studiare sui libri, a parlare con le persone guardandole in faccia, a giocare in cortile con le amiche.
Vitja, proiettato nel nostro prossimo futuro, deve invece confrontarsi con la tecnologia, di cui ignora il senso; riesce, viceversa, a risollevare le sorti scolastiche della sua classe, costringendoli a riutilizzare la voce e la presenza fisica; gli amici riescono ad imbastire discorsi e scoprono che non è male giocare stando tutti insieme.
Olja e Vitja hanno un amico in comune, Zenja, che appartiene al 1980 e di cui Olja s'innamora quando si trova trasportata in quel periodo. Zenja ha osato portare una colomba pasquale, fatta dalla nonna, odiato simbolo religioso; si rifiuta di rinnegare la nonna e rischia di essere espulso dai Giovani Pionieri, con conseguenze per la sua famiglia. Olja e Vitja vogliono entrambi salvarlo, era il più caro amico di Vitja; per farlo devono nuovamente invertire il flusso temporale.
Ovviamente non svelo il finale, anche perché non è l'aspetto più interessante di questo libro, che offre numerosi spunti di riflessione. Intanto ci racconta il socialismo reale al di là dei luoghi comuni e della retorica, sottolineando innanzitutto la struttura gerarchica e l'inevitabile conformismo, il controllo sui comportamenti privati delle persone.
Poi ci fornisce un ritratto lucidissimo degli adolescenti di oggi, teoricamente informatissimi e perennemente connessi, ma incapaci di interagire fra loro attraverso la fisicità del corpo; portatori di una lingua impoverita e gergale, dipendenti dalle informazioni preconfezionate, e spesso fasulle, che si trovano in rete.
Nella nostra storia serve un viaggio nel tempo perché si scopra da una parte il potere della lettura, della capacità di elaborare il pensiero, il piacere di stare insieme fisicamente; dall'altra la capacità di dire di no, di opporsi fermamente al conformismo di facciata.
Come si può bene vedere Tutto può cambiare ci restituisce un ritratto inquietante, e molto calzante, del nostro presente. Ma fornisce anche un quadro storico impietoso degli ultimi anni del regime sovietico. Bello, poi, il ritratto della nonna di Zenja, che con grande saggezza sa distinguere il bello e il brutto del passato e del presente.
La scrittura è scorrevole, l'impianto del racconto è coinvolgente e la storia è, finalmente, originale, fuori dai consueti canoni.
Per la cronaca, la lettura di questo libro mi è stata suggerita da una giovane lettrice dodicenne, il che dimostra che i giovani lettori e le giovani lettrici non sono ancora del tutto scomparsi. Il 2018 è ancora lontano.

Eleonora

“Tutto può cambiare”, A. Zhvalevsij e E. Pasternak, Giunti 2015


venerdì 31 agosto 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

NELLE PIEGHE DEL TEMPO, 
CERCANDO ANGELICHE CREATURE



Quando ho finito di leggere il romanzo di Madeleine L’Engle, Nelle pieghe del tempo, mi sono chiesta perché mai l’editore Giunti sia andato a ripescare una storia degli anni ’60 che ripropone le tematiche della fantascienza di quegli anni. Romanzo premiato a suo tempo e di cui è uscita anche una versione cinematografica; ma lontana anni luce dalla sensibilità dei ragazzi di oggi. In realtà questa pubblicazione è stata accolta con favore, proprio perché ripesca un testo di grande successo di quegli anni. La trama: tre ragazzini, un po’ strani, in realtà molto dotati, figli di due scienziati, per ritrovare e salvare il padre, sono costretti a seguire, giustappunto nelle pieghe del tempo, tre strani personaggi, la signora Chi, la signora Quale e la signora Cosè; insieme troveranno il padre dei ragazzi, rapito da un’entità aliena che controlla le menti e ha l’aspetto, indovinate, di un grosso cattivissimo encefalo (nel senso proprio di cervello). Non vi dico quale sarà l’arma letale che metterà al tappeto il perfido, posso dirvi che a me sono cadute le braccia. Un po’ di fisica quantistica, un po’ di esoterismo new age, tanti tanti buoni sentimenti. Sarà perché sono stata consumatrice vorace di storie di fantascienza, non sono riuscita a farmi prendere da una storia che di quel genere letterario prende gli aspetti forse più datati, senza rendere giustizia ai molteplici spunti che in tale narrativa sono presenti, e attualissimi.


