I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO
CHE SPARIAMO NELL'ETERE
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE
PER FARE MERAVIGLIA
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,
un anno di recensioni su Lettura candita.
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!)
(BUM!)
Luglio 2021
Imperdibile. Per svariate ragioni. La prima e la più evidente è la qualità della scrittura, che noi apprezziamo attraverso una traduzione impeccabile.
La seconda è il tono impresso alla narrazione: una leggerezza che prende forza dall'ironia e dalla comicità, a tratti surreale, ma nel contempo da una evidente partecipazione emotiva di chi scrive, nei confronti di tutti i suoi personaggi e riguardo alla questione di fondo. In una modalità di sospensione di giudizio, tutta nordica. Neanche un cedimento per tutte le trecento pagine.
La terza ragione che lo rende speciale è l'intreccio narrativo: anche qui nessuna debolezza, al contrario una tensione forte che sostiene la lettura. Un plot fitto fitto di fatti che si susseguono e si incastrano ad arte l'uno dopo l'altro, creando nella storia in sé una robusta rete di avvenimenti che sono la base solida su cui poggiano i piedi, loro, i personaggi. Questi, e credo sia la qualità migliore del libro, costituiscono una galleria molto varia di caratteri umani. Tutti a loro modo unici.
perché
Karol Ruth Silverstein ha una penna felice, la lettura scorre via veloce senza eccessi di enfasi, ma al contrario con meritevole leggerezza, fornendoci un realistico ritratto del mondo giovanile. Sono convinta che tante ragazze e ragazzi leggerebbero con piacere questo romanzo, che racconta la loro vita senza compiacimenti. Ma non so quante mamme e zie regalerebbero una storia così, con un argomento così difficile e con un linguaggio colorito, in cui il turpiloquio non è un’inutile volgarità, ma l’espressione di uno stato d’animo, di una effettiva impotenza di fronte ad un cambiamento così radicale.
Per questo, consiglio caldamente la lettura a ragazze e ragazzi dai quattordici anni in poi e la consiglio anche a quegli adulti che vogliano capire un po’ di più il mondo degli/delle adolescenti.
Agosto 2021
perché
Il contrappunto, ovvero quel preciso rapporto dialogico tra testo e immagine costruito sulla distanza più che sull'assonanza, è evidente fin dal principio. Quello che vediamo e quello che sentiamo sembrano in apparenza armonici, mentre invece - proprio giocando sull'ambiguità costruita su un raffinatissimo montaggio di immagini - a lungo andare si separano, creando uno iato, che è il 'segreto' cui si alludeva prima. Un dettaglio fondamentale, a una prima lettura, tende a sfuggire, perché Smith, come ogni bravo regista, guida il nostro sguardo altrove, dove vuole lui.
perché
Questo è un esempio di quel καλὸς καὶ ἀγαθός che rappresenta la filosofia sottesa all’opera di Renzo Piano: un bello che è buono, l’estetica unita all’etica. Il ‘bello’ che non è negato agli ultimi, alle periferie, ai paesi molto meno ricchi del nostro.
Sono molte le riflessioni sul lavoro dell’architetto, del costruttore, contenute in questo libro ampiamente illustrato da Tommaso Vidus Rosin: il rapporto con il territorio, la scelta dei materiali, le soluzioni ardite anche quando sembrano irrealizzabili, la ricerca costante di armonia e misura, le cui idee erano così presenti nella cultura greca classica.
Sicuramente, proprio per le molte implicazioni concettuali, non è una lettura facilissima, ma può essere uno spunto interessante, stimolante per ragazzi e ragazze curiosi e attratti in particolare dalle tematiche della bellezza, dell’ambiente, delle città, magari in chiave ecologica. Parliamo quindi di ragazzi e ragazze dai dodici anni in su, possibilmente affiancati da genitori e insegnanti illuminati.
Settembre 2021
perché
A me che arrivo buona ultima su questo libro restano da fare solo due cose.
La prima: gioire che finalmente anche i bambini italiani possano avere questa meraviglia per le mani, una meraviglia piena di senso raccontata con parole e disegni di una chiarezza disarmante. Una storia che ruota intorno a un fatterello, ma che ha la potenza di un testo di filosofia morale. Sulle ragioni perché ci abbia messo quasi ottant'anni ad attraversare l'oceano, è meglio tacere. Gioisco della traduzione e della scelta del titolo che saggiamente slitta di poco rispetto all'originale, del fatto che nella copertina e nel frontespizio, come nella prima edizione americana, il nome di Ruth Krauss sia poco più grande di quello di Crockett Johnson.
La seconda: sostenere che i disegni e i testi possono essere considerati un canone, i primi per come sono distribuiti sulla pagina, per la loro estrema sintesi di segno e colore e nel contempo per la loro forte comunicabilità espressiva, piccoli dettagli nei gesti che si amplificano nel vissuto di ciascuno: quella mano interlocutoria della mamma, cui fa eco un testo possibilista, quella mano perentoria del fratello, cui fa eco un testo lapidario.
I testi sono di una chiarezza cristallina, nella loro semplicità e precisione, e sono accompagnati dalle belle immagini di Gioia Marchegiani, dettagliate quanto è necessario, ma anche evocative entrando nel testo per esprimere quello che il testo non può dire: che questo microcosmo non solo è importante, è anche pieno di bellezza.
L’immagine forse più evocativa è quella che domina la copertina, in cui la struttura evanescente di un alchechengi è resa in tutta la sua fragilità.
Credo che questo volume sia una delle migliori uscite della notevole collana PiNO, che Topipittori dedica alla divulgazione, ma anche una delle migliori uscite, in campo no-fiction, di quest’anno.
Ottobre 2021
perché
una recensione di una signora che si firma Valeria e che conclude le 10 righe di motivi per cui NON leggere il libro di Stark, con l'affermazione perentoria che il libro andrebbe ritirato.
Per amor di giustizia, ma anche per un po' di competenza (esperienza?) in questo ambito, diventa non solo utile, ma anche necessario sostenere da qui, che tutte le motivazioni che lei adduce come negative, andrebbero invece considerate come ragioni forti per leggerlo, farlo leggere e diffonderlo nell'aria con gli altoparlanti nei cortili delle scuole.
perché
Le illustrazioni di Gapaillard sono dettagliatissime, sia nella parte architettonica che in quella naturalistica, richiamando, in alcuni momenti, le stampe di Piranesi. Ma non c’è in queste immagini solo la precisione descrittiva dell’ambiente in cui si svolge il racconto: c’è il senso di stupore, c’è il grottesco delle figure umane asservite al dogma, c’è la disperazione di una rovina inarrestabile.
Novembre 2021
perché
Con Munari, con Iela Mari, con Carle, ma soprattutto con Ungerer, ma anche forse con Folon, con Delessert, Goffin condivide un percorso formativo comune.
La loro esperienza di graphic designer li tiene insieme e gli permette di avere uno sguardo particolare e in qualche modo diverso da quello che può essere quello di un illustratore puro.
Il grafico non teme la solitudine degli oggetti sulle pagine e non teme di concentrare lo sguardo su una forma singola, grande e solitaria.
Un grafico affida al profilo dell'oggetto la sua forza comunicativa. Affida il dialogo con il lettore non tanto alla narrazione quanto piuttosto alla purezza del segno che deve colpire all'istante per leggibilità.
perché
È un romanzo che apre numerose questioni: sul ruolo che abbiamo avuto e abbiamo nella biosfera dell’unico pianeta che abbiamo, su cosa sia vero coraggio, talvolta il non fare sarebbe meglio del fare, ma non siamo capaci di fermarci. Siamo ancora quel piccolo caparbio cacciatore, che non può vedere a cosa porterà uccidere tanti mammut, che non può pensare il futuro?
Non è un romanzo ‘facile’, nonostante sia avvincente, sostenuto dal ritmo dei colpi di scena, delle battute di caccia, delle svolte narrative, delle delusioni e dei tradimenti che portano il protagonista alla solitudine; è, al contrario, spiazzante, molto più denso di quanto potrebbe apparire a dare una scorsa alla trama. Un romanzo utile ad aprire questioni, direi quasi necessario, per diventare grandi.
Dicembre 2021
La traversata degli animali, Vincent Cuvellier, Brice Postma Uzel
Un grande libro, pieno di cose belle, che va letto e riletto, guardato e riguardato.
Ha contemporaneamente il tono della favola con una sua morale non dichiarata, ma anche quello del racconto filosofico. Talvolta arriva anche la meraviglia del testo poetico. Però è anche una storia che racconta un'avventura, e nello stesso tempo sembra un testo per una breve pièce di teatro (da leggere per forza ad alta voce) e, come se non bastasse, è anche pieno di ironia e sapienza, ma è anche un'esperienza visiva che, tavola dopo tavola, ripete echi che arrivano da lontano, ma che sono parte di un immaginario estetico che in qualche modo ci appartiene.
‘L’esercito degli schiaccianoci’ è un romanzo notevole, intenso, drammatico senza mai superare la misura dell’orrore che la guerra comporta. C’è una componente magica, ma vive sotto traccia, è una delle spiegazioni possibili degli avvenimenti; c’è la sacrosanta esigenza di trovare un lieto fine anche quando le circostanze lo impedirebbero ed è questo il pensiero di un bambino che vuole essere rassicurato che il brutto momento passerà. C’è l’ottimismo stupito di un momento di tregua prima che la guerra, quella vera, incrudelisca ulteriormente, producendo quei milioni di morti che descrivono i libri di storia. Ma c’è, sopra tutto, la consapevolezza che l’orrore della guerra, con le sue leggi spietate, non può essere cancellato dai canti natalizi che si levano dalle trincee o dall’apparizione di un angelo.