AMARE IL MARE
Il fato di Fausto. Una favola
dipinta, Oliver Jeffers
Zoolibri 2021
ILLUSTRATI
"C'era una volta un uomo
convinto di possedere ogni cosa e per questo deciso a fare la conta
dei suoi averi.
'Tu sei mio', disse Fausto al fiore.
'Sì,' disse il fiore, 'Io sono tuo'.
Contento, Fausto andò oltre.
'Tu sei mia' disse alla pecora.
'Sì,' disse la pecora, 'Credo di sì'.
Sentendosi soddisfatto, Fausto andò
oltre."
Incontrò un albero
a cui dichiarò ancora una volta 'tu sei mio' e l'albero inchinò i
suoi rami in segno di sottomissione. Poi si considerò proprietario
di un campo, di una foresta e di un lago. E persino di una montagna
che, da parte sua, tentò di opporsi, ma quando vide la rabbia e i
pugni stretti di Fausto, cedette anche lei. A questo punto il potere
di Fausto era ai suoi stessi occhi enorme, tanto da fargli pensare
che anche il mare dovesse sottomettersi al suo dominio. Ma il mare
tacque e, solo dopo molti strepiti di Fausto, rispose con la calma
propria di un mare calmo che senza amore e comprensione non si
possiede nulla. Fausto cercò di sostenere, mentendo, che il suo
amore e la sua comprensione per il mare erano enormi, ma non smise di
pestare i piedi o di stringere i pugni. Ma è davvero possibile
pestare i piedi sulla superficie dell'acqua?
Oliver Jeffers in
una delle sue maggiori eccellenze.
Su una fitta rete
di riferimenti costruisce una storia che assume all'istante il
carattere archetipico della favola e inizia come una fiaba. La favola d'altronde ha il merito, nonché il
compito, di parlare una lingua universale e di farlo con poche ma
esatte parole. Non sono forse questi alcuni degli elementi utili,
ovvero necessari, per creare un albo illustrato? Brevità, chiarezza
e senso?
E questo è un
fatto.
I riferimenti, che i
lettori più piccoli non hanno neanche bisogno di cogliere, sono
invece fondamentali per tutti coloro che apprezzano e studiano questo autore, riconoscendogli un talento fuori dal comune e un pensiero di spessore.
Il primo
riferimento spunta già nel titolo: quel Fausto non sembra lì a
caso, ma parrebbe un riferimento a un Fausto altrettanto letterario
che, come questo, ha dimostrato di non aver saputo porre limite alla
propria bramosia.
Il secondo
riferimento - decisamente il più importante - è nella dedica
iniziale cui fa da specchio il breve racconto, una poesia in verità,
di Kurt Vonnegut scritta un paio d'anni prima di morire e dedicata
alla memoria di Joe Heller e alla sua saggezza nel definire la vera
ricchezza e, in qualche modo, la felicità che ne deriva.
Il terzo
riferimento, meno lampante ma altrettanto forte, è in quell'albero e
in ricorda tanto l'albero di Silverstein, il giving tree, anche
quello, come quello di Jeffers inchinato alla volontà dell'uomo,
fino all'atto di annientarsi del tutto, per amore. Il fiore, rosa, e
la pecora scettica richiamano inevitabilmente la rosa e la pecora
conosciute nei discorsi del Piccolo Principe, anche in quel caso si
stava parlando d'amore. Saint-Exupéry, come anche la tradizione
fiabesca russa o dei Grimm, peraltro, sembra attraversare l'intera
questione che pone il libro, a proposito di non riuscire a mettere
freno al desiderio di possedere qualsiasi cosa (il re che vuole il
sole e l'uomo d'affari che pretende le stelle o la moglie del
pescatore con il pesciolino d'oro).
Tutto questo
attraversare grandi storie scritte da altri ha il merito di rendere
ancora più archetipico e profondo l'apologo di Jeffers.
La questione che il
libro solleva è, a dir poco, enorme. Eppure con la semplicità cui
ci ha abituato, anche in questo caso, attraverso poche ma precise e
adatte parole, Jeffers ci porta in cima. Ognuno avrà modo di vedere
lontano.
"Il mare fu triste
per lui, ma continuò a essere mare."
E il
fiore, a essere fiore.
Non si può non
notare che il valore di ammonimento morale che lo stesso Jeffers
vuole imprimere all'intero racconto è costruito in modo del tutto
originale. Il fatto che a me pare straordinario è che lo raggiunga
attraverso una serie di soluzioni che non sono speculative, ma, al
contrario, soprattutto formali: per esempio il vuoto in cui fa
muovere Fausto, l'evidenza e la potenza dell'esiguo testo, che sembra
scritto 'a mano' a grandi lettere, anch'esso con quelle
imperfezioni tipiche della stampa litografica. Sembra davvero inciso
nella pietra. E lascio dedurre agli altri il senso di questa scelta.
A questo si
aggiunge una scansione delle pagine che è un fuoco d'artificio di
invenzione, un vero jonglage fatto con i pieni e vuoti che si
alternano sui fogli: pagine bianche a simboleggiare la pesantezza del
silenzio e dello sconcerto e pagine piene di blu del mare a
simboleggiare la distensione e la sicurezza di chi sa di possedere la
vera forza; giri di pagina sfruttati al massimo, per creare la giusta
attesa del lettore che ascolta e vede; un disegno che è nel contempo
simbolo e concretezza: laddove vediamo una rosa, una montagna e un
lago messi in sequenza verticale, al centro del foglio oppure una
gamba residua di Fausto che esce di pagina, nell'atto di abbandonare
la scena, oppure, poco più di un dito inquisitore che spunta da
destra a intimidire la pecora a sinistra. E come se già questo non
fosse sufficiente, Jeffers dà il meglio di sé nell'espressività
potentissima del viso e dei gesti del collerico e insaziabile Fausto:
piccoli scarti delle gambe, pugni all'aria, occhi fuori dalle orbite.
Un vero catalogo che ogni illustratore dovrebbe studiare come uno
studente di medicina in una lezione di anatomia all'università.
Un ulteriore
contributo alla potenza del messaggio che esso contiene lo dà il
colore. In questo la serigrafia ha fatto la sua parte. Grossomodo per
metà del libro sono solo il marrone e il rosa a dominare la pagina.
Poi, in corrispondenza della svolta che prende la storia, si
contaminano con gli altri due colori che predominano nella seconda
parte: i due primari, il giallo e il blu.
Che a questo libro
Jeffers ci abbia tenuto in modo particolare, lo testimonia il
processo creativo. A parte i risguardi marmorizzati di Jemma Lewis, tutte le tavole sono state realizzate con la
tecnica della litografia tradizionale, nella stamperia parigina di
Idem Press che ha sede a Montparnasse e dove, per i cultori, sono
acquistabili a 600 euro l'una.
Carla
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