Ma non contenta di questa deludente lettura, so che sarò smentita e che mi si dimostrerà che è un gran capolavoro, sono andata alla ricerca di altre creature ‘metafisiche’, all’interno di un romanzo di qualche anno fa di Neal Shusterman, scrittore americano già molto apprezzato: si tratta di Everlost, primo di una trilogia, dalla classificazione difficile, non fantasy, non fantascienza, non romanzo realistico, fondato com’è sulla descrizione di un mondo parallelo in cui sostano le anime che, dopo la morte, per motivi diversi non vanno subito dove devono andare. Nonostante il tema delle ‘anime disperse’ sia molto presente nella produzione americana, compresa quella televisiva, ho apprezzato molto che l’autore sorvolasse con eleganza sulla definitiva loro destinazione.
Everlost, dunque, è un non luogo per eccellenza, che accoglie, forse per l’eternità i bambini e i ragazzini che sono rimasti sospesi fra due mondi; è anche un luogo di paure, di mostri, veri o presunti, di zone morte, ovvero edifici, oggetti, luoghi che sono migrati dal modo reale a questo mondo sospeso; il gruppo più consistente delle anime bambine si riunisce proprio nel fantasma delle Torri Gemelle, la quintessenza della tragedia collettiva dell’America contemporanea. Devo dire che questo forse è il lato più interessante di un romanzo d’avventura raccontato con abilità da un autore sicuramente capace di tenere il lettore ancorato alla narrazione: mi è sembrato il tentativo di tener vivo il ricordo di un evento traumatico e nello stesso tempo di proporre lo scioglimento del nodo di dolore, dicendo, ci sono ancora, esiste un luogo della memoria che conserva il ricordo di quello che era, delle persone che sono morte così inutilmente.
Nello stesso modo ho trovato interessante la descrizione dei diversi modi di affrontare una condizione per nulla felice, di eterna sospensione fra due mondi: c’è chi si rassegna, c’è chi si ribella, chi diventa un mostro e chi riesce a risalire dal centro della terra con la forza della disperazione. Se si riesce a superare il momento di diffidenza nei confronti di ambientazioni molto in voga nella letteratura per teenager (angeli, più o meno caduti, streghe innamorate, per non parlare di vampiri e licantropi), ne viene fuori una storia che si legge con piacere, con i meccanismi oliati dell’avventura.

Eleonora

Nelle pieghe del tempo”, M. L’Engle, Giunti 2012
Everlost”, N. Shusterman, Piemme 2009

martedì 28 agosto 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)



LA TARTARUGA DEL TEMPO



E' un libro uscito da diversi mesi quello che vi propongo oggi: si tratta de La Dogana Volante di François Place.
E' un gran bel romanzo, ma non per questo di facile lettura. Racconta di Gwen, ragazzino bretone, aiutante di Braz, il conciaossa, una sorta di pranoterapeuta o un guaritore, all'inizio della prima guerra mondiale. Alla morte del suo maestro e protettore, Gwen viene emarginato dalla comunità i cui vive, derubato dei suoi pochi averi fino alla comparsa, in una notte senza luna, del carro dell'Ankou, il messaggero della morte. Il suo viaggio non lo porterà negli inferi, però, ma ad affrontare uno spiazzante viaggio nel tempo e nello spazio, così come, nel libro, le tartarughe sono capaci di risalire il flusso della clessidra: Gwen si ritroverà nelle Fiandre del 1600, ma forse non proprio quelle Fiandre che conosciamo dalla storia. Si tratta del territorio delle Dodici Province, controllato dalla Dogana Volante, un corpo militare che tiene d'occhio tutto il territorio, chiedendo tasse esorbitanti a contadini e pescatori. Sarà un appartenente a questo corpo militare, il cordiale (all'apparenza) Jorn ad accogliere lo smarrito, il ragazzino venuto dal nulla, come molti altri, e dotato di un potere speciale. Perché Gwen scoprirà di avere ereditato il potere di Braz, le sue capacità diagnostiche e curative. Saranno numerose e complicate le vicissitudini che si frapporranno fra il giovane protagonista e il suo ritorno a casa e al suo tempo, alla fine del romanzo. Come si capisce, c'è una forte componente fantastica in questo romanzo, che non impedisce a François Place di descrivere con accuratezza la vita di cinque secoli fa. Ma niente che abbia a che fare col fantasy, niente maghi e draghi, anche se non mancano gli animali fantastici. E' assai vicino al romanzo storico, denso di riferimenti alle arti e alle scienze del tempo. Il viaggio di Gwen può essere interpretato come uno straordinario viaggio nel tempo, o in un mondo parallelo, così come potrebbe essere un sogno o un delirio derivato dall'essere stato vicino alla morte. Ciò che più conta è che è scritto veramente bene, senza sciatterie di sorta: non c'è personaggio che non sia descritto a tutto tondo, compreso il curioso pibillo fischiatore, uccello vaticinatore che accompagna il protagonista nelle sue vicissitudini nell'altro mondo. Accurate le descrizioni, solida la ricostruzione storica, impeccabile lo stile narrativo.
Detto questo c'è un limite, ed è la sua 'appetibilità' per i palati dei nostri giovani lettori, poco avvezzi a farsi portare per mano dall'autore, per quanto sapiente, in territori sconosciuti, in cui i riferimenti alla vita di oggi sono assai pochi. L'essere fuori e lontano da qualsiasi genere lo rende difficile da catalogare e, come è accaduto al Vango di Timothee de Fombelle, la trasversalità ai generi ha provocato molte resistenze. In genere i romanzi storici non raccolgono il favore dei giovani lettori e l'essere per di più al di fuori di una normale classificazione rende i ragazzi ancor più diffidenti.



D'altra parte, l'essere al di fuori o al di là dei generi è una costante di François Place, che con La Figlia delle battaglie e con Gli ultimi Giganti aveva proposto delle storie illustrate (e illustrate con grande maestria) rivolte ai 'grandi', cioè ragazzini di almeno dieci anni. Per noi, in Italia, quella delle storie illustrate per grandi, è ancora una frontiera tutta da scoprire, ma, ovviamente, per questa diffidenza le vendite non brillano.



Resta il fatto che François Place è uno degli autori francesi più interessanti, forse proprio per questa trasversalità, per le doti indiscutibili di narratore e di illustratore e per l'originalità delle storie che racconta.

Eleonora

La Dogana Volante”, F. Place, Rizzoli 2012
Vango”, T. De Fombelle, Edizioni San Paolo 2011
La Figlia delle Battaglie”, F. Place, L'Ippocampo editore 2008
Gli Ultimi Giganti”, F. Place, L'Ippocampo editore 2